Peter Parker è un ragazzo di sedici anni proveniente dal Queens, uno dei distretti di New York City. Durante una gita scolastica presso un laboratorio scientifico, viene morso da un ragno radioattivo (o geneticamente modificato, in base all’universo narrativo), il quale gli conferisce dei poteri sovrumani che lo rendono profondamente diverso dai suoi coetanei e dalle persone che gli stanno intorno. Prima di comprendere in che modo usare queste sue nuove capacità, si trova ad affrontare una delle prove più difficili della sua vita: l’uccisione dello zio per mano di un ladro. Questo episodio, insieme agli insegnamenti dello zio stesso, è per lui determinante, rendendolo un eroe oggi molto conosciuto: Spider-Man.
Questo preambolo, per molti non necessario, è l’inizio della storia di uno dei personaggi di fantasia più amati di tutti. Dopo essere apparso nei fumetti per numerosi decenni, ha avuto modo di ritagliarsi uno spazio importante sul grande schermo, con una storia cinematografica più che ventennale e travagliata. Insieme a questi ambiti, non vanno dimenticati i vari cartoni animati e videogiochi che, con maggiore o minore successo, sono stati realizzati nel corso del tempo. Difatti, hanno permesso che il soggetto in questione raggiungesse il maggior numero di persone possibili, sia per fascia d’età che per hobby ed interessi.
Inoltre, grazie alle già citate abilità ed al suo umorismo tagliente, nonché al notevole intelletto di cui è dotato, Peter Parker e la sua controparte identitaria hanno fatto breccia nel cuore di moltissimi ragazzi ed adulti. Chi legge un fumetto di Spider-Man o chi guarda un suo film, lo fa perché ama vedere le mirabili gesta di un supereroe all’opera e/o perché trova particolarmente divertenti le sue battute. Insomma, i pregi dell’eroe non sono pochi e possono essere spesso apprezzati nello stesso identico istante.
Tuttavia, quando quest’ultimo sconfigge il criminale di turno e si toglie la sua maschera, torna ad essere un ragazzo come tanti. Un ragazzo che, nonostante tutte le sue prodezze, si trova contro il mondo intero. Per questo, molto spesso incappa in situazioni personali piuttosto imbarazzanti, facendo emergere alcuni difetti che l’eroe non possiede. Insicurezza, debolezza e persino bassa autostima. Poco importa che grazie a lui tantissime persone abbiano potuto rivedere e riabbracciare un amico o un parente. La forza fisica guadagnata con le sue mutazioni genetiche non lo aiuta: è proprio la forza psicologica che, in molte occasioni, gli viene a mancare, rendendogli molto difficile la possibilità di andare avanti. Come se non bastasse, insieme a tutti noi, deve fare quasi letteralmente a botte con le necessità quotidiane, ritrovandosi a bilanciare disperatamente i tentativi di guadagnarsi da vivere con i momenti di studio, per il quale è particolarmente portato, e gli impegni da supereroe. Va da sé che questi ultimi finiscono inevitabilmente per assorbire la maggior parte del tempo a sua disposizione.
Quindi, ci si può e ci si deve porre la domanda seguente: chi è realmente Spider-Man? No, non è “solo” Peter Parker e nemmeno una delle varianti (Miles Morales, Ben Reilly, Gwen Stacy, etc.) che abbiamo imparato a conoscere. Spider-Man è chiunque aiuti le altre persone senza aspettarsi nulla in cambio e per il solo bene di gli/le sta accanto. Sostanzialmente, estendendo questa qualità a quante più persone possibili (si spera), Spider-Man è tutti noi. Anzi, meglio: tutti noi siamo Spider-Man. Sì, è così.
Poco importa che, se ci mettiamo con mani e piedi attaccati ad un muro, cadiamo inesorabilmente sul pavimento. E conta altrettanto poco il fatto che non abbiamo a nostra disposizione uno spara-ragnatele che ci permetta di lanciarci giù dall’edificio più alto che conosciamo. Questi sono gadget che completano il personaggio fumettistico e, in quanto tale, non realistico. Nel mondo in cui viviamo, non è possibile oscillare per le città a notevole velocità e sconfiggere curiosi nemici. Non per ora, perlomeno. Ciò nonostante, resta possibile e fondamentale portare avanti la missione morale che l’Uomo Ragno cerca di mettere in pratica. Essere presente per gli altri, chiunque essi siano, senza pretendere assolutamente nulla in cambio. Assistere gli altri perché è giusto farlo e non perché si pensa al possibile tornaconto, perlomeno finché se lo meritano. Saper aiutare gli altri nel modo più sincero ed efficace possibile è un grande potere e saperlo applicare nel momento migliore e nel modo corretto è una grande responsabilità.
Il parallelismo è evidente, quindi, in principio a livello comportamentale, ma le varie incarnazioni dell’Uomo Ragno dimostrano che si manifesta anche dal punto di vista generazionale. Come segnalato in un articolo su Wired1 e come noto ai fan, specialmente dopo l’epopea degli ultimi film di animazione, Peter Parker non è un personaggio univoco, ma si sa ben adattare ai vari momenti (personali e storici) che le persone si trovano ad affrontare. In tutte le rappresentazioni fumettistiche e multimediali, Spider-Man è cambiato in maniera profonda, mantenendo un forte contatto con il proprio periodo di pubblicazione e senza mai diventare avulso dalla realtà. La tecnologia, le problematiche esistenziali e le lotte sia intime che emancipatrici dei soggetti ritratti si sono modificate e plasmate con il passare del tempo. I mezzi a disposizione dello Spider-Man di Tobey Maguire e l’ambiente in cui vive sono profondamente differenti da quelli di Tom Holland. Il discorso non cambia per il loro modo di rapportarsi con gli altri e le loro città. Non è tutto, però.
Così come lui, anche noi abbiamo i nostri nemici. Equiparabili, senza dubbio. Nel nostro caso, non sarà mai uno strano tizio vestito di verde affetto da un disturbo della personalità che viaggia su un velivolo improvvisato, questo è chiaro. Potrebbe essere, però, tenace come quest’ultimo. E la nostra quotidianità ne è piena sino ai minimi dettagli. Così come lui, anche noi dobbiamo proteggere le persone che amiamo dai nostri pericoli. Poi, se consideriamo che nel suo caso sono agenti esterni e nel nostro, molto spesso, elementi che provengono da noi stessi, allora la questione si fa ancora più complessa. Perché, com’è noto, quando si presentano le tanto temute difficoltà siamo spesso noi stessi a ferire chi tiene a noi ed è difficilissimo rendersene conto in tempo. Peter Parker stesso, in rare occasioni, si è trovato davanti ad una situazione simile, ma per lui la maggior parte delle volte sono minacce anomale ad incombere sui suoi affetti. Molto più difficili da trovare, vero, ma per certi versi molto più semplici da tenere sotto controllo. Si può dire che, da questa prospettiva, gli sia andata meglio.
Purtroppo, però, le (grandi) responsabilità portano con loro dei pesi notevoli, che sfociano spesso nei sensi di colpa. Un articolo del blog Il SuperUovo2 descrive molto bene questo processo psicologico, non solo in maniera generale ma anche e soprattutto applicata a Peter Parker. Nonostante ci si riferisca ad un episodio specifico di una saga fumettistica ben determinata, il senso di colpa è una costante caratteriale che accompagna l’Uomo Ragno dagli albori della sua “carriera” di supereroe al resto della sua storia nota. Difatti, è responsabile, almeno parzialmente e/o indirettamente, della morte dello Zio Ben e di scomparse e ferite di altri importanti elementi intorno a lui. Spesso e volentieri, questi infausti avvenimenti accadono anche quando Peter cerca di fare del bene e la situazione, improvvisamente ma inevitabilmente, degenera in maniera vertiginosa. Spider-Man non riesce a perdonarsi per queste circostanze che si ripetono più volte, imputando tutto ciò ai suoi superpoteri senza i quali, si presume, i suoi affetti sarebbero ancora vivi. Questo lo porta a crogiolarsi in una sorta di autoconvinzione delle proprie colpe, fino ad alcune scelte drastiche. Nessuno di coloro che gli sta intorno, sia per ovvie ragioni che per il suo carattere schivo, sono in grado di capire cosa gli passi per la testa né lui cerca di coinvolgerli.
Proprio per questo, nel momento in cui ci troviamo da soli con i nostri pensieri e senza nessuno che ci stia accanto, sappiamo esattamente cosa prova Peter Parker nel momento in cui, senza il suo costume, deve affrontare tutti i suoi pensieri. Responsabilità, impegni ed oneri sono all’ordine nel giorno e, sin troppo spesso, non riceviamo lo stesso aiuto e lo stesso affetto che abbiamo riservato agli altri. Nemmeno dalle persone che stanno più vicine a noi, o perlomeno che ci pare stiano più vicine. Ovviamente e fortunatamente, non si tratta di un discorso universalmente valido, ma è frequente e pienamente in linea con la vita del nostro: Spider-Man passa il suo tempo a proteggere gli altri, ma non c’è quasi mai nessuno che si prenda la briga di proteggere Peter Parker.
Nonostante ciò, si continua quasi sempre a sostenere coloro che ne hanno bisogno, anche quando sono mancate allo stesso dovere. Non è importante che ci abbiano ferito o, più “semplicemente”, che siano state assenti nel momento in cui avevamo bisogno. Non le si abbandona per una questione morale, a costo di sentirsi in conflitto con sé stessi. Sempre finché se lo meritano, s’intende. Anche Spider-Man, prima di guadagnarsi la stima di una parte consistente di New York City, deve superare l’avversione della popolazione stessa. Una sorta di “gavetta” da oltrepassare per conquistare la fiducia altrui.
Queste deduzioni metaforiche non ci danno assolutamente il permesso di uscire in calzamaglia per la strada con la scusa che aiutiamo incondizionatamente gli altri (ammesso e non concesso che lo si faccia realmente), ma possono procurarci una certa e meritata soddisfazione in relazione al nostro ruolo sociale e nella vita dei nostri cari. Non a caso, se questi ultimi si ritrovano non di rado a chiederci consigli e conforto in merito ai problemi della loro vita, non siamo forse degli eroi? Senza bisogno di (s)cadere nella vanità, assolutamente non necessaria e che non si addice ad un valoroso, occorre domandarsi come agirebbe quella persona se non ricevesse il nostro aiuto. Chissà, forse finirebbe in uno stato di tristezza oppure in una situazione ancora peggiore. Allora, in quel momento, le nostre frasi di incoraggiamento non si trasformano in una sorta di ragnatela che salvano il prossimo da un’inesorabile caduta? Fisicamente, no, è ovvio. Psicologicamente e metaforicamente, invece, sì.
Riprendendo sinteticamente i concetti espressi sinora, si può concludere dicendo che i personaggi come Spider-Man non sono soltanto inseriti in un universo narrativo fantastico, ma potrebbero essere intorno a noi. Potremmo essere noi stessi. Tutto dipende dal nostro modo di pensare e di comportarci. Essere come Spider-Man non è difficile, ma non è neanche bello come può sembrare. Tuttavia, è la scelta moralmente più giusta che si possa fare ed occorre forza per portarla avanti anche quando sembra impossibile riuscirci. Per questa ragione, è necessario e fondamentale avere intorno persone di questo tipo. Parallelamente, è necessario comprenderle e rispettarle, imboccando la loro stessa strada ed impegnandosi per onorare quella scelta nella maniera più scrupolosa possibile. Sparare ragnatele è umanamente impossibile…crearle metaforicamente ed essere eroi, no.
Note
- https://www.wired.it/article/spider-man-across-the-spider-verse-personaggio-analisi-film/
- https://www.ilsuperuovo.it/soltanto-un-altro-giorno-peter-parker-e-il-senso-di-colpa/
di Alessandro Mazza
Nato nel 2002 in Romagna, sono studente all’Università di Bologna. Lo studio è, fortunatamente, fra le mie passioni, come lettura, musica e scrittura. Insieme ad altre meno “auliche”, come lo sport. Curioso per natura, mi pongo domande e cerco risposte, molto spesso senza successo, ma con conoscenze in più.