Drag mothers
Il concetto di drag mother nasce in America sul finire degli anni ‘60, durante un periodo di forti tensioni omofobiche e razziali. In quegli anni, centinaia di ragazzi omosessuali di diverse etnie venivano cacciati di casa, trovandosi così costretti a vivere per strada e a vendere il proprio corpo come merce di scambio. In quello stesso periodo, a New York, in particolar modo nel quartiere di Harlem, nasce la cultura delle ball: serate organizzate a tarda notte, aperte a qualsiasi tipo di pubblico, in cui i criteri di bellezza venivano dettati dalla rivista Vogue e dove ognunə era libero di esprimere se stessə sulla pista da ballo. Le serate erano spesso a tema e la giuria decretava i vincitori giudicando look e performance.
In questo clima, drag queen mature, esperte e con un tenore di vita sufficiente a pagare l’affitto di spaziosi appartamenti, decidono di accogliere molti dei ragazzi costretti a vivere per strada, dando così vita a vere e proprie “Case”, alcune delle quali diventeranno leggendarie, tutt’ora stimate e ammirate dal panorama LGBTQ+ americano. In queste Case vigevano vere e proprie gerarchie, nel quale la Mother, oltre a provvedere economicamente al benestare dei propri ragazzi, aveva il compito di educarli ed aiutarli nella ricerca di un lavoro o nel proseguimento degli studi. Le varie Case erano solite esibirsi e competere l’una contro l’altra durante le ball, occasioni nelle quali, oltre a vincere premi in denaro (con cui provvedere al mantenimento della Casa), si risolvevano dispute e conflitti tra i vari membri delle Case rivali. Era nelle ball che si cementava il vero e proprio clima familiare, si rafforzava il senso di appartenenza ad una determinata casata e i ragazzi lottavano con le unghie e con i denti per rendere le proprie madri orgogliose di loro. Appartenere ad una casa e aver trovato una madre rappresentava, per queste persone, tutto ciò che avevano. Ragazzi spesso minorenni, allontanati dai genitori biologici e dalla società, senza nulla in cui sperare e nessun motivo per andare avanti, trovavano rifugio fisico e psicologico tra le braccia di chi, prima di loro, aveva combattuto quelle stesse battaglie e poteva quindi guidarli verso un futuro migliore.
Per quanto riguarda il mondo del cinema, il concetto di Drag Mother viene introdotto per la prima volta nel 1991 nel docu-film Paris is burning, che si apre proprio con la presentazione di Pepper LaBeija, «la leggendaria madre della Casa dei LaBeija», da lei occupata da più di vent’anni. Recentemente, con la serie TV Pose, veniamo introdotti nel fulcro della cultura ball degli anni ‘70. In Pose, infatti, vengono raccontate senza veli le dinamiche, positive e negative, che vigevano all’interno delle Case e le tante difficoltà che i loro membri dovevano affrontare quotidianamente.
Il tempo, insieme al clima sociale, ha mutato anche il concetto di Drag Mother e, differentemente dagli anni ‘70, quando il loro compito era quello di accogliere ragazzi discriminati costretti a vivere per strada, oggi si occupano di introdurre al mondo del drag tantə giovani principianti che cercano di intraprendere questa carriera. Tra le case più importanti ricordiamo gli Edwards, i Mateo, i Devenport e gli Owhara, sconosciute ai più in Italia, ma veri e propri idoli oltreoceano.
Ad oggi, la drag mother per eccellenza è RuPaul, nonostante non rientri nei canoni standard e non abbia un’effettiva Casa. È grazie a lui che in molti si sono avvicinati al mondo del drag, e nel suo singolo Call me mother (2017) ribadisce il suo sentirsi mamma verso chi, prendendo ispirazione dalla sua drag-persona, si sia avventurato in questo magico mondo, oltre che di tutte le concorrenti dell’ormai nota competizione RuPaul’s drag race.
Ai giorni nostri questo ruolo potrebbe sembrare inutile e scontato, ma a mio parere è più necessario che mai. Nonostante le discriminazioni sessuali e razziali si siano attenuate, la società tende a denigrare o a ridicolizzare la comunità LGBTQ+, in particolare le drag queens. Non è facile avere il coraggio di intraprendere questo tipo di carriera e personalmente invidio il coraggio di questi artisti, che hanno deciso di seguire il proprio sogno, indipendentemente dall’opinione della società. Incontrare una persona in grado di guidarti non è qualcosa da dare per scontato, ma una vera e propria fortuna. Trovare qualcuno che creda in te, che ti aiuti a seguire le tue passioni, è importante tanto quanto l’avere un tetto sotto il quale vivere e un pasto caldo in tavola. Il compito di una madre è anche questo, accudire i propri figli e lottare per la loro felicità, che sia essa una laurea in ingegneria o l’esibirsi su di un palco vestito da donna.
Spero, con questo articolo, di avervi fornito uno spunto di riflessione sul senso di appartenenza che ci lega alle nostre famiglie, sulla necessità di sentirci guidati nel canalizzare e sfruttare al meglio il nostro talento in questo pazzo mondo, che sembra volerci tutti uguali sempre di più, e su quello che può rappresentare una madre, al di là di tutti gli stereotipi di cui ogni giorno ci riempiamo la bocca.
p. 4 →
← p. 2
[…] A maggio 2021, abbiamo deciso di dedicare l’editoriale mensile alle madri e alla maternità: Madre Natura, le rappresentazioni artistiche della Vergine, la figura della drag Mother e gli imperituri dibattiti socio-politici sul ruolo della donna, soprattutto della donna-madre, hanno riempito le pagine del nostro Mater. […]