Premessa
A maggio 2021, abbiamo deciso di dedicare l’editoriale mensile alle madri e alla maternità: Madre Natura, le rappresentazioni artistiche della Vergine, la figura della drag Mother e gli imperituri dibattiti socio-politici sul ruolo della donna, soprattutto della donna-madre, hanno riempito le pagine del nostro Mater.
Questo mese, invece, abbiamo voluto rivolgere uno sguardo all’altra faccia della medaglia, a quel genitore che, nella concezione comune della coppia eterosessuale, è sempre considerato “meno” genitore: il padre. Infatti, è ancora molto diffusa l’opinione secondo cui i padri dovrebbero “stare un passo indietro” rispetto alle madri e la responsabilità genitoriale apparterrebbe di diritto alla sola donna – la quale, naturalmente, non può però rinunciare a realizzarsi anche negli altri ambiti della vita moderna (lavorativo, relazionale, ecc.), ritrovandosi a fare la funambola tra le riunioni di lavoro, l’aperitivo con le amiche e la corsa, rigorosamente su tacchi a spillo, a casa per cucinare la cena e occuparsi dei figli. Insomma: alle madri i doveri, la cura, la presenza costante nella vita dei bambini; ai padri il gioco, tanto che quei genitori che decidono, soprattutto in Nord Europa (dove i congedi genitoriali sono decisamente più equi), di dividere effettivamente gli oneri nei confronti dei pargoli, vengono derisi, o ancora peggio vengono chiamati “mammi”, ribadendo in maniera sgradevolissima questo pregiudizio di genere duro a morire.
Ma se il padre non riveste il ruolo di genitore, allora chi è? A cosa serve? L’arte è piena di padri assenti, distanti o addirittura violenti, padri che traumatizzano i figli e risultano sempre estranei alla sfera familiare. È quindi legittimo relegare il ruolo del padre solamente a donatore del seme e del cognome? Noi non siamo d’accordo. Perché i figli si fanno in due e questo genere di retorica non fa altro che riproporre stereotipi pericolosi, soprattutto per i nascituri. Perché la lotta per l’uguaglianza di genere non può passare solo nei luoghi di lavoro, nelle strade, nelle aule dei legislatori, ma deve spalancare le porte domestiche e invadere anche la sfera privata. Perché gli uomini che adempiono la promessa di responsabilizzazione implicita nella procreazione non sono “mammi”, ma semplicemente padri. E perché la problematicizzazione e la rappresentazione negativa dei padri così insita nell’humus culturale occidentale (e non) non resti fine a se stessa, ma ci aiuti a riflettere su questo ruolo sociale ancora – paradossalmente – ambiguo.
Buona lettura,
La Redazione
Indice
- Premessa della Redazione…………………………………………………………………………..p. 1
- Padri e figli di C. Femia……………………………………………………………………………………p. 2
- Padri d’infanzia di F. Vecchi…………………………………………………………………………..p. 3
- Il silenzio grande di M. Tucci…………………………………………………………………………..p. 4
- Daddy issues tra Euphoria e Lacan di G. Beluffi……………………………………………….p. 5
- Ritratto di un padre d’antan di J. Dema…………………………………………………………..p. 6
- La vergogna si insegna: padri e educatori di V. Tosatto…………………………………p. 7
- Ci sono padri e “padri” di C. Gianfreda………………………………………….p. 8
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