Non solo Vivaldi
Primavere in musica
La Primavera è evocativa a partire dalla sua etimologia. Il termine è formato da “prima” e “vera”, riconducibile al sanscrito “vas”, divenuto “ver” in latino, che significa “splendere” e si usa anche per indicare l’estate. Dunque la Primavera è: “la stagione prima dell’estate”. Questa suggestività ha ispirato numerosi artisti, compresi alcuni compositori di musica classica.
Antonio Lucio Vivaldi (1678-1741), soprannominato “prete rosso” in quanto sacerdote e dai capelli di questo colore, scrive un concerto in Mi maggiore per violino, archi e clavicembalo: le famose Stagioni. I tre movimenti di cui consta La Primavera ne descrivono tre momenti: il canto degli uccelli (Allegro), il riposo del pastore con il proprio cane (Largo) e la danza finale (Allegro). Ogni strumento rappresenta una certa immagine; ad esempio, nel secondo movimento, il violino solista si riferisce al pastore addormentato, le viole sono il latrato del suo cane, mentre i violini rimanenti raffigurano le foglie fruscianti. Questo lavoro, appartenente all’opera più ampia Le Quattro Stagioni, in seguito alla morte del musicista veneziano cade nell’oblio. Infatti, come è accaduto in molti casi per i compositori del barocco, soltanto grazie alla ricerca di alcuni musicologi del XX secolo artisti di grande calibro vengono riscoperti.
Johannes Chrysostomus Wolfgangus Theophilus Mozart (1756-1791), invece, compone il “Quartetto Primavera”, in Sol maggiore e pensato per un quartetto d’archi, costituito da due violini, una viola ed un violoncello. Questa struttura micro-orchestrale era stata istituzionalizzata da Franz Joseph Haydn, il quale capisce le potenzialità di una tale disposizione strumentale. Non è quindi un caso che l’opera di Mozart sia dedicata a proprio a questo musicista, che del resto è stato suo maestro e amico. Lo spartito del musicista austriaco, uno dei primi a lavorare come libero professionista, raccoglie soluzioni armoniche e polifoniche imprevedibili, ma anche tratti che ritornano durante l’esecuzione. La musica di Mozart è consigliata per lo sviluppo cognitivo dei bambini e lo stesso artista, da bambino, veniva svegliato ogni mattina in modo particolare dal padre Leopold, il quale eseguiva un brano musicale fino alla penultima nota così il piccolo Mozart si sarebbe alzato per portare a termine il pezzo.
Ludwig van Beethoven (1770-1827) è compositore, pianista e direttore d’orchestra tedesco. Compone La Primavera: sonata numero cinque in Fa maggiore. Questo spartito è pensato per violino e pianoforte, duo che suscita grande interesse da parte di Beethoven sin dalla giovinezza trascorsa presso la città di Bonn. L’artista vede i due strumenti come in competizione, anche in maniera drammatica; di fatto quest’opera sembra ispirarsi a temi idilliaci di stampo mozartiano, pur non sfuggendo a tensioni presenti sia tra i temi che tra gli strumenti. La Primavera è concepita con due movimenti di ampie dimensioni, ossia l’Allegro ed il Rondò (Allegro ma non troppo), intervallate da un Adagio molto espressivo e da uno Scherzo.
Quest’ultimo è interessante da analizzare: fa la sua apparizione nella musica del già citato Haydn e viene rielaborato in modo geniale da Beethoven, il quale lo utilizza cercando arguzia e giocosità per alleggerire la tensione tra il movimento Adagio ed il Finale, anche distendendo la concentrazione richiesta all’ascoltatore. Il lavoro del compositore tedesco si distingue per i cambi di ritmo, aspetto che, secondo alcuni musicologi, è dovuto a una delle molte malattie del musicista. Infatti, oltre a sordità e sifilide, Beethoven manifesta anche problemi di cuore, in particolare di aritmie cardiache, le quali potrebbero aver ispirato alcune delle sue opere musicali.
Con questa serie di ritratti mostro come la musica classica sia tutta da scoprire. Ciononostante, non è facile approcciarsi a questo mondo. Infatti, la nostra società è bombardata dalla musica pop e leggera, abituandoci ad ascoltare canzoni di tre o quattro minuti, che spesso si rivelano frivole. Con questo intendo che la musica contemporanea è influenzata prima dall’immagine dell’artista e come la promuove, rispetto alle canzoni stesse, che vengono impacchettate come fossero un prodotto da vendere al supermercato. Si consideri che è impossibile slegare l’immagine di un’artista dalle canzoni: anche i Beatles, agli albori, si vestivano uguali e con lo stesso taglio di capelli. Tuttavia, l’aspetto privilegiato della musica erano le canzoni, scritte non da una squadra di autori, bensì da uno o due cantautori. Questo aspetto si perderà perché una canzone, per fare successo, deve essere presente sui social in video di dieci secondi. Quindi coloro che sanno padroneggiare veramente la tecnica musicale verranno trascurati, a favore di figure superficiali come Irama, Sfera Ebbasta e i Pinguini Tattici Nucleari.
Ad ognuno può piacere la musica che gli pare, però questi personaggi sono arrivati alla notorietà in quanto specchio della nostra società banale che si accontenta della canzoncina commerciale. Allora si dovrebbero recuperare gli artisti antecedenti, ricordandosi che spesso il passato sembra più idilliaco di quanto non lo sia. Di fatto bisogna avvicinarsi ad esso in maniera critica, ossia con orecchio attento e non sommario. Per concludere, vi consiglio di utilizzare l’orecchio critico la prossima volta che ascoltate la musica.
Bibliografia
- Giovanni Cortese, Aneddoti e curiosità musicali, 2007, CSA Editrice, Bari.
- Anna Fonteboni, Il libro della musica classica. Grandi idee spiegate in modo semplice, 2019, Gribaudo, Milano.
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[…] scontato e ripetitivo affrontare il tema della bella stagione, dato che le abbiamo già dedicato un editoriale ben due anni fa. Perciò, questo mese L’Eclisse vi conduce nell’affascinante e misterioso mondo […]