E se lo capissimo, una volta per tutte?
La maternità significa anche rispetto della donna. La donna non è una fattrice, si realizza pienamente con la maternità e poi dobbiamo tutelare il ruolo della donna nella società, permettendole contemporaneamente di essere madre e di realizzarsi nel lavoro»: queste le parole di Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia, in occasione di uno degli incontri della serie “Mamma è bello”, organizzata dallo stesso partito.
Su una cosa siamo d’accordo: ad una donna che lo desidera, va assicurato il diritto di diventare madre senza rinunciare al lavoro e viceversa. Su un’altra, un po’ meno: «(la donna) si realizza pienamente con la maternità». Questa affermazione è frutto di una mentalità che non riusciamo a mandare in pensione, la stessa che ci porta (ancora) a lodare una donna con «brava, bella e madre»: quante volte ci è capitato di sentirlo?
Personalmente, tante volte, e ho sempre faticato a capirne il motivo. O meglio, il motivo lo capisco; ma non mi spiego perché si vada avanti su questa strada: in fondo, la bellezza non influisce sui meriti in ambito scientifico o aziendale, o su qualsiasi altro traguardo che una donna possa raggiungere. Forse la maternità potrebbe essere un merito in più, dato che l’impostazione maschilista della società e del sistema produttivo, sempre vorace del massimo profitto, si dimentica del benessere delle persone e obbliga una donna-madre a faticare il triplo di un uomo.
Il report di Save the Children sulla maternità italiana nel 2020 traccia un orizzonte preoccupante: “le equilibriste”, così le hanno chiamate. Esatto, perché oltre il 74% delle intervistate denuncia un aumento esponenziale nel carico di lavoro domestico, già suddiviso in modo ineguale prima della pandemia.
La situazione peggiora nelle situazioni famigliari a rischio povertà, nelle quali le donne si occupano quasi totalmente della cura della casa e dei figli. Non proprio il massimo della realizzazione, specie se a questa disparità si aggiunge il fatto che le donne sono presenti in forte maggioranza nei settori lavorativi che più hanno continuato ad operare in presenza durante l’emergenza sanitaria. Nonostante tutto, sono quelle che finora hanno pagato di più l’impatto negativo del covid-19 sull’impiego: a dicembre 2020, su 101 mila posti di lavoro in meno, 99 mila erano occupati da donne.
È di questo che ci dobbiamo preoccupare: è inaccettabile questa disparità a tutto campo, presente sia nella vita privata che nella vita pubblica. “Mamma è bello” quando e perché lo si sceglie, senza che diventi un incubo o un peso, non perché viene imposto in base a convinzioni (siano esse politiche, religiose, tradizionali o mistiche) o a narrazioni parziali.
A questo proposito, vengono al pettine almeno due nodi. Il primo riguarda la disparità di fondo nella concezione della società ancora patriarcale: per gli uomini, la piena realizzazione non viene associata alla genitorialità anche se, in realtà, si concepisce in due. Il secondo è più importante da comprendere e determinante per smettere finalmente di atteggiarci in maniera errata: la maternità non deve essere un confine o un traguardo necessario per la donna. Questo per molti motivi: c’è chi non può concepire, c’è chi non vuole concepire, c’è chi… mille e più ragioni, tante quante sono le persone su questa Terra. L’affermazione di Tajani, per il suo valore simbolico, è un’invasione dell’individualità e della specificità femminile. Ogni persona è un discorso a sé e cercare di rinchiuderla, sintetizzarla o ridurla all’interno di un recinto fatto di quelle convinzioni di cui sopra è un errore ed una mancanza di rispetto.
Non sarebbe necessario dire queste ovvietà, se non fosse che non sono così ovvie: di fronte a disuguaglianze di genere crescenti, noi tuttə dovremmo preoccuparci di combatterle ed eliminarle, pretendendo da noi stessə, e da quellə con cui ci relazioniamo, un cambio di mentalità negli atti e nei fatti. Ed è per questo che chiedo, specie ai lettori di sesso maschile: proviamo a smetterla, una volta per tutte, di spiegare come dovrebbe essere la donna? È tempo che tuttə comprendano fino in fondo che ogni persona va lasciata sbocciare secondo le proprie inclinazioni, speranze, desideri, sogni, sentimenti e va tutelata e rispettata per quello che è e che vuole essere.
Ripetiamo tutti insieme: “Mamma è scelta”. Personale.
← p. 6
Mater
Editoriale · L’Eclisse
Anno 1 · N° 2 · Maggio 2021
Copertina di Francesco Fatini e Sara Saponaro.
Hanno partecipato alla realizzazione di questo editoriale: Petra Amantea, Benedetta Chinnici, Anna Cosentini, Chiara Cresta, Francesco Fatini, Alice Fenaroli, Eugenia Gandini, Chiara Gianfreda, Andrei Daniel Lacanu, Eleonora Legnazzi, Silvia Loprieno, Matteo Mallia, Valentina Oger, Alessandro Orlandi, Sara Saponaro, Francesca Cecilia Straface, Vittoria Tosatto, Marta Urriani, Margherita Verri, Adriano Zonta.
[…] A maggio 2021, abbiamo deciso di dedicare l’editoriale mensile alle madri e alla maternità: Madre Natura, le rappresentazioni artistiche della Vergine, la figura della drag Mother e gli imperituri dibattiti socio-politici sul ruolo della donna, soprattutto della donna-madre, hanno riempito le pagine del nostro Mater. […]