
Premessa
«Money, money, money / must be funny / in the rich man’s world» cantavano gli ABBA nel 1976, catturando in poche note uno dei tanti immaginari legati al denaro. Molte cose sono cambiate da allora, ma il ritornello ci suona ancora familiare: il denaro è anche per noi un simbolo di potere, la misura di uno status, un mito collettivo.
Oggi, però, ci appare in una doppia veste: da un lato la mancanza, perché il costo della vita è sempre più insostenibile e i soldi sembrano non bastare mai; dall’altro la perdita di importanza, perché ciò che conta davvero non è possedere, ma consumare. In una vita scandita da abbonamenti e affitti, i soldi non rappresentano più stabilità, ma sono il carburante di un meccanismo che alimenta precarietà: nulla ci appartiene davvero, tutto si paga e subito svanisce. Il consumo è diventato la nuova religione del nostro tempo e, in questo scenario, il denaro perde persino il suo significato.
Siamo noi a usare il denaro, o è il denaro – e ciò che promette – a usare noi? Il consumismo contemporaneo, nato come promessa di libertà e benessere, si è rivelato una nuova forma di dipendenza, in cui la scelta individuale sembra già decisa da algoritmi, mode e bisogni indotti.
All’interno dell’editoriale troveremo contributi che affrontano il tema da prospettive diverse. Elena Floris analizza come la pubblicità sfrutti i sensi e i meccanismi dopaminici del cervello per incentivare acquisti compulsivi, proponendo il minimalismo come pratica di resistenza. Valentina Oger mette poi a confronto Week End di Jean-Luc Godard e La grande abbuffata di Marco Ferreri, due film che denunciano la società dei consumi attraverso allegorie di cibo, sesso e morte. Invece, Alessandro Mazza riflette sul legame tra consumismo e workaholism, richiamando le critiche di Pasolini e Calvino alla violenza e all’alienazione della società contemporanea. Infine, Mathilde Modica Ragusa analizza il reality Money Road, che riflette sulle dinamiche consumistiche, coinvolgendo tanto i concorrenti quanto il pubblico.
A questo punto ci chiediamo: siamo davvero padroni dei nostri desideri, o siamo consumatori consumati? È possibile immaginare un rapporto con il denaro che non sia solo accumulo o mancanza, ma strumento di relazione, di comunità, di cura? Queste sono le domande su cui, senza pretendere di dare risposte definitive, proveremo a puntare i riflettori con voi.
Indice
- Premessa della Redazione, pag. 1
- Il prezzo delle tentazioni: Money Road e la società dei consumi di M. Modica Ragusa, p. 2
- Mangia, consuma, crepa: parallelismi tra Week End e La grande abbuffata di V. Oger, p. 3
- Le pubblicità influenzano il nostro modo di pensare? di E. Floris, p. 4
- Workaholism: il circolo vizioso del consumismo autoinflitto di A. Mazza, p. 5