La minigonna e il Sessantotto
Nel 1994 Nicoletta Bertaccini, un’avvocata di Bologna, si presentò davanti al carcere di Parma indossando una minigonna. Trent’anni fa, tale indumento fu ritenuto scandaloso e Bertaccini fu prima costretta al pagamento di un’ammenda dal Gip e poi condannata dal pretore di Parma per atti osceni e contrari alla pubblica decenza, secondo l’articolo 726 del Codice penale. Per il giudice, l’abbigliamento dell’avvocata si sarebbe dovuto considerare «tale da offendere il comune senso di pudore»1. La Corte di Cassazione, in una sentenza del 1996, assolse Bertaccini, ricordando che «il giudice non deve essere un fustigatore dei costumi, un promotore di campagne moralistiche»2. Secondo i giudici del terzo grado di giudizio, la moda non può essere censurata e i cambiamenti rispetto all’abbigliamento devono essere accettati come segno del mutare della società stessa. Vent’anni fa si discuteva ancora sulla moralità nell’indossare una minigonna; tuttavia, tale capo di abbigliamento risale a ormai quasi sessant’anni fa.
La nascita della minigonna è storicamente contesa tra diversi stilisti, ma si attribuisce più comunemente alla stilista britannica Mary Quant (1930-2023), le cui gonne arrivarono ad essere tra i dieci e i quindici centimetri sopra il ginocchio. Questo capo di abbigliamento, considerato totalmente innovativo e rivoluzionario, divenne poi molto popolare negli anni Sessanta, arrivando ad essere il simbolo della “Swinging London”3. La minigonna divenne immediatamente un simbolo di emancipazione femminile e di libertà sessuale. Non c’è da sorprendersi se il simbolo della Rivoluzione sessuale fosse proprio una gonna: già alla fine dell’Ottocento la femministra francese Hubertine Auclert creò la “Lega per le Gonne Corte”4, rivendicando la necessità di un indumento che permettesse la libertà di movimento e che fosse più comodo.
La Rivoluzione sessuale (1968) fu un movimento socio-culturale che si sviluppò soprattutto nei Paesi occidentali, soprattutto in Europa e Stati Uniti. Ciò che gli esponenti di tale movimento rivendicavano era una riforma del codice di comportamento e morale, considerato troppo tradizionale e conservatore soprattutto in relazione alla sessualità. Il movimento era per lo più giovanile e si poneva in netta contrapposizione ai valori borghesi di matrimonio, verginità, fedeltà e stereotipi di genere: ciò che si auspicava era un cambiamento sia morale che politico per quanto riguarda questi temi. Il movimento portò a diverse riforme in Italia, tra cui una maggiore accettazione del sesso prematrimoniale e fuori dalle relazioni eterosessuali, il divorzio (1970), l’abrogazione del reato di adulterio (1968-1969), la normalizzazione della contraccezione e l’abrogazione del delitto d’onore (1981).
La minigonna era quindi diventata il simbolo di una nuova generazione, che voleva cambiare la società in cui viveva e che non accettava più i precetti moralistici delle generazioni precedenti. Tale capo di abbigliamento rappresentò la rottura con la «funzione morale di coprire»5 le gambe delle donne, viste come un oggetto sessualizzato che avrebbe potuto scandalizzare i ragazzi. Indossarla non si limitava a essere una mera scelta stilistica, ma significava molto di più: «implicava una presa di posizione sociale, culturale e politica»6.
La minigonna, oltre a essere il simbolo della Rivoluzione sessuale, accompagnò il Sessantotto, ossia «un’ampia stagione di ribellione delle giovani generazioni, attratte dall’ideale di rivoluzionare la società e la politica»7, che si sviluppò in tutta Europa e negli Stati Uniti. Il Sessantotto fu un fenomeno di massa: unì studenti, intellettuali, operai, lavoratori e tutti coloro che appartenevano a un gruppo sociale discriminato. Ciò che il movimento si proponeva era di sviluppare uno spirito critico e di rompere con le tradizioni del passato; ci si batteva contro la borghesia e i suoi ideali, il moralismo, l’autoritarismo e contro l’emarginazione delle donne e delle minoranze. In Italia, il primo evento ricordato dalla cronaca fu l’occupazione della facoltà di Sociologia dell’Università degli Studi di Trento. Il mese seguente, a Milano, fu pubblicata un’inchiesta del giornale “La Zanzara” del liceo classico Giuseppe Parini, nella quale si difendeva la libertà sessuale. Cosa pensano le ragazze d’oggi era il titolo dell’inchiesta, che esponeva ciò che le ragazze del liceo pensassero di alcuni temi cari sia alla Rivoluzione sessuale, sia, in seguito, al Sessantotto, come i rapporti sessuali prematrimoniali, il matrimonio e la maternità. Gli autori dell’inchiesta provocatrice, Marco de Poli, Marco Sassano e Claudia Beltramo Ceppi, furono processati per «oscenità a mezzo stampa e pubblicazione clandestina»8 e infine assolti dal presidente del Tribunale di Milano.
In pochi mesi furono occupate l’Università degli Studi di Torino, l’Università di Pisa e l’Università Cattolica di Milano9. A Milano la guida era Mario Capanna, uno dei leader di Movimento Studentesco (MS), un gruppo della sinistra extraparlamentare nata all’Università degli Studi di Milano. Nel corso del 1968, il movimento ormai dilagava e furono occupate le maggiori università italiane. Questi anni a cavallo del 1968 furono caratterizzati da manifestazioni, scontri in piazza e occupazioni, portate avanti sia da studenti, sia da lavoratori, provenienti soprattutto dalla classe operaia.
La minigonna, simbolo dei tempi che cambiavano e soprattutto della liberazione sessuale, era sempre più accettata all’interno della quotidianità. Nel 1967, a Torino, si celebrò uno dei primi matrimoni in minigonna: il prete, colto alla sprovvista, fu costretto a procedere con la cerimonia nonostante il vestito indossato dalla sposa, poiché la chiesa era già colma di invitati. In quegli anni, in Vaticano, le guardie svizzere e i gendarmi solevano allontanare dal territorio donne e ragazze con gonne o vestiti corti, accompagnandole al confine. La decisione del parroco torinese di non rimandare la cerimonia fu vista come un piccolo scandalo e l’evento fu riportato dalla cronaca locale10. Gli anni Sessanta, soprattutto sul loro finire, sono stati caratterizzati dalla «presa di parola, l’esplodere della soggettività e il rifiuto di delegare ad altri la rappresentazione dei propri bisogni; e, insieme a questo, il rifiuto di una società che in tutte le sue articolazioni appariva invecchiata e autoritaria»11. La minigonna nacque quindi nel momento adatto e servì da simbolo delle rivendicazioni giovanili (soprattutto dell’ala femminile), vis-à-vis con una società opprimente e da riformare. L’invenzione della minigonna non fu rivoluzionaria per se e per la storia della moda in senso stretto, ma fu parte di un movimento molto più ampio e complesso di quello che probabilmente Mary Quant avrebbe mai potuto immaginare.
Note
- Corte di Cassazione (sezione III penale), sentenza 30 ottobre 1996. https://www.jstor.org/stable/23192251. Consultato il 26 settembre 2024.
- Ibid.
- Con questo termine, si intendono diverse tendenze che si sono sviluppate a Londra (e in Gran Bretagna) negli anni ‘60.
- S. Sabahu, Come la minigonna ha cambiato un’epoca (e la storia della moda), in “nss g-club”, 13 aprile 2023.https://www.nssgclub.com/it/fashion/22210/storia-minigonna-mary-quant. Consultato il 26 settembre 2024.
- D. Martin, La minigonna: dalla rivoluzione alla parità di genere, in “Metropolitano.it”, 3 giugno 2023. https://www.metropolitano.it/la-minigonna-dalla-rivoluzione-alla-parita-di-genere/. Consultato il 15 settembre 2024.
- I. Chiavacci, Moda, femminismo e patriarcato sono più intrecciati di quanto crediamo, in “Lifegate”, 9 marzo 2023. https://www.lifegate.it/moda-femminismo-patriarcato. Consultato il 26 settembre 2024.
- B. Bongiovanni, Sessantotto, in “Enciclopedia dei ragazzi, Treccani”. https://www.treccani.it/enciclopedia/sessantotto_(Enciclopedia-dei-ragazzi)/. Consultato il 26 settembre 2024.
- Y. Cigna, «Cosa pensano le ragazze d’oggi?» Al liceo Parini torna il questionario dello scandalo: le risposte su sesso, famiglia e diritti, in “Open”, 29 marzo 2024. https://www.open.online/2024/03/29/cosa-pensano-le-ragazze-d-oggi-parini-milano/. Consultato il 26 settembre 2024.
- G. Bigatti, Milano ‘68, in Milano anni ‘60: storia di un decennio irripetibile a cura di S. Galli, Milano in Mostra, 2019, p. 239.
- M. Ternavasio, Fine anni Sessanta, la minigonna arriva in città e cresce lo scandalo, in “La Stampa”, 15 novembre 2017. https://www.lastampa.it/torino/2017/11/15/news/fine-anni-sessanta-la-minigonna-arriva-in-citta-e-cresce-lo-scandalo-1.34385515/. Consultato il 26 settembre 2024.
- G. Bigatti, Milano ‘68, in Milano anni ‘60: storia di un decennio irripetibile a cura di S. Galli, Milano in Mostra, 2019, p. 237.