Crescere bilingui
In un mondo sempre più globalizzato e multiculturale, la necessità di parlare varie lingue è di assoluta rilevanza. Non a caso, molte famiglie scelgono di crescere ed educare i propri figli in due o più lingue. I motivi di questa decisione spaziano dal garantire loro migliori opportunità lavorative al mantenimento della propria identità e cultura d’origine se, ad esempio, vivono all’estero (cfr. Lee et al. 2015, 506-507).
Per molto tempo, gli studi scientifici sul bilinguismo nei bambini sono stati offuscati da miti e interpretazioni erronee, al punto che alcuni pediatri sconsigliavano l’esposizione a due lingue (Byers-Heinlein e Lew-Williams 2013, 95). Infatti, uno dei tanti falsi miti afferma che ascoltare più lingue confonde i bambini. In realtà, sono incredibilmente sensibili ai diversi modi di parlare delle persone: anche quando ascoltano una sola lingua, imparano molto rapidamente le differenze tra il modo di parlare di uomini e donne, e tra i vari modi di parlare educati e maleducati (Sorace e Ladd n.d.).
In seguito a una panoramica generale sul bilinguismo, tratteremo le tecniche principali adottate dalle famiglie per l’educazione bilingue (ossia, i metodi One Parent, One Language e Minority Language at Home) e i molteplici vantaggi offerti da un cervello bilingue dal punto di vista cognitivo e sociale.
Bilinguismo: definizione e tipologie
La definizione più immediata di bilinguismo è “la capacità di usare due lingue nella vita quotidiana”. Il bilinguismo è diffuso e risulta in costante aumento a livello globale: Byers-Heinlein e Lew-Williams (2013) stimano che una persona su tre nel mondo sia bilingue o, addirittura, multilingue. Dal punto di vista istituzionale e/o sociale, questo fenomeno è riscontrabile in diverse parti del mondo declinato in varie maniere: basti pensare alla Svizzera, al Belgio, al Sudafrica o al Canada.
La letteratura scientifica (Bonifacci, Cappello e Bellocchi 2012; Bonifacci e Bellocchi 2014) ha introdotto delle semplici, ma fondamentali distinzioni delle tipologie di bilinguismo.
- In primo luogo, il bilinguismo simultaneo consiste nell’esposizione del bambino a due lingue sin dalla nascita, mentre per bilinguismo consecutivo s’intende l’esposizione del bambino alla seconda lingua (L2) dopo un buon consolidamento delle competenze nella prima lingua o lingua madre (L1).
- Poi, il bilinguismo famigliare descrive l’esposizione alla L2 in famiglia assieme alla L1, mentre con bilinguismo scolastico si definisce l’apprendimento della L2 principalmente a scuola.
- Infine, il bilinguismo additivo offre potenzialità di sviluppo sociale e porta elementi positivi complementari per lo sviluppo del bambino in una comunità che attribuisce prestigio a entrambe le lingue. Invece, quello sottrattivo, che si verifica in una comunità in cui una lingua è più prestigiosa dell’altra, pone il parlante in condizioni di svantaggio, fino ad arrivare ad una situazione in cui la lingua più prestigiosa prende il posto dell’altra, la quale verrà sempre usata in maniera limitata.
Metodi
Le tecniche principali per l’educazione bilingue dei bambini sono due: “un genitore, una lingua” (One Parent, One Language; OPOL) e “lingua minoritaria a casa” (Minority Language at Home; MLAH).
Come dice il nome stesso, la tecnica “un genitore, una lingua” (One Parent, One Language; OPOL) prevede che ogni genitore parli solamente una lingua (di solito la prima lingua, ma non necessariamente) in qualsiasi contesto. Ad esempio, una persona di madrelingua inglese userebbe solo l’inglese con i propri figli, mentre il suo partner di madrelingua portoghese parlerebbe con loro unicamente in portoghese. Questa regola si applica sia dentro che fuori casa.
Il metodo OPOL si è rivelato molto efficace: una ricerca condotta su un campione di 2.000 famiglie dalla Prof.ssa Annick De Houwer (2007) è giunta alla conclusione che il 75% dei bambini cresciuti con questo metodo sono diventati bilingui, a seconda del rigore con cui è stato seguito. Infatti, il fattore chiave del successo di questa tecnica è la costanza: ogni genitore non deve mai passare ad un’altra lingua rispetto a quella prestabilita. All’inizio, i bambini possono mischiare le lingue o rispondere nella “lingua sbagliata” (per esempio, rispondere in portoghese al genitore anglofono), ma impareranno col tempo a capire quale lingua usare con quale persona (l’inglese col genitore anglofono, il portoghese col genitore lusofono).
Tuttavia, sono stati riportati alcuni problemi concernenti questa strategia. Prima di tutto, può essere difficile usare una sola lingua indiscriminatamente in qualsiasi contesto. Immaginiamo che la famiglia anglo-portoghese abiti in Portogallo: nelle occasioni in cui si trovano con un gruppo di amici esclusivamente lusofoni, sia il genitore anglofono che i bambini possono sentirsi in imbarazzo o scortesi a parlare in inglese, una lingua che nessun altro può capire. Un ulteriore problema riguarderebbe la presenza di una lingua “più forte” dell’altra, ossia quella a cui i bambini vengono esposti più frequentemente (nel nostro esempio, il portoghese). Perciò, il genitore che parla la lingua minoritaria (nel nostro esempio, l’inglese) dovrà impegnarsi di più per dare maggiore esposizione alla propria lingua.
La strategia della “lingua minoritaria a casa” (Minority Language at Home; MLAH) consiste, invece, nell’uso della lingua minoritaria in famiglia e della lingua maggioritaria per le interazioni sociali al di fuori del contesto famigliare. Ad esempio, una famiglia italiana residente a Berlino vuole che i propri figli siano bilingui italiano-tedesco. Adottando il metodo MLAH, entrambi i genitori parlerebbero italiano a casa e tedesco al parco giochi. Il vantaggio principale del parlare la lingua minoritaria a casa è la maggiore esposizione a quest’ultima in confronto al metodo “un genitore, una lingua”.
Tuttavia, il metodo presenta anche degli svantaggi. Prima di tutto, se i bambini vengono educati esclusivamente nella lingua minoritaria, possono avere competenze meno solide nella lingua maggioritaria rispetto ai loro compagni di classe. Tuttavia, è stato dimostrato che i bambini sono in grado di imparare le lingue abbastanza rapidamente se esposti in maniera adeguata: la maggior parte di coloro che iniziano la scuola con una padronanza minore della lingua maggioritaria possono solitamente impararla in breve tempo, sviluppando un livello di competenza comparabile a quello dei compagni monolingui. Inoltre, dal punto di vista sociale, i bambini potrebbero iniziare a sentirsi diversi dagli altri bambini o, addirittura, vergognarsi della lingua parlata a casa. È necessario sottolineare il fatto che i genitori trasmettono ai figli non solo la loro lingua, bensì anche una parte della loro cultura e della loro identità (cfr. Lee et al. 2015, 507).
Vantaggi
Per quanto concerne i vantaggi dell’essere bilingui, diversi studi hanno osservato e confermato che i bambini che crescono in un contesto di bilinguismo mostrano migliori abilità nell’ambito delle capacità cognitive: per esempio, sono più veloci dei monolingui a ignorare uno stimolo che distrae, o a cambiare “regola” nel passaggio tra un compito e un altro (Bonifacci e Bellocchi 2014, 52). È importante evidenziare che il vantaggio cognitivo dipende dal continuo allenamento che la mente fa nel parlare due lingue differenti con persone diverse (Bonifacci e Bellocchi 2014, 53).
Inoltre, gli effetti positivi del bilinguismo sul sistema cognitivo sembrano evidenziarsi maggiormente quando il sistema in questione non è ancora completamente maturo, oppure quando attraversa una fase funzionalmente discendente, per esempio durante l’invecchiamento (Bonifacci, Cappelli e Bellocchi 2012, 11). In riferimento a quest’ultimo punto, è stato evidenziato come il bilinguismo può conferire un fattore di protezione rispetto allo sviluppo di demenza senile: osservando due gruppi di persone, distinte per età, sesso, livello cognitivo e livello di istruzione, è emerso che alle persone bilingui è stata diagnosticata la malattia di Alzheimer 4,3 anni dopo rispetto ai monolingui, e che l’inizio dei sintomi (sempre nei bilingui) si è verificato 5,1 anni dopo (Bonifacci, Cappelli e Bellocchi 2012, 12).
In secondo luogo, il bilinguismo comporta il possesso di due diverse etichette lessicali per esprimere il medesimo concetto. Quindi, il parlante bilingue dovrà decidere non solo il tipo di messaggio da trasmettere, ma anche selezionare la lingua appropriata per comunicarlo. Concentrandosi sul contesto italiano, Bonifacci e Bellocchi (2014) riscontrano uno “svantaggio” dei bambini bilingui la cui seconda lingua è l’italiano, ossia quello di possedere un vocabolario meno ampio rispetto ai monolingui. Questo è spiegato dal fatto che i bilingui conoscono le parole in due lingue diverse, ma non per tutte conoscono il termine nell’altra lingua. Ciò accade perché una lingua viene appresa in relazione ai contesti in cui viene parlata: ad esempio, un bambino bilingue può conoscere il nome di alcuni cibi solo nella L1 perché li ha appresi a casa e il nome di alcuni colori solo nella L2 perché li ha imparati a scuola. Questo significa che il bambino bilingue possiede un vocabolario concettuale paragonabile a quello del compagno monolingue, ma ha semplicemente meno parole disponibili in tutte e due le lingue.
Un ulteriore vantaggio dell’essere bilingue riguarda le capacità di comprensione sociale. Ciò non sorprende per certi versi, perché i bilingui devono navigare in contesti sociali complessi in cui persone diverse hanno conoscenze linguistiche diverse. I bambini bilingui in età prescolare sembrano avere abilità migliori rispetto ai monolingui nel comprendere le prospettive, i pensieri, i desideri e le intenzioni degli altri (Byers-Heinlein e Lew-Williams 2013, 97).
In breve…
Dopo aver introdotto il concetto di bilinguismo e le varie tipologie in cui viene classificato, abbiamo trattato le tecniche principali adottate dalle famiglie per l’educazione bilingue (OPOL e MLAH) e i molteplici vantaggi offerti da un cervello bilingue dal punto di vista cognitivo e sociale: migliori capacità attentive, minor probabilità di sviluppo di demenza senile, il possesso di due diverse etichette lessicali rispetto allo stesso concetto e migliori competenze sociali.
Sicuramente, le maggiori opportunità lavorative e il mantenimento della propria cultura giocano un ruolo essenziale per la scelta dell’educazione bilingue. Considerando la tortuosità di crescere i propri figli in due o più lingue, è necessario supportare le famiglie attraverso, per esempio, un’offerta accessibile di scuole bilingui e programmi di immersione linguistica (cfr. Byers-Heinlein e Lew-Williams 2013, 101-102).
Il multilinguismo porta con sé una potenza e una bellezza immense. Sfruttiamo quest’opportunità!
Per saperne di più:
Bialystok, Ellen, Fergus I. M. Craik e Gigi Luk. 2012. “Bilingualism: Consequences for Mind and Brain.” Trends in Cognitive Sciences 16 (4): 240-250. https://doi.org/10.1016/j.tics.2012.03.001.
Bilingual Kidspot. 2021. “Minority Language At Home Method or MLAH.” Bilingual Kidspot. 28 aprile 2021. https://bilingualkidspot.com/2017/01/04/minority-language-home-method-mlah-bilingual-kids/ (consultato l’11 novembre 2023).
Bilingual Kidspot. 2023. “OPOL Method, One Person One Language.” Bilingual Kidspot. 23 febbraio 2023. https://bilingualkidspot.com/2016/10/07/opol-method-one-person-one-language/ (consultato l’11 novembre 2023).
Bonifacci, Paola, Giovanni Cappello e Stéphanie Bellocchi. 2012. “Linguaggio e cognizione: implicazioni dal bilinguismo.” Rivista Italiana di Filosofia del Linguaggio 5 (2012): 7-21. https://www.researchgate.net/publication/232564007_Linguaggio_e_cognizione_implicazioni_dal_bilinguismo
Bonifacci, Paola e Stéphanie Bellocchi. 2014. “Bambini bilingui a scuola.” Psicologia e Scuola (gennaio-febbraio 2014): 50-57.
Byers-Heinlein, Krista e Casey Lew-Williams. 2013. “Bilingualism in the Early Years: What the Science Says.” LEARNing Landscapes 7 (1): 95-112. https://doi.org/10.36510/learnland.v7i1.632.
De Houwer, Annick. 2007. “Parental language input patterns and children’s bilingual use.” Applied Psycholinguistics (28): 411-424.
Forgione, Raffaele. 2021. “Crescere bilingue: tutti i vantaggi per lo sviluppo cognitivo.” Helen Doron English Italia. 8 aprile 2021. https://www.helendoron.it/crescere-bilingue-tutti-i-vantaggi-per-lo-sviluppo-cognitivo/#Bilinguismo_VS_apprendimento_in_eta_adulta (consultato l’11 novembre 2023).
Lee, Michael, Rashmi Shetgiri, Alexis Barina, John Tillitski e Glenn Flores. 2015. “Raising Bilingual Children: A Qualitative Study of Parental Attitudes, Beliefs, and Intended Behaviors.” Hispanic Journal of Behavioral Sciences 37 (4): 503-521. https://doi.org/10.1177/0739986315602669.Sorace, Antonella e Bob Ladd. n.d. “FAQ: Raising Bilingual Children.” Linguistic Society of America. https://www.linguisticsociety.org/resource/faq-raising-bilingual-children (consultato l’11 novembre 2023).