«Un articolo di Giulio Silvano uscito sul “Foglio” del 5 marzo 2022, giorno esatto dell’anniversario [di nascita], era significativamente intitolato Bulimia Pasolini: uno strillo giornalistico, che però sintetizza efficacemente il sentore di molti, vale a dire quello di un eccesso di “discorso” attorno a Pasolini. La sensazione è tutt’altro che immotivata, anche perché – come diremo più esplicitamente tra poco – il rischio di una celebrazione fine a se stessa è sempre in agguato in simili ricorrenze. Tuttavia ci sembra di potere rilevare in positivo almeno un elemento: il fatto che Pasolini continui a interessare in questo modo tante persone (non solo gli studiosi, ma, come si sarebbe detto un tempo, le “persone colte”) è prova del valore della sua opera e del fatto che essa continui a parlare anche a questo nostro presente».1
Così esordisce Roberto Carnero in Pasolini e i giovani (Interlinea, Novara 2024) e così inizia il mio tuffo nella poetica, politica e pedagogia di Pier Paolo Pasolini. Nel leggere questo volumetto (della cui copia fisica ringrazio il prof. Carnero), mi sono addentrata in un percorso fitto di opinioni in contrasto e ampia bibliografia a sostenerle; una molteplicità di sentieri già spianati prima della mia venuta, per cui stava a me scegliere quale prendere e sfruttare per approfondire un aspetto preciso del grande poeta, scrittore, filosofo, regista e sceneggiatore italiano. Roberto Carnero è Professore di Letteratura italiana contemporanea all’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, critico letterario ed editorialista per varie testate, tra cui “Avvenire” e “Famiglia Cristiana”.
Suonerà forse paradossale introdurre una recensione del genere con una citazione che critica proprio “l’eccesso di discorso” intorno a Pasolini, nel quale, in fondo, mi sto inserendo anche io proprio adesso. Tuttavia, questa abbondanza di testimonianze e bibliografia è messa a ottimo uso da Carnero, che si focalizza (come dice il titolo) sulle tante sfaccettature del prisma che è il rapporto di Pasolini con i giovani; egli giudica, ascolta, osserva, ma soprattutto provoca e interroga, quasi a riprodurre il metodo socratico di arrivare alla verità e sviluppare un pensiero critico. Da loro «Pasolini era convinto di poter attingere questa saggezza esistenziale, incorrotta, intuitiva, radicata nel passato, nelle età remote, e continuamente attualizzata a ogni nuova generazione, fino a quella cesura storica rappresentata da una generazione di giovani che aveva deciso di rifiutare il dialogo con i padri»2. Come scrive l’autore di questo saggio, PPP ha sempre vissuto un rapporto privilegiato con i giovani, instancabilmente rivolgendosi a loro per ricostruirne la natura nelle proprie opere, anche quando le nuove generazioni sembravano ai suoi occhi essersi trasformate in senso deteriore3.
Il saggio è suddiviso in cinque capitoli, ognuno dei quali prende in carico una diversa categoria dei giovani (soggetto del primo capitolo) ed elencandoci minuziosamente casi di incontro e di scontro. Particolarmente calzante, a mio avviso, è l’episodio dei capelli lunghi: ciò che era controcorrente ora (negli anni Settanta) è diventato orribilmente servile e infimo risultato della commodificazione della società dei consumi. Citando Sandro Penna, «Felice chi è diverso / essendo egli diverso. / Ma guai a chi è diverso / essendo egli comune»4. Inoltre, nella poesia Il Pci ai giovani!!, Pasolini evidenzia un’idea tutt’oggi cruciale, ovvero che il potere riesce a strumentalizzare i deboli nella società e indurli in maniera subdola a «compiere atti che vanno contro il loro stesso interesse: come il contrastare chi manifesta per una società più giusta, libera e democratica». Probabilmente oggi lo scrittore rabbrividirebbe agli episodi di abuso del potere da parte delle autorità nei confronti di civili che semplicemente dichiarano «viva l’Italia antifascista»5.
Gli altri capitoli sono dedicati al rapporto con “i giovani infelici”, “i giovani senza Dio”, “i giovani fascisti” e “il giovane che forse (non) l’ha ucciso”6. Riguardo al primo punto di questo elenco, il capitolo due è il più attuale, a mio avviso. Pasolini dichiara che l’infelicità dei giovani sia determinata dalla confusione tra “felicità” e “piacere”: sono convinti che il consumo di beni materiali sia direttamente proporzionale alla felicità. Sono inconsci di ciò e di chi li induce nell’errore, ovvero la società7.
Pasolini non rifiuta il dialogo nemmeno con i fascisti, «perché riteneva la loro ideologia politica in fondo meno nefasta e pericolosa di un’altra ideologia, seppure inconscia e inespressa ma vissuta “esistenzialmente” dalle masse, vale a dire il consumismo. è quest’ultimo il nuovo, vero fascismo»8. Nel capitolo tre (“Pasolini e i giovani fascisti”), inoltre, si osservano delle affermazioni curiose, che vanno smontate e rimontate per poterne comprendere la vera forza. Per quanto comunista e progressista, Pasolini vuole riformulare il compito dell’intellettuale di sinistra: conservare (che, solo per questa parola, risulta un intento contraddittorio), nel senso di «resistere a un mutamento disumanizzante, mantenendo in vita la realtà […]» tramite la «scandalosa forza rivoluzionaria» del passato9. Importantissima qui è la distinzione tra sviluppo e progresso (già titolo di un capitolo degli Scritti Corsari10): il primo è un incremento quantitativo della produzione, avulso da una dimensione culturale, e Pasolini lo considera un concetto “di destra”, legato agli interessi dei grandi industriali. Il secondo è un concetto qualitativo, “di sinistra”, a vantaggio dei ceti subalterni. Sviluppo è, ad esempio, il boom economico degli anni Sessanta in Italia, senza direzione di tipo culturale, fatto di consumi materiali e soprattutto individuali. Calzante e grottesca per la sua verosimiglianza è una scena del film di Lina Wertmüller Tutto a posto e niente in ordine, riportata da Carnero per la sua efficacia rappresentativa: Adelina, che si vuole tenere vergine per il matrimonio, rinuncia al suo voto di castità per mettere in salvo il televisore contro cui Carletto la spinge per possederla. «La sostituzione di valori di cui parlava Pasolini si è irreversibilmente compiuta. La televisione ha vinto in maniera definitiva, determinando uno sviluppo senza progresso»11.
Da queste brevi ma consistenti citazioni è già possibile intuire il potenziale che le parole di Pasolini mantengono per le generazioni attuali: il quadro che ne esce è di una religione sostituita da un culto del consumo, il quale sta infimamente prendendo il posto anche delle ideologie antifasciste e annichilendo le menti giovani talmente tanto che non si rendono conto di non aver ancora (o mai) superato né corretto gli errori dei propri padri. Possano dunque questi moniti del passato (che, comunque, non è nemmeno così remoto) indicarci la via o, perlomeno, dare una chiave di lettura alle problematiche del presente. Dato che merita una lettura attenta per coglierne appieno la ricchezza, mi fermo qui con le anticipazioni del saggio; lascio che siano le parole finora spese, da parte mia, del prof. Roberto Carnero e di Pier Paolo Pasolini, a effettuare un’opera di convincimento.
Note
- R. Carnero, Pasolini e i giovani, Novara: Interlinea, 2024, p.7.
- Ibidem, p.38.
- Ibidem, p.9.
- S. Penna, Appunti, Molfetta: La Meridiana, 1950.
- https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/prima-scala-italia-antifascista-vizzardelli-lik01llf
- https://web.archive.org/web/20131103165958/http://www.pasolini.net/processi_pelosi_sentenza03.htm
- Carnero, 2024, p.42
- Ibidem, p.80-81
- Ibidem, p. 72.
- P. Pasolini, Scritti corsari, Milano: Aldo Garzanti Editore, 1975.
- Carnero, 2024, p. 56.

Vittoria Tosatto
Nata a Vimercate nel 2001 e cresciuta nei meandri della Brianza, mi sono laureata in Scienze Linguistiche e ora studio Cinema all’Università Cattolica di Milano (e ancora mi chiedo perché ho scelto la vita da pendolare). Le mie “guilty pleasures” sono i musical, le aste e i libri che finiscono male. Gestisco la sezione di scrittura articoli, correggo, mi occupo del calendario e di strigliare (con amore) i nostri articolisti. Spesso mi troverete a scrivere pezzi su cinema, letteratura e teatro, ma non solo: tocca a voi scoprire il resto.