Tra vaccini e mascherine: come la Cina ha diversificato la sua diplomazia

Pare superfluo osservare come il corso della storia sia cambiato drasticamente cinque anni fa. Dal momento in cui è stato identificato il virus SARS-CoV-2 ed è scattato il primo confinamento a Wuhan (la città della Cina centrale dove ha avuto origine la pandemia), la reputazione della Cina popolare è stata messa in discussione a livello globale a causa della sua poca trasparenza rispetto alla segnalazione dei primi casi. Ciononostante, Pechino è riuscita a ripromuovere la sua immagine di grande potenza responsabile con un successo discutibile (indubbiamente meno in Occidente che in America Latina o in Africa) attraverso la diplomazia sanitaria, ossia ogni attività in campo sanitario con il fine implicito di rafforzare i legami politici, economici e/o culturali tra due o più attori statali, in linea con la politica estera del Paese promotore1.
È necessario sottolineare che l’impegno di Pechino per la sanità mondiale va ben oltre la pandemia. Infatti, già nel 2015 la sanità fu inclusa nell’agenda della Nuova Via della Seta2 (Belt and Road Initiative o BRI; in cinese, 一带一路 Yidai yilu), l’imponente e controverso progetto economico, infrastrutturale e strategico volto a potenziare gli scambi economici tra la Cina e gli Stati aderenti in Europa, in America Latina e in Africa. È proprio in questo contesto che si iniziò a parlare di Health Silk Road (HSR; in cinese, 健康丝绸之路 Jiankang sichou zhilu), espressione usata ufficialmente per la prima volta dal presidente Xi Jinping durante un discorso del 2016 al parlamento dell’Uzbekistan3.
In seguito, nel gennaio del 2017, la Cina e l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) firmarono un Memorandum of Understanding (MoU) per rafforzare la loro cooperazione sanitaria in seno alla BRI, dando particolare priorità ad aree specifiche, quali le risposte alle emergenze sanitarie, il rafforzamento dei sistemi sanitari, la prevenzione e il controllo delle malattie infettive, e la medicina tradizionale cinese (MTC)4. L’inclusione del settore sanitario nella BRI risponde dunque all’obiettivo di Pechino di posizionarsi come leader non solo nella politica ed economia mondiale, bensì anche nella sanità5.
Un’ulteriore prova di tale ambizione cinese è il Belt and Road High-Level Meeting for Health Cooperation (in italiano, “Incontro di alto livello della BRI per la cooperazione sanitaria”) dell’agosto del 2017, in occasione del quale fu firmato da trenta Paesi (tra cui l’Italia) e organizzazioni internazionali, come l’OMS, il Beijing Communiqué on BRI Health Cooperation and the Health Silk Road (in italiano, “Comunicato di Pechino sulla cooperazione sanitaria della BRI e la HSR), un documento che delinea e ribadisce brevemente i punti focali delle politiche sanitarie cinesi nel contesto della BRI6.
Successivamente, quando venne reso noto l’inizio dell’epidemia (poi pandemia) di Covid-19 a Wuhan nel gennaio 2020, la Cina chiese sostegno alla comunità internazionale, ricevendo aiuti finanziari e dispositivi medici per affrontare l’emergenza sanitaria da oltre 58 Paesi (tra cui l’Australia, la Germania e gli Stati Uniti)7. Alla fine di febbraio 2020, il governo cinese riprese gradualmente il controllo dell’epidemia nel Paese: in questo modo, poté assumere rapidamente il ruolo di fornitore di aiuti e promuovere la cooperazione sanitaria internazionale a guida cinese8.
Fu proprio così che i media occidentali scoprirono dell’esistenza della HSR: durante una telefonata a marzo 2020 tra Xi Jinping e Giuseppe Conte, all’epoca presidente del Consiglio italiano, il presidente cinese menzionò il progetto, nello spirito del quale si offrì di inviare medici e consegnare mascherine e attrezzature mediche per sostenere l’Italia durante la fase peggiore della pandemia. Non fu solo Roma a ricevere il supporto cinese: praticamente tutto il mondo ebbe un aiuto da parte della Cina per affrontare l’emergenza sanitaria (mask diplomacy o “diplomazia delle mascherine”)9.

Tuttavia, il rilancio dell’immagine della Cina popolare di grande potenza responsabile incontrò delle difficoltà: nonostante gli elogi (oggetto di controversie) da parte dell’OMS per gli sforzi di Pechino di limitare la diffusione del virus, il presidente statunitense Donald Trump tentò di attribuire alla Cina la responsabilità diretta dell’origine della pandemia – lui stesso definiva il SARS-CoV-2 «il virus cinese». Il congelamento dei finanziamenti americani ad aprile 2020 all’OMS, considerata troppo «sinocentrica», potrebbe aver portato all’aumento dell’influenza cinese all’interno dell’OMS – sebbene quella di Trump, secondo alcunə autorə, volesse essere non solo una ritorsione a danno dell’OMS, bensì anche una reazione alla crescente influenza internazionale di Pechino10.
In questo contesto, la distribuzione dei vaccini rappresenta un ulteriore strumento di soft power e di diplomazia sanitaria per la Cina. Con il loro sviluppo nel 2021 da parte di aziende cinesi come Sinovac, CanSino e il gigante statale Sinopharm, Pechino ha rafforzato i suoi legami con numerosi partner (soprattutto in Asia Centrale, Africa e America Latina). La cosiddetta diplomazia dei vaccini ha consentito, quindi, all’esecutivo cinese di colmare i vuoti lasciati dalle potenze occidentali – spesso criticate per un certo “sovranismo vaccinale” – e a molti Paesi a basso e medio reddito di poter avviare le proprie campagne di vaccinazione contro il Covid-19. Sebbene «la scelta di acquistare vaccini [prodotti da] Sinovac o Sinopharm non [sia stata] principalmente politica, ma pragmatica»11, è di vitale importanza ricordare la scarsa trasparenza nei dati clinici delle aziende farmaceutiche cinesi e l’efficacia inferiore dei loro vaccini (tra il 50% e il 79%) rispetto a quelli distribuiti in Europa e America del Nord da Pfizer e Moderna (95%). Nonostante la maggior efficacia di questi ultimi, molti Paesi del Sud globale, per poter immunizzare la popolazione, hanno dovuto approvvigionarsi di quantità sufficienti di vaccini più accessibili sia economicamente che logisticamente – come quelli cinesi e russi12, accentuando dunque la competizione geoeconomica tra vari attori statali (in primis tra Europa e Nord America da un lato, e Cina e Russia dall’altro).

La diplomazia sanitaria cinese non è circoscritta alla pandemia di Covid-19, ma rappresenta uno dei pilastri della politica estera di Pechino. La HSR è un’iniziativa attraverso la quale la Cina ha consolidato il proprio ruolo nella sanità globale, in particolare in Asia Centrale, America Latina e Africa. Tuttavia, le ambizioni cinesi in questo settore si scontrano con diverse sfide, tra cui la mancanza di una strategia multilaterale ben definita e la crescente competizione geopolitica con l’Occidente. Indubbiamente, la diplomazia sanitaria è un efficace strumento di soft power su cui puntare per rafforzare l’immagine della Cina di grande potenza responsabile e per essere sempre più influente dal punto di vista geopolitico.
Note
- P. Kadetz, Unpacking Sino-African Health Diplomacy: Problematizing a Hegemonic Construction, in “St Antony’s International Review”, 2013, vol. 2, pp. 149–172.
- E. Missoni, Expectations on the Health Silk Road after the Pandemic, in A. Amighini (ed.), China after Covid-19: Economic Revival and Challenges to the World, Milano: ISPI, 2021, p. 92.
- C. B. Ngeow, COVID-19, Belt and Road Initiative and the Health Silk Road: Implications for Southeast Asia. Jakarta: Friedrich-Ebert-Stiftung, 2020, p. 10, https://library.fes.de/pdf-files/bueros/indonesien/16537.pdf.
- E. Missoni, op. cit., p. 92.
- E. Missoni, op. cit., p. 93.
- M. Rudolf, China’s Health Diplomacy during Covid-19: The Belt and Road Initiative (BRI) in Action, SWP Comment, 9 gennaio 2021, p. 3, https://www.swp-berlin.org/10.18449/2021C09/; cfr. C. B. Ngeow, op. cit., p. 10; E. Missoni, op. cit., p. 92.
- M. Rudolf, op. cit., p. 3.
- N. Rolland, The Health Silk Road: A Branch of China’s Belt and Road Initiative, NBR Special Report 113, dicembre 2024, p. 6.
- M. Rudolf, op. cit., p. 3.
- E. Missoni, op. cit., p. 97.
- J. Mardell, Europe shouldn’t underestimate the global appeal of China’s vaccine diplomacy, in “MERICS – Mercator Institute for China Studies”, 3 maggio 2021, https://merics.org/en/comment/europe-shouldnt-underestimate-global-appeal-chinas-vaccine-diplomacy, consultato in data 16 febbraio 2025. [Traduzione mia]
- R. Fatton Jr., The Paradoxes of the Pandemic and World Inequalities, in “Social Sciences”, 2021, vol. 10, n. 332, p. 10, https://doi.org/10.3390/socsci10090332.
