Il 26 settembre 1924 nasceva a Fontana Liri, nella Ciociaria, il più grande divo che il cinema italiano abbia mai conosciuto: Marcello Mastroianni.
Registrato all’anagrafe solo due giorni dopo (ed è per questo che le celebrazioni del suo centenario si sono divise tra il 26 e il 28 settembre scorsi), Mastroianni è ancora, in Italia e nel mondo, il simbolo di una stagione esuberante del nostro cinema, ma anche di una certa idea di stile, di mascolinità e di italianità.
Barbara Rossi traccia una biografia dell’attore nel nuovissimo volume Marcello Mastroianni. Il divo gentile, edito da Gremese, che ringraziamo per la copia stampa. Il libro di Rossi ibrida in modo originale e coinvolgente uno stile più classicamente “saggistico” a estratti che richiamano il romanzo storico, rendendo la lettura piacevole ed estremamente digeribile anche al lettore digiuno di storia del cinema, o avverso alla non-fiction.
L’autrice recupera recensioni d’epoca e stralci di interviste a Mastroianni stesso o a chi l’ha conosciuto da vicino: ovviamente il regista che l’ha consacrato, Federico Fellini, la moglie Flora Carabella e le compagne storiche Faye Dunaway, Catherine Deneuve e Anna Maria Tatò, e poi Marco Ferreri, Luchino Visconti, Suso Cecchi D’Amico, Silvana Mangano e moltissimi altri personaggi fondamentali del nostro cinema. A questi unisce anche il confronto con analisi operate da altrə studiosə sul percorso attoriale e divistico di Mastroianni.
Il libro è diviso in capitoli che, pur seguendo un andamento cronologico, sono anche organizzati attorno a nuclei tematici: il rapporto con la Francia, per fare un esempio, oppure le collaborazioni con Sophia Loren, per farne un altro. Questo provoca anche, talvolta, la ripetizione di alcuni dati, ma il fatto non è reiterato troppo spesso e non risulta disturbante, anzi, può aiutare il lettore a collegare i vari “puntini” di una vita ricchissima, sia sul piano professionale che su quello personale.
Naturalmente, il volume di Rossi non è destinato allə “addettə ai lavori”, ma ad un pubblico generalista, interessato a scoprire qualcosa di più di, come si suol dire, l’uomo dietro al mito. Ed effettivamente è un mito peculiare, quello di Mastroianni, innanzitutto perché lui stesso è stato sempre riluttante ad essere incasellato nell’immagine dell’elegante latin lover, dell’uomo che le donne sognano e gli uomini invidiano (immagine che, tuttavia, non si scollerà mai completamente di dosso). Così, dopo La dolce vita nel 1960, Mastroianni ha accettato e cercato ruoli molto lontani dal mito felliniano e tra di loro: dal grottesco barone Cefalù in Divorzio all’italiana (Pietro Germi, 1961), al protagonista impotente del Bell’Antonio di Bolognini (1960), allo speaker radiofonico omosessuale nel dramma di Scola, Una giornata particolare (1977), fino al pavido traduttore al centro di Sostiene Pereira (Roberto Faenza, 1994).
Rossi attraversa le numerose fasi della carriera di “Marcello”,dagli esordi nella compagnia teatrale di Visconti, alle commedie sentimentali al fianco di Sophia Loren, alle collaborazioni con Fellini e Ferreri, fino alle produzioni straniere, tra Francia, Argentina e Portogallo. Tuttavia, mai l’autrice dimentica di far emergere il lato umano dell’attore, quella timidezza nascosta sotto i modi da «marpione» (come avrà a dire Claudia Cardinale), l’affetto per la famiglia e le origini modeste, l’umiltà anche alla fine della carriera, che emerge soprattutto negli estratti dalla lunga intervista a Enzo Biagi del 1993 e dal documentario Mi ricordo, sì, io mi ricordo, girato dall’ultima compagna Anna Maria Tatò e uscito postumo.
In questo senso, Marcello Mastroianni. Il divo gentile è un’ottima risorsa per chi non ha familiarità con questo gigante buono del cinema italiano, il cui fascino traspare da ogni riga. Rossi offre qualche spunto di analisi sul suo divismo e, soprattutto, il suo libro può essere un’agile guida in una sconfinata ed eccellente filmografia, utile per approcciarsi anche agli esperimenti meno immediati. E se, finito di leggere, avrete voglia di recuperare qualcuno dei film citati che ancora non avete visto, questa sarà la conferma del buon lavoro svolto da Rossi.

Valentina Oger
Nata a Bologna nel lontano 2002, ha girato l’Italia (e, per dieci mesi, la Corea del Sud) prima di approdare al DAMS dell’Università di Torino. Generalmente è la meno socievole del gruppo – ha madre ligure e padre francese – e per L’Eclisse fa l’uccello del malaugurio. La sua ossessione principale è il cinema (per farla apparire basta dire davanti allo specchio “Martin Scorsese” otto volte e mezzo), ma è abbastanza eclettica: le sue ultime celebrity crushes includono Orson Welles, Magnus Carlsen, Farinata degli Uberti e Paul McCartney nel ’66. Ha due gatti e molti dubbi.