La lettura è un qualcosa che mi accompagna da tutta la vita. Mi sono sempre lasciata guidare dall’istinto nella scelta delle mie letture, senza mai fare davvero troppo caso a cosa, ma soprattutto a chi io stessi leggendo. Di recente, però, mi sono accorta di aver sempre letto e amato storie scritte da uomini. Tutti i miei scrittori preferiti sono uomini: Dostoevskij, Grossman, Thomas Mann, Sartre, Orwell per citarne alcuni. L’unica voce fuori dal coro è sempre stata una sola: Virginia Woolf. Per porre rimedio a quella che era, a mio avviso, una mia enorme lacuna, ho cominciato a scegliere di leggere libri scritti da donne. Oggi, otto marzo, vorrei parlarvi di otto autrici che amo e consigliarvi, per ognuna di loro, un libro. Si tratta di libri a me cari, più o meno lunghi, che trattano i temi più disparati e che mi hanno saputo dire qualcosa, ognuno a modo suo.
1. On Women, Susan Sontag (2023)

Questo volume, uscito postumo un paio di anni fa, raccoglie una serie di saggi e articoli scritti fra gli anni Settanta e Ottanta, all’interno dei quali Sontag affronta svariati temi: dal genere alla femminilità, fino alle aspettative sociali imposte sulle donne. All’interno della raccolta, Sontag esplora come vengono rappresentate la donna e la femminilità, la natura oppressiva degli standard di bellezza e i modi in cui il potere e la sessualità si interfacciano nelle strutture patriarcali. Pur non avendo mai abbracciato il femminismo tradizionale, che secondo Sontag avrebbe una tendenza a semplificare eccessivamente l’esperienza femminile, le riflessioni sono ben radicate nelle idee femministe. Spiccano le sue riflessioni sulla bellezza e sull’oggettificazione della donna, che appaiono particolarmente preveggenti rispetto alla cultura odierna guidata dall’immagine, dove i social media perpetuano le stesse pressioni che lei criticava decenni fa. Interessante, a proposito, questa citazione da un altro suo libro: “Needing to have reality confirmed and experience enhanced by photographs is an aesthetic consumerism to which everyone is now addicted. Industrial societies turn their citizens into image-junkies; it is the most irresistible form of mental pollution.” (Susan Sontag, On Photography)
La sua ambivalenza nei confronti del femminismo sembra riflettere appieno i dibattiti contemporanei sulle complessità del movimento, in particolare per quanto riguarda l’intersezionalità e l’evoluzione della comprensione del genere. Anche se alcuni dei suoi punti di vista potrebbero apparire datati, la sua critica incisiva delle costruzioni culturali della femminilità fa sì che Sulle Donne rimanga ancora oggi un’opera estremamente rilevante.
2. La femme rompue, Simone de Beauvoir

La donna spezzata di Simone de Beauvoir è un’esplorazione cruda e introspettiva dell’identità femminile, dell’invecchiamento e della dipendenza emotiva, temi parzialmente presentati anche all’interno de Il secondo sesso da de Beauvoir stessa, attraverso una lente più filosofica. Le tre novelle – L’età della discrezione, Monologo e l’eponimo La donna spezzata – ritraggono donne che affrontano vere e proprie crisi esistenziali. Attraverso questi racconti, l’autrice espone le conseguenze devastanti di una vita definita dalle aspettative della società, in particolare dalla convinzione che la realizzazione avvenga esclusivamente attraverso il matrimonio o la maternità. Le lotte delle protagoniste contro l’isolamento, il tradimento e la disperazione evidenziano la fragilità delle identità plasmate dal ruolo che ricoprono nelle vite altrui, rafforzando le tesi di de Beauvoir secondo cui le donne devono coltivare l’indipendenza per sfuggire all’angoscia esistenziale. Mentre Il Secondo Sesso si pone come fondamento teorico del movimento femminista e come testo necessario a capire l’oppressione femminile, La donna spezzata dà vita a queste idee, offrendo una riflessione sotto forma di racconto sui costi del patriarcato interiorizzato.
3. Blue Nights, Joan Didion

Blue Nights di Joan Didion è una contemplazione profondamente personale sul dolore, la memoria e la mortalità, scritta all’indomani della morte della figlia, Quintana Roo Dunne. Libro quasi gemello del forse più celebre L’anno del pensiero magico, che racconta della perdita del marito, Blue Nights va oltre il lutto immediato per esaminare il lento dipanarsi del tempo, la fragilità dell’identità e l’inevitabilità del declino del singolo. In questo scritto, Didion riflette sulla maternità, chiedendosi se sia mai stata davvero preparata per questo ruolo, e affrontando il senso di colpa, il dubbio e l’impotenza che accompagnano la perdita. La struttura frammentaria e lirica del libro rispecchia appieno il disorientamento causato dal lutto, confondendo passato e presente, mentre la scrittrice rivisita momenti della vita di sua figlia solo per scoprirli scivolare via. Sotto la tragedia personale si nasconde un’ansia esistenziale, che definirei quasi Angst1, più ampia: la paura di invecchiare, di perdere la propria acutezza, di vedere il mondo continuare ad esistere senza di noi. Ancora tremendamente attuale, Blue Nights trova il favore di chiunque abbia affrontato una perdita profonda, offrendo non una chiusura, ma uno sguardo crudo e diretto su come il dolore ci trasforma, diventando a volte parte di noi.
4. A Room of One’s Own, Virginia Woolf (1929)

Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf è un testo a me caro. Si tratta di un saggio che esplora il rapporto tra donne, letteratura e indipendenza. Questo scritto ha la struttura di una lunga meditazione, all’interno della quale Woolf sostiene che per scrivere e, per estensione, per raggiungere la libertà intellettuale e creativa, le donne debbano godere sia di stabilità economica che di uno spazio personale, la “stanza tutta per sé”.
Woolf critica l’esclusione storica delle donne dalle attività letterarie e accademiche, esaminando come le barriere sistemiche abbiano soffocato la creatività femminile e chiedendosi perché così poche donne, rispetto agli uomini, siano state in grado di produrre grandi opere. Le riflessioni della Woolf sul genere, il potere e l’espressione artistica rimangono profondamente attuali, soprattutto nelle conversazioni in corso sull’accesso, il privilegio e la rappresentazione nei campi creativi. Ciò che rende questo testo particolarmente avvincente è la prosa fluida e arguta distintiva della Woolf, che rende la sua argomentazione tanto persuasiva quanto splendidamente scritta. Più che una critica storica, il saggio è un invito all’azione e un’ispirazione per le donne a ritagliarsi uno spazio per le proprie voci nel canone letterario e oltre.
5. Requiem, Anna Achmatova

Requiem di Anna Achmatova è uno straziante ciclo poetico che testimonia le sofferenze patite in Russia sotto il regime staliniano, in particolare l’angoscia personale e collettiva di coloro i cui cari furono imprigionati o giustiziati. Composte nell’arco di decenni e custodite nella memoria dall’autrice per altrettanto tempo prima di essere finalmente trascritte, le poesie raccontano il dolore, la paura e la resilienza di una madre. Si tratta di esperienze vissute in prima persona da Achmatova stessa, il cui figlio fu imprigionato nella prigione delle Croci di San Pietroburgo per diversi anni. I temi centrali trattati da Achmatova includono la perdita, la repressione politica e il peso del trauma storico. Sotto la dilagante disperazione si cela una forza tranquilla, pacata, che pone l’accento sull’importanza del ricordare. I versi di Achmatova sono crudi, sobri, la sua scrittura profondamente lirica. La sua più grande abilità sta nell’evitare il sentimentalismo palese pur trasmettendo un’immensa profondità emotiva. L’uso di immagini religiose e folcloristiche eleva il dolore personale a lamento universale, rendendo Requiem non solo un’opera di lutto ma anche un atto di sfida contro l’oblio.
6. Passion Simple, Annie Ernaux (1991)

Passione Semplice di Annie Ernaux è il racconto autobiografico, scarno ma intenso, di una relazione amorosa totalizzante, che cattura il desiderio ossessivo, la turbolenza emotiva e l’inevitabile perdita che definiscono tali relazioni. Attraverso una prosa precisa e priva di sentimentalismi, la Ernaux esamina il paradosso della passione, come essa esalta contemporaneamente l’esistenza e cancella tutto ciò che va oltre il suo oggetto. Il libro esplora i temi del desiderio, del potere, della memoria e dell’esposizione di sé, e la Ernaux documenta la sua esperienza con una sincerità senza fronzoli, spogliando le illusioni romantiche per rivelare la realtà cruda del desiderio. Il suo rifiuto di moralizzare o abbellire rende l’opera straordinariamente moderna, che risuona con le discussioni contemporanee sull’agency femminile e l’autonomia emotiva. Passione Semplice rimane attuale per il suo impavido confronto con la natura divorante del desiderio e per la sua esplorazione di come la memoria modella e distorce l’amore. Ciò che rende il libro particolarmente avvincente è la capacità della Ernaux di universalizzare un’esperienza intensamente personale, permettendo ai lettori di vedere le proprie ossessioni passate riflesse nella sua narrazione distaccata ma profondamente sentita.
7. The Vegetarian, Han Kang (2007)

La vegetariana di Han Kang è un romanzo ossessionante e psicologicamente intenso che esplora la repressione, l’autonomia e il corpo come luogo di resistenza. Protagonista della storia è Yeong-hye, una donna apparentemente normale che, dopo una serie di sogni inquietanti, si rifiuta di mangiare carne, innescando una reazione a catena di alienazione, violenza e ossessione da parte di chi la circonda. Raccontato attraverso le prospettive del marito, del cognato e della sorella, il romanzo esamina i temi del controllo, delle aspettative della società e delle conseguenze della sfida alle norme rigide. Nel suo nucleo centrale, il romanzo interroga l’intersezione tra l’agire personale e l’oppressione collettiva, illustrando come la tranquilla ribellione di Yeong-hye si scontri con l’ostilità di un mondo che rifiuta di accettare l’anticonformismo femminile. La prosa scarna ma lirica di Han Kang, unita all’atmosfera surreale e inquietante del romanzo, lo rende un’avvincente esplorazione della malattia mentale, del trauma e dei limiti dell’autodeterminazione. La sua inquietante ambiguità e la sua qualità onirica lo rendono particolarmente avvincente, lasciando i lettori a interrogarsi sui confini tra follia e liberazione.
8. Il corsivo è mio, Nina Berberova

Il Corsivo è Mio di Nina Berberova è un libro di memorie che racconta la sua vita di scrittrice russa emigrata, offrendo un resoconto ricco e introspettivo dell’esilio, dell’identità artistica e della sopravvivenza di fronte agli sconvolgimenti politici. Il libro, che spazia dai primi anni nella Russia rivoluzionaria al periodo trascorso a Parigi tra i circoli di intellettuali emigrati, fino alla successiva vita in America, esplora i temi dello sfollamento, della resilienza e delle lotte di una scrittrice che si trova a navigare in molteplici paesaggi culturali. La prosa acuta e priva di sentimentalismi della Berberova cattura sia l’aspetto personale che quello storico, fornendo una prospettiva unica sulla diaspora russa e sulle sfide da affrontare per forgiare un’identità al di fuori della propria patria. Le sue riflessioni sulla letteratura, l’amore e l’indipendenza intellettuale rimangono straordinariamente attuali, soprattutto nelle discussioni sull’esilio e sul ruolo dell’artista in tempi di crisi. Ciò che rende particolarmente avvincente Il Corsivo è Mio è il ritratto candido di Berberova di una vita plasmata da forze storiche ma ferocemente autodeterminata, che lo rende una lettura preziosa per chi è interessato alla letteratura russa, alle esperienze di emigrazione e all’intersezione tra storia personale e politica.
Scegliere di leggere libri scritti da donne sulle donne è stato per me un modo per confrontarmi con prospettive ed esperienze diverse dalla mia e per scoprire voci che, per troppo tempo, avevo inconsapevolmente trascurato. Questi libri sono solo un punto di partenza, un invito a esplorare la varietà e la ricchezza della scrittura femminile, che attraversa generi, epoche e sensibilità differenti. Non si tratta solo di leggere libri “al femminile”, ma di riconoscere il valore di narrazioni che sanno raccontare l’esperienza umana con profondità, intelligenza e autenticità. Se c’è una cosa che, a modo suo, ognuna di queste scrittrici mi ha insegnato, è che la letteratura è uno spazio infinito, e più voci scegliamo di ascoltare, più il nostro mondo si fa ampio, complesso e, soprattutto, bello.
- Dal Tedesco Angst, die (s,f) — Termine che in campo psicologico designa uno stato doloroso di ansietà. (Treccani)

[…] meno importanti. Tutte le 177 pagine della Vegetariana sono magnetiche (ve ne avevamo parlato qui e qui). La nostra redattrice Vittoria Tosatto ha avuto solo lodi per Orbital di Samantha Harvey, il […]