Dal 19 al 27 settembre a Milano si è svolto Le vie del cinema, la rassegna cinematografica annuale organizzata da AGIS Lombardia, che ha portato nelle sale una selezione di film provenienti dai grandi festival internazionali. Ringraziamo AGIS Lombardia per l'accesso stampa alla proiezione di seguito recensita.
Kurosawa Kiyoshi, regista e sceneggiatore giapponese noto al grande pubblico occidentale principalmente per il suo Cure del 1997, presenta fuori concorso a Venezia il nuovo film Cloud, con protagonista Suda Masaki.
Inutile approcciarsi a Cloud aspettandosi un horror tutto viscere e musiche inquietanti. Anzi, il film inizia anche con una certa lentezza, presentandoci il protagonista, il bagarino digitale Yoshii, la sua fidanzata Akiko (Kotone Furukawa) e il suo noioso lavoro “ufficiale”, come impiegato in fabbrica, ma soprattutto prendendosi il tempo di spiegare al pubblico in cosa consistono le attività illecite di Yoshii. Lasciato il lavoro nella fabbrica e trasferitosi in una spaziosa casa fuori Tokyo con Akiko, Yoshii assume un ragazzo del liceo, Sano (Daiken Okudaira), come assistente. Ben presto, l’uomo si ritrova faccia a faccia con minacce alla sua vita, sia nel mondo reale che, soprattutto, online, dove il suo alter-ego “Ratel” ha ormai collezionato un numero nutrito di haters, soprattutto ex-clienti poco contenti di esser stati truffati e pronti a giurare vendetta.
Yoshii, se osservato dall’esterno, ha tutto quello che un uomo dovrebbe avere secondo la società capitalistica: una bella casa, un conto in banca pasciuto, una fidanzata che è pronto a sposare, un giovane che lo ammira ed è pronto a tutto – proprio a tutto – per lui. Eppure, è chiaro che la vera vita, per Yoshii, è online: passa ore della sua giornata a controllare le vendite, si preoccupa se il loro ritmo è in ritardo anche solo di poche ore sulle sue previsioni. Finché la sua vita digitale non si materializza in un motore che frantuma la sua finestra e atterra nel suo soggiorno di casa.
Da lì in poi il film spinge il piede sull’acceleratore e Yoshii si trova, suo malgrado, coinvolto in un inseguimento a tutto gas verso l’inferno. Cloud ci mostra quanto siano pericolosi i meccanismi del web e quanto possano avere conseguenze nefaste sul mondo reale, con una lucidità che pochi registi, specie se dell’età del quasi settantenne Kurosawa, possono vantare. Sul web i confini tra giusto e sbagliato sono fumosi, l’eccesso è sempre dietro l’angolo e fenomeni di mobbing e cancel culture sono all’ordine del giorno: ne aveva parlato Erika Pagliarini nel nostro editoriale di febbraio, dedicato al tema dell’odio. Vivere su Internet, con Internet, sfruttando il web per scalare la montagna capitalista, vuol dire anche sapersi sporcare le mani e la coscienza, ingoiare il rospo della propria moralità e eliminare i propri avversari, anche quando avrebbero qualcosa di “giusto” da dire. Dall’altra parte, vuol dire anche non fidarsi di nessuno, ricoprire d’acciaio i propri nervi per confrontarsi tutti i giorni con l’odio e la violenza, avere un controllo ferreo sulla propria immagine pubblica.
Non è difficile immaginare Yoshii come uno dei tanti influencer che ormai popolano la nostra nuova digitale e mediatica, Akiko come la sua fan (che lo ama di un amore capitalista, in cui le relazioni sono transazioni e l’interesse vale solo finché le parti hanno qualcosa da offrire) e Sano come un manager o publicist, pronto a “ripulire” qualsiasi scandalo, qualsiasi problema che possa presentarsi sulla strada del suo cliente. Per il giusto prezzo, ovviamente.
Cloud è un ritratto cinico e spietato della nostra società contemporanea, in cui l’unica direzione possibile, come dicono i protagonisti, è l’inferno, e il futuro certo non sembra promettere di meglio: l’inquadratura finale ritrae una macchina che sfreccia verso un cielo scuro e rossastro, zeppo di nubi e folgore, in uno scenario apocalittico. I protagonisti, però, sono contenti: sono riusciti a vendere l’intero lotto di action figure che avevano piazzato sul mercato digitale, guadagnando milioni in poche ore. Sugoi!
Valentina Oger
Nata a Bologna nel lontano 2002, ha girato l’Italia (e, per dieci mesi, la Corea del Sud) prima di approdare al DAMS dell’Università di Torino. Generalmente è la meno socievole del gruppo – ha madre ligure e padre francese – e per L’Eclisse fa l’uccello del malaugurio. La sua ossessione principale è il cinema (per farla apparire basta dire davanti allo specchio “Martin Scorsese” otto volte e mezzo), ma è abbastanza eclettica: le sue ultime celebrity crushes includono Orson Welles, Magnus Carlsen, Farinata degli Uberti e Paul McCartney nel ’66. Ha due gatti e molti dubbi.