Non solo un conduttore televisivo
Omaggio a Piero Angela
A Torino, oltre al vitello tonnato, ai plin e ai tajarin, si mangia tradizionalmente la farinata. Questo piatto, che i più associano alla cucina ligure o toscana (dove, tra l’altro, cambia nome in “cecina”), si trova sempre nel menù del prototipo di una classica pizzeria torinese, che, se davvero fa le cose come si rispettano, prevede la pizza al tegamino come alternativa preferibile a quella normale. In pieno centro città, in via Andrea Doria, c’è un esemplare perfetto di questa categoria: si chiama Alla baita dei sette nani, dove la pizza si può mangiare solo cotta al tegamino, mentre l’arredamento in legno con i tavoli piccolini e i disegni dei nani di Biancaneve alle pareti catapulta in un ambiente accogliente che sa di rimasugli d’infanzia. Chi pranzava spesso qui era Piero Angela. Nel locale non c’è nessuna sua foto, ma, dopo aver captato questa informazione ad una conferenza di Piero Bianucci, giornalista scientifico nonché amico del celebre conduttore, ho pensato di andare a fare un sopralluogo di persona e, parlando con la proprietaria, ho avuto la conferma che veniva qui spesso con la moglie. “Lui prendeva sempre la farinata, mentre lei l’insalata mista con fagioli e salsiccia”, mi specifica la signora. Infatti, Piero e Margherita abitavano lì vicino fin dai tempi del loro matrimonio nel 1995. Naturalmente, non so darvi l’indirizzo della casa dei coniugi Angela, ma, facendo un breve giro virtuale della città dove il conduttore è nato e vissuto, si possono ripercorrere alcune tappe importanti della sua carriera.
Se usciamo dalla Baita dei sette nani e ci spostiamo di soli 500m ci ritroviamo in via Giolitti. C’è un grande edificio che costeggia la strada: è il Museo Regionale di Scienze Naturali. Chiuso da quasi 10 anni a causa di uno sfortunato incendio che ha rovinato le sale interne, vanta una collezione vastissima, alla cui storia peraltro è legata una delle delusioni nella vita di Piero Angela. Nel 2007, infatti, fu proposto un bando per sistemare il museo delle Scienze, vi partecipò con interesse anche il famoso conduttore, che coinvolse nell’organizzazione del suo progetto anche altri collaboratori del celebre programma Super Quark. Con grande rammarico di tutti – in primis di Piero – questa proposta, dopo lunghe discussioni e varie controversie, non vinse la competizione e lasciò al conduttore un sentimento di delusione nei confronti della sua città. Le sezioni all’interno del museo, che spaziano dalla botanica alla zoologia e alla mineralogia, sarebbero, oggi come allora, assolutamente valide da esibire al pubblico, per riuscire così ad avvicinare la cittadinanza alla magia della scoperta del mondo naturale. In fondo, questo materiale costituisce ciò su cui il team di Super Quark avrebbe scritto una puntata da mandare in onda in prima serata su Rai 1. D’altronde, le scienze naturali sono la materia a cui noi ora colleghiamo il campo di competenze di Piero Angela, sebbene non sia sempre stato questo il suo ambito d’applicazione.
Innanzitutto, non tutti sanno che non è laureato (per lo meno, nel senso tradizionale del termine: nel corso della sua carriera, ha infatti conseguito dodici lauree ad honoris causa), ma, soprattutto prima della professione giornalistica, si è tenuto occupato con un’altra grandissima passione: il jazz. Per spiegarlo meglio, proseguiamo insieme con il nostro tour virtuale per il centro di Torino.
La parete sinistra dell’edificio del Museo Regionale di Scienze Naturali affaccia su un piazzale dove si respira un’atmosfera vivace ed energica. Valdo Fusi è il punto di ritrovo per gruppi di giovani che si allenano con lo skate e ascoltano musica dalle casse portatili. Su uno degli angoli della piazza si staglia un locale con le vetrate: se ci passiamo davanti di sera, riversa sulla strada della musica jazz suonata dal vivo davanti ad una clientela che beve calici di vino seduta a tavoli rotondi. Non credo che Piero Angela vi abbia mai messo piede, dato che si tratta di un locale relativamente recente, ma, se avesse avuto 20 anni nel 2022, avrebbe sicuramente suonato il piano su quel palco, magari con l’Hot Jazz Band, il gruppo musicale di cui faceva parte. Questa passione sfrenata per il jazz lo rese partecipe di numerose jam sessions ed eventi sia all’interno che all’esterno della città, dato che dopo le superiori la frenesia della musica lo aveva appassionato di più rispetto alla strada accademica. Nelle aule del liceo classico Massimo D’Azeglio (quello in Via Parini frequentato anche da personaggi come Leone Ginzburg o Primo Levi), era stato uno studente annoiato che, una volta diplomato, si era iscritto al Politecnico, per poi abbandonare il corso di laurea in Ingegneria al secondo anno.
La sua carriera nel mondo della conduzione televisiva muove poi i primi passi negli anni ‘50. Inizia come collaboratore del giornale RAI del Piemonte per spostarsi successivamente sul mezzo televisivo, facendo prima il corrispondente da Parigi e da Bruxelles e diventando poi presentatore del TG. Per chi di voi è interessato, su Raiplay si possono trovare video dei suoi vecchi servizi che ci permettono anche di ripercorrere la storia recente: c’è l’edizione straordinaria del TG1 in occasione dell’omicidio di Bob Kennedy o gli spezzoni risalenti al maggio 1968 che aggiornano sulla situazione francese delle proteste studentesche. Il suo luogo di lavoro in quanto dipendente Rai è stato, quindi, per tanti anni l’edificio grigio e possente che domina ancora oggi la centralissima Via Verdi e che si affaccia proprio davanti alla Mole antonelliana. Il successo arriva poi con la creazione di Quark – Viaggi nel mondo della scienza (in onda dal 1981 al 1989 sempre su Rai 1), che si prometteva di “riuscire a spiegare le cose più complesse nel modo più semplice”. L’impianto scenico che serviva per le puntate negli studi televisivi migliorò nel tempo grazie al suo contributo: per Angela, le scenografie erano tra le priorità a cui dedicare più attenzione per la buona uscita del prodotto finale. In televisione, infatti, le immagini sono parole, per questo devono essere accurate al cento per cento. Se bisogna spiegare a qualcuno com’è fatto il suolo lunare (scopo, ad esempio, del celebre speciale di Angela realizzato per la RAI in occasione del primo sbarco sulla Luna), la via più immediata ed efficace è fargli osservare l’ambiente ricreato nei minimi dettagli, prestando attenzione alla loro trasposizione sullo schermo. Quark si è evoluto poi nel celebre Super Quark, che ha fatto compagnia a moltissimi dei nostri sabati sera dal 1995 fino a qualche mese fa. La divulgazione attenta e coinvolgente di Angela è riuscita a portare nelle nostre case degli argomenti che sulla carta possono risultare noiosi per la maggior parte di noi, facendoli risultare confortevoli.
Quindi: perché funzionava? Dalla sua capacità di spiegare traspariva un calore umano e famigliare, che non dava alle spiegazioni i connotati di una lezione, ma quelli di una chiacchierata gentile da accogliere nel salotto di casa. Soprattutto – io credo – si percepiva il piacere che egli aveva nel porsi a servizio dell’altro, prova di quella televisione – la stessa che, nel secondo dopoguerra, aveva aiutato all’alfabetizzazione degli italiani con Non è mai troppo tardi del maestro Manzi – che sapeva insegnare ed educare.
“Io non sono un conduttore televisivo. Io mi sento un servitore dello stato”. Così Piero Angela definiva sé stesso: questa frase oggi suona un po’ stramba, quasi anomala. Potremmo impiegare un po’ di tempo prima di trovare una personalità nel mondo contemporaneo dello spettacolo e della comunicazione che sarebbe in grado di etichettarsi in questa maniera.

Piero Angela non svolse un vero e proprio servizio pubblico solo tramite i suoi programmi televisivi, ma cercò sempre di dare un contributo alla società anche in altri modi. Una tappa fondamentale è datata 1989, anno in cui co-fonda il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze). Questa associazione, operante ancora oggi, ha lo scopo di promuovere e applicare il metodo scientifico per smentire ogni spiegazione pseudoscientifica dei vari fenomeni paranormali. È chiaramente un ambito che si interseca con quello della lotta contro le fake news, così dilaganti nel periodo attuale in ogni ambito dell’informazione. In particolar modo, in un’epoca così florida da questo punto di vista, l’operato di Piero Angela può e deve ricordarci l’importanza dell’indagine approfondita e curata.
Nel messaggio di congedo pubblicato su tutti i suoi canali social, ciò che colpisce maggiormente è la sua volontà di distogliere lo sguardo da sé e dal suo vissuto per rivolgerlo verso i giovani e il loro futuro. Ha parlato direttamente alla mia generazione, così spesso bistrattata come quella “dei fannulloni” nella narrazione mainstream, e ci ha dato il compito di “fare la nostra parte per questo nostro difficile Paese”.
Ho ripensato a questo messaggio mentre pranzavo insieme ad un’amica alla famosa Baita dei sette nani. Stavo mangiando la mia farinata, e avevo davanti a me la panoramica del locale con tutti i tavoli occupati. In quello immediatamente di fronte al nostro era seduta una signora di una certa età che, a giudicare da come parlava con la proprietaria, era una cliente abituale. Dietro di lei, c’erano invece 5/6 tavoli occupati da una ventina di bambini tra i 7 e gli 8 anni. Una classe in gita dunque, che, per volere del caso, risultava la compagnia perfetta per l’anziana signora, dato che aveva lavorato come maestra elementare per 35 anni. Guardandomi intorno in quel locale nel centro di Torino, mi sono quindi ritrovata in mezzo a una miscela di persone nate in tre generazioni così diverse tra loro che potrebbero non avere nulla in comune. Eppure, come in quel momento eravamo tutti a mangiare la farinata alla Baita dei sette nani, il sabato sera ci saremmo potuti ritrovare, ciascuno sul proprio divano, spettatori di Super Quark.
Mi sono immaginata Piero e Margherita seduti ad uno di quei tavoli di legno, con la farinata da una parte e l’insalata mista di fagioli e salsiccia dall’altra, osservare la clientela di generazioni così distanti e compiacersi di aver saputo raggiungere tutti quanti col proprio messaggio.