It ends with Blake Lively
Attrice e icona della moda, Blake Lively ha governato il panorama hollywoodiano dell’ultimo ventennio e, grazie alla sua passione per la moda, è riuscita a caratterizzare i personaggi da lei interpretati, rendendoli veri e propri punti di riferimento per un’intera generazione.
Dopo il debutto nel 2007 nei panni di Serena van der Woodsen in Gossip Girl, Blake Lively ha iniziato ad affermarsi stilisticamente, sfoggiando look eccezionali realizzati dal costumista statunitense Eric Daman1. Non ci vorrà molto prima che inizi ad essere considerata come la it girl2 dei red carpet, la regina dei Met Gala, dove, ogni anno, governa le scene distinguendosi dalla moltitudine di celebrità. O, almeno, così è stato prima del 2024, in particolare prima dell’uscita di It Ends With Us (tradotto nelle sale italiane come Siamo noi a dire basta), bestseller scritto dall’autrice Colleen Hoover e prodotto cinematograficamente proprio dalla stessa Blake Lively.
Sebbene il film sia stato un successo per quanto riguarda gli incassi, non si può dire lo stesso per tutto il contorno entro cui il film si è sviluppato a partire dalla campagna pubblicitaria, proseguendo con il contenuto della pellicola e arrivando persino alle scelte stilistiche, altamente discutibili. Protagonista di tutta la controversia è proprio Blake, che ha fatto trapelare la sua convinzione nel trovarsi in un sequel di Barbie piuttosto che in un film riguardante abusi e violenze domestiche. Infatti, non possiamo incominciare a trattare le problematiche dell’attrice senza accennare brevemente alla trama del film, attorno a cui si è creato il dibattito.
La protagonista Lily Bloom (Blake Lively) è una donna sopravvissuta ad una famiglia disfunzionale, ma sottomessa ai soprusi del padre. Reduce da questo background traumatico, entrerà in una relazione “romantica” alla pari di quella dei suoi genitori, ripetendo così il circolo vizioso abusante. Tuttavia, Lily è presto consapevole di quello che le sta accadendo e, per non fare la fine della propria madre, costretta in un rapporto infelice e incapace di uscirne, trova la forza di prendere in mano la propria vita.
Guardando il film, non possiamo non empatizzare con la protagonista, captarne la drammaticità tematica e augurarle il meglio. Eppure, la realizzazione delle scene sembra al limite del comico, totalmente dissonante rispetto al messaggio che dovrebbero trasmettere: questo effetto contrario non è causato solo dalla regia di Justin Baldoni, ma anche dalle decisioni creative di Blake Lively, prese arbitrariamente e in maniera incoerente rispetto al punto focale su cui voleva concentrarsi l’opera.
Queste decisioni sbagliate si rispecchiano soprattutto nella scelta dell’abbigliamento della protagonista. Infatti, Lily Bloom indossa quasi sempre abiti casual, che contribuiscono a ridurre la serietà degli eventi che ci vengono mostrati, spesso distogliendo il focus dello spettatore rispetto alla trama. Non mancano scene in cui Lily veste bretelle beige accostate ad una camicia dai motivi quadrati e colori sgargianti, il tutto accompagnato da stivali alti e di un colore rosso acceso. Persino quello che doveva essere un vestito elegante, che avrebbe dovuto far risplendere la protagonista, sembra un’accozzaglia casuale di indumenti. Osserviamo, per esempio, un vestito nero e verde, aperto a rombo appena sotto il petto di Lily, che viene coperto da una larga giacca floreale colore militare.
Come ha affermato la stessa Blake Lively, molti dei capi di scena provengono direttamente dal suo guardaroba e persino da quello di suo marito Ryan Reynolds, perché lo scopo è di «mostrare la versatilità di Lily Bloom ed esprimere al meglio la sua essenza, anche utilizzando vestiario maschile»3.
Tuttavia, la realtà dei fatti sembra essere ben differente. Osservando la campagna pubblicitaria e le strategie di marketing con cui Blake e la stessa Colleen Hoover hanno scelto di sponsorizzare il film, notiamo la leggerezza con cui sono stati presentati i temi. Se, da un lato, abbiamo la coppia di donne che consiglia la visione della pellicola con la stessa superficialità con la quale si potrebbe andare a vedere una rom-com4 qualsiasi, dall’altra parte abbiamo il regista e coproduttore Justin Baldoni, che prova, invano, a sottolineare la profondità del messaggio che sarebbe dovuto giungere agli spettatori in sala. Questa visione differente tra Blake Lively e Baldoni è il motivo per il quale, ad oggi, troviamo due locandine realizzate per il film, una delle quali segue la prospettiva di Blake Lively, riprendendo la palette dei colori accesi e caldi, che ha voluto rendere sia nella colorazione delle scene sia negli outfit dei vari personaggi.
Al contrario, la locandina originale realizzata dal coproduttore, doveva avere una tonalità scura, con un design semplice, capace di far concentrare lo spettatore sui due protagonisti raffigurati al centro.
Anche il red carpet non è rimasto esente dalle scelte creative dell’attrice che, sempre con la stessa mentalità , ha deciso di promuovere il film allegramente e mostrandosi in splendidi vestiti floreali. Lo scopo era quello di riprendere la professione lavorativa di Lily Bloom, proprietaria di un negozio di fiori. Ma era veramente ciò di cui aveva bisogno questo film?
A moltə è sembrato un vano tentativo di riprodurre il successo di Barbie, mantenendo l’attenzione sull’aspetto fashion, senza però tener conto delle sostanziali differenze tematiche che i due film possono offrire.
Il fenomeno di Barbie si mostra totalmente concentrato sul concetto di empowerment femminile con Barbie stessa come protagonista. La sua figura viene culturalmente riconosciuta come autorità stilistica per eccellenza, pur essendo un brand il cui target principale riguarda il pubblico di minori. Proprio in virtù di questo, il team ha voluto mettere in risalto Margot Robbie, interprete di Barbie, facendole indossare i panni della celebre bambola e contribuendo a renderla a sua volta simbolo di riscatto femminile e icona della moda.
Sopra: Blake Lively promuove It Ends with Us (ABC News).
Per quanto riguarda It Ends With Us, non possiamo assolutamente applicare la medesima riflessione. Ci troviamo davanti a personaggi anonimi e un dramma che tratta temi delicati quali l’abuso e la violenza domestica. Non è necessario doverlo abbellire con abiti rosa floreali o eccentrici capi d’abbigliamento. Al contrario, un’atmosfera cupa e meno colorata avrebbe potuto mettere molto più in risalto l’ambiente entro il quale si sono sviluppati i fatti.
Le conseguenze di queste scelte molto discutibili, in aggiunta ad altre controversie5 che hanno colpito la produzione e l’uscita della pellicola, sono risultate in una caduta dalla quale sarà difficile rialzarsi. Ciononostante, Blake Lively ha continuato a trascinarsi ferocemente verso il tanto sperato successo che questo progetto avrebbe dovuto farle ottenere. L’attrice ha altamente ignorato tutte le critiche e le controversie allontanandosene quanto più possibile, ma, spesso e volentieri, ottenendo l’effetto contrario.
Insomma, non basterà un look clamoroso a sanare la reputazione dell’attrice statunitense. Possiamo dire che questa volta Blake ha fatto un flop gigantesco e il contraccolpo che ne è seguito ha fatto riemergere in superficie tutto ciò che, fino a quel momento, era stato volutamente ignorato grazie al suo status di autorità hollywoodiana.
La rivedremo presto sul grande schermo? Forse no, ma ad un red carpet non potrebbe mai mancare.
Note
- Eric Daman, costumista statunitense. É conosciuto tanto per il suo lavoro in Gossip Girl quanto per il suo contributo in Sex and the City. Piú informazioni sulla sua pagina IMBD e sul suo sito ufficiale.
- It girl, definizione da Cambridge dictionary: ragazza famosa e conosciuta per partecipare a molti eventi sociali e feste.
- Intervista di Etalk al cast di It Ends With Us.
- Genere di film che unisce la commedia all’aspetto romantico.
- ‘It ends with us’: The press tour drama explained, Shivani Gonzalez, 2024.
Ma come ti vesti?
Editoriale · L’Eclisse
Anno 4 · N° 5 · Settembre 2024
Copertina di Maria Traversa.
Hanno partecipato alla realizzazione di questo editoriale: Greta Beluffi, Bianca Beretta, Alice Borghi, Matteo Capra, Michele Carenini, Chiara Castano, Ginevra Cesati, Anna Cosentini, Joanna Dema, Clara Femia, Mariairene Fornari, Eugenia Gandini, Chiara Gianfreda, Nikolin Lasku, Rosamaria Losito, Matteo Mallia, Alessandro Mazza, Marcello Monti, Edoardo Naggi, Valentina Oger, Erika Pagliarini, Matteo Paguri, Virginia Piazzese, Lorenzo Ramella, Luca Ruffini, Gioele Sotgiu, Vittoria Tosatto, Marta Tucci, Marta Urriani.