Si intitola Solo il nuovo album di Niccolò Moriconi, in arte Ultimo, uscito lo scorso 22 ottobre, lanciato dal singolo Niente. È il primo album prodotto dall’etichetta Ultimo Records, fondata dal cantante, e racchiude gli ultimi due anni di lavoro dell’artista.
In 17 tracce, come lui stesso afferma in un post del 27 luglio su Instagram, Ultimo ci racconta la sua esperienza della pandemia, la fine di un’importante storia d’amore e un incontro inaspettato che gli ha permesso di innamorarsi di nuovo
“Sto lavorando al mio nuovo disco puramente per un’esigenza personale. Lo sto facendo perché ho bisogno di farvi sentire come ho vissuto in questi anni. Perché ho scavato dentro me in questo periodo assurdo, dove tutti noi ci siamo sentiti più soli…dove tutti, chi più chi meno, abbiamo fatto i conti con le nostre emozioni”1
La solitudine è il tema centrale di tutto l’album, una solitudine che abbiamo provato tutti durante questi due anni di pandemia, un sentimento che ci accomuna anche nella distanza. Nell’album racconta l’agonia di chi vive sempre lo stesso giorno, come un loop infernale. Questo loop si ritrova nel testo della canzone che dà il titolo all’album stesso, in cui il cantante ripete: «ma non ti scrivo perché dentro sono/solo, solo, solo»2. La parola “solo” viene ripetuta tre volte per sottolineare ancora di più la sua condizione. Ultimo, con la sua musica, non vuole infonderci allegria, trasmetterci felicità, ma sedersi accanto a noi, dirci che anche lui prova la stessa solitudine, facendoci così sentire meno soli; vuole soffermarsi e riflettere sul dolore e sui problemi che la pandemia ha portato, a livello emotivo, in ognuno di noi:
“La salute mentale è stata totalmente dimenticata, mettendo al primo posto solo quella fisica. Oggi, soprattutto nei miei coetanei, si tende a respingere il dolore ai margini di se stessi, accettando una condizione di benessere mediocre, pur di dire “sto bene”. E poi che palle questa continua concorrenza tra le persone, questa sovraprestazione a cui tutti ambiscono, questo volersi a tutti i costi superare sempre. Questi mental coach che vanno tanto di moda e che ti spronano, urlandoti sempre che devi essere il numero uno e devi correre, correre, correre. Ma per andare dove? Perché questa necessità di mostrare solo le parti belle? Perché porgere solo il lato “meno ferito”? Si può anche dire di non sentirsi bene e il dolore e la solitudine NON DEVONO essere innominabili”3
Ultimo non si sente di appartenere a questa società in continua competizione, nella quale ci si impegna solo per vincere. Ha sempre sostenuto di essersi chiamato Ultimo perché tale si è sempre sentito e per rappresentare quelli che, come lui, si sono sempre sentiti emarginati. È un nome d’arte che non ha scelto lui, bensì la vita per lui, come canta in Niente:
Ma il mio non è un nome d'arte/ È il nome che ha scelto quel giorno per me la realtà.
Nelle sue canzoni racconta di come non abbia mai smesso di sentirsi un ultimo, anche oggi che ha raggiunto il successo. L’essere emarginati si trasforma, per il cantante, nella condizione esistenziale di chi è incapace di accettarsi o di chi non si sente mai all’altezza, condizione che, in fondo, appartiene a tutti: chi, almeno una volta, non si è sentito all’altezza di una situazione? La frase che il cantante ripete alla fine di ogni concerto, “Davanti a me, Ultimo”, è diventata emblematica per i suoi fan, in quanto, tutti siamo stati ultimi almeno una volta. In un mondo in cui si condividono solo i momenti migliori, solo le sensazioni positive, Ultimo si mette a nudo e condivide la propria solitudine, le proprie paure, le proprie emozioni. Non a caso, è sempre stato accusato dalla critica di essere “pesante”:
“Non ci sono veli, ho scritto quello che avevo dentro in modo totalmente sincero. Ho scelto di farlo perché preferisco sentirmi dare del “pesante” o del “depresso” da qualcuno, piuttosto che non mostrare ciò che sento. Il mio è un patto d’amore con quello che ho dentro”5
La solitudine che ci racconta non è soltanto quella del lockdown, ma è anche un sentimento autoinflitto: è la sensazione di chi si sente incompreso, di chi ha bisogno di allontanarsi dal mondo e rimanere solo con sé stesso. In Isolamento il cantante ripete
Tu non lo sai che io dentro/ Mi sento come se in isolamento/ Vedessi cento persone di getto / È la mia vita che sembra un lento/ Che ballo senza un tempo6
Ritorna, in questi versi, la visione della vita come una danza e, come ne Il ballo delle incertezze (2018), anche in questo brano vuole raccontare la storia di chi, come lui, non riesce a seguire il tempo della musica, non segue i passi, barcolla in mezzo alla pista come se quello non fosse il suo posto. Gli ultimi avanzano come circondati da una bolla che li isola dagli altri; questo isolamento è tutto interiore e rappresenta per il cantante la chiave che lo ha portato al successo ed è proprio in questi momenti che compone, come dichiara in Quei ragazzi:
Lo vuoi capire che scrivo di notte/ Quando la luna mi fa compagnia/ Mi fa sentire un po' meno risposte/ Ma mi fa credere a questa magia7.
Anche in questa canzone la solitudine è fondamentale: Noi siamo soli in questa valle di niente8. La solitudine si rivela un momento per imparare a godere della compagnia degli altri, e per condividere con gli altri è necessario prima imparare a convivere con se stessi. Del singolo Solo è stata realizzata una live session, Solo insieme, in collaborazione con Spotify, nella quale sono raccolte alcune voci che testimoniano e raccontano la loro esperienza della pandemia. Due parole, che rappresentano due esperienze totalmente opposte, ovvero solitudine e compagnia, qui vengono accostate, per sottolineare come la solitudine sia un sentimento che ci ha coinvolto tutti.
Nell’album si torna anche a parlare d’amore, di come finisce e di come rinasce. Niente racconta la fine di una storia d’amore:
È che da tempo non so dove andare/ Provo ad urlare ma non ho più voce/ Tu dici dai si può ricominciare/ Ma io non ho da offrirti più parole.9
Nella prima strofa viene espresso il disorientamento che si prova quando finisce un sentimento: non si riesce a trovare una direzione, si cerca disperatamente di urlare, di chiedere aiuto ma invano. Le parole da offrire all’altro sono terminate anche se non è facile arrendersi e c’è sempre almeno uno dei due che vuole provare a ricominciare. Se da una parte il dolore per la fine di una relazione è forte, dall’altra c’ è la consapevolezza che ormai non si ha niente in comune con l’altra persona e rimane solo la tristezza. La canzone è riassunta in una frase del ritornello, che è quasi sussurrata:
È triste ma/ Quando mi abbracci non sento più niente10
Un’aria del tutto diversa si percepisce ne Quel filo che ci unisce. Ultimo, in un altro post su Instagram ha dedicato alla sua fidanzata, Jacqueline Luna Di Giacomo, proprio una frase della canzone:
E certo che ci credo negli avvenimenti9 Cercare indietro per poi ritrovarlo avanti Quel filo che ci unisce puoi chiamarlo amore Ma tu sarai contraria perché non vuoi un nome E certo che so bene quanto dentro pesa Tu vedi l'abbandono come la tua casa Ed io vorrei bussarti, farti una sorpresa Portarti nei miei fogli come fa un poeta11
L’amore che viene cantato è un amore assoluto, il legame di due anime unite da un filo invisibile. Così come la sua innamorata, anche il cantante cerca soltanto l’amore e, per il momento, sembra averlo trovato. Se in Niente non rimanevano che silenzi da dedicare all’altro, in questa canzone chi canta sembra aver ritrovato le parole. I due innamorati vengono rappresentati l’uno come il riflesso dell’altra: entrambi racchiudono silenzi, parlano poco con il resto del mondo poiché spesso sono stati incompresi e solamente quando s’incontrano, questi silenzi si sciolgono. La tristezza sembra ormai essere svanita e l’unica cosa che si vuole condividere sono i momenti di felicità.
In Tutto questo sei tu, come ne I tuoi particolari (2019), Ultimo canta l’amore quotidiano, quello di tutti i giorni, fatto di piccoli gesti e abitudini. La grandezza dell’amore, secondo il cantante, è nel saper convivere tutti i giorni apprezzando le piccole cose dell’altro, difetti inclusi; sono proprio i piccoli particolari che mancano quando l’altro non c’è. Una relazione non è fatta di grandi dimostrazioni, ma di cure quotidiane, come quella di completare i gesti dell’altro. La grandezza dell’amore sta proprio in questo e tiene in considerazione anche la paura di perdere l’altro. Del singolo è stato realizzato anche il videoclip che vede come protagonisti Edoardo Leo e Vittoria Puccini. È stata realizzata anche una versione acustica del brano.
Sono coloro che sfidano la vita tutti i giorni i veri Supereroi. Il singolo fa parte della colonna sonora del nuovo film di Paolo Genovese ed è un inno a tutti coloro che si amano e affrontano la vita nonostante le difficoltà di ogni giorno. Gli innamorati cantati da Ultimo sono supereroi perché hanno saputo resistere e non si sono lasciati abbattere, non si sono conformati al mondo che cambia, nonostante ciò, li abbia resi più fragili. Il tempo, che è centrale nella canzone, assume un valore relativo per i protagonisti della canzone: infatti, non esistono più scadenze da rispettare e un minuto può durare cento secondi. La sfida con il tempo sembra essere stata vinta dagli innamorati:
E questo tempo non c'avrà mai tempo/ Di vederci a noi un giorno cadere12.
Anche in Non sapere mai dove si va il cantante celebra l’amore di tutti i giorni, quello che si vive passo dopo passo, senza filtri e senza mediazioni.
Ti ho dato tutto e mi hai risposto: "Lo apprezzo"13.
Si apre così Spari sul petto. Anche in questo caso, il cantante racconta una storia d’amore giunta al capolinea, ma questa volta è rimasto il dolore di chi ha dato tutto se stesso all’altra persona, senza però ricevere nulla in cambio. Dopo aver regalato ogni emozione all’altra, che lo ha disprezzato, Ultimo non può donare altro che il suo vuoto. Proprio la persona per cui era disposto a sacrificare ogni cosa gli ha spezzato cuore e mente; questa persona sta rinascendo, lui muore accanto a lei; resta solo la speranza di poter ricominciare e ridare vita a quella parte di lui che è stata spenta. Anche 2.43 AM è permeata dalla mancanza dell’altro. A livello musicale, sembra quasi una ninna nanna che Ultimo canta a se stesso per alleviare la tristezza e la nostalgia, in una notte in cui non riesce a dormire, finché non sceglie di svegliare un amico per ascoltarlo e donargli qualcuno dei suoi sogni, qualora ne avesse bisogno. Chi canta sente la mancanza di una presenza importante nella sua vita, una lei con cui contava le stelle:
C'era lei a contare le stelle con me14.
Nel corso dei versi il cantante si rivolge a volte al suo amico, nel quale cerca conforto, altre volte direttamente alla donna che ha perso:
C'eri tu a passare la notte con me/ Ora non più.15
Un sentimento del tutto diverso, ma altrettanto forte, viene raccontato in 7+3, canzone dedicata alla madre che il cantante ha scritto di getto. Solamente con la sua presenza, la donna riesce a migliorare ogni cosa e a potenziarla, riesce a portare la luce quando ogni cosa sembra buia, portando la speranza anche nelle situazioni più difficili. È solo grazie all’amore di sua madre se il cantante è riuscito a diventare un uomo, perché lo ha lasciato camminare da solo, permettendogli di sbagliare e rialzarsi; ma quella della madre è anche la mano che afferra quando sente di perdere l’equilibrio. È solo grazie a lei se riesce ad accettare anche i suoi difetti. Dalla canzone si percepisce il fortissimo legame che lo lega a lei, tema che ricorre più volte nelle sue canzoni, come in La stazione dei ricordi (2019), in cui il cantante le chiede scusa per tutte le volte che lo ha deluso.
Non manca nell’album anche una dichiarazione di tutto ciò che Ultimo non ama, un elenco di tutte quelle situazioni e di quegli atteggiamenti nei quali non si riconosce, che sente distanti da sé e che cerca di evitare: prende le distanze da tutta quella “gente in cravatta” che si stringe la mano alla fine di una serata come per sigillare un accordo, o da quelli che sono convinti di arrivare per primi e poi perdono e si allontana anche da chi si lamenta di un mondo che non funziona mentre segue gli schemi. Soprattutto si allontana da chi ha sempre tenuto distante e criticato Niccolò, mentre ora è pronto ad accogliere Ultimo:
Non amo gli inviti scritti alle feste di gente in gamba/ Perché ero quello che voi tenevate sempre alla larga/ Sì, quello che aveva un sogno come unica sua arma/ Si, quello che tu chiamavi: "Quel tizio strano che canta”16.
In Sul finale la storia di un amore che finisce si tramuta in una presa di coscienza dei propri limiti e degli errori commessi. È proprio chi canta che “rovina tutto sul finale”, che “allontana le persone” anche se non riesce a stare da solo. Nella prima parte della canzone, il cantante torna a rivendicare la scelta di non volere una vita semplice e ammette il suo sentirsi sempre fuori luogo e il non aver trovato ancora un ruolo da indossare. Ne La finestra di Greta, Ultimo racconta la storia di una ragazza che, un po’ come “Giusy”, sta cercando il suo posto nel mondo. Greta, come tutti gli adolescenti, è piena d’insicurezze: in cerca di risposte sul futuro che non riesce a trovare, è una ragazza che si sente persa e che cerca rifugio dentro se stessa. Nella canzone la incoraggia a superare i suoi timori, ad affrontare il mondo anche se fa paura; si rivolge direttamente a Greta e le chiede di vivere la propria vita nonostante le difficoltà e le prove che la attendono, la spinge a inseguire i propri sogni anche se per il resto del mondo non potrà mai realizzarli:
Coraggio, Greta, sogna, cammina per la tua strada/Abbracciala con forza la vita che t'aspettava.
La finestra di Greta è un invito a non avere paura di fallire, a buttarsi nella vita, a inseguire ciò che si ama, anche quando ci si sente soli e sembra che la vita ci stia lasciando a noi stessi. È normale, da ragazzi, avere l’impressione di non riuscire a trovare la propria strada, come lui stesso afferma in una frase della canzone Non sapere mai dove si va.
Un inno alla vita, a mio parere, è Buongiorno vita. Nella canzone Ultimo si rivolge alla vita, parlando direttamente con lei, e nonostante abbia sempre tentato di sfuggirle, ora la celebra e l’abbraccia, poiché, nonostante le difficoltà di fronte cui la vita ci pone, alla fine si trova sempre una via d’uscita:
In quei momenti sappi sempre/ Che l'estate arriverà/ E se poi il caldo non si sente/ È perché dentro ce l'hai già18.
L’autore, più volte, ha dichiarato che la sua scelta di dedicarsi alla musica è stata spesso criticata e che ha dovuto lottare molto per seguire il suo sogno, soprattutto contro i pregiudizi della gente. Nella canzone spiega come quello che ha sancito con la musica sia un patto di sangue: è solo grazie alla musica se oggi riesce ad apprezzare a pieno la vita.
Continua a parlare di vita anche in 22 settembre, nella quale ancora una volta viene ribadita l’importanza di vivere al massimo ogni istante e dove afferma di prendere la vita come viene, così come si fa con un regalo:
Io la vita la prendo com'è/ Questo viaggio che parte da sé/ Che non chiede il permesso mai a me/ Io la vita la prendo com'è19.
Nella canzone viene spiegato anche il rapporto che il cantante ha con la musica e con le tematiche delle sue canzoni:
Non scriverò la musica, ma vita della gente/ Io sento una missione e ti giuro che andrò a meta/ Cantare in pieno inverno per dar la primavera20.
Quello che ha stretto con la musica non è solo un patto, ma rappresenta per lui una vera e propria missione: con la sua musica vuole donare una speranza a chi si sente solo. Inoltre, quella che vuole raccontare è proprio la vita con le sue sfide quotidiane; non la vita di chi compie imprese eccezionali, ma la vita di tutti.
La traccia che apre l’album, forse la più bella, è Il bambino che contava le stelle. Il cantante ritorna alla sua infanzia e ricorda l’albero di fronte alla scuola che frequentava alle medie. Proprio vicino a quell’albero, Niccolò fantasticava con la mente, mentre si sentiva solo, incompreso e diverso dagli altri compagni. Nonostante le difficoltà, però, non ha mai smesso di contare le stelle e di credere nel suo sogno, la musica:
Ero in una strada e c'era un albero gigante/ Lì che mi fermavo per volare con la mente/ Non avevo spazio dentro al cuore della gente/ Vita che stringevo e lei stringeva le mie scelte/ Se negli occhi ho luce è perché luce ho sulla pelle/ Quella luce che guardavo su quando contavo le mie stelle20.
Ultimo, nonostante non sia più un bambino, non ha perso la luce e l’entusiasmo di quando era piccolo. Nella canzone, come in tutta la produzione musicale dell’artista, l’esclusione diventa una possibilità, quella di cantare. Implicitamente ci invita a non smettere mai di inseguire le nostre passioni anche quando non ci sentiamo all’altezza, o quando nessuno crede in noi. Nei momenti più bui dobbiamo ricordarci di rivolgere uno sguardo al cielo, osservare le stelle e non smettere mai di contarle: Uno, due, tre/Uno, due, cento21.
1 Instagram, Ultimopeterpan, post 27 luglio 2021: https://www.instagram.com/ultimopeterpan/p/CR1j2KfHGbI/?utm_medium=copy_link
2 Solo, in Solo, Ultimo Records. 2021
3 Instagram, Ultimopeterpan, post 5 ottobre 2021: https://www.instagram.com/p/CUpyYTDK2Ic/?utm_medium=copy_link
4 Niente, in Solo, 2021
5 Instagram, Ultimopeterpan, post 30 settembre 2021
6 Isolamento, in Solo, 2021
7 Quei ragazzi, in Solo, 2021
8 Dalla stessa canzone
9 Niente in Solo, 2021
10 Dalla stessa canzone
11 Quel filo che ci unisce in Solo, 2021
12 Supereroi in Solo 2021
13 Spari sul petto in Solo, 2021
14 2:43 AM in Solo, 2021
15 Dalla stessa canzone
16 Non amo in Solo, 2021
17 La finestra di Greta in Solo, 2021
18 22 settembre in Solo, 2021
19 Dalla stessa canzone
20 Il bambino che contava le stelle
21 Dalla stessa canzone