C’è un mondo che vive oltre il mare, fatto di voci che sussurrano tra i vicoli polverosi, di profumi che si mescolano all’inchiostro e di storie che attraversano i secoli come carovane nel deserto. Spesso dimenticate o distorte, queste narrazioni custodiscono passioni, ferite e speranze che parlano anche a chi le legge da lontano. In questo breve viaggio nella letteratura araba, incontreremo tre opere capaci di aprire finestre su universi profondamente umani, dove ogni parola è una mappa e ogni personaggio un ponte tra mondi solo in apparenza lontani.
La letteratura araba esiste? Certo, ed è una delle tradizioni letterarie più ricche e vitali al mondo. Oggi raramente ne sentiamo parlare: quando si nominano i Paesi dell’altra sponda del Mediterraneo, purtroppo, le notizie tendono a essere cupe e preoccupanti. Proprio per questo, quale momento migliore per riscoprire e dare voce a un patrimonio narrativo antico e vibrante, che sa raccontare l’amore, la lotta di classe, la frattura dell’identità e il peso della famiglia con una profondità travolgente e spesso anche con un pizzico d’ironia? Leggendo ci si rende conto che, a ogni latitudine, la commedia umana recita sempre lo stesso copione.
In questa brevissimo excursus vi propongo tre titoli (che la sottoscritta ama particolarmente, NdR), ognuno perfetto ambasciatore della tradizione che rappresenta.
1. Nagib Mahfzu, Il nostro quartiere

Scelta prevedibile? Assolutamente, per chi se ne intende. A mia discolpa, posso dire che è prescrittivo per me citare almeno uno scritto di Mahfuz, pena l’annullamento della mia laurea in Lingue e Letterature Straniere. Mahfuz è stato, e rimane, la voce narrante di un intero Paese, uno di quei nomi entrati a pieno diritto nel canone della scena letteraria del Cairo.
Nel suo Il nostro quartiere1, prende quattro personaggi decisamente familiari (Adamo, Mosè, Gesù e Maometto) e li immerge nei vicoli del Cairo degli anni ’40, tra botteghe polverose e aspirazioni di riscatto. Religione, potere, ingiustizia, profeti, scienza e un pizzico di caos: il romanzo è una vera bomba, crea scompiglio e arriva anche a chi forse era meglio non arrivasse. Mahfuz ha infatti pagato caro il coraggio della sua penna, finendo vittima di un attentato anni dopo. Questo non impedisce al suo romanzo di diventare un classico della narrativa araba moderna, né all’autore di continuare a scrivere.
Mahfuz non solo racconta il Cairo: lo seziona, lo allegorizza, ci mette dentro Dio, la politica, la miseria e l’idea che forse, dopotutto, il sapere fa la differenza.
2. Le mille e una notte

Sentito, lo hai sicuramente sentito. Ma chi lo ha letto veramente? Le Mille e una notte2 è lo scritto arabo per eccellenza, al punto che nell’Ottocento scoppiò una vera e propria febbre da “Mille”, una mania collettiva3 che travolse gli intellettuali europei. Collezionavano manoscritti, si scambiavano edizioni rare, facevano a gara a chi ne possedeva di più. Peccato solo… che lo scritto originale non esiste.
Ad oggi, cosa rende Le Mille e una notte uno scritto che riesce ancora a parlare?
Forse la libertà con cui vengono rappresentate le donne e il loro istinto, del tutto svincolato dalla maternità e dalle convenzioni sociali. Forse la meraviglia dell’intreccio narrativo, dove una storia ne contiene un’altra, e poi un’altra ancora, in un labirinto di specchi dove perdersi è solo un piacere; non c’è fretta, non devi arrivare da nessuna parte, il tuo unico scopo è vagare e farti trasportare. O forse è quell’assoluta immersione nelle strade, nei mercati, nei cortili e tra le voci del mondo arabo medievale: i venditori di spezie, l’odore del tè alla menta, i tappeti stesi al sole, la folla che contratta. Un aspetto che spesso, in ambito accademico, finisce sullo sfondo è proprio questo: la straordinaria capacità immersiva di queste pagine. Il confine tra reale e finzione sfuma, l’esperienza stessa della lettura diventa una finestra su mille anni indietro nel tempo, in un posto magico da cui difficilmente vorrete tornare.
Più che leggerle, le Mille si abitano, si sentono sulla pelle.
3. Mohamed Maleel, Baba4

Maleel si descrive «metà orecchiette metà couscous» nella sua bio di Instagram, giocando sull’origine italo-tunisina. La dicotomia torna, questa volta con un’aspra malinconia: baba5 o papà? Mohamed vive con i piedi sulle due sponde del Mediterraneo, il cuore diviso a metà. La doppia appartenenza culturale inizia a diventare un peso che schiaccia un ragazzino costretto a diventare uomo, sotto lo sguardo di un padre ha cercato di spezzarlo fin da piccolo. Baba ci parla di una vita familiare fatta di violenza, amore come una lama a doppio taglio e incomprensioni, l’identità di Maleel spaccata in due lingue, due culture, due tradizioni e infine la memoria: la mappa che guida Mohamed attraverso i territori fratturati della sua vita, disegnando sentieri che, pur partendo da due mondi separati, alla fine si incontrano. Eppure, nonostante il peso di due mondi che si scontrano dentro di lui, Mohamed inizia a capire che la vera forza non sta nello scegliere tra uno o l’altro, ma nel saperli vivere insieme. La memoria, lenta e costante, ha iniziato a ricucire le fratture, crea uno spazio dove entrambe le identità possono coesistere. Non è più un ragazzo diviso, ma un uomo che ha imparato dalle sue radici a rimanere ben saldo. La sua appartenenza non è più una lotta, ma una conquista.
Questi sono alcuni dei gioielli di questa enorme e meravigliosa corona. La letteratura araba non è un tesoro nascosto: è sotto i nostri occhi, da sempre pronta a raccontarci storie che ci assomigliano più di quanto immaginiamo. Tra le righe di questi romanzi non ci sono solo deserti e minareti, ma voci, cuori che battono sotto una bandiera d’amore o di patria, e contraddizioni umane che urlano e sono in cerca di orecchie disposte ad accogliere queste parole. In un mondo sempre più omogeneo e polarizzato, leggere diventa un atto che ci ricorda di essere tutti ugualmente umani.
Forse non si cambia il mondo leggendo un romanzo arabo, ma può esserci un cambiamento negli occhi di chi guarda. E questo non è già l’inizio di una rivoluzione?
Note
- Universale Economica, 2016. Le traduzioni dei titoli tendono a variare, specialmente con un cambio di casa editrice e/o traduttore, qui faccio riferimento a questa edizione Feltrinelli.
- Feltrinelli, 2022.
- Irwin, La favolosa storia de le mille e una notte, Donzelli, 2009.
- Accento, 2023.
- Baba, termine colloquiale della lingua araba, abbastanza omogeneo in tutti i dialetti, «papà», «babbo».

Veronica Gabrielli
Mi chiamo Veronica, studio arabo ma sogno ancora di fare la fioraia. Amo la solitudine, la musica, la moda e i libri (4321 è il mio faro). Cucinare mi rilassa, l’amarena è il mio credo gelatiero, il mio erbario riceve più attenzioni di WhatsApp. Se sparisco, sto leggendo o parlo con un fiore: d’altronde, con i capelli corti ho già esaurito le conversazioni dal parrucchiere. In fondo, la vita è un po’ questo: cercare la bellezza nelle piccole cose, prendersi poco sul serio e trovare un equilibrio (instabile) tra dizionari di arabo e fiori.