Un’analisi di come la brillante carriera di Taylor Swift può ispirarci ad avere coraggio di vivere felici, liberi, confusi e soli, tutto nello stesso momento.
Taylor Swift può vantare una collezione di canzoni ormai consacrate all’altare della musica pop contemporanea, di cui è innegabilmente una degli esponenti più affermati. La sua carriera è un’evoluzione, professionale e umana, che il pubblico ha avuto modo di vivere insieme a lei: la sua capacità di raccontare storie ha sempre attirato una notevole quantità di attenzione mediatica, costruendo narrazioni pubbliche ben al di fuori dei suoi testi.
Il suo percorso artistico inizia da giovanissima alla tenera età di 16 anni, con il suo album di esordio Taylor Swift (2006): le sue radici nella musica country sono profonde, i fiori di questo albero sono dei versi intrisi di amore, innocente speranza e scoperta delle relazioni. Questa ragazzina bionda dal viso ingenuo ha avvicinato molti ad un genere solitamente incarnato da artisti uomini molto più grandi di lei, come il Tim McGraw del suo singolo di debutto. Nei suoi testi traspaiono le gioie e i dolori di una normale adolescente, che racconta di quei problemi di cuore che tutti abbiamo avuto e che sappiamo di aver vissuto come se fossero insormontabili: dopotutto, “a quindici anni quando qualcuno ti dice che ti ama, come puoi non crederci?”.
Questa sua strabiliante capacità di raccontare la vita comune, con una profondità inadudita per la sua età, l’ha condotta ad un successo ancora maggiore con il secondo album, Fearless, una raccolta di canzoni che forse assomiglia più ad un diario segreto di una diciottenne piuttosto che ad un prodotto commerciale, le sue parole sono intrise di sogni e speranze, di aspettative da fiaba sull’amore, accompagnate da melodie superbamente orecchiabili. Accompagnata dal successo strabiliante dei singoli Love Story e You belong with me, Taylor si ritrova ad accettare il premio di “Album dell’anno” ai Grammy Awards a soli diciannove anni. La più giovane artista donna di sempre.
Insieme all’enorme successo, come è naturale, cominciano ad arrivare le critiche: alcuni mettono in discussione il fatto che sia veramente Taylor a scrivere le sue canzoni. La più amara e mortificante forse è quella che le ha riservato Kanye West interrompendo il suo discorso agli MTV Music Awards per dichiarare che, secondo lui, il premio per il miglior video appena vinto da Taylor doveva essere riservato a qualcun altro. Questa non sarà l’ultima volta che le loro strade si incontreranno.
Tenendo bene a mente ciò che di negativo le era stato rivolto, Taylor decide allora di pubblicare, nel suo terzo album Speak Now, solo canzoni composte esclusivamente da lei, un manifesto per i suoi detrattori a dimostrare la falsità delle loro assunzioni sul suo talento.
La sua incredibile vulnerabilità autoriale emerge a tutto tondo nel suo quarto album Red, nel quale Taylor affronta delle emozioni completamente nuove, intense e rosse. Le delusioni d’amore questa volta non riguardano più i suoi compagni di scuola, ma uomini dello spettacolo. La sua grande capacità nel raccontare della sua vita privata nelle sue canzoni la porta ad essere etichettata dai media come serial dater, il suo talento nella scrittura le si ritorce contro, conducendo l’opinione pubblica verso l’idea che lei usi le sue relazioni solo per avere del materiale su cui scrivere i suoi futuri successi. Contemporaneamente all’attenzione mediatica riservata alle sue relazioni, la sua quarta fatica fatica in studio vede l’artista impegnarsi in sound sempre più distanti dalle sue origini country.
Questo momento di transizione personale e artistica è stato da catalizzatore per il suo quinto album 1989. Taylor Swift si accorge finalmente di essere una pop star, abbandona le chitarre dei suoi inizi e riesce a confezionare dei classici come Shake it off che strizzano l’occhio alla musica della decade in cui è nata e che dà il titolo al disco. L’esperimento di cambiare completamente genere le regala il più grande successo commerciale della sua carriera e il suo secondo Grammy Award di “Album dell’anno”. In tutta risposta alle critiche sulla sua vita privata, Taylor decide di mettersi nei panni della ragazza che i media hanno tessuto per lei nel singolo satirico Blank Space, che si dimostra un successo planetario straordinario. 1989 è l’album in cui la ragazzina di Nashville piena di sogni riesce a vederli diventare realtà.
All’apice della sua popolarità riceve una telefonata dal sopracitato Kanye West, durante la quale le chiede se può nominarlo in una sua canzone. L’intenzione nei suoi versi era di prendersi il merito della fama di Taylor perché, interrompendola molti anni prima, le aveva regalato una notevole popolarità. Lo scandalo viene alimentato dalla pubblicazione virale del video, accuratamente manipolato, di questa telefonata: l’opinione pubblica viene aizzata contro Taylor, che viene definita un “serpente”, come se tutti stessero aspettando un suo passo falso.
Praticamente nell’occhio dell’uragano, Taylor decide di isolarsi completamente per un anno, nel quale non circola più nessuna notizia su di lei, fino a quando non decide di rilasciare il suo sesto album in studio intitolato Reputation, proprio come ciò su cui non aveva più controllo. Il progetto è stato anticipato dal singolo apripista Look what you made me do, nel cui video musicale rivendicava tutte le critiche lei rivolte e abbracciava l’immagine del serpente, ricorrente in tutte le immagini promozionali. Il sound è molto electro-pop, con degli arrangiamenti molto lontani dalle delicate chitarre country e dalle atmosfere spensierate di 1989.
L’amore ricevuto dai fan, e nella sua vita privata, la ispira a comporre il suo settimo album, Lover, che rappresenta l’apice del suo percorso personale. È la prima volta in cui Taylor non si preoccupa di dover smentire chi la critica, ma si fa guidare da quello che sente di dover raccontare. Dietro ai colori pastello della copertina, traspare il viaggio di una donna alla continua scoperta di se stessa, non più intimorita dal dire una parola fuori posto, ma pronta ad esporsi anche politicamente, finalmente consapevole che l’amore non è rosso ma dorato come dichiara nella stupenda traccia finale Daylight.
La vulnerabilità emotiva di Lover fa da naturale predecessore dei suoi due inaspettati progetti successivi, Folklore e Evermore, rilasciati a sorpresa a soli cinque mesi di distanza. Frutto dell’instancabile flusso di coscienza imposto dalle restrizioni della pandemia, i due album sono una collezione di racconti, in cui Taylor si spoglia del glamour delle ere precedenti e riscopre il ruolo di cantastorie: per la prima volta nella sua carriera, non scrive canzoni solo dal suo punto di vista, ma crea personaggi, storie d’amore, matrimoni infelici, due ladri che si innamorano, donne non convenzionali. Le canzoni di questi album sono racconti, sono il culmine del viaggio di Taylor alla scoperta della sua scrittura, che mai come in questi capolavori si può definire creativa. Finalmente, liberatasi dalla necessità di progettare i suoi album in funzione del pensiero degli altri, Taylor emerge come un’artista nel pieno controllo di ciò che scrive e dei valori che vuole condividere col mondo. Come lei stessa ci consiglia, potremmo costruirci un castello con i mattoni che ci tirano addosso e decidere noi che storie tramandare alla nostra corte.