Buongiorno lettorә,
Dalla montagna non ci dovrebbero essere particolari aggiornamenti, eppure il mio mese di riposo e oblio che avrebbe dovuto darmi la forza necessaria per tollerare i parenti e i figli delle mie amiche durante il cenone di Natale è stato turbato. La Carmen è dovuta tornare a casa dal suo inutile marito e mi ha abbandonata a casa da sola — ovviamente ho già pronti dei rimpiazzi per ovunque io sia. Vi immaginate dover andare a fare la spesa al supermercato?
Fortunatamente questa settimana così estenuante è stata risollevata — almeno parzialmente — dalle uscite musicali. Procederei in ordine di rilevanza. SZA ha rilasciato un singolo… ma a me delle canzoni per i TikTok della nipote della Carmen semplicemente non interessa. Mi spiace vedere la stessa artista di Ctrl e Z rilasciare pezzi così insulsi — ho fatto fatica a terminare il primo ascolto. Elodie ha poi deciso, presa dallo spirito del Natale, di fare la carità a Rkomi — l’ho scritto giusto? — rilasciando con lui La Coda del Diavolo: un banger da discoteca che sarebbe carino dopo un paio di White Lady ma che viene inevitabilmente rovinato dal ratto. È davvero incredibile come gli uomini riescano sempre a rovinare tutto — Elodie, quando la versione da sola?
Un’artista che, invece, mi ha stupito — uso una vox media non a caso — è Arisa con Ero Romantica. Arisa era romantica — ricordiamoci che lei è la stessa di La Notte, di Controvento — ma ora ha completato la sua bimboficazione trasformandosi in “Maddalena, femmina guerriera” con un tacco 13 sotto cui schiaccia il genere maschile, tuttavia non abbandonando la sua parte più intima e riflessiva — come ci mostra nella seconda parte dell’album in Cuore o in Ortica. Non ho un’opinione, non ho un giudizio, non penso nulla. Forse solo: paradossale, caotico, un glitch nella simulazione — un po’ come se Annalisa uscisse con un album hyperpop.
La vera star della settimana, sicuramente anche del mese e probabilmente dell’intero anno è, però, Arca, che questa settimana ha rilasciato ben quattro album (KICK ii, KicK iii, kick iiii e kiCK iiiii) a completamento del progetto musicale iniziato nel 2020 con KiCk i. “Una collezione di petali sotto forma di canzone”, così dice Arca. Petali che si alzano e volano nell’aria componendo forme e dimensioni sempre diverse. Con il progetto di Kick Arca ha creato un’universo musicale, una realtà dinamica nel tempo e nello spazio. Con KICK ii l’artista — ogni altra definizione è riduttiva — ha ripreso le sue radici. L’album è impregnato di sonorità già esplorate e di musicalità della sua madrepatria — il ritmo reggaeton dei club portoricani dove ha iniziato la sua carriera, i synth graffiati e le voci tunate e distorte — e si cristallizza come il progetto più accessibile e commerciale tra gli ultimi rilasciati. Un album accessibile per i nuovi fan che l’hanno conosciuta grazie a Chromatica remix? Può darsi.
KicK iii, invece, come mi ha detto anche la mia amica Marcella, è il suo statement: avant pop ricercato, musica da club — “mutant club music”, così lo definisce Arca— che richiama e compete con le sonorità della vogue e della fierce music delle ballroom anni ’90. Un ascolto davvero stimolante, impegnativo e provocante, in cui si alternano i beat violenti di Bruja e di Inferno con quelli più intimi e ricercati di Joya.
Con kick iiii mi piace pensare che Arca ci abbia aperto la sua mente e il suo cuore, regalandoci un album che si accosta molto all’ambient music così come ce la presentano i lavori di Aphex Twin. Arca lo descrive così in un post di Instagram: “kick 4 is an entry of sensual charge in the cycle; my own faith made into song, a posthuman celestial sparkle, psychosexual pulse-width modulation, queering the void, abyss alchemically transmuted into a deconstruction of what is beautiful, it is a healing spell, recognition of the alien inside, a bursting apart of old skin, fresh new sinew rippling outward from a beating core, the first prenatal kick — proof that there is a sentience with a will beyond its creators’ control expressing itself from within the womb.”
Tornando alla metafora dell’universo, se KiCk i, KICK ii e KicK iii sono i pianeti — o i cieli, Dante ce lo conceda <3— dell’universo, kick iiii è il vuoto che li circonda, la melodia che riempie l’universo. kiCK iiiii è l’apoteosi, Arca che guarda dall’Empireo noi e la sua creazione, il punto fermo che chiude il ciclo di KiCk e che ci saluta con “She wears her crown”.
Non ho ancora metabolizzato tutto, probabilmente non lo farò per molto ancora. Semplicemente ringrazio Arca per averci fatto entrare nel suo mondo e per aver dato una lezione a tutta l’industria musicale di arte, maestria, talento e professionalità.
Un kiss,
La Mystica
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