Recensione del libro Il cuore della foresta di Amity Gaige
Le giornate di ogni persona sono scandite da costanti e minuziosi programmi, i quali vengono puntualmente interrotti o compromessi da contrattempi non previsti. Nella maggior parte dei casi, il tutto si risolve con conseguenze più o meno leggere, rasentando spesso l’inconsistenza. Altre volte no. Che sia per caso, per (s)fortuna o per combinazione, l’effetto domino che ne segue può essere quasi catastrofico o, chissà, magnifico.
Questo è lo schema scatenante della storia di Valerie Gillis che, con tutte le sue sottotrame, compone il libro Il cuore della foresta. Valerie Gillis, soprannominata Sparrow, non è altro che un’infermiera che, in un periodo di pausa dal lavoro, decide di affrontare il Sentiero degli Appalachi: scelta quantomeno ambiziosa, vista la fama tutt’altro che clemente di cui gode la catena montuosa che dà nome al percorso.
Tralasciando le numerose storie che narrano di episodi paranormali avvenuti in questa zona, il sentiero stesso si dimostra essere un’entità particolarmente sfidante. Di pari passo, il clima e la modulazione fisico-geografica del territorio rendono l’esperienza adatta a ben poche persone. In mezzo a innumerevoli peripezie, Valerie si trova vittima di una scelta errata, la quale, pur essendo apparentemente risolvibile, rivela un lato oscuro e insidioso che trascina l’escursionista in un vortice degenerativo, sino all’orlo dell’eterno riposo. La sua storia viene affiancata da tanti altri personaggi che gravitano, in maniera più o meno diretta, intorno alla questione. Tra questi, vari membri delle forze dell’ordine (i componenti del Corpo Forestale del Maine, su tutti), i genitori, il marito, i parenti di Valerie, uno dei suoi compagni di cammino e persone inconsapevolmente a contatto con il suo caso.

Per quanto quest’opera possa sembrare, a suo modo, la “ricetta” per il giallo perfetto, in realtà si rivela tanto altro. Non mancano, è vero, i momenti che tendono al thriller di pura matrice poliziesca, ma vi sono anche tracce del genere rosa, di quello storico, di quello naturalistico e, immancabilmente, della letteratura di viaggio. Non a caso, il cammino sincopato e traumatico di Valerie rappresenta la metafora per il percorso interiore affrontato da tutti gli altri personaggi. Sparrow vaga per i boschi nel tentativo di aggrapparsi a quei pochi appigli che le restano per non cadere nella follia e, inevitabilmente, nella morte. Gli altri personaggi affrontano sé stessi e i loro fantasmi, parallelamente alle imponenti attività di ricerca della camminatrice scomparsa.
Esemplare è il caso del Tenente Beverly Miller, principale membro delle ricerche, che è costretta a fare i conti con le proprie insicurezze non solo lavorative, ma anche esistenziali. Al contempo, Lena, una signora anziana che comprende solo all’ultimo di essere quanto più vicina possibile al ritrovamento di Valerie, affronta la costante paura di avere sbagliato tutto per via della deriva presa dalla vita della figlia. Intrecci, sovrapposizioni ed errori mai accettati prendono non solo forma, ma anche e soprattutto corpo fisico, nella mente, nello spirito e nel petto dei vari personaggi, i quali tentennano dinanzi alle numerose stimolazioni percepite. La stessa Sparrow, nel disperato tentativo di restare appesa alla razionalità e di salvarsi, si appella costantemente alla madre, con la quale ha un rapporto ricolmo di divisioni irrisolte.
Al contempo, la scomparsa di una persona, per quanto sia un evento abbastanza comune della zona degli Appalachi, come esplicitato più volte nel libro, è anche un episodio che accomuna i vari soccorritori nello sforzo estenuante di arrivare al ritrovamento. Sono uniti dalla consapevolezza di essere guidati da un nobile e comune obiettivo, che non è soltanto il recupero in sé, bensì la volontà di fare del bene. Questa comunanza ha ovviamente risultati positivi, come la forza e la capacità di creare dei rapporti di grande intesa. Un esempio lampante è il legame di amicizia sorto tra Santo, il principale accompagnatore di Valerie nel corso della camminata, e Cody, il componente delle forze dell’ordine incaricato di interrogarlo sull’accaduto. Santo, dal canto suo, è un personaggio rappresentativo dell’energia che si può esternare persino quando si teme di essere arrivati al limite delle proprie possibilità. Nonostante sia deriso da molti per la sua corporatura (e da altri, in maniera ancor più deprecabile, per il suo colore della pelle), affronta il Sentiero degli Appalachi senza alcun tipo di pretesa al di là delle sue capacità, camminando quanto più a lungo possibile e senza mai fermarsi. Lo abbandona solo in concomitanza della morte del padre, peraltro da lui sempre mal tollerato, lasciando Valerie da sola sul sentiero.
Proprio questo dettaglio è tra quelli che più affliggono Santo, portandolo a sentirsi parzialmente responsabile della scomparsa della sua compagna di viaggio. Come si può notare da queste descrizioni, non è una storia qualsiasi: vive e porta a vivere la trama e le varie sottotrame da punti di vista molteplici, anche molto diversi tra loro. Non è soltanto la narrazione di vita, morte e sopravvivenza: è il racconto di quanto questi aspetti coinvolgano tutti alla stessa maniera, il resoconto di quanto e come non si possa fuggire dai propri fantasmi quando questi si materializzano. Sparrow, involontariamente, riesce nell’impresa di unire tantissime persone nello spirito e nell’unità di intenti; riesce, a suo modo, a far emergere il lato buono delle persone. Mostra e dimostra il modo in cui gli avvenimenti siano totalmente al di fuori del nostro controllo, in quanto si sviluppano su dimensioni sterminate e imprevedibili, che arrivano a toccare e coinvolgere anche personaggi apparentemente estranei alla vicenda.

Ciononostante, dal momento del loro coinvolgimento in poi, iniziano a sentirsi indissolubilmente partecipi dell’accaduto, come parte integrante di un’indistruttibile unità organica. La scrittrice e la traduttrice di questo romanzo, rispettivamente Amity Gaige e Valentina Daniele, sono di pari passo autrici di quell’impresa compiuta dai loro personaggi. Il cuore della foresta non è un libro che si legge passivamente, bensì un’opera quasi interattiva. Nello scorrere le pagine, ci si ritrova immersi in un vasto ecosistema di elementi, anime e testimonianze, al punto di sentirsi partecipi e di voler dare il proprio contributo alla ricerca. Il lettore, prima che i punti oscuri vengano svelati, si crea una propria idea sui fatti e cerca, per quanto impossibile, di riportarla insieme agli altri punti di vista presenti nell’opera.
Il cuore della foresta è la dimostrazione letteraria di come i sentimenti e le esperienze umane possano svilupparsi a tal punto da creare un unicum tra mente e corpo, che riesca a congiungere tutti gli individui tra loro. Ogni caratteristica, ogni passione, ogni tendenza e ogni sensazione non è altro che un elemento che concorre alla compiutezza di questo ecosistema che è unico del suo genere, ma proprio per questo è perfettamente equilibrato. Non potrebbe esistere in nessun’altra maniera e con nessun’altra condizione. Sparrow, dal canto suo, non può sapere tutto questo in quei giorni di prigionia all’aria aperta. Non può sapere che, nella quasi-disgrazia in cui si trova, le persone si fanno forza a vicenda. La sua buonafede l’ha portata sulla cattiva strada, ma questo non le ha impedito di fare indirettamente del bene verso gli altri, a dimostrazione che il suo buon cuore e il suo voler aiutare il prossimo in quanto infermiera non la abbandonano nemmeno nei momenti più bui. Con tutta probabilità, è in questi princìpi che risiede il (grande) cuore della foresta.
Ringraziamo l'editore NNE per averci inviato una copia stampa del romanzo. Per maggiori informazioni, potete consultare il loro sito: https://www.nneditore.it/libro/9791255750840

Alessandro Mazza
Nato nel 2002 in Romagna, sono studente all’Università di Bologna. Lo studio è, fortunatamente, fra le mie passioni, come lettura, musica e scrittura. Insieme ad altre meno “auliche”, come lo sport. Curioso per natura, mi pongo domande e cerco risposte, molto spesso senza successo, ma con conoscenze in più.