Indaco
“Laura!”.
Laura alza lo sguardo verso la maestra. Era distratta, come sempre. Mentre gli altri bambini ascoltano e fanno domande, Laura preferisce passare le ore di grammatica e geometria a vagare nei suoi pensieri, tamburellando con le dita sul banco; oppure, a piegare un foglio di carta in un aeroplanino, o in una barchetta, o in qualunque cosa le suggerisca la sua vivace immaginazione.
“Non è questo il modo di comportarsi!”.
Non è la prima volta che viene ripresa, e non sarà l’ultima. Non è mai stata una bambina educata e disciplinata. Non le è mai piaciuto dover ascoltare gli adulti e le loro apparentemente insensate richieste. Le consuetudini, le buone maniere e tutte le cose che una brava bambina dovrebbe fare, Laura le vive come una gabbia, una catena che le impedisce di fare quello che davvero vorrebbe fare, di essere la bambina che veramente è.
Laura non è una bambina come le altre.
All’insaputa dei coetanei e della maestra, Laura è una bambina indaco. Il colore indaco della sua aura è indicativo della sua grande inclinazione spirituale. I bambini come lei sono unici e speciali: Laura è una bambina estremamente intelligente, ma al tempo stesso fortemente empatica e sensibile. È inoltre molto creativa e talentuosa, nonché spaventosamente sicura di sé, e non ha paura di esprimersi né attraverso le parole né attraverso la sua arte.
Al tempo stesso essere indaco vuol dire non potersi inserire agilmente negli schemi prefissati della società moderna: Laura si distrae facilmente, come se la sua prodigiosa mente si annoiasse a seguire il lento ritmo della routine di tutti i giorni. Viene considerata una “ribelle” dagli insegnanti e dagli educatori e fa fatica a rispettare le istruzioni e ad adempiere a suoi doveri se non ne viene spiegato il motivo. Non riesce a relazionarsi con i coetanei, o meglio, sono i coetanei a non capire come approcciarsi a lei.
Gli insegnanti sono preoccupati. Sua madre, tuttavia, sa la verità, ed è tranquilla. Sa che i bambini indaco possono avere difficoltà a scuola a causa delle loro qualità prodigiose. I bambini come Laura, ne è convinta, saranno il prossimo passo dell’evoluzione umana. Nel prossimo futuro, prenderanno in mano le redini del mondo, risolveranno le piaghe della guerra, dell’inquinamento e della corruzione morale e spirituale. Ciò che la mamma di Laura, purtroppo, non sa, è che l’indaco non è un dono celeste, non è un nuovo futuro per l’umanità e non è nemmeno una qualità rara o speciale. È l’insieme dei tipici sintomi del Disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività, anche noto con l’acronimo inglese ADHD. La mamma di Laura, così come moltissimi genitori in tutto il mondo occidentale, non ha portato la figlia da uno specialista per una diagnosi: ha preferito fidarsi dei numerosi libri, documentari e conferenze sul tema dei bambini indaco, seguendo i consigli di sedicenti esperti che consigliano strane terapie esoteriche come alternativa ai medicinali.
L’epopea dei bambini indaco inizia nello studio di una parapsicologa di San Diego. Nancy Ann Tappe amava definirsi “una persona ordinaria, con un talento straordinario”. Era infatti in grado di vedere i colori delle persone. Eh sì, perché secondo Nancy tutti noi abbiamo un nostro colore caratteristico, che definisce la nostra personalità e la nostra percezione. Un colore che Nancy riusciva a vedere benissimo1.
Ed è proprio lei ad accorgersi, sul finire degli anni ‘60, dell’emergere nei bambini di un colore nuovo, fino ad allora a lei sconosciuto: l’indaco. Nancy descrive l’indaco come un “colore spirituale”, tipico di persone creative ed empatiche. Secondo Tappe, nel corso degli anni ‘70 e ‘80 questo colore è diventato sempre più comune, al punto che la maggior parte dei bambini nati a partire dagli anni ‘90 sarebbe di colore indaco.
Nancy pubblicò queste idee nel libro Understanding your life through color del 1986, che riuscì a godere di una certa diffusione nel sempre più vasto mondo della New Age. Ma è solo negli anni Novanta, quando le idee di Tappe vennero riprese da Lee Carroll, che il fenomeno dei bambini indaco esplode. Carroll, insieme a sua moglie Jan Tober, pubblicò il libro The Indigo Children: The New Kids Have Arrived nel 1998: qui descrive gli indaco come bambini dall’alto quoziente intellettivo, sicuri di sé, attivi, insofferenti all’autorità e agli schemi predefiniti del sistema. Il libro si apre con questa citazione di una mamma:
«These kids can be very bright, very charming – and impossible to live with. They think of things that are fun and creative at a rate of about 10 per second. While you are trying to put out the fire they set toasting marshmallows on the stove, they are in the bathtub trying to see if goldfish will survive in the hot water.»
Questi bambini sanno essere molto intelligenti e vivaci – e impossibili da gestire. Pensano a cose creative e divertenti da fare al ritmo di circa 10 al secondo. Mentre stai cercando di estinguere il fuoco che hanno appiccato abbrustolendo i marshmallow sui fornelli, loro sono già nella vasca da bagno a vedere se il pesciolino riuscirà a sopravvivere nell’acqua calda.
Le descrizioni qui riportate dei bambini indaco ricordano molto i tipici sintomi dell’ADHD, e gli stessi autori se ne rendono conto. Nel loro libro, Carroll e Tober suggeriscono una correlazione tra l’aumento delle diagnosi di ADHD e l’arrivo degli indaco e, al tempo stesso, sollevano dubbi sulla somministrazione di farmaci come il Ritalin per il trattamento di questi bambini2.
Secondo molti sostenitori della teoria dell’indaco, le peculiarità di questi bambini non sono che la manifestazione di qualcosa di più profondo. C’è chi sostiene che gli indaco siano il prossimo passo evolutivo della specie umana. Altri sono convinti che possiedano poteri telepatici, o siano in grado di comunicare con gli spiriti, o addirittura che il loro arrivo sia l’inizio di una nuova era di purificazione e crescita spirituale3.
Secondo Robert Todd Carroll, professore di filosofia e autore del progetto The skeptic’s dictionary, per molti genitori può essere confortante pensare che il proprio figlio sia speciale. L’ADHD è un disturbo e la sua diagnosi ha quindi, inevitabilmente, un’accezione negativa. Molti possono arrivare a pensare che il proprio figlio sia difettoso. È la diagnosi di un’imperfezione, di un disagio, della necessità di una maggiore attenzione e di un maggiore sforzo per venire incontro alle esigenze del bambino. Ecco che quindi la promessa di una spiegazione alternativa diventa rassicurante4.
I libri di Tappe e Carroll, seguiti in rapida successione da molti altri, trovano terreno fertile negli Stati Uniti degli anni ‘90/’00, dove le diagnosi di ADHD sono sempre più comuni e i farmaci più usati per il loro trattamento, come il Ritalin, spaventano l’opinione pubblica per i loro effetti collaterali, veri o presunti.
E non solo libri: sui bambini indaco sono stati prodotti film, documentari e riviste, sono state organizzate conferenze internazionali, workshop e consulenze per i genitori, ovviamente dai prezzi non modici5. È difficile stimare quanti soldi siano stati guadagnati da queste attività, ma è certo che l’indaco sia stato un colore lucroso per molti, soprattutto negli anni d’oro del movimento.
Le caratteristiche attribuite ai bambini indaco sono sufficientemente vaghe e numerose che quasi qualunque bambino potrebbe essere considerato tale. Secondo il neuropsicologo Russel Barkley i loro tratti caratteristici sono un ottimo esempio dell’effetto Forer: chiunque, posto di fronte ad un profilo così generico, potrebbe convincersi di esserne descritto. L’effetto Forer è alla base del successo dell’astrologia, della divinazione e di molte altre pseudoscienze. Non solo: queste “qualità speciali” si osservano nei bambini già da molto prima che i primi indaco facessero la loro apparizione, quindi non è chiaro come questi bambini possano rappresentare un nuovo futuro per l’umanità, o anche semplicemente una novità.
Con il passare degli anni l’impeto del movimento è andato scemando. La rivista online dedicata Children of the new Earth non esiste più, Tappe è morta nel 2012, Carroll e Tober non scrivono libri sui bambini indaco dal 2009. I bambini cresciuti come indaco sono ora adulti, e chi ha continuato a credere nel colore speciale della propria aura spesso si è interessato anche di altre pratiche esoteriche e pseudoscientifiche6.
In queste poche righe non ho presentato in modo imparziale il tema dei bambini indaco, non mi è stato possibile. Ho sempre cercato di essere rispettoso delle esperienze spirituali vissute dalle altre persone, e di astenermi quanto possibile dal giudizio. Ma quando, come in questo caso, una credenza religiosa o spirituale va a nuocere sulla vita di altre persone, in particolar modo bambini, a mio parere non è più possibile rispettare questo credo senza mancare di rispetto alla dignità e alla vita delle vittime.
Non esiste nessuna prova scientifica dell’esistenza dell’aura o dei colori delle persone. Come non esiste nessuna prova di quanto detto e sostenuto da Tappe, da Carroll, e da tutti coloro che si sono arricchiti con libri, documentari e conferenze sui bambini indaco. Esistono invece solide prove e numerosi studi scientifici sulla realtà dell’ADHD, sui disagi reali che provoca nelle vite dei bambini che ne sono affetti e sulle vere ed efficaci terapie che possono essere messe in atto per aiutare questi bambini.
Daren Kemp, nel suo libro New Age, a Guide del 2004, scrive:
«One of the few things on which all scholars agree concerning New Age is that it is difficult to define. Often, the definition given actually reflects the background of the scholar giving the definition. Thus, the New Ager views New Age as a revolutionary period of history dictated by the stars; the Christian apologist has often defined new age as a cult; the historian of ideas understands it as a manifestation of the perennial tradition; the philosopher sees New Age as a monistic or holistic worldview; the sociologist describes New Age as a new religious movement (NRM); while the psychologist describes it as a form of narcissism.»
Una delle poche cose su cui gli studiosi della New Age concordano è che è difficile da definire. Molto spesso, le definizioni date riflettono in realtà il background dello studioso che le formula. Quindi, per il “New Ager”, la New Age è un rivoluzionario periodo storico dettato dalle stelle; per il cristiano è un culto; per lo storico delle idee una manifestazione di perennialismo; per il filosofo è una visione del mondo monistica o olistica; per il sociologo è un nuovo movimento religioso (NRM); mentre per lo psicologo è una forma di narcisismo.
E sono convinto anch’io che il fenomeno dei bambini indaco sia una manifestazione di narcisismo: di un genitore che non riesce ad accettare che il proprio figlio sia in qualche modo imperfetto, e che abbia bisogno di aiuto; di chi, ritenendosi superiore ad esperti e scienziati, preferisce rifugiarsi nella confortante illusione che suo figlio sia speciale, che i suoi difetti siano in realtà pregi, che i suoi disagi siano presagi di un destino brillante e glorioso. La possibilità di sbagliarsi, e che questo atteggiamento possa portare a conseguenze disastrose, non è neppure contemplata.
Note
- http://nancyanntappe.com/
- https://www.nytimes.com/2006/01/12/fashion/thursdaystyles/are-they-here-to-save-the-world.html
- https://science.howstuffworks.com/science-vs-myth/extrasensory-perceptions/indigo-children.htm
- https://skepdic.com/indigo.html
- https://web.archive.org/web/20120328134521/https://www.csicop.org/SI/show/seeing_the_indigo_children ; https://web.archive.org/web/20141031153817/http://www.dallasobserver.com/2006-03-09/news/little-boy-blue/full/
- https://www.youtube.com/watch?v=SL5Rd3Bnxms&t=397s
di Lorenzo Ramella