Un’estate al cinema
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A riguardare oggi Il sorpasso, commedia all’italiana diretta da Dino Risi, si rimane come davanti a un film di fantascienza. L’incredulità è una reazione automatica di fronte a una scena di apertura che vede sfrecciare la Lancia Aurelia B24S di Vittorio Gassman tra le strade completamente deserte di Roma, in uno scenario quasi post-apocalittico. Il personaggio di Gassman cerca inutilmente un esercizio aperto da cui poter telefonare, ma il caldo li ha chiusi tutti e ha allegramente mandato i proprietari ad abbronzarsi su qualche lido. È incredibile pensare che c’è stato un tempo in cui, per un breve, magico periodo intorno al 15 di agosto, le città si svuotavano completamente e la vita restava in stand-by.
Quando esce Il sorpasso, nel 1962, l’Italia è nel pieno del suo boom economico e il film di Risi ne cattura tutte le caratteristiche principali (e i principali pericoli): l’ossessione per la modernità e la velocità, le automobili, le “canzonette” e, naturalmente, le vacanze, vissute come fenomeno di massa, da tutti i ceti sociali, fortemente canonizzate. È tra il finire degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta che inizia il mito della vacanza estiva, o “villeggiatura”, sulle coste romagnole, liguri o campane, raggiungibili con il treno, ma molto più spesso con le neonate autostrade e le sempre più diffuse automobili private. Sempre la stessa spiaggia, ogni anno, sempre lo stesso gruppo di amici e, talvolta, gli stessi amori estivi – il periodo del miracolo economico è anche quello in cui i giovani emergono come una classe sociale a parte, con una propria sottocultura e con le proprie mode.
Il cinema, come suo solito, si fa presto testimone della nuova società italiana. In particolare, le commedie popolari riflettono le nuove abitudini degli italiani. Uno dei protagonisti di Poveri ma belli (1957, Dino Risi) fa il bagnino sul lungo Tevere e proprio nello stabilimento dove lavora, il Ciriola (realmente esistito), si svolge il climax del film, che attinge a piene mani dalla cultura giovanile degli anni ‘50. Sempre Risi dirige nel 1965 L’ombrellone, anche questa una commedia ambientata sui lidi nostrani, in cui «il regista cerca di vedere attraverso i colorati occhiali del protagonista – un malinconico, irrequieto e bravissimo Enrico Maria Salerno – tutta l’inquietudine nascosta dietro la patina godereccia di una società impreparata ad affrontare così tanta abbondanza»1.
E poi, appunto, Il sorpasso, il cui terzo atto indugia a lungo sulle spiagge di Portofino, sull’imposizione del relax anche a chi, come al Roberto di Jean-Louis Trintignant, in realtà, rilassarsi interessa molto meno di tornare a casa, lontano dalle spiagge affollate.
La vacanza, specialmente quella estiva, è un simbolo della modernità, per cui non sorprende che si sposi così bene con il mezzo artistico della modernità, ossia il cinema. Grazie ad esso, possiamo osservare l’evolversi dell’affresco vacanziero italiano, dalle “villeggiature” degli anni ‘50-’60 alle vacanze aziendali della saga di Fantozzi, fino all’imporsi, nei primi anni Ottanta, della serie di film comici diretti prevalentemente da Carlo Vanzina: e inizialmente interpretati dal gruppo comico Gatti del Vicolo Miracolo (e solo successivamente dal duo Christian De Sica – Massimo Boldi), inaugurata nel 1981 con Una vacanza bestiale e definitivamente popolarizzata due anni dopo con Sapore di mare. Se l’opera dei fratelli Vanzina (Enrico è sempre presente in sceneggiatura, Carlo si occupa anche della regia) è diventata nel tempo quasi sinonimo con i cosiddetti “cinepanettoni”, ossia film che uscivano al cinema pochi giorni prima di Natale per sfruttare l’afflusso di pubblico, ed erano ambientati in famose località sciistiche o in mete turistiche da tutto il mondo, non meno prolifico è stato il filone dei “cineombrelloni”, che presenta pressappoco le stesse caratteristiche, ma adattate alla stagione estiva.
Nonostante l’inevitabile riflettersi del cambiamento dei tempi, film come Un’estate al mare (2008) spesso recuperano trame, situazioni e addirittura titoli dalle commedie di Risi: è il caso, nel succitato film, degli episodi Il giovedì, ispirato all’omonimo film del 1964, mentre Traffico sulla Pontina ed Extra-large si rifanno a due film con Alberto Sordi, rispettivamente Quelle strane occasioni (L. Comencini, N. Loy e L. Magni, 1976) e Racconti d’estate (Gianni Franciolini, 1958). Tuttavia, la riflessione sferzante sui nuovi “tipi” della società italiana si svuota e vira più verso il grottesco, eliminando, spesso, i finali amari o ambigui delle le commedie all’italiana, che permettevano ai film di rivelarsi per quello che erano veramente: uno specchio critico della società.
Dalla metà degli anni Dieci del nuovo millennio, la popolarità delle commedie ambientate sulle nostre spiagge è andata scemando, e così il numero di film di questo genere presenti in sala. Nel 2020, Enrico Vanzina, in collaborazione con Netflix, tenta un’operazione nostalgia e omaggio al fratello, scomparso due anni prima, con Sotto il sole di Riccione (regia degli YouNuts!), che impiega giovani attori conosciuti dal pubblico Gen Z per riciclare le idee di Sapore di mare, adattandole, però, con poco successo alle nuove generazioni (né la critica né il pubblico si sono dimostrati particolarmente entusiasti del film).
Le vacanze estive dellə italianə sono definitivamente cambiate: oramai, sono sempre più frammentate, moltə preferiscono cambiare meta tutti gli anni piuttosto che affittare sempre la solita casa e andare nella solita spiaggia; gli esercizi commerciali, quantomeno i punti vendita delle sempre più onnipresenti catene, non chiudono neanche sotto il solleone. Il cinema, quello popolare, è rimasto impigliato nella nostalgia per il periodo del boom e ancora non è riuscito ad adattare il suo linguaggio al secolo in corso, né riesce a sincronizzarsi sulle sensibilità della comicità odierna. Forse ha solo bisogno di una vacanza.