L’arte di non saper raccontare
Diciamocelo, tuttə noi abbiamo un guilty pleasure, ossia un piacere imbarazzante, colpevole nel senso letterale, quel qualcosa che adoriamo, ma che teniamo nascosto alle persone per paura che giudichino negativamente noi o il nostro interesse. A volte si tratta di musica, film o addirittura possiamo parlare di guilty pleasure letterario, spesso tenuto nascosto proprio perché siamo consapevoli della sua appartenenza alla trash culture. I due inglesismi sono impossibili da non accostare: parliamo di forme di intrattenimento spicce e di cattivo gusto, o, ancora, di qualità scadente o che trattano tematiche volgari.
Però, miei carə lettorə, non siamo qui per ripercorrere la storia del trash. In realtà, questa è più una riflessione scaturita proprio da un mio piacere nascosto: ebbene sì, vi confesso che anche io sono peccatrice.
Qualche anno fa, decisi per scrupolo di comprare il primo libro della famosissima saga Twilight, prodotta dall’altrettanto celebre scrittrice Stephenie Meyer.
Chi non ha mai sentito menzionare, seppur per errore, quella che oggi è una delle più grandi saghe cinematografiche e letterarie degli anni 2000? Moltə di voi sicuramente ne conosceranno i film anche se, presumibilmente, in pochi avranno avuto il coraggio di immergersi nella lettura – approfondita e non – degli omonimi romanzi. Sono piuttosto certa che anche queglə impavidə lettorə si saranno arrestatə nell’impresa, se non al primo titolo, almeno al secondo, e sinceramente non vi biasimo. Non c’è sinonimo migliore di trash culture se non Twilight.
Per riassumerlo brevemente a chi si è sempre rifiutatə di farsi coinvolgere, stiamo parlando di un romanzo romantico dai caratteri soprannaturali, che vede come protagonista una semplice ragazza americana, Bella Swan, e i suoi contendenti amorosi: il vampiro centenario Edward Cullen e il suo rivale, Jacob Black, un lupo mannaro.
Benché non dichiarato esplicitamente nel romanzo, l’autrice si è palesemente immedesimata e spacciata per la protagonista, nel tentativo di rendere un po’ piú reale una probabile fantasia che la tormentava fin dai tempi dell’adolescenza. Non a caso, il personaggio di Isabella Swan è la sua descrizione precisa e dettagliata.
Sin dalla prima lettura, si può notare che Meyer fosse ancora una scrittrice esordiente: nel primo libro del 2005 vediamo paragrafi infinitesimali pieni di ripetizioni, descrizioni prolisse ed oggettivamente innecessarie, personaggi superficialmente analizzati e sviluppati… ahimè, tratti costanti della saga.
A preoccuparci, però, non è la sua fervida immaginazione né la sua incapacità narrativa, bensì il messaggio mandato a migliaia di teenager. La mia intenzione è proprio quella di riflettere su ciò che viene trasmesso da tutti quei romanzi trash che sono misteriosamente diventati dei cult della contemporaneità: sotto un certo punto di vista, possiamo chiederci in che modo possano essere reinterpretati a distanza di tutti questi anni e se, nonostante tutto, possa emergerne qualcosa di buono.
Partendo da Twilight, proseguendo con 50 sfumature di grigio (ispirato proprio alla saga di Meyer), Fallen, e arrivando a The Vampire Diaries, il mondo del genere young adult-soprannaturale ha subito ben poche evoluzioni, anche meno da un punto di vista tematico e simbolico. Se letti superficialmente e presi così come sono, ovvero “semplici fantasie”, risultano innocui e, tutto sommato, gradevoli. Il problema si pone quando giovani menti facilmente plasmabili costruiscono la loro idea di amore utilizzando come base proprio quelle relazioni tossiche.
Soffermiamoci un secondo sul da poco citato Twilight: Bella, adolescente di 16 anni, si innamora di un vampiro ultracentenario. Nel corso dei libri, lui si dimostra possessivo e deviato. Il loro concetto di compromesso amoroso corrisponde ad un ricatto emotivo, una forzatura reciproca a fare ciò che, in realtà, non si vuole fare perché contrario ai propri ideali. Non c’è rispetto, solo “amore passionale”, meglio definibile come “tossico”. Dall’altra parte, abbiamo lo sviluppo parallelo della storia tra Jacob e Bella. Dopo una prima partenza abbastanza ottimale, arriviamo al terzo libro della saga e ci tocca, a nostro malgrado, leggere di una molestia e di un quasi abuso sessuale fatto dal licantropo nei confronti della protagonista.
Per come ve l’ho appena descritto, pare trapelare nudo e crudo, nero su bianco, tuttavia nei romanzi è un aspetto che, purtroppo, viene rigirato così bene che, se non si presta attenzione, si rischia di cadere nel tranello del semplice amore travolgente, tipico dell’adolescenza.
In pratica, viene idealizzato il concetto di relazione tossica, addolcito dall’aspetto soprannaturale e dal dramma che avvolge tutte le trame di questo genere. Espandendoci ed uscendo dalla sfera ultraterrena, possiamo citare anche After, fenomeno romanticamente analogo a Twilight, ma con un pizzico di trash aggiuntivo. Nata come fanfiction sulla piattaforma per scrittura amatoriale Wattpad, prende ispirazione dalla band britannica One Direction e, in particolare, da uno dei cantanti del gruppo, Harry Styles. La storia narrataci celebra la relazione tossica tra il ribelle Hardin e la giovane Theresa e ci viene descritta dal sito femminista statunitense Jezbel come la “versione innocente di 50 Sfumature di grigio […], romanzo già di per sé abbastanza atroce”.
Qui entra in gioco il centro della mia riflessione: l’arte di non saper raccontare storie d’amore.
Non fraintendetemi: è più che lecito parlare di storie abusive, ma la problematicità rientra nel loro spacciarle per sane. Ragazzinə di tutto il mondo penseranno che sia normale avere nella propria vita una Jacob Black che lǝ forza a scambiarsi baci, minacciando il suicidio in caso di rifiuto, o, peggio ancora, un Edward Cullen che lǝ abbandona, per poi tornare ed isolarlǝ dalle proprie amicizie solo perché a lui non vanno bene.
Ma perché l’ho definita proprio l’arte del non saper raccontare?
Se ci pensate, è proprio il fatto di non saper narrare queste storie che ci fa cogliere dove sta il problema. Innanzitutto, dobbiamo distinguere il contesto sociale in cui molte di esse si sono sviluppate. Ciò che oggi consideriamo “sano” è la conseguenza di uno sviluppo sociale non indifferente, di una sensibilizzazione all’aspetto psicologico ed emotivo degli individui.
Se guardiamo Twilight con gli occhi di una persona vissuta circa vent’anni fa – la saga è stata scritta nel 2006 – forse all’epoca veniva considerato “adorabile” il fatto che il proprio ragazzo si preoccupasse così tanto delle amicizie che si frequentavano; o forse, era altrettanto tenera l’idea che la persona di cui fossimo segretamente innamorati ci strappasse forzatamente un bacio. Oggi no.
Oggi, abbiamo imparato a rispettare i confini delle persone, sappiamo comunicare i nostri sentimenti e conosciamo modi sani per poterli affrontare. Godiamo anche di una più ampia comprensione per quanto riguarda il supporto psicologico fornito da figure professionali di merito.
Ovviamente, questo non ha fermato i nostri scrittori contemporanei del genere young adult dal riportare in auge una rappresentazione simile-deleteria di storie d’amore – forse, un po’ accecati dalla speranza di ripetere un successo in stile Twilight, forse un po’ spronati dai fan. Infatti, nel 2023, stiamo assistendo all’affermazione di un fenomeno relativamente recente e dalla portata mediatica eccezionale in grado tanto di distruggere un romanzo, quanto di fargli scalare le classifiche: i fandom, una comunità tendenzialmente appassionata di hobby letterari, cinematografici, ecc. Più generalmente un universo di fan che condividono l’amore per un fenomeno, oggetto o personaggio.
Partendo da una mia personalissima esperienza su piattaforme come Instagram o Tiktok, ho avuto modo di assistere alla monopolizzazione della scena letteraria dei lettori più accaniti. I fandom sono riusciti a creare un contesto tutto loro, in cui incoraggiano la lettura di questi amori idealizzati, in particolare sfruttando un ambiente da loro creato: booktok e bookstagram. I termini indicano un genere preciso di pagine social in cui vengono consigliati e criticati molti titoli o, ancora, possiamo trovarne proprio di specifiche, inerenti ad una saga o ad un genere precise.
Di recente, mi sono ritrovata a scorrere tra i vari account del bookstagram, colta da un’insaziabile dipendenza da reels, e non ho potuto fare a meno di notare il ritorno in voga di un titolo che avevo dato per dimenticato: It ends with us (Siamo noi a dire basta di Colleen Hoover). Benché sia uscito nel lontano 2016, rieccolo a surclassare le classifiche con la sua straziante, nonché altrettanto nociva, storia romantica.
Senza dilungarmi troppo sulla trama, la narrazione racconta dell’ennesima protagonista contesa da due ragazzi, belli e venefici come sempre. Moltə definiscono quest’opera come una “celebrazione della mascolinità tossica”, – si vedano recensioni su MsMagazine, Quora e Goodreads – , altrə la considerano “ottima, capace di analizzare la sfera emotiva in modo impeccabile, in grado di coinvolgere il lettore”, come si può leggere su Common Sense Media. Come al solito, l’interpretazione e l’assimilazione del libro è prettamente soggettiva, così come le relative critiche che risultano molto varie, e, con esse, l’impatto che ha sul pubblico. Personalmente, posso dirvi che al momento ho fatto il pieno di Twilight, perciò It ends with us può attendere ancora un po’.
Mentre riprendo le forze necessarie per lanciarmi in un’altra lettura-sfida, ci tengo a condividere con voi tre titoli che, forse, siete già dispostə ad abbracciare e sfogliare, spopolati in questi ultimi mesi per i loro cliché tragico-romantici : Reminders of him, sempre di Colleen Hoover, Per te resto io di Tillie Cole e Secretely Yours di Tessa Bailey.
Per concludere con un’ultima riflessione, direi che rileggere questi romanzi con occhi più moderni o con una certa criticità di pensiero apre la mente. Sono trash, raccontano storie d’amore tossiche e manipolatorie e sono esattamente ciò di cui abbiamo bisogno per aiutarci a cogliere segnali pericolosi o per aiutarci a capire cosa non vogliamo in un partner. Come per ogni libro, queste narrazioni vanno lette e ponderate. Certo, si può leggere per mero svago, io stessa ho iniziato Twilight proprio per questo motivo. Ma, a distanza di anni e superata la mia visione superficiale adolescenziale, non ho potuto non ricavarne una lezione di vita.
Quindi leggete, leggete tanto e leggete tutto, anche quei racconti che vi possono sembrare spicci, scritti male o di cattivo gusto: ognuno di loro contiene un messaggio, sta a voi interpretarlo.