Se Natale e l’inizio dell’estate rappresentano i due momenti canonici nei quali i giornali consegnano ai loro lettori e lettrici arbitrarie reading list che riescono sempre ad instaurare un po’ di FOMO – basata nella quasi totalità su titoli anglofoni – proporre dei consigli letterari all’inizio di settembre potrebbe sembrare un tentativo di dimostrare che la programmazione di questo sito “non è come quella di tutti gli altri”. Nell’estate della contrapposizione tra “brat” e “demure”, qualcunə di voi potrebbe aver deciso di dedicarsi al recupero di Elena Ferrante o di qualche grande classico – noi vi proponiamo solamente tre titoli: sono tutti italiani e scritti da donne millennial, nate tra il 1991 e il 1992. Sono tre romanzi ambientati nel XXI secolo, costruiti intorno a concetti che invadono ogni giorno i giornali e i nostri feed social: la costruzione delle identità digitali, il ruolo dei media nella società, nella politica e nel nostro privato, l’inclusività, i radical chic, i tiktok… insomma, delle letture originali, con copertine che potranno destare la curiosità deə vostrə vicinə di ombrellone, colleghə e amicə.
Buona lettura!
Il profilo dell’altra di Irene Graziosi
C’è un’intera fetta di generazione Z cresciuta prima di TikTok e dopo il monopolio della televisione, che aveva trovato in Youtube la forma di intrattenimento principale. I numeri che i Mates, Favij o Sofia Viscardi muovevano alla metà degli anni Dieci erano, per i tempi, impressionanti; il rapporto creator-follower che oggi viviamo più su Instagram e Tik Tok pone in quegli anni d’oro di Youtube le sue radici. I profili e le identità online erano costruiti con meno consapevolezza di ora e non si navigava con la dimestichezza attuale tra le tecniche di digital marketing. Irene Graziosi conosce bene queste dinamiche: l’autrice ha infatti collaborato con Sofia Viscardi, la youtuber che veniva definita “portavoce della sua generazione” quando, dopo la fine del liceo, aveva dovuto capire che cosa fare con tutto ciò di non immediatamente tangibile che aveva costruito, come far uscire dall’adolescenza anche la sua seconda identità, quella digitale, e come rapportarsi con la community che la fermava per strada e che leggeva tutti i post (e i libri) che scriveva.
Leggendo questo romanzo d’esordio, si percepiscono le osservazioni e le lezioni che Irene Graziosi ha assorbito lavorando in quell’ambiente e portando avanti la sua professione di autrice nell’era digitale.
Il romanzo segue la storia di Maia, una ragazza sagace che ha interrotto gli studi universitari e vive a Milano in una situazione di stallo, mentre apaticamente porta avanti una relazione non appassionata e un lavoro come cameriera. I suoi ritmi cambiano in seguito all’incontro con Gloria, giovanissima e amatissima influencer. Gloria trova in Maia una compagna saggia, nonché brutalmente onesta, che inizia ad affiancarla nel “dietro le quinte” del suo lavoro sul web. La capacità di racconto e analisi della scrittrice è graffiante. Indaga con estrema lucidità i meccanismi dell’era digitale: le nostre brame di apparire e di performare, la sponsorizzazione più o meno ragionata ai vari -ismi (femminismo, ecologismo, anti-abilismo…), la difficoltà del vestire nel medesimo tempo panni fisici e virtuali.
Un racconto capace di appassionare trasversalmente diverse generazioni: da chi riconosce con facilità le situazioni narrate ai boomer desiderosi di comprendere meglio le dinamiche del mondo di oggi. Per questi ultimi, questo romanzo può diventare un manuale più utile di qualsiasi studio sociologico.
Il profilo dell’altra è finito anche sul New York Times; se non vi fidate del mio consiglio, ascoltate almeno il loro.
Sabato champagne di Alice Valeria Oliveri
Oltre al Mare Adriatico, l’Albania e la costa salentina orientale hanno in comune le frequenze radiotelevisive: intere generazioni di bambini da ambo i lati sono cresciute guardando gli stessi cartoni animati e le stesse trasmissioni. Dunque, mentre ero in vacanza nei dintorni di Saranda, apprendere che Italia 1 (decisamente il canale più citato) e la sua programmazione sono stati uno strumento fondamentale per molti albanesi nell’apprendimento dell’italiano ha risvegliato in me la conflittuale ossessione per la figura del Cavaliere e il suo potere mediatico. Sull’influenza e sull’eredità di Berlusconi scrive spesso Alice Valeria Oliveri, giornalista. Nel 2023 ha pubblicato il suo primo romanzo, che già nel titolo rimanda al Silvio pre-politica, ai tempi dell’esportazione di Canale 5 in Francia con l’etichetta La Cinq.
Nel romanzo, l’influenza della televisione sulle vite degli italiani emerge di frequente, diventando quasi un personaggio a cui dedicare riflessioni e frasi lungo il percorso narrativo. La storia segue le vicende di Anita, nata negli anni ‘90 in Sicilia, durante gli anni di crescita e formazione che coincidono con l’età d’oro di Mediaset. Tra gli studi umanistici alla Sapienza di Roma e la speranza di un dottorato in Lingue e letterature straniere, il fascino per la fenomenologia dei reality e le creazioni di Maria De Filippi seguono Anita anche nel periodo dell’entrata nel mondo del lavoro, quando inizia a lavorare quasi per caso negli uffici di Cologno Monzese.
Il libro si divide tra le vicende narrative e le analisi acute e puntuali su figure come Elisabetta Canalis o Fabrizio Corona, che, se estrapolate, potrebbero essere pubblicate come brillanti articoli su riviste che indagano usi e costumi della società moderna. L’autrice rintraccia i tòpoi mediatici (come la coppia velina-sportivo o la “meritocrazia” che si estende dalle abilità alle qualità fisiche, permettendo la scalata al successo di chi proviene da contesti umili) che hanno segnato il panorama Mediaset, riuscendo a spiegarne l’evoluzione fino alla loro versione aggiornata sui social network.
I balletti su TikTok, il successo di Khaby Lame o i famosi “quindici minuti di celebrità” di cui non vorremmo davvero subire il fascino, sono il frutto dell’eredità lasciata dalle scorse edizioni di Uomini e donne, Temptation Island o La Pupa e il secchione. Grazie all’analisi priva di moralismi dell’autrice, riusciamo ad approcciare questi fenomeni con uno sguardo più aperto e meno presuntuoso.
Comunismo a Times Square di Giada Biaggi
Un romanzo dallo stile poco comico, molto lirico ed elegantemente riflessivo. Può (non) sorprendere se si considera che la scrittrice è una stand-up comedian con un dottorato in filosofia. Immaginatela durante un suo spettacolo sul palco, in un abito di Miu Miu, mentre pronuncia nella stessa frase le parole “Heidegger” e “Hinge”. Un contrasto apparente, che in realtà si risolve in una fusione acutamente armoniosa. Funziona allo stesso modo il titolo di questo romanzo, che colloca il capitalismo in un domicilio illogico e paradossale. Il titolo richiama il movimento Occupy Wall Street, che nel 2011 stabilì per diverse settimane accampamenti nel cuore del distretto finanziario statunitense portando avanti un’enorme protesta collettiva contro le disuguaglianze economiche e il settore finanziario. Il romanzo mantiene l’ambientazione degli anni dieci sullo sfondo, mentre si concentra sulle vicende di Agata, hostess di Emirates con (ex) velleità da attrice, e le sue storie romantiche con John e Walther, entrambi artisti (anche se solo il secondo riesce a esercitare la professione a tempo pieno grazie al patrimonio di famiglia).
La narrazione avvincente si snoda attraverso scene così vivide che sarebbero già pronte da essere filmate su pellicola. Ogni capitolo è ricco di riferimenti a stilisti, avvenimenti, fotografi, film o intellettuali. Se le citazioni a Sartre, Doisneau o Lana Del Rey vi rassicurano sulla vostra cultura pop e non, scoprire storie come quella dell’orso Knut vi lascerà incuriositi (e con un aneddoto in più per le vostre prossime cene). Per coloro che sono “citazionisti” come il protagonista Walther, il numero di pagine Wikipedia che aprirete sarà decisamente soddisfacente. I capitoli sono pieni di elenchi esplicativi dell’atmosfera e del clima in cui sono immersi i protagonisti (notevole quello relativo alla clientela del Lit Lounge di New York, che accosta la Figlia di Walter Veltroni e “una dottoranda in biologia molecolare in carrozzina con una Kelly di Hermes in coccodrillo contraffatta”).
Il romanzo è scritto da una penna sofisticata, guidata da una scrittrice che sa di essere acutamente intelligente e fieramente radical chic. Very cool, very demure.