Dal 22 al 30 giugno scorsi, per il trentottesimo anno, Bologna ha ospitato Il Cinema Ritrovato, festival cinefilo e cinematografico organizzato dalla Cineteca di Bologna e dall’Immagine Ritrovata, dedicato ai film del passato e alle perle rare, recuperate e restaurate per l’occasione. Per unə cinefilə, il capoluogo emiliano diventa, nei primi giorni d’estate, la Mecca. Perciò, dopo anni di dolorose rinunce a causa della sessione estiva, ho deciso di imbarcarmi finalmente in questa avventura, promettendo allə miə colleghə de L’Eclisse un diario di bordo che raccontasse allə nostrə lettorə cosa aspettarsi dal Cinema Ritrovato.
Per una lista di tutti i film che sono riuscita a stipare negli otto giorni del festival, potete far riferimento al neonato profilo Letterboxd della nostra rivista. Ma partiamo dalle basi.
Per partecipare al Cinema Ritrovato, bisogna innanzitutto acquistare sul sito del festival un accredito, che costa 120€ per chi non ha riduzioni e 30€ per lə residenti a Bologna e lə studentə. Grazie all’accredito, si riceve un codice unico di prenotazione, con il quale è possibile riservare, nei tempi e con le modalità indicate dalla Cineteca, un posto per le proiezioni e gli eventi che interessano. Il pass rappresentante l’accredito fisico dovrà, poi, essere ritirato necessariamente presso l’ufficio accoglienza della Cineteca nei giorni del festival. Insieme ad esso, viene data anche una graziosa borsa di tela e uno sconto di 10€ per il catalogo del festival dell’anno in corso.
Per accedere alle proiezioni e agli eventi (che comprendono le cosiddette “Lezioni di Cinema”, tenute quest’anno da registi come Wim Wenders, Costa-Gavras, Damien Chazelle e Marco Bellocchio, ma anche seminari sul restauro di alcuni dei film della rassegna) bisogna presentarsi davanti al cinema o al luogo indicato nella prenotazione entro i 15 minuti dall’orario previsto di inizio. L’eventuale ritardo, da regolamento, prevede l’annullamento della prenotazione. Superati i quattro “no show” dovrebbero essere annullate anche le prenotazioni successive, ma, per esperienza, le maschere sono molto comprensive: come molti altri, anch’io ho cercato di incastrare più proiezioni possibili – alcune delle quali, tra l’altro, hanno subito ritardi anche importanti – e mi sono ritrovata a correre da un cinema all’altro, arrivando con “soli” 5 minuti sull’orario previsto, ma nel peggiore dei casi mi è solo stato detto di sedermi in un posto casuale e non per forza in quello che avevo scelto.
La maggior parte delle proiezioni è preceduta da un’introduzione, che spesso vede protagonista l’ormai veterano direttore del festival, Gian Luca Farinelli, e figure di spicco del mondo del cinema: registi, produttori, distributori, curatori, storici, critici, rappresentanti di istituzioni come la Cinémathèque Française e L’immagine Ritrovata. L’Immagine Ritrovata è il laboratorio di restauro e conservazione della Cineteca di Bologna, che ormai vanta sedi anche a Hong Kong e Parigi, ed è responsabile dei bellissimi restauri proiettati al Cinema Ritrovato. Il migliore che abbia visto nell’edizione di quest’anno, a mani basse, è Lanterne Rosse (大紅燈籠高高掛, 1991, di Zhang Yimou), di cui ancora mancava una versione in 4k e i cui meravigliosi colori sono finalmente tornati a vibrare sullo schermo. Menzione d’onore a Paris, Texas (id., 1984, di Wim Wenders), che ha ricevuto un nuovo restauro in onore del suo quarantesimo anniversario ed è stato proposto in occasione della serie di proiezioni serali all’aperto in Piazza Maggiore, con introduzione del regista stesso. Il film si prende, nel mio personale albo, anche il premio alla miglior esperienza cinematografica di questo festival: la piazza era gremita, eppure l’emozione e la tensione dell’intero pubblico era palpabile, e tuttə ci siamo alzatə in un mezzo stato di trance, consapevoli di aver condiviso con perfettə sconosciutə un’esperienza artistica potente e commovente, anche a quarant’anni di distanza e all’ennesima visione.


Purtroppo, non tutte le esperienze al festival sono state così positive. La crisi più grande è stata sicuramente la fase di prenotazione dei posti: il sito a cui si sono appoggiati gli organizzatori non è stato in grado di reggere tutte le richieste ed è andato subito in tilt: problematica non così rara agli occhi di chi bazzica per manifestazioni culturali. Il guaio è che non è stata risolta efficacemente, obbligando glə utenti ad estenuanti e interminabili attese (io stessa sono riuscita a completare le mie prenotazioni solo alle tre di notte, pur essendo collegata dalle quattro del pomeriggio) e lasciando moltə senza biglietti, oppure con biglietti che si sono poi rivelati non validi, o ancora, posti assegnati a due persone contemporaneamente. Inoltre, da quest’anno non era più possibile per i non accreditati comprare un biglietto per una singola proiezione – gli anni scorsi questa possibilità esisteva, al costo di 5€ a biglietto – il che è un po’ un peccato, anche perché in rarissimi casi mi è capitato di vedere le spaziose sale completamente piene, persino nel caso di film molto popolari.
Inoltre, le comunicazioni ufficiali sono state spesso fumose e poco tempestive: parlo di conferme tardive per alcune proiezioni e introduzioni non sempre segnalate, ad esempio. Considerato anche che non esiste un tempo standard rispettato da tutte le introduzioni, insomma, se volete partecipare al Cinema Ritrovato ricordatevi di armarvi di pazienza e flessibilità – e fate un po’ di jogging per allenarvi al passo marziale necessario a ridurre l’inevitabile ritardo sulla tabella di marcia.
Infine, vorrei segnalare un problema di accessibilità, per chi tra lə nostrə lettorə avesse esigenze specifiche. Se praticamente tutte le sale (eccetto forse quella del Cinema Europa) sono attrezzate per garantire l’accesso alle persone con difficoltà motorie, alcuni intoppi con i sottotitoli precludono, a mio avviso, un’esperienza ottimale a chi ha problemi di udito. Infatti, in molte proiezioni è capitato che sparissero o si bloccassero anche per diverse decine di minuti. Inoltre, erano previsti solo in inglese per i film con audio italiano, e viceversa per quelli di lingua inglese, rendendoli di difficile comprensione allə portatorə di deficit uditivi. Ovviamente, nel caso dei film in inglese, i sottotitoli inglesi sarebbero sicuramente apprezzati anche dagli spettatori stranieri, ma non anglofoni, del festival: personalmente ho avuto occasione di incontrare visitatori tedeschi, francesi e giapponesi, ma il pubblico del Cinema Ritrovato viene da tutto il mondo.
In ogni caso, anche se alcuni aspetti possono certamente essere migliorati, sono molto contenta di aver ricevuto il mio battesimo del fuoco cinefilo. La programmazione di quest’anno è stata estremamente varia e decisamente interessante, pure troppo: ho dovuto fare scelte crudeli tra alcuni dei miei film preferiti, capolavori che necessitano lo schermo cinematografico e piccole gemme sconosciute che “chi sa quando mi ricapita?”. L’espressione “magia del cinema” è decisamente abusata, eppure è vero che le strade e le piazze di Bologna si sono riempite di discorsi pieni di amore e rispetto per quest’arte e di una sorta di frenesia, di desiderio di volare da un cinema all’altro per assaporare il maggior numero possibili di immagini in movimento. I miei otto giorni sono sembrati un mese, ma sono volati via in un secondo, e, in tante ore nel buio di una sala e pochissime ore nelle braccia di Morfeo, ho viaggiato dall’Iran al Far West, dalla Francia alla Cina, dal Giappone alla Svezia (e ritorno). Ho potuto vedere dei film muti accompagnati da talentuosi musicisti, che hanno improvvisato una colonna sonora come davvero succedeva in passato, e ho ritrovato personaggi che conosco e amo, ma li ho visti finalmente per come sono davvero: più grandi di me. Arrivata a casa, ho avuto bisogno di circa tre giorni di sonno per recuperare le forze, ma al quarto giorno mi chiedevo già: “quando annunciano le date per il 2025?”
Qualche consiglio per sopravvivere al Cinema Ritrovato:
- Dormite molto nella settimana precedente al festival.
- Portatevi un ventaglio e una borraccia (i cinema Jolly, Lumière e Arlecchino hanno una fontanella dell’acqua gratuita all’ingresso), ma anche una felpa e un ombrello: il meteo di Bologna è permaloso. Soprattutto, portatevi delle scarpe comode! Il vostro contapassi adorerà questo soggiorno emiliano.
- Inserite nel vostro programma qualche rewatch: è sempre bello (ri)vedere i film al cinema, ma soprattutto il vostro cervello vi ringrazierà per la pausa e potrete rilassare per un attimo la vostra concentrazione.
- Cercate di limitare le proiezioni delle nove del mattino e/o tra le dieci di sera e mezzanotte ai primi giorni di festival, o quantomeno distribuitele con parsimonia. Ah, e non fate gli snob, cercate di mettere in questi orari film più “leggeri” (commedie, musical…) o che sappiano tenervi sveglə (un bel western pieno di schioppettate), il rischio abbiocco è dietro l’angolo. Questi consigli valgono generalmente anche per la proiezione post-pranzo.
- A proposito di pranzo, vi conviene pensare a qualche pranzo al sacco, magari da consumare nei tanti parchi di Bologna, ma non illudetevi: finirete anche voi per rifugiarvi in qualche forno o kebab express, anche perché dopo qualche giorno non avrete la forza di svegliarvi un’ora prima per cucinare.
- Quando stilate il vostro programma, ricordatevi di calcolare anche i tempi di spostamento da una sala all’altra e aggiungete sempre 10 minuti per eventuali ritardi, problemi tecnici o introduzioni particolarmente logorroiche.
- Cercate, quando potete, di evitare le file davanti ai cinema: come ho detto, per lə prenotatə il limite dei 15 minuti non è quasi mai tassativo, salvo forse per le prime proiezioni del mattino, ma anche i “last-minute”, cioè gli accreditati senza prenotazione, per mia esperienza non hanno mai avuto particolari problemi ad entrare. Non sottovalutate l’afa bolognese e, se potete, lasciate i primi posti della fila ad anzianə e bambinə!
- Dotatevi di un amicə cinefilə! Il festival è molto più bello quando si torna a casa discutendo di quello che avete visto insieme, (s)consigliando quello che avete visto per conto vostro, e criticando tuttə glə altrə.

Valentina Oger
Nata a Bologna nel lontano 2002, ha girato l’Italia (e, per dieci mesi, la Corea del Sud) prima di approdare al DAMS dell’Università di Torino. Generalmente è la meno socievole del gruppo – ha madre ligure e padre francese – e per L’Eclisse fa l’uccello del malaugurio. La sua ossessione principale è il cinema (per farla apparire basta dire davanti allo specchio “Martin Scorsese” otto volte e mezzo), ma è abbastanza eclettica: le sue ultime celebrity crushes includono Orson Welles, Magnus Carlsen, Farinata degli Uberti e Paul McCartney nel ’66. Ha due gatti e molti dubbi.