Cultura è ciò che sentiamo come l’insieme dei valori, delle usanze e delle tradizioni della nostra comunità, sia in quanto attuali e, talvolta, innovativi, sia in quanto lasciti del passato. Cultura è ciò che caratterizza un gruppo di persone e le distingue da una massa. Cultura è il patrimonio di conoscenze e regole sociali che permettono il quieto vivere. Cultura è conoscenza, arte, mito, ma anche cibo, manifattura, credenza.
La cultura, però, non è monolitica, cambia nel tempo e, insieme a lei, ne cambiano anche l’intesa e la percezione, spesso in modo talmente rapido da causare addirittura scontri e dissidi all’interno dei gruppi sociali.
Che qualcuno abbia una cultura diversa dalla nostra è un fatto di cui ci accorgiamo quasi subito; non sono praticamente necessarie domande, e questo proprio perché la cultura è tra le cose che sono in noi radicate più profondamente.
Possiamo, quindi, distinguere tre principali settori influenzati dalla cultura. Il primo è il campo sociale, infatti essa unisce e, al contempo, distingue le persone: solitamente tendiamo a riconoscerci maggiormente in chi adotta uno stile più simile al nostro, in chi parla una lingua a noi più conosciuta o in chi ha interessi compatibili con i nostri e, al contrario, siamo propensi a distinguerci da coloro con i quali non condividiamo passioni o principi.
Vi è poi l’ambito cognitivo, giacché la cultura influenza il modo in cui noi raccogliamo le informazioni, le elaboriamo, pensiamo e prendiamo decisioni; utile in questo senso è considerare i sistemi scolastici, i quali si prefiggono, praticamente ovunque, uno scopo analogo – istruire gli adulti del futuro – perseguendolo in modi estremamente eterogenei.
Infine, la cultura influenza tutto il sistema dei comportamenti che le persone mettono in atto nella vita quotidiana; essa determina tutte quelle norme e consuetudini sociali – come, banalmente, il mantenere un certo atteggiamento a tavola, cedere il posto ad un anziano sull’autobus o togliersi il cappello entrando in un ambiente chiuso – che permettono il quieto vivere e rendono più facile l’interazione con gli altri.
Allora, qual è il ruolo della cultura?
Se è così ovvia per ognuno di noi perché dovremmo incentivarla?
Forse è proprio questo il motivo: avendo un tale impatto sugli ambiti sopra citati, essa assume innumerevoli ruoli.
In primo luogo, ha un ruolo identificativo: se tralasciassimo la cultura non sapremmo chi siamo, non ci identificheremmo in niente e questo porterebbe a un disgregamento sociale insostenibile.
In secondo luogo, la cultura assume un ruolo didattico: anche quando sembra che non insegni nulla, essa ci educa alla vita, ci suggerisce come “stare al mondo”, funge da criterio di regolazione, nel senso che ci aiuta a riconoscere i comportamenti ritenuti ammissibili e quelli che determinano disvalore sociale.
La cultura ha anche un ruolo economico, ancora poco riconosciuto dai più, nonostante gli insegnamenti che dovrebbero esserci stati impartiti dall’attuale crisi (e si badi, dico dovrebbero, poiché non sono così sicura che siano stati effettivamente recepiti): il turismo culturale, le industrie culturali, i settori dei beni culturali e dello spettacolo, generano molteplici ricadute positive sui territori in cui si svolgono.
L’ultimo, fondamentale, ruolo è quello dall’impatto meno percepito, ma estremamente chiaro soprattutto ai potenti: il ruolo politico della cultura. Esso ha un rilievo assai consistente per la società, poiché, agendo sui valori condivisi e sull’identità delle persone, può indirizzare il pensiero di intere comunità. Questo già gli antichi sovrani lo avevano inteso perfettamente ed è ciò su cui si fondò l’intera propaganda dei regimi totalitari. Basti ricordare le statue monumentali e le politiche urbanistiche attuate dagli imperatori romani, o, in epoca più recente, i volantini politici e propagandistici, le parate militari e civili, l’insegnamento scolastico impartito sotto i totalitarismi, le pubblicità e le trasmissioni televisive – e questi sono solo alcuni degli innumerevoli esempi cui possiamo fare riferimento – volti precisamente ad inculcare nella mente delle persone determinati ideali politici ai quali si pretendeva che aderissero.
Che cos’è, quindi, un prodotto culturale?
Pressoché qualunque cosa, purché sia portatrice di valori per chi la utilizza, purché faccia in modo di distinguerlo o di farlo sentire parte di un determinato gruppo sociale, purché gli trasmetta qualcosa sulla sua identità o sia da lui riconosciuto come unico, tradizionale, caratteristico.
La peculiarità dei prodotti culturali è, però, il fatto che essi siano per lo più beni esperienziali, il loro valore e la soddisfazione che da essi deriva non si possono stabilire a priori, ma vengono determinati solo una volta che siano stati consumati.
Inoltre, questi beni richiedono elevati sforzi in termini di creatività e innovazione, poiché le persone si stancano facilmente di ciò che conoscono e incorrono nella noia. D’altra parte, il rischio legato alle novità, è che risultino eccessive, che i prodotti non piacciano, che le stesse persone, prima annoiate dalla consuetudine, restino insoddisfatte o, addirittura, inorridiscano davanti al cambiamento.
Definizioni difficili quindi, estremamente complesse da cogliere, ma forse ancora di più da esprimere e pressoché impossibili da condividere, per via del modo che ognuno ha di percepirle e farle sue.
Anche questo articolo, questo progetto, in fondo, non sono altro che prodotti culturali e, dunque, cultura. E così anch’essi verranno percepiti diversamente da ogni lettore, ci sarà chi apprezzerà e condividerà, chi invece non lo farà, chi leggendo una frase annuirà, chi scuoterà la testa, chi si riconoscerà in qualche aspetto, chi quasi si spaventerà di quanto legge. È giusto così; perché questo è forse l’obiettivo primo della cultura: far pensare e farci conoscere noi stessi, a volte mostrandoci qualcosa che ci rappresenta, a volte mettendoci davanti qualcosa che ci accorgiamo di non condividere.
di Chiara Cresta
Chiara Cresta, classe 2001, alessandrina di nascita (non egiziana, piemuntéis), ma milanese adottata da ormai 6 anni. Frequenta il corso di Economia per Arte, Cultura e Comunicazione all’Università Bocconi e sogna di entrare nei ranghi di qualche museo internazionale. Quando non è persa tra i libri, le lezioni, le serie tv e qualche museo, vi sarà facile incontrarla nelle più gettonate vie dello shopping, di cui è frequentatrice assidua e quasi ossessiva.