Fruscii di cappotti vintage sgraffignati dall’armadio di mamma, vinili di Debussy, Chopin, Tchaikovsky e Vivaldi costantemente in riproduzione nei pomeriggi di pioggia, luce soffusa e candele imponenti, che illuminano manuali di architettura gotica ingialliti, romanzi delle sorelle Brontë, di Dostoevskij e di Wilde: è così che si presenta la suddetta estetica Dark Academia che racchiude in sé un’orda di giovani amanti senza tempo dell’arte e della cultura antica, spaziando dalla scultura greco-latina alla pittura romantica, a “I Sognatori” di Bertolucci.
È in quest’ottica dai toni caldi, offuscata dal vapore di un’ennesima tazza di caffè tra un paio di occhiali da vista ed un diario dove riversare la propria interiorità, che trovano rifugio tutti quegli animi sognanti, che scalpitano per conoscere il senso più intrinseco dell’esistenza, non accontentandosi esclusivamente delle nozioni imparate sui banchi di scuola, ma approfondendo avidamente ogni storica testimonianza della passione umana. Questə giovani ribelli, sgomitando, hanno finalmente ottenuto il loro meritato spazio e siedono ora su poltrone in velluto invecchiato.
Ciò che colpisce maggiormente di quest’estetica è il conforto derivante dal riuscire a far trasparire il proprio amore per la letteratura, la scrittura e la cultura, senza il timore che essa possa trasformarsi in uno strumento di isolamento. Infatti, è molto comune chiudersi nella propria passione per un mondo più prettamente intellettuale, piuttosto che andare alla ricerca di qualcuno con cui condividere questo interesse. Finalmente, grazie alla comparsa di questa nuova e romanticissima tendenza, possiamo sentirci tuttə studentə dello stesso college inglese medievale in cui si può dar voce alle più libere composizioni poetiche ispirate a Baudelaire o a T.S Eliot.
Il fenomeno della Dark Academia, che ha come modello di riferimento la riscoperta di The Secret History, romanzo di Donna Tartt del 1992, ha conosciuto il suo apice, in particolar modo, durante la quarantena causata dal COVID-19, che ha obbligato all’isolamento, alla distanza sociale e alla didattica online.
Proprio in questo contesto estremamente solitario, ha fatto capolino un’ondata di eleganza e di amore viscerale per lo studio in autonomia, che ha permesso a numerosə studentə di proseguire la loro istruzione in modo indipendente, spintǝ da un interesse sincero nell’accrescere le proprie conoscenze per il semplice e soddisfacente piacere del sapere.
Trasformando le loro camere in biblioteche evanescenti, luoghi sicuri nei quali ripararsi dallo sconquasso del mondo, questə ragazzə hanno scovato un passaggio segreto in grado di condurli in un’altra realtà spazio-temporale riconducibile agli anni Trenta e Quaranta, che, seppur mai vissuta, ha permesso loro di sopportare più serenamente l’isolamento. Infatti, si sono dilettatǝ nella coltivazione di passatempi raffinati, che, solitamente, appartengono ad una sfera più introspettiva, solitaria, riuscendo, invece, a rimanere connessǝ tra loro, come se facessero tuttǝ parte dello stesso storico collegio, saltellando da una camera all’altra ogni qual volta avessero trovato un verso particolarmente struggente di qualche poeta inglese da condividere.
Soprattutto durante la quarantena, infatti, rimanendo fedeli al loro carattere di nativi digitali, sono apparse sui social le testimonianze di questə amanti del sapere, caratterizzatǝ dall’abbigliamento ricercato: pantaloni con la piega, gonne in tweed, mocassini, blazer oversize e dolcevita scuri. Con le loro sigarette appoggiate ad un angolo della bocca, immersi nello studio delle tipiche materie scolastiche, rese ancor più interessanti dalla volontà di sentirsi parte di un circolo di poetə maledettə, hanno così masterizzato l’arte di utilizzare la conoscenza come strumento per sfuggire alla monotonia dell’esistenza.
La Dark Academia è un’estetica prevalentemente eurocentrica e occidentale, con un focus sull’Antica Grecia e Roma, il latino e i personaggi dei libri, con una prevalenza di etnia caucasica (ovvero, bianchi). Un interesse verso questi argomenti non è necessariamente negativo, ma è sicuramente da far notare. In un certo senso, concentrarsi solo su di essi può incoraggiare un livello di elitismo, che porta a etichettare gli studi eurocentrici come “preferibili” e più da intellettuali rispetto ad altri campi di studio. Certamente, è importante studiare l’arte, le letterature e le lingue europee, specialmente se si proviene da un paese occidentale, ma lo è altrettanto non idealizzare queste materie rispetto a quelle di altri Paesi o continenti. Ci pensa già la scuola a insegnarcele, anche se, per la scuola italiana, si potrebbe fare un altro tipo di discorso, ma non è questo il punto. Il punto è che c’è troppo poca (se non nulla) rappresentazione accademica non europea. Negli studi letterari, ci sono materie che includono altre culture, ma, nell’estetica Dark Academia, i fruitori (come anche gli scrittori di questo genere) scelgono di centrare le proprie narrazioni attorno a università e studi europei. Esplicitamente, essa non dice che europeo equivalga a migliore, ma la mancanza di questo tipo di rappresentazione comporta che sia più probabile associare le culture europee con l’essere parte di una certa élite. Non si pensa immediatamente a studi non convenzionali, perché questi vengono raramente, se non mai, rappresentati nei libri di questo genere.
Tutto ciò è connesso al fatto che le università più importanti e meglio posizionate nelle classifiche internazionali (da cui la Dark Academia prende spunto) sono composte da un’altissima percentuale di persone bianche.
Inoltre, la Dark Academia romanticizza e idealizza in maniera malsana i disturbi mentali, l’alcolismo o il fumo. Questi argomenti non vanno stigmatizzati, ma la Dark Academia ha un modo molto sottile di “promuovere” queste abitudini e questo può influenzare certe persone nel soccombervi. Leggere continuamente di persone che, in situazioni stressanti, si danno all’alcolismo o al fumo come strategia di coping, normalizza questo comportamento. Invece di scoraggiarlo, lo promuovono attivamente come maniera di dimostrare edonismo e di portare all’eccesso questo stile di vita, ispirandosi a modelli ben stabiliti, come Dorian Gray dell’omonimo romanzo di Wilde o i due protagonisti di Kill Your Darlings (film del 2013, che parla dei primi passi della beat generation).
Qualcuno potrebbe obiettare che tutto ciò rientri nella parte “dark” di questa estetica, cioè i temi che vengono trattati. Spesso, i protagonisti delle storie Dark Academia devono combattere i propri demoni interiori, per cui è normale che ci sia un risvolto psicologico negativo, che parla di breakdown e deviazione dalla retta via. Tuttavia, è diverso parlare di temi più cupi e promuovere intenzionalmente comportamenti malsani. Questo non deve portare ad una censura di tutti i materiali, che menzionano questo tipo di temi, ma come queste opere influenzano le nostre vite. Raccontando della tragica fine del suo Werther, Johann Wolfgang Goethe non intendeva certo far partire una tendenza al suicidio, eppure negli anni seguenti alla pubblicazione del romanzo del 1774, si susseguirono molti suicidi tra i giovani che lo avevano letto: il sociologo David Phillips lo ha chiamato “l’effetto Werther”.
Quindi, non è vietato affrontare questi temi nei lavori che rispecchiano l’estetica Dark Academia, ma bisogna evitarne la romanticizzazione. Spesso, vi è l’obiettivo di aderire il più possibile all’estetica, quindi assumerne più tratti possibile, come bere e fumare fino all’eccesso, studiare fino allo stremo fisico e mentale, e così via.
Il punto che mi preme particolarmente è il seguente: la Dark Academia riflette lo stato attuale della scena accademica attuale, ma è proprio per questo che le cose devono cambiare. Innanzitutto, la Dark Academia è un lavoro di finzione e il bello della finzione è che possiamo manipolare le narrative di questo genere come preferiamo. Di conseguenza, la Dark Academia e la scena accademica dovrebbero gradualmente effettuare un’operazione di decentramento graduale, spostandosi sempre più lontano dall’Europa per lasciare spazio a narrazioni di altri continenti, altrettanto ricchi di storie e sapere. Penso che la concezione della Dark Academia in generale cambierà quando i prodotti mediali che la riguardano cambieranno, ovvero quando verranno riconosciuti i contributi delle persone di colore (intendendo sia gli afroamericani che in generale le persone che appartengono a un’etnia non strettamente riconducibile a quella europea) alla scena accademica stessa. Il cambiamento parte da noi: possiamo allargarci quanto vogliamo, rimanendo comunque in questa estetica, ma rendendola più inclusiva, cosicché sia usufruibile da più persone possibile al di fuori della scena europea.
In conclusione, è importante non far coincidere un’estetica con l’interezza della nostra vita, perché ci sono vari aspetti da tenere in considerazione, che siano dannosi per il nostro quotidiano o problematici, ma è essenziale esserne al corrente.
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