Donne in STEM: 3 storie da conoscere
L’Agenda Onu per lo Sviluppo Sostenibile prevede 17 obiettivi da raggiungere entro il 2030, sottoscritti da 193 paesi nel settembre 2015. Nel panorama degli argomenti, lo sviluppo scientifico e la lotta per la parità di genere costituiscono dei punti focali per questo piano d’azione mondiale. Mancano soli 8 anni al termine ultimo dell’agenda, ma la situazione non è florida sotto molti punti di vista. Certamente alcune situazioni ci fanno ben sperare: anche solo il fatto che si discuta sempre di più su giornali e media dell’inclusione del genere femminile nel campo delle materie STEM (Science, Technology, Engineering, and Mathematics) indica un cambio di rotta rispetto ad un passato in cui di donne nei laboratori scientifici non si poteva in alcun modo parlare. Famoso, ad esempio, il caso di Rosalind Franklin, chimica britannica che scrisse le basi della biologia molecolare fornendo le prove sperimentali della struttura a elica del DNA, utilizzate poi nel lavoro che fece vincere il Nobel a Crick, Watson e Wilkins, alla quale però non fu mai conferito nessun merito per questa ricerca.
I dati odierni, comunque, mostrano un trend positivo: nel 2021 il Ministero dell’Università ha calcolato che il 22% delle ragazze, una percentuale più alta degli scorsi anni, ha scelto un corso STEM. Forse qualcosa piano piano, grazie al miglioramento della consapevolezza in alcune fasce della società, lo stiamo cambiando. Naturalmente, analizzare i perché di fenomeni così complessi all’interno della società è un lavoro mastodontico, fatto di molteplici ragioni da sviscerare, ma noi ora possiamo porre un accento sul modo in cui il genere femminile nel mondo della scienza viene raccontato dai media e dalla narrazione mainstream. Se la figura dello scienziato-tipo che viene presentato a scuola o nei film corrisponde sempre a quella di un individuo di genere maschile, il bias che abbiamo nei confronti degli altri individui in questa veste non può che rafforzarsi. Non è solo portando nuovi esempi nei libri che leggiamo o nelle serie tv che guardiamo che possiamo incoraggiare le ragazze a immaginarsi come scienziate, ma certamente i loro risultati e il loro interesse per tali discipline sono influenzati dall’ambiente che le circonda. Quest’ultimo plasma le aspirazioni e le aspettative, e dunque crediamo che conoscere più storie di questo genere possa costituire un piccolo contributo sia per i lettori di questo articolo che per le protagoniste di queste storie, che all’epoca non hanno ricevuto il riconoscimento dovuto.
Per questo, nella conclusione di questo editoriale, vogliamo dedicare spazio a tre scienziate che con le loro scoperte pionieristiche lasciarono un’impronta significativa nello sviluppo scientifico. Buona lettura!
di Eugenia Gandini e Vittoria Tosatto
EUREKA!
Editoriale · L’Eclisse
Anno 2 · N° 7 · Novembre 2022
Copertina di Laura Maroccia.
Hanno partecipato alla realizzazione di questo editoriale: Greta Beluffi, Matteo Capra, Michele Carenini, Anna Cosentini, Joanna Dema, Clara Femia, Eugenia Gandini, Marta Gatti, Chiara Gianfreda, Nikolin Lasku, Rosamaria Losito, Matteo Mallia, Laura Maroccia, Marcello Monti, Valentina Oger, Alessandro Orlandi, Matteo Paguri, Selena Penzo, Eleonora Rocco, Luca Ruffini, Arianna Savelli, Tommaso Strada, Vittoria Tosatto, Marta Tucci, Maria Traversa, Marta Urriani, Francesco Vecchi, Adriano Zonta.