Il profumo di casa è la nostra madeleine
Ci sono odori che non si possono spiegare, solo riconoscere: quello che appartiene alla casa di ognuno di noi è tra questi. È qualcosa che ti accoglie ancora prima di aprire la porta, un intreccio di fragranze familiari che sembrano raccontare la storia di un luogo e delle persone che lo abitano. Non è solo un profumo: è una sensazione.
Provate a chiudere gli occhi e a ricordare l’odore della casa in cui siete cresciuti. C’è chi sentirà l’aroma di un sugo che sobbolle sui fornelli la domenica mattina, chi l’odore del legno vecchio dei mobili di famiglia, chi il profumo delle lenzuola appena stese al sole. È un legame silenzioso, costruito nel tempo, che resta con noi anche quando quella casa non esiste più. Gli odori sono ricordi invisibili. A differenza delle immagini o dei suoni, un profumo può rimanere latente per anni, fino a riaffiorare all’improvviso, riportandoci in un luogo o in un momento che pensavamo di aver dimenticato. L’odore di casa è unico e irripetibile, come un’impronta digitale. Lo portano con sé le persone che ci vivono, i loro gesti quotidiani, i cibi che consumano, i materiali che scelgono per arredarla. È la somma delle loro abitudini, dei momenti condivisi, persino dei silenzi che vi si respirano. È un profumo che non si può replicare perché non è fatto di sole sostanze chimiche, ma di memoria e significato.
Ogni gesto quotidiano contribuisce a creare quell’essenza che ci fa “sentire a casa”.
C’è, però, un paradosso curioso: spesso chi vive in una casa non ne percepisce l’odore. È una firma invisibile che svanisce nella routine, risultando evidente per chi visita o chi vi ritorna dopo una lunga assenza: solo in quei momenti il profumo si rivela, evocando un senso di appartenenza che tocca corde profonde. È come se la casa dicesse: «Bentornato, questo è il tuo posto».
Questa intimità è universale: ognuno di noi associa l’idea di casa a un odore specifico, e questo legame ci radica, ci dà un senso di sicurezza e stabilità. La casa diventa così un rifugio, un luogo in cui possiamo essere noi stessi, mentre siamo protetti dal caos esterno. Il profumo della nostra abitazione è un custode silenzioso di questi sentimenti, una presenza discreta che ci ricorda chi siamo e dove apparteniamo.
Lo stesso tipo di potere evocativo è stato raccontato magistralmente da Marcel Proust nel suo romanzo Alla ricerca del tempo perduto, attraverso il famoso passaggio della madeleine. Al centro della narrazione c’è il protagonista, lo scrittore stesso, che intraprende un viaggio interiore alla ricerca del passato e del significato della propria esistenza. In un giorno qualsiasi, Marcel assaggia una madeleine, un dolce francese a forma di conchiglia, accompagnata da una tisana, e all’improvviso viene travolto da ricordi che credeva di avere ormai perduto. Quel gesto riporta alla sua mente immagini vivide della casa della zia, delle domeniche mattina e di tutta l’atmosfera dell’infanzia. Non è solo il sapore del dolce a innescare il ricordo, ma l’intero insieme di sensazioni olfattive e gustative che risvegliano un passato sepolto.
Questo episodio non è un frammento narrativo, bensì il cuore pulsante dell’intero romanzo: Proust usa l’esperienza della madeleine per mostrare come la memoria involontaria possa emergere in modo spontaneo e potente, riportando alla luce momenti e luoghi che pensavamo perduti per sempre. È un richiamo al potere degli odori e dei sapori, che agiscono come chiavi segrete per accedere al nostro mondo interiore.
Per molti, l’odore della casa dell’infanzia è la propria madeleine, quell’essenza unica composta da dettagli irripetibili che diventano frammenti di memoria pronti a risvegliarsi anni dopo.

Nel corso della vita le case cambiano, così come cambiano i loro odori. Traslocare in un’altra abitazione significa lasciare un pezzo di sé in quella precedente, ma anche costruire una nuova identità olfattiva nello spazio che verrà abitato. Le pareti vergini di una casa appena acquistata o affittata, prive di un odore personale, sembrano quasi aspettare di essere riempite di vita e memoria.
Anche dentro la stessa casa l’odore evolve con il passare degli anni. Cambiano le persone, le abitudini, i materiali. Una ristrutturazione, l’arrivo di un animale domestico, o semplicemente il passare delle stagioni possono trasformare l’essenza olfattiva di un luogo. Ciò che rimane costante, però, è il legame emotivo che abbiamo con quegli odori, poichè sono rappresentativi di una parte importante della nostra storia.
Oggi, il mercato globale ha reso gli odori della casa più uniformi, con profumatori e detergenti che promuovono standard di “pulito”, ma al contempo ha portato con sé un fenomeno sottile, seppur significativo: la progressiva omogeneizzazione degli ambienti domestici. L’introduzione di prodotti di pulizia o deodoranti che promettono un “pulito fresco” ha avuto l’effetto collaterale di mascherare o, in alcuni casi, eliminare gli odori peculiari che una casa sviluppa naturalmente, rendendo ogni ambiente sempre più simile a un altro.
Profumi sintetici che evocano fragranze di limone, pino o fiori freschi sono diventati simbolo di un ambiente sano e pulito, ma la loro diffusione sta contribuendo alla perdita di personalità olfattiva di una casa. Purtroppo, ogni abitazione sta iniziando ad assumere un’identità simile a quella di un hotel o di un negozio, dove la freschezza sembra essere la norma, ma in cui la sensazione di autenticità e individualità viene smarrita.
Un recente studio pubblicato su JAMA Network ha evidenziato che l’esposizione a odori familiari può interrompere il flusso di pensieri negativi nelle persone affette da depressione, stimolando ricordi autobiografici positivi1. Questo fenomeno è legato al diretto collegamento tra l’olfatto e il sistema limbico, l’area del cervello responsabile delle emozioni e della memoria. Vivere in ambienti asettici e impersonali può influenzare negativamente la salute mentale, pertanto, personalizzare gli spazi abitativi con elementi che riflettano la nostra identità e la nostra storia, inclusi odori familiari, può contribuire a migliorare il benessere mentale e a creare un ambiente più accogliente e meno alienante.
Ai partecipanti dello studio è stato chiesto di annusare dodici flaconi contenenti diversi aromi solitamente caratteristici delle abitazioni, come vaniglia, cannella, aglio o arancia. Il risultato è stata la comparsa di intensi ricordi d’infanzia che hanno modificato positivamente lo schema di pensieri e interrotto il flusso di quelli negativi. Gli studiosi hanno perciò concluso che si potrebbero rivoluzionare le cure per la depressione attraverso specifici odori, che non devono essere necessariamente buoni: quello che importa è ciò che la fragranza evoca, non la sua natura. Di conseguenza, essere circondati da un ambiente asettico, privo di stimoli olfattivi personali o caratteristici può amplificare un’eventuale sensazione di vuoto emotivo, specialmente per chi già lotta con condizioni come la depressione o l’ansia2. Un ambiente sterile non riesce a stimolare la memoria emotiva o a creare un senso di appartenenza, elementi fondamentali per il benessere psicologico e per l’alleviamento dello stress.

A molti capita di provare nostalgia per l’odore di casa, questa sensazione riafferma la nostra identità e il nostro legame con un passato che, nonostante il tempo trascorso, continua a vivere nei nostri sensi e nei nostri ricordi. La casa, nel suo significato più profondo, non è solo un luogo fisico dove viviamo, è il contenitore di una memoria sensoriale che forma la nostra identità e che ci permette di ritrovarci attraverso l’odore che ci circonda. Il profumo che ci fa “sentire a casa” è strettamente collegato al ricordo di un ambiente vivo, dove ogni angolo e ogni piccolo dettaglio sono impregnati di significato.
L’odore del luogo in cui siamo cresciuti è il respiro del nostro passato: se siamo fortunati, tornerà a farci visita di tanto in tanto. Probabilmente, quando non ce l’aspettiamo o crediamo di averlo dimenticato per sempre, qualcuno ci offrirà una madeleine e il profumo di casa tornerà a dimostrarci di non essersene mai veramente andato.
di Alice Borghi
Note
- E. K. Leiker, E. Riley, S. Barb, S. K. Lazzaro, L. Compère, C. Webb, G. Canovali, K. D. Young Recall of Autobiographical Memories Following Odor vs Verbal Cues Among Adults With Major Depressive Disorder in “jamanetwork.com”, 2024, consultato in data 22/01/2025 all’indirizzo: https://jamanetwork.com/journals/jamanetworkopen/fullarticle/2814989.
- Ibidem.