Maggio 2019: l’Italia (e non solo) si sveglia con la notizia del primo sindaco transgender del Paese. È successo a Tromello, in provincia di Pavia, un paese con poco più di 3000 abitanti. E proprio oggi sono nel comune in cui Gianmarco Negri, un amico, un fratello, un figlio, un avvocato, è diventato sindaco, il primo sindaco transgender d’Italia e, con grande onore, sono qui a raccontarvi la sua storia.
Incontro il sindaco nel suo ufficio, illuminato da un’enorme finestra dalla quale si vede Tromello, la sua grande casa.
Buongiorno, Gianmarco (come mi ha permesso di chiamarlo, ndR). Per rompere un po’ il ghiaccio, come si descriverebbe ai nostri lettori?
Con un grande sorriso, si definisce prima di tutto una persona appassionata, perché se mancasse la passione in ciò che facciamo, non arriveremmo mai da nessuna parte. È anche una persona timida, che si scusa per il rossore mentre ci parla di se stesso. Da giovane, temeva la timidezza, la considerava una debolezza e un sintomo di grande insicurezza, ma, quando meno ce lo si aspetta, questo semplice “difetto” può diventare una grande forza. Infine, si definisce come una persona positiva: «Nonostante tutto il male che ci possa capitare nella vita, ci tornerà sempre qualcosa di buono, pronto a sorprenderci».
Dopo una veloce introspezione, alla ricerca delle fatidiche tre parole con cui si descriverebbe, Gianmarco mi racconta la sua storia, con la voce colorata di commozione.
È nato nel 1978 sotto il nome di Maria. Cresce tra le strade di Tromello, figlio della pettinatrice del paese, conosce tutti e tutti lo conoscono. Diventa un’adolescente e capisce che quello in cui vive non è il corpo che vuole: «L’adolescenza è quel periodo in cui si diventa maschi o si diventa femmine… io non stavo diventando nessuno o meglio, qualcuno che non volevo essere». Mi spiega che in quegli anni non aveva ancora alcuna consapevolezza di cosa significasse essere transgender, né tantomeno sapeva che si potesse fare l’intervento F to M (“female to male”). Non è stato facile trovare la strada giusta, anzi sembrava quasi impossibile.
Spesso noi adolescenti ci sentiamo stretti nei paesi di provincia in cui chiunque sa tutto di tutti… quante volte abbiamo provato un forte desiderio di voler andare lontano dove nessuno ci conosce.
Con mia grande sorpresa, Gianmarco confessa che Tromello è la sua vera casa e non vorrebbe vivere in nessun altro posto. Il fatto che tutti lo conoscessero in prima persona lo confortava e gli dava un gran senso di tranquillità. Dai 28 ai 35 anni, ha trascorso del tempo in città e paesi della zona, ad esempio a Mortara. «Tuttavia, il vivere in una città diversa non mi dava la leggerezza dell’anonimato, ma, piuttosto, un grande senso di solitudine, […] ogni volta che vedo il cartello all’entrata di Tromello, mi sento a casa».
Il suo peggior timore era il giudizio che i concittadini avrebbero avuto sulla sua famiglia, piuttosto che su di lui. Purtroppo, non posso trasmettervi l’emozione che ho visto sul suo viso durante l’intervista, ma vi riporto alcune sue parole: «Durante la transizione dovevo andare in farmacia, per cui chiesi a mia mamma di accompagnarmi, perché mi vergognavo della barba che iniziava a crescere sul mio viso… mia madre entrò mentre la aspettavo in macchina e, quando uscì, accompagnata dalla farmacista, mi presentò dicendo mio figlio, al maschile… ecco, in quel momento ho capito che lei non si vergognava di me ed è stata una grande emozione». Sua madre è stata la persona che più gli è stata accanto in ogni momento. Nonostante le litigate e dei periodi di confusione sia per lui che per lei, alla fine, è andato tutto bene «proprio grazie alla mia mamma». È stata la sua prima confidente, la prima persona a cui ha confessato di non essere lesbica, ma piuttosto di non sentirsi donna. Lei, insieme a tutte le signore del paese che lo conoscono, hanno capito che per lui era stata la scelta giusta, quella che l’ha reso felice.
Gli anni dell’adolescenza sono stati molto duri. «Io amo le persone e mi piace averle intorno, ma per un periodo ho pensato che non mi volessero, allora mi allontanavo da solo». Gianmarco mi racconta del periodo dalle medie fino alla fine delle superiori, un periodo abbastanza instabile e di grande disagio, in cui anche scegliere come vestirsi era terribile, perché, prima di tutto, si trovava in un corpo che non era il suo. La stessa situazione continuò anche all’università, ma questo non gli impedì di finire gli studi e iniziare fin da subito la sua carriera come avvocato penalista. Dopo un periodo lontano da Tromello, ci ritorna e inizia così la sua transizione, la sua rinascita.
Qual è stato il momento più felice per Lei?
A questa mia domanda, forse troppo delicata, risponde con un sorriso sincero e vero. L’emozione dopo l’intervento di mastoplastica è stata inspiegabile: «Finalmente non avevo più alcune parti del corpo che non mi facevano stare bene». Un altro grande traguardo è stato il riconoscimento del cambio d’identità, perché, finalmente, anche agli occhi dello Stato era diventato ufficialmente Gianmarco Negri.
E ora, parliamo del momento che ha dato una svolta notevole alla sua vita, ma anche a quella di tanti altri: le elezioni. Come ha reagito al risultato delle elezioni? Se lo aspettava o è stata una sorpresa?
La sorpresa c’è stata quando ha scoperto l’esito, ma la sua vera vittoria è arrivata ancora prima: quando la lista gli ha chiesto di proporsi come sindaco. «Poi ricevere le chiavi del paese è stata una forte emozione… le persone hanno messo il futuro del paese nelle mie mani.» Queste elezioni sono state una grande spinta anche per la comunità LGBTQ+ di tutto il mondo: infatti, la notizia è apparsa sui giornali di vari paesi europei e oltreoceano («Italy elects its first transgender mayor», NCB News). Per Gianmarco, il fatto di essere in un paese in cui tutti lo conoscevano fin dall’infanzia come persona è stata la chiave del successo. «Se mi fossi candidato come sindaco transgender in una grande città, come Milano, mi sarei caricato di pregiudizi; avrei avuto sì, una comunità vasta a sostenermi, ma anche un notevole gruppo contro. Invece, a Tromello conoscevano prima me piuttosto che il mio orientamento sessuale, identità di genere o partito politico».
Durante la nostra chiacchierata, non potevamo non arrivare al tanto discusso ddl Zan: «Sono contento che finalmente sia stato calendarizzato, e ora spero per il meglio». Gianmarco ha messo in luce il ruolo che stanno avendo i social nel diffondere sensibilità riguardo i diritti della comunità LGBTQ+, ma anche per quanto riguarda lo stesso disegno di legge Zan. Purtroppo, non si può ignorare l’aumento dei casi di cyberbullismo e di ghettizzazione: «Lascio immaginare offese, minacce, insulti e accuse che ho letto su profili di persone transgender o omosessuali.» I social sono sicuramente un’arma a doppio taglio che, però, possono aiutare a dar voce a chi non viene ascoltato, basti vedere il recente caso mediatico sollevato dal discorso di Fedez del 1° maggio. «Ma vorrei che dopo la pandemia le persone tornassero nelle piazze, perché combattere significa metterci sempre il cuore, la voce, la faccia. Per ora, i social sono stati importanti nel momento del bisogno, ma rappresentano anche un trampolino di partenza. In particolare, occorre riconoscere che, spesso, la TV mostra solo quello che vuole, per cui è difficile capire come viene mostrata la realtà.» Un esempio di cui parliamo è quello del Pride: in televisione vediamo solo una parte, forse quella più trasgressiva ed eccentrica, ma dietro c’è sempre ben altro.
Per salutarci, posso chiedere cosa direbbe al se stesso del passato?
«Al me stesso del passato direi: ‘Tutto passa’, come mi diceva una maestra delle elementari. Ovviamente, non ci credevo, perché allora tutto pesava e nulla sembrava risolversi, ma la cosa importante è che, alla fine, si è rivelato vero. In fondo, dopo tante sofferenze, anche la felicità arriva. Ecco, gli direi proprio questo.»
Concludo così la storia di un grande uomo, che non ha bisogno di ulteriori parole. Ringrazio con tutto il cuore il sindaco Gianmarco Negri per averci dedicato del tempo prezioso e per aver condiviso con noi la sua emozionante esperienza.
di Eleonora Legnazzi
Sono Eleonora Legnazzi, una studentessa del primo anno di Lingue, Comunicazione, Media e Culture Digitali all’Università Cattolica di Milano. In questo nuovo universo de L’Eclisse, mi occuperò di attualità e interviste: sarò un ponte tra voi e delle persone che hanno tanto da raccontare sulla loro vita, che possono farci esplorare nuovi mondi e prospettive!
(Non preoccupatevi, non sono una novella Gossip Girl!)