Introduzione
Proviamo tutti lo stessa paura? È una domanda a cui io, bambino cresciuto in Italia ma in una famiglia albanese, ho risposto abbastanza presto negativamente. C’erano, mi ricordo, in particolare, atti violenti che colpivano gli altri intorno a me e mi lasciavano indifferente. Tra le paure citate da mia madre non c’erano quella di essere picchiata o di morire, ma certamente quella di essere oggetto della chiacchiera o della vergogna sociale.
Ci sono linguisti e studiosi di estetica che molto prontamente risponderebbero che la paura degli albanesi e quella degli italiani sono diverse perché le parole a designarle lo sono. Prendiamo il caso del termine “cringe”: esiste in tedesco una parola specifica (con la sorpresa di nessuno, visto che pare che i tedeschi, al contrario dei cugini britannici, vivano per l’iperspecificitá nella designazione) per indicare il sentimento di imbarazzo quando qualcuno si mette in imbarazzo davanti agli altri. Fremdschämen.
Ciò significa che questi due popoli provassero un sentimento che a noi si è palesato solo dopo la diffusione del lemma cringe? E il loro sentimento è lo stesso? Per rispondere a questi dubbi bisogna avere presente che le parole sono vettori di significati e in particolare dare nomi è il modo in cui la coscienza presenta le cose a se stessa. Dunque: anche noi italiani, così come altri popoli abbiamo presente il sentimento sopra citato e tuttavia il riconoscimento a se stessi dipende dal l’aver trovato un nome (anche se straniero) per designarlo.
Per ciò che concerne le differenti sfumature del sentimento, esse esistono e dipendono precisamente dal fatto che l’apprendimento sia altamente influenzato dalla cultura: i significati ci vengono insegnati e le emozioni sono costruzioni che ereditiamo dalle comunità in cui viviamo. Sono poi le attività culturali e le tradizioni ad esse conseguenti che si occupano di tramandare i significati e garantire uniformità tra i parlanti una lingua. Ma anche questa continuità è minacciata dallo scorrere del tempo: così come dimostra Contini, critico letterario, nella sua antologia sui poeti del duecento e nei suoi studi riguardanti la Commedia, i sentimenti di cui parlano i poeti più antichi della nostra lingua sono molto diversi dai nostri.
Torniamo al titolo del nostro editoriale: PAVRA. È questa l’emozione su cui si concentrano i quattro articoli del mese. Ed è un approccio costruzionista: delle infinite possibili prospettive del caleidoscopio si offrono quattro punti di vista. Giacomo analizza l’opera dello scrittore dell’orrore Stephen King e si concentra in particolare sulla serie di romanzi Torre Nera. Marcello ci introduce al mondo di Jordan Peele, attore e regista specializzato nei generi comico e horror. Valentina si interroga sul successo del genere true crime, mentre Marta ha trattato la paura da un punto di vista psicologico-cognitivo.
Premessa
Paura.
L’istinto che ci frena prima di un pericolo, e ci ricorda che, oltre ad esseri umani, siamo anche esseri animali.
Nel corso dei millenni che la storia di noi Homines sapientes ha attraversato, la paura si è evoluta, adattandosi ad epoche, geografie e stili di vita diversi. Ogni cosa può suscitare paura, che sia una stupida cimice su una tenda, oppure una “Signor Presidente” a capo del governo più a destra della storia della nostra Repubblica.
Il titolo di questo editoriale è piuttosto eloquente, lo avrete notato. Pur rispettando il risultato leggermente falsato dall’astensionismo delle elezioni, noi Redazione dell’Eclisse non abbiamo potuto evitare di chiederci quale sarà l’impronta del neonato esecutivo, se ci sarà di che aver paura e, se sì, perché: per il nostro genere, la nostra religione, la nostra etnia, la nostra classe sociale, a nostra età.
È troppo presto per capire se ci troviamo nel corso dell’ennesima parodia di uno Stato o all’inizio di una distopia poco rassicurante; inquadrare il profilo di colei che si è assunta la responsabilità di condurre il Paese per i prossimi cinque anni è altresì complicato. Vorrà essere amata o temuta dal popolo, la Signor Presidente? I giornali esteri, intanto, ne sono parecchio intimoriti, e al netto delle congratulazioni su Twitter, qualcuno in Europa non si sente proprio tranquillo sapendo chi risiede a Palazzo Chigi.
di Joanna Dema
Indice
- Introduzione di N. Lasku…………………………………….. p.1
- Premessa di J. Dema……………………………………………. p.1
- P come Paura di M. Tucci……………………………………. p. 2
- Basato su una storia vera. Perché il true crime ci affascina di V. Oger…………………… p. 3
- Ka, Khef e Ka-Tet: un po’ di tutto sul re del terr(orr)ore di G. Melli………………………… p. 4
- La poetica di Jordan Peele: l’umano come più grande paura di M. Monti……………. p. 5