Città d’arte o parchi divertimenti?
![](https://rivistaeclisse.com/wp-content/uploads/2024/06/Firenze.png)
Senza esagerare, l’Italia è tra i Paesi più visitati al mondo: abbiamo la fortuna di avere un ricco e straordinario patrimonio naturale, culturale, artistico e archeologico. Se località marittime o di montagna sono abituate a flussi turistici solitamente stagionali, le celebri città d’arte italiane sono invece attraversate da flussi turistici che si protraggono durante l’intero anno. Alla luce di ciò, non è da sottovalutare come il turismo di massa verso le nostre città d’arte abbia dato vita a processi che hanno cambiato, e continuano a cambiare, il modo in cui vi abitiamo.
Infatti, è sempre più difficile rendere i centri storici delle nostre città d’arte dei luoghi dove la comunità locale si ritrova e prospera. Un classico esempio è quello di Venezia: secondo l’Annuario del Turismo del Comune, nel 2022 gli arrivi dei turisti ammontavano a 4 milioni e 646 mila unità. I dati dello stesso, per il 2022, ci dicono che il centro storico della Serenissima ha ormai meno di 50 mila abitanti. Questi due dati messi a confronto devono farci riflettere ma soprattutto ci mettono davanti alla fatidica domanda: essendo Venezia la seconda città per sovraffollamento turistico in Italia, come ci si può porre di fronte alla disparità numerica tra turisti e locals?
Il fenomeno dell’overtourism (in italiano, “sovraffollamento turistico”) accomuna a Venezia molte altre città italiane secondo i dati di maggio 2024 forniti da Demoskopika, tra cui, ovviamente, Napoli, Firenze, Milano e Roma, ma, sorprendentemente, anche mete meno scontate come Verona, Livorno, Trento e Bolzano. L’overtourism è un fenomeno in cui le città ricevono più turisti di quanti ne possano effettivamente sostenere con le loro infrastrutture e servizi. Perciò, l’esperienza di viaggio non solo smette di essere piacevole, ma lede anche la destinazione stessa per l’eccessiva presenza turistica. Tale situazione fa parte di un circolo vizioso a svantaggio dei residenti: gli investimenti turistici, come gli affitti brevi o i ristoranti di cucina locale, sono quelli che portano più profitto. In assenza di politiche o di un’amministrazione locale che riesca a gestire il tutto efficientemente, privati e aziende decidono di continuare a investire nei primi, mettendo in secondo piano i bisogni delle comunità locali. Per esempio, a Firenze sono state attivate delle misure per arginare questo fenomeno attraverso la regolamentazione degli affitti brevi. Invece, con il suo contributo d’accesso, la città di Venezia rischia di alimentare tale fenomeno.
![](https://rivistaeclisse.com/wp-content/uploads/2024/06/Venezia-affollata-2-1024x678.png)
Infatti, l’introduzione di questo biglietto d’ingresso contribuirebbe alla disneyficazione della città. L’idea di Disneyfication è stata inizialmente presentata negli anni Novanta da Michael Sorkin per descrivere la città di Orlando che, in quanto sede del parco divertimenti Disneyworld e di molti resort, è stata definita la prima meta interamente turistica del pianeta. Secondo Giacomo Giossi di “Che Fare”, oggi con Disneyfication intendiamo un modello urbanistico che vuole trasformare le destinazioni turistiche in luoghi della materializzazione fisica di storie e personaggi presenti nell’immaginario collettivo. Così, vediamo attori itineranti vestiti da gladiatore di fronte al Colosseo o gondolieri che sfoggiano cappelli in paglia e magliette a righe, ristoranti con tavole a quadrettoni rossi e bianchi, schiere di gelaterie che fanno a gara a chi ha il gelato più tradizionale. I nostri stessi centri storici diventano, dunque, caricature della città italiana per antonomasia, dei veri e propri parchi divertimenti ormai adibiti unicamente all’accoglienza di turisti, in modo da offrire un’esperienza quanto più tipica, o, addirittura, stereotipata.
Per capire meglio l’analogia con i parchi divertimento, possiamo rifarci alle parole dell’ex sindaco di Firenze Dario Nardella che spiega che il centro storico del capoluogo toscano, denominato anche “area UNESCO”, corrisponde solo al 5% del comune. Nella stessa conferenza, il sindaco fa notare che in questa piccola area troviamo il 75% di tutti gli appartamenti adibiti ad affitti a breve termine. Vi è, quindi, un distacco totale con il resto della città, come se il centro fosse una piccola Disneyland medicea. D’altro canto, questa è la stessa ragione per cui sempre più affittuari decidono di adibire le loro case per affitti brevi: infatti, la richiesta di affitti brevi da parte di turisti nel centro città cresce esponenzialmente per via del sovraffollamento turistico. Un canone di locazione per un affitto a lungo termine è invece soggetto a diverse dinamiche di domanda e offerta. Questo contribuisce allo spopolamento dei centri città, specialmente da parte di famiglie con vite e salari modesti.
Overtourism, disneyfication, e il boom degli affitti brevi, sono fenomeni che possono essere spiegati in relazione al concetto di gentrificazione. “Gentrificazione” deriva dalla parola inglese gentry (in italiano, “nuova borghesia”). Seppur il termine sia stato coniato negli anni Sessanta, è ancora considerato un neologismo ed è ormai difficile scinderne il significato vero e proprio dalla sua accezione negativa. Fanno parte della gentrificazione tutti i processi che modificano una città, sia a livello urbanistico e conseguentemente a livello sociale. Osserviamo quindi come questi processi abbiano non solo cambiato il modo in cui andiamo in vacanza, ma anche le stesse città che visitiamo. Ciò ha anche delle ripercussioni su come le nostre città d’arte e la nostra cultura vengono percepite dai visitatori.
![](https://rivistaeclisse.com/wp-content/uploads/2024/06/Gentrificazione-Serrano.png)
Perciò, per evitare che le nostre città d’arte, custodi di secoli di arte e cultura diventino dei veri e propri parchi divertimento, una politica auspicabile dovrebbe prevedere che le amministrazioni si adoperassero ad incentivare il ripopolamento dei centri città e a renderli aree d’interesse per tutta la comunità locale. Secondo una breve inchiesta di Pagella Politica risalente al 2023, il turismo e i servizi a esso collegati compongono una fetta di PIL equivalente a circa il 6% del totale, rendendolo un settore redditizio per il Paese. Per evitare di trasformare il nostro patrimonio culturale in un parco divertimenti, c’è sicuramente da ripensare il modo in cui la nostra “Venere influencer”, e noi cittadini, imprenditori o politici, vogliamo rappresentare il nostro Paese all’estero.
Sempre a questo riguardo, in un recente articolo uscito su “Il Foglio” Michele Masneri parla del pericolo della “trappola del folklore”: in altre parole, un forte turismo incentiva un altrettanto forte conservatorismo socioculturale. E come lui precisa questo possa avere risvolti in politica estera, io aggiungo: quale eredità ci lascerà questo folklore se non saremo in grado di sintetizzare tradizione e modernità nel modo stesso in cui noi viviamo e percepiamo le nostre città d’arte e il nostro patrimonio? Queste rappresentazioni stereotipate e forzate della nostra eredità culturale e delle nostre tradizioni non rappresentano la modernità dell’Italia. Dovremmo noi cittadini, assieme ai nostri rappresentanti, voler mostrare una sintesi culturale tra modernità e folklore che al meglio rappresenti l’italia in cui viviamo. E fare in modo che le nostre città vengano apprezzate in quanto luoghi dove questa sintesi è presente e vivibile.
È difficile attuare un cambiamento del genere dall’oggi al domani, specialmente vedendo come molti modelli d’impresa nelle città d’arte siano dipendenti da questo modello di turismo. L’unica cosa che possiamo fare durante queste vacanze è provare a ripensare l’Italia delle città d’arte e a ripensarci in quanto residenti e visitatori delle medesime.
di Mariairene Fornari
Chiusə per ferie
Editoriale · L’Eclisse
Anno 4 · N° 3 · Giugno 2024
Copertina di Maria Traversa.
Hanno partecipato alla realizzazione di questo editoriale: Greta Beluffi, Bianca Beretta, Alice Borghi, Matteo Capra, Michele Carenini, Chiara Castano, Ginevra Cesati, Anna Cosentini, Joanna Dema, Clara Femia, Mariairene Fornari, Eugenia Gandini, Chiara Gianfreda, Nikolin Lasku, Rosamaria Losito, Matteo Mallia, Alessandro Mazza, Marcello Monti, Edoardo Naggi, Valentina Oger, Erika Pagliarini, Matteo Paguri, Virginia Piazzese, Lorenzo Ramella, Luca Ruffini, Gioele Sotgiu, Vittoria Tosatto, Marta Tucci, Marta Urriani.