Premessa
Reduci dalla XXXV edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino (per la prima volta con un accredito stampa!) non potevamo non scegliere come tema dell’editoriale di questo mese proprio lui, croce e delizia degli scolari di tutt’Italia, o forse di tutto il mondo; oggetto condannato a un’apparente via del tramonto perpetua, che però non accenna a nascondersi dietro l’orizzonte; simbolo di potere, di cultura d’antan, di elevazione sociale, ma anche di protesta, di resistenza, di libera circolazione di idee: il libro.
Se l’esperienza del Salone, quest’anno, ci ha insegnato qualcosa, è che, nonostante le accuse di una certa classe generazionale (non facciamo nomi, ma un “ok, boomer” potrebbe scapparci), i giovani hanno ancora – e sempre di più – voglia di leggere. 215.000 i visitatori del Salone, un record assoluto sul quale non ci sembra assurdo presumere l’influenza della partnership con TikTok, social sul quale è fiorito un vero e proprio Rinascimento letterario, pienamente rivendicato dai giovani e arrivato a tiranneggiare le vendite delle librerie di tutto il mondo. Chiaramente non è tutto oro quel che luccica, anzi, non per forza i libri virali sono il meglio per l’educazione sentimentale di menti ancora influenzabili, come ci ricorda Erika Pagliarini a pagina 2. Tuttavia, non vogliamo accusare i nostri coetanei di essere totalmente privi di senso critico – altrimenti, questa rivista non esisterebbe.
Non solo giovani lettori al Salone, però, ma anche tantissimi giovani autori, giovani case editrici, giovani progetti. Una notizia che non può che far ben sperare in un futuro meno arido culturalmente del panorama che si tendeva a dipingere ancora pochi anni fa. Gli autori sono morti, viva gli autori! E per riflettere su cosa, effettivamente, significhi essere autori, c’è l’articolo di Nikolin Lasku a pagina 3.
Senza dimenticare quella parolina, spesso non considerata, nella dicitura ufficiale: “Salone Internazionale del Libro”. Veramente tantissimi, infatti, gli ospiti internazionali, da Peter Cameron a Andrei Kurkov, da Emmanuel Carrère al Paese ospitato al cuore (letteralmente) del padiglione 1: l’Albania. In attesa di progetti futuri su questo fronte – per una volta ci tratteniamo veramente dallo spoiler libero che ci contraddistingue – Michele Carenini analizza e ricorda la visione di questo Paese, in condizioni decisamente più tragiche, da parte di un nostro connazionale. Parliamo naturalmente dell’articolo su Quota Albania di Mario Rigoni Stern e dell’orrore del raccontare la Prima Guerra Mondiale, a pagina 4. Chiude questo editoriale, con una nota di levità, una riflessione di Valentina Oger sul senso dell’adattamento letterario al cinema e sull’eterna rivalità libro-film.
Vi invitiamo a recuperare la nostra live (quasi) IRL dal Salone, disponibile a questo link, e, in attesa della XXXVI edizione, vi auguriamo come di consueto una
Buona lettura,
La Redazione