27 film europei
I film sono uno dei modi più semplici per conoscere le culture di altri Paesi, perciò, per questo editoriale, L’Eclisse ha deciso di proporvi una lista di consigli comprendente un film per ogni Stato dell’Unione Europea.
AUSTRIA: Il corsetto dell’imperatrice (Corsage) (2022), Marie Kreutzer.
L’imperatrice in questione è Elisabetta d’Austria, meglio nota come la principessa Sissi. Considerata già vecchia a 40 anni, Sissi cerca in ogni modo di rallentare il passare del tempo e conservare la sua bellezza e immagine pubblica, mentre la sua importanza politica si riduce a una semplice facciata.
BELGIO: Jeanne Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles (1975), Chantal Akerman.
Il ritratto di una donna oppressa nella sua stessa casa: seguiamo la vita di Jeanne Dielman per tre giorni, concentrandoci su ogni sua azione, anche la più banale. La realtà viene riportata senza ornamenti né tagli e la frustrazione aumenta lentamente fino a esplodere con violenza. Un film indimenticabile di grande spessore sociale, manifesto del cinema femminista moderno.
BULGARIA: Viktoria (2014), Maya Vitkova.
Boryana è una donna bulgara decisa a sfuggire al comunismo del suo paese. Tuttavia, sua figlia Viktoria arriva il 10 novembre 1979, curiosamente senza ombelico, e viene nominata “Bambina del decennio”. Potrà la sua notorietà e la sua famiglia sopravvivere al crollo del comunismo in Europa e a una serie di sconvolgimenti sociali?
CIPRO: Torna a casa, Jimi! 10 cose da non fare quando perdi il tuo cane a Cipro (Αναζητώντας τον Χέντριξ) (2018), Marios Piperides.
Secondo la legge, nessun animale, pianta o prodotto può essere trasferito dall’area greca di Cipro a quella turca e viceversa. Di conseguenza, lo squattrinato musicista Yannis si trova davvero nei guai quando deve recuperare il suo cane Jimi, che ha attraversato accidentalmente la zona cuscinetto dell’ONU (quella che divide le due parti dell’isola).
CROAZIA: Sole alto (Zvizdan) (2015), Dalibor Matanić.
Tre storie d’amore in tre decenni consecutivi, ma in due villaggi balcani oppressi da odio inter-etnico: Matanić riporta la storia del conflitto sanguinoso che ha coinvolto l’ex Jugoslavia, per evidenziarne la sofferenza, ma anche la possibilità di una speranza, cioè l’accettazione dell’”altro”, a prescindere dall’appartenenza all’etnia o allo schieramento politico.
DANIMARCA: Dies Irae (Vredens dag) (1943), Carl Theodor Dreyer.
Filmato durante l’occupazione nazista della Danimarca, Dreyer racconta l’impotenza individuale di fronte a una repressione sociale e paranoia in aumento. XVII secolo: Anna, la cui madre era stata ritenuta una strega, sviluppa una simpatia per un’altra donna, Marte, accusata di stregoneria. Il marito di Anna, Padre Absalon, si rifiuta di aiutare Marte, perciò Anna stessa dovrà decidere se vale la pena andare contro il severo codice morale del villaggio.
ESTONIA: Primavera1 (Kevade) (1970), Arvo Kruusement.
Basato sull’omonimo racconto dello scrittore e filosofo estone Oskar Luts, Primavera è arrivato al primo posto nella classifica del 2002 dei migliori film estoni di tutti i tempi2. Un Bildungsroman che analizza la vita di sette ragazzini delle medie, il rapporto tra tedeschi ed estoni e il passaggio tra innocenza infantile e delusione dell’età adulta.
FINLANDIA: Il cieco che non voleva vedere Titanic (Sokea mies, joka ei halunnut nähdä Titanicia)(2021), Teemu Nikki
Jaakko è un uomo costretto in sedia a rotelle dalla sclerosi multipla che l’ha privato quasi completamente anche della vista: questa è per lui doppiamente una tragedia, essendo un grande appassionato di cinema. L’intero film è girato in modo da far comprendere allo spettatore cosa significa vivere con una disabilità.
FRANCIA:L’Affaire Dreyfus (1899), Georges Méliès
La Francia è universalmente riconosciuta come la patria del cinema e Georges Méliès come uno dei suoi padri. La maggior parte dei suoi lavori, incluso quello che vi proponiamo, sono disponibili gratuitamente su YouTube, ma, a differenza di quelli normalmente citati, L’Affaire Dreyfus non è un film fantastico, magari ambientato sulla Luna, ma una fedele ricostruzione di uno dei casi di cronaca che più ha segnato la Repubblica francese. Il corto è stato ripreso anche in L’ufficiale e la spia (J’accuse) (2019) di Roman Polanski.
GERMANIA: Il matrimonio di Maria Braun (Die Ehe der Maria Braun) (1975), Rainer Maria Fassbinder
Il film si apre sul matrimonio del titolo, nel 1943, con Berlino sotto le bombe, e segue la protagonista Maria negli anni della guerra e della ricostruzione. Il matrimonio di Maria Braun è probabilmente il capolavoro di uno dei più importanti registi tedeschi (e al mondo), un’intelligente metafora della Storia post-bellica della Germania e il racconto realistico delle difficoltà di essere una donna durante quegli anni difficili.
GRECIA: Dogtooth (Κυνόδοντας) (2009), Yorgos Lanthimos
I genitori di una ricca famiglia tengono sotto reclusione i tre figli, due femmine e un maschio, nella loro enorme casa isolata dal resto del mondo, senza alcun contatto esterno, al fine di non contaminarli col mondo esteriore. Attraverso la metafora dell’educazione dei figli, Lanthimos fa i conti con il passato dittatoriale della Grecia e con il potere liberatorio dell’arte.
IRLANDA: Breakfast on Pluto (2005), Neil Jordan.
Fin da bambino, Patrick Brady è dotato di una forte sensibilità e ama vestirsi e truccarsi da donna. In quanto figlio di una relazione clandestina tra un prete e la sua cameriera, viene dato in adozione a una vedova in cambio di un sostanzioso sodalizio. Il ragazzo cresce in un’Irlanda occupata dagli inglesi e rivendicata dall’IRA e, una volta adulto e assunto il nome di Kitten, intraprenderà un viaggio per cercare sua madre e se stesso, esplorando la sua identità sessuale e nazionale.
ITALIA: Ginger e Fred (1986), Federico Fellini
Probabilmente il regista italiano più famoso al mondo, Federico Fellini, sotto la facciata circense e fantasmagorica dei suoi film, è stato un acuto indagatore della società italiana. Dando per scontato che abbiate già visto La dolce vita (1960), vi proponiamo quello che per molti versi è il suo seguito spirituale. Prima e unica volta sullo schermo assieme per i due attori feticcio/musa, Marcello Mastroianni e Giulietta Masina, Ginger e Fred racconta l’Italia della TV privata, della fama facile, della Milano da bere e del capitalismo yuppie: insomma, quell’Italia berlusconiana di cui siamo tuttə un po’ figliə.
LETTONIA: Una limousine il colore della vigilia di mezza estate[3] (Limuzīns Jāņu nakts krāsā) (1981), Jānis Streičs.
Quando la vecchia zia Mirta vince un’automobile alla lotteria ma senza saperla guidare, improvvisamente i suoi parenti vogliono “rendersi utili”, per ottenere il suo favore nel testamento. Una caricatura della famiglia e della natura umana, contornata di particolari sulla vita nell’Unione Sovietica.
LITUANIA: Reminiscences of a Journey to Lithuania (1971-1972), Jonas Mekas
Non possiamo parlare di cinema lituano senza citare Jonas Mekas, un pioniero del cinema indipendente. Reminiscences of a Journey to Lithuania è il secondo film-diario di Mekas, girato durante il suo viaggio nel villaggio natale di Semeniškiai, avendolo lasciato ventisette anni prima per gli Stati Uniti d’America.
LUSSEMBURGO: Hamilius: Hip Hop Culture in Luxembourg (2010), Alain Tshinza.
Nonostante la ridottissima produzione cinematografica del Lussemburgo, non potevamo lasciare questo Paese senza rappresentazione; dunque, offriamo Hamilius, un documentario sulla storia e cultura hip hop lussemburghese. Il titolo presumibilmente prende il nome da Émile Hamilius, sindaco di Lussemburgo dal 1946 al 1963.
MALTA: Luzzu (2021), Alex Camilleri.
Il luzzu è una barca tipica maltese, tradizionalmente colorata di rosso, giallo, verde e blu e con due occhi sulla prua: questa imbarcazione dà il titolo al film, che si concentra sul pescatore Jesmark. Per fronteggiare le difficoltà economiche che la sua famiglia sta attraversando, Jesmark decide di correre il rischio ed entra nel mercato nero.
OLANDA: L’albero di Antonia (Antonia) (1995), Marleen Gorris.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Antonia e sua figlia Danielle tornano al loro paesino olandese, dove la madre di Antonia ha lasciato loro una piccola fattoria. Lì, le due fondano una grande famiglia allargata di stampo matriarcale.
POLONIA: Woman of… (Kobieta z…) (2023), Malgorzata Szumowska e Michal Englert
Fresco fresco dall’ultima Mostra del Cinema di Venezia, questo film è stato una sorpresa totale. Attraversando la Storia della Polonia dagli anni ‘80, gli anni di Solidarnosc, al giorno d’oggi, il film racconta il percorso di una donna transessuale e di tutte le contraddizioni di un Paese che ancora oggi si confronta con leggi e governanti ostili alla comunità LGBTQ+.
PORTOGALLO: Juventude em marcha (2006), Pedro Costa.
Sullo sfondo del quartiere capoverdiano di Fontainhas, seguiamo il vecchio Ventura, operaio a Lisbona, lasciato dalla moglie Clotilde. Ventura vagabonda per il quartiere degradato, dove considera come suo figlio ogni giovane che incontra e ogni giorno aggiunge mentalmente una frase a una lettera d’amore per sua moglie.
REPUBBLICA CECA: Le margheritine (Sedmikrásky) (1966), Věra Chytilová
Nella stagione delle “nouvelles vagues” cinematografiche, gli anni ‘60, la Repubblica Ceca (allora Cecoslovacchia) ebbe una delle correnti più originali e attive d’Europa, che diede i natali artistici, tra gli altri, a Miloš Forman (Amadeus, Qualcuno volò sul nido del cuculo). Věra Chytilová gira un film irriverente, femminista, psichedelico. Una pietra miliare della Storia del cinema.
ROMANIA: 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni (4 luni, 3 săptămâni și 2 zile) (2007), Cristian Mungiu
Romania, 1987. Nei conclusivi e difficili anni del regime di Ceaușescu, due ragazze di provincia, Otilia e Găbița, dividono la stanza in un pensionato universitario. Quando Găbița rimane incinta senza volerlo, inizia per loro il calvario di trovare un modo illegale per abortire, al tempo un reato nel Paese. Un racconto potente ma discreto, Palma d’Oro a Cannes.
SLOVACCHIA: Il negozio al corso (Obchod na korze) (1965), Elmar Klos, Ján Kadár.
Uno dei film più rappresentativi e iconici della Nová vlna (“nuova onda”), movimento cinematografico cecoslovacco degli anni Sessanta. In un paese slovacco occupato dai tedeschi, il falegname Tono Brtko viene fittiziamente nominato “proprietario ariano” di un negozio di proprietà ebraica, dando inizio al suo tormento interiore: vale la pena salvare se stesso a discapito di ebrei innocenti?
SLOVENIA: Slovenian girl (Slovenka) (2009), Damjan Kozole.
Aleksandra lavora di nascosto dal padre come prostituta, dal nome di “Slovenka”, per mantenersi e continuare a studiare a Ljubljana; tuttavia, la faccenda si complica quando uno dei suoi clienti muore d’infarto in una stanza d’hotel. Il film è un’allegoria per il riassestamento politico della Slovenia, una volta parte della Yugoslavia e poi membro dell’UE.
SPAGNA: Cría cuervos… (1975), Carlos Saura
Ormai adulta, Ana ricorda la sua infanzia di venti anni prima. Si rivede legata da un profondo affetto alla madre, morta poi di un male incurabile, mentre odiava a tal punto il padre – un ufficiale franchista infedele alla sua povera moglie – da volerlo avvelenare. La sua crescita coincide con il tramonto del periodo franchista e Saura ci regala un film dalle tinte bergmaniane con una bravissima Geraldine Chaplin.
SVEZIA: Il settimo sigillo (Det sjunde inseglet) (1957), Ingmar Bergman.
Di ritorno dalla Crociata in Terra Santa, il cavaliere Antonius Block ritrova il suo paese devastato dalla peste e incontra la Morte, che accetta di sfidarlo a una partita a scacchi e rinviare temporaneamente il suo “incarico”. Macabro e filosofico, è considerato uno dei migliori film del regista svedese più grande e influente di tutti i tempi.
UNGHERIA: Il figlio di Saul (Saul fia) (2015), László Nemes
Senza dubbio il film ungherese più famoso degli ultimi anni (ha anche vinto l’Oscar per il miglior film in lingua straniera), Il figlio di Saul segue un kapò di Auschwitz e pone difficili domande sulla moralità, l’etica e la natura umana. Non il film più allegro in questa lista, ma una lucidissima e asciutta riflessione sull’Olocausto, basato su una storia vera.
- Traduzione dell’autrice.
- https://web.archive.org/web/20080324021805/http://www.tallinnfilm.ee/index.php?page=67&
- Traduzione dell’autrice.
di Valentina Oger e Vittoria Tosatto
L’Unione fa l’Europa
Editoriale · L’Eclisse
Anno 3 · N° 5 · Settembre 2023
Copertina di Maria Traversa.
Hanno partecipato alla realizzazione di questo editoriale: Greta Beluffi, Bianca Beretta, Ludovica Borelli, Matteo Capra, Michele Carenini, Ginevra Cesati, Anna Cosentini, Joanna Dema, Clara Femia, Eugenia Gandini, Chiara Gianfreda, Nikolin Lasku, Rosamaria Losito, Matteo Mallia, Erica Marchetti, Laura Maroccia, Marcello Monti, Valentina Oger, Alessandro Orlandi, Erika Pagliarini, Matteo Paguri, Luca Ruffini, Arianna Savelli, Gioele Sotgiu, Tommaso Strada, Vittoria Tosatto, Marta Tucci, Marta Urriani.