Varcare la soglia di una cena firmata Laila Gohar significa entrare in un mondo dove il cibo non è solo nutrimento, ma una forma d’arte in continua evoluzione. Con la sua visione unica e innovativa, la giovane chef newyorkese ha saputo reinventare il panorama gastronomico, creando esperienze culinarie che trascendono il semplice atto di mangiare.
Nata in Egitto e ora icona della scena creativa della Grande mela, Gohar si distingue per la sua capacità di fondere tradizioni culinarie e tendenze moderne in un’unica esperienza sensoriale. Il suo retroterra culturale ricco e variegato le consente di attingere a una vasta gamma di influenze, combinando elementi di design e moda per creare installazioni culinarie che sono veri e propri capolavori.
Il suo profilo Instagram (@lailacooks) è seguito e supportato attivamente dalle figure più in della scena di New York: ne è un esempio Jenna Lyons, ex direttrice artistica del marchio J. Crew, che nel 2013 è stata consacrata dal “New York Times” come “la donna che veste l’America”1 ed è solita commentare e condividere i post dell’artista. L’interesse da parte di queste personalità verso il suo lavoro l’ha rapidamente resa uno dei punti di riferimento maggiormente contesi per l’organizzazione delle cene newyorkesi più sfarzose e fuori dal comune. Nel 2020, durante la pandemia, Gohar organizzava feste e banchetti sul marciapiede di fronte al suo studio di Chinatown a New York2. Per la città si trattava di un evento abbastanza insolito, che però ha alimentato la curiosità dei residenti verso il lavoro della chef egiziana.
Ciò che distingue questa giovane artista è la sua abilità di trasgredire le norme e sfidare le aspettative. I suoi eventi culinari sono scenari in cui ogni piatto è concepito come un’opera d’arte, capace di stimolare tutti i sensi. Le sue cene non sono semplici pasti, ma riti sociali che invitano alla riflessione e alla condivisione. Attraverso l’uso di materiali inaspettati e accostamenti audaci, Gohar crea esperienze immersive che catturano l’immaginazione e trasformano il cibo in una forma di espressione artistica.
È stata proprio lei a dirigere l’evento di chiusura della Design Week di Milano del 2024: parliamo di una sontuosa cena organizzata da “Cabana Magazine” e Valentino3 che si è conclusa con sei torte decisamente inconsuete e innovative. Ogni torta è stata concepita come un pezzo unico, con forme, colori e consistenze che ricordano sculture moderne e creano un senso di movimento e drammaticità. Alcune di queste erano caratterizzate da strati inclinati, frutti, fiori e geometrie volutamente sbilanciate, giocando con l’idea di imperfezione e precarietà, un tema che Gohar esplora spesso nei suoi lavori. Proprio per questo motivo, si era ironicamente sparsa la voce che le torte fossero state realizzate da Fauna e Serenella, le fatine di La bella addormentata nel bosco4. L’uso di elementi naturali e decadenti, accostati ai materiali di lusso che componevano la sala, ha creato un dialogo visivo tra semplicità e opulenza, sfidando i commensali a ripensare i concetti di valore e bellezza.
Le torte della chef sono state tra le installazioni più fotografate e discusse della Milano Design Week, finendo spesso sui social media e su pubblicazioni di rilievo come “Vogue”. La loro estetica insolita e il loro impatto concettuale hanno fatto sì che fossero non solo dessert, ma anche oggetti di conversazione, rafforzando la reputazione di Gohar come innovatrice nel campo della gastronomia e del design.
Il suo lavoro tocca profondamente le corde delle giovani generazioni, che cercano esperienze autentiche e stimolanti. In un’era dominata dai social media, le sue creazioni trovano una risonanza naturale su piattaforme come Instagram, dove le immagini delle sue installazioni diventano oggetto di ammirazione e condivisione. La sua estetica, pur mantenendo un alto livello di raffinatezza, si adatta perfettamente alla cultura visiva contemporanea, rispecchiando il desiderio collettivo di esperienze che vadano oltre il superficiale e tocchino aspetti più profondi dell’esistenza umana.
Gohar ci invita a ripensare il nostro rapporto con il cibo, da considerare non solo come una necessità, ma come una forma d’arte che può essere vissuta e condivisa in modi innovativi. Ogni sua creazione rappresenta un invito a esplorare nuove modalità di convivialità e riflessione, a celebrare le tradizioni mentre si abbracciano le avanguardie culturali. Il lavoro della chef, nel panorama contemporaneo, rappresenta una scintilla di innovazione e bellezza, dimostrando che l’arte culinaria può essere tanto stimolante quanto qualsiasi altra forma d’arte.
A mio avviso, Laila potrebbe essere considerata la Carrie Bradshaw del mondo culinario. Come l’iconica protagonista di Sex and the City, l’artista del cibo sfida le convenzioni e reinventa il suo campo con uno stile distintivo e innovativo. Se Bradshaw ha rivoluzionato la percezione della moda e delle relazioni, Gohar sta trasformando il modo in cui viviamo e percepiamo il cibo. Con una sensibilità estetica affinata e una visione audace, ha saputo creare un approccio alla gastronomia che è sia sofisticato che accessibile, rivoluzionando l’esperienza culinaria e rendendola un’esplorazione continua di bellezza e significato.
Nella mia mente, ciò che le rende ancora più simili è il fatto che, come Carrie, Laila è un’influenza nel suo campo per il ruolo di pensatrice e commentatrice che si è guadagnata. Infatti, scrive regolarmente per “HTSP”, il magazine lifestyle del “Financial Times”, dove la sua rubrica esplora il cibo e la cultura con lo stesso acume e la stessa eleganza che caratterizzano le sue creazioni culinarie. La sua penna è tanto incisiva quanto la sua arte, offrendo riflessioni che sfidano le convenzioni e stimolano il pensiero critico, proprio come le sue cene catturano e ispirano i sensi.
In uno dei suoi articoli5 ci propone una visione alternativa di San Valentino, allontanandosi dalle celebrazioni commerciali e standardizzate tipiche di questa ricorrenza. Piuttosto che affidarsi a cene costose e regali preconfezionati, Gohar suggerisce di celebrare l’amore in modo più intimo e personale attraverso la cucina e la condivisione di un pasto fatto in casa.
L’articolo si concentra inoltre sull’importanza del gesto e del significato dietro ogni preparazione culinaria. Le lettrici e i lettori dovrebbero scegliere ingredienti che abbiano un valore sentimentale o che evochino ricordi condivisi, trasformando così il processo di cucinare insieme in un’esperienza emotiva e significativa. L’obiettivo è creare un’atmosfera che rispecchi la personalità della coppia, piuttosto che seguire rigidi standard sociali.
Un altro tema centrale è la semplicità e la genuinità dei piatti proposti. L’artista newyorkese spiega che non è necessario creare qualcosa di elaborato o sofisticato per esprimere amore. Al contrario, piatti semplici, preparati con cura e attenzione, possono trasmettere affetto in modo più autentico. Questa prospettiva riflette la filosofia di Gohar di trovare bellezza e significato nei dettagli quotidiani, e di vedere il cibo anche come un mezzo per comunicare emozioni e costruire legami.
Il suo lavoro sfida le convenzioni tradizionali della gastronomia e spinge i confini di ciò che una cena o un evento culinario possono rappresentare. Gohar non si limita a servire cibo: crea narrazioni visive e sensoriali che lasciano un impatto duraturo su chi vi partecipa. La rilevanza mondiale dei suoi progetti è evidente non solo nelle collaborazioni con brand di alto profilo e nella sua presenza in pubblicazioni di prestigio, ma anche nell’influenza culturale che esercita a livello globale. In un’epoca in cui il cibo è spesso ridotto a una merce, Laila ci ricorda che esso può ancora esistere come arte, rituale, e una potente espressione di identità e di connessione umana.
Alice Borghi
Sono nata nel 2002, ma misuro gli anni in quanti film riesco a guardare tra un Capodanno e l’altro. Mi piace scrivere e parlare, anche in inglese. Il mio magnum opus? Il mio diario. Quando non studio Scienze Umanistiche per la Comunicazione all’Università di Milano, sto probabilmente prendendo sul ridere qualcosa di serio, cercando di capire perché Alice Rohrwacher venga proiettata più all’estero che in Italia o imitando Francesca Fagnani per i miei amici.
Note
- David Colman “Jenna Lyons, the woman who dresses America” in nytimes.com 18/01/2013. consultato in data 29/08/2024 all’indirizzo https://www.nytimes.com/2013/01/20/fashion/jenna-lyons-the-woman-who-dresses-america.html?pagewanted=all&_r=1&
- S. Viganò, Citofonare Laila, in “Vogue”, VII (2024), n. 886, pp. 446-47
- ibidem
- ibidem
- L. Gohar, “Laila Gohar serves up an alternative valentine” in financialtimes.com, 12/02/2024, consultato in data 29/08/2024 all’indirizzo https://www.ft.com/content/bd13b8b1-81dd-40d7-af26-ba5cc77af45c