Il silenzio grande

Il silenzio è una brutta malattia, voi l’avete presa senza accorgervene. Comincia piano e poi cresce come una specie di muro.
Lo scrittore Valerio Primic è intento a cercare l’ispirazione per un nuovo libro quando irrompono nella stanza prima la moglie, Rose, (Margherita Buy), poi il figlio, Massimiliano, e infine la figlia, Adele. Il film Il silenzio grande, adattamento del romanzo di Maurizio De Giovanni, racconta i rapporti complessi che legano i componenti della famiglia Primic, di cui fa parte anche Bettina, la cameriera. Ciò che separa i personaggi è quello che Bettina chiama il “silenzio grande”:
Le cose che non si dicono, che si zompano, no? (…) Il silenzio piccolo non ve lo so spiegare bene. Quando uno pensa “mo glielo devo dire” e poi chissà perché pensa “meglio di no, va’. Meglio che mi sto zitto”. E lo pensa ogni volta e lo pensa ogni volta. Alla fine, tanti silenzi piccoli fanno un silenzio grande, enorme. (…) Il silenzio grande fa paura a sentirlo.
Il protagonista, in quanto scrittore, vive di parole, eppure è afflitto da questa terribile malattia, il “silenzio grande”, e la sua famiglia non fa altro che sottolineare come il rapporto con lui sia fatto solo di silenzi.
La vicenda si complica quando Rose decide di vendere Villa Primic, per permettere ai figli di costruirsi un futuro grazie ai ricavi. La decisione è molto sofferta da tutti, ma è particolarmente difficile per Valerio. Tuttavia, la moglie sostiene che la colpa è la sua, rinfacciandogli le sue scelte sbagliate.
Complesso è anche il rapporto tra Valerio e suo figlio Massimiliano. Quando entra nello studio del padre, Massimiliano non fa altro che accusarlo dei suoi fallimenti. Infatti, è colpa di un padre come lui se la sua vita è stata un disastro. Il padre, infatti, ha sempre rappresentato per lui un ostacolo, da una parte, mentre dall’altra ha significato una figura da compiacere e da imitare, al punto di rinunciare alla sua passione, l’ingegneria, pur di renderlo fiero di lui. Durante la conversazione con il padre, Massimiliano afferma:
mi sono chiuso in una stanza come questa, in mezzo a libri come questi, non ho fatto nient’altro che studiare per non venire schiacciato da un cognome immenso.
Massimiliano, infatti, ha preso la laurea in Lettere per seguire le orme del padre. L’accusa del ragazzo è quella di aver difeso troppo sia lui che la sorella, impedendo loro di crescere e rendendoli incapaci di affrontare le difficoltà della vita. “Non ti fai i muscoli se non li devi fare” e loro non hanno mai dovuto utilizzarli: Massimiliano è cresciuto cercando di essere all’altezza del padre e ha sviluppato un complesso d’inferiorità nei suoi confronti, al punto di desiderare di essere figlio di un altro uomo. I tentativi di Valerio di rassicurarlo e di mostragli quanto lo ami e quanto sia fiero di lui sono inutili, così come gli sforzi di difendersi dalle accuse del figlio. Durante la conversazione, Massimiliano confessa di essere omosessuale, come Garcia Lorca. Il ragazzo si sente legittimato a fare questa confessione perché la rovina economica della famiglia e la vendita della villa rappresenterebbero il fallimento del pater familias. Nonostante questo, Valerio accetta senza problemi l’omosessualità del figlio. Mentre parlano, padre e figlio sembrano portare avanti due monologhi e le parole di Valerio vengono completamente ignorate dal figlio. Tra i due resta soltanto quel “silenzio grande” di cui parlava Bettina.
Successivamente anche Adele, a causa di un attacco d’insonnia, entra nello studio del padre. La ragazza ricorda come da piccola fosse l’unica persona a poter entrare nello studio del padre, perché, a differenza del fratello, non metteva disordine nei libri. Al contrario, si sedeva, osservava il padre mentre scriveva e lo ammirava. Mentre parla con il padre sostiene:
In un certo senso sei stato tu, proprio tu a rovinarmi la vita.
Infatti, le compagne di classe le erano amiche soltanto perché suo padre era un famoso scrittore e per lo stesso motivo i ragazzi la invitavano ad uscire, per vantarsi con gli amici. Quando il padre le chiede che cos’è che le ha rovinato la vita, Adele risponde in questo modo:
Il parametro. Quel paragone che facevo ogni volta che un fesso qualsiasi mi si avvicinava in un certo modo, mi sorrideva, mi prendeva la mano al cinema. Uno qualunque che con te condivideva solo il fatto di fare la pipì in piedi. (…) Un superuomo. Probabilmente lo è ogni padre per ogni figlia. Ma per me è stato diverso.
Secondo Adele, quando ti abitui ad avere un padre eccezionale -come quello che ha avuto lei- alla fine non ti va bene più nessuno della tua età e sei costretta a cercare l’amore in uomini molto più grandi, spesso già sposati. Tuttavia, neanche loro si dimostrano all’altezza: Adele è consapevole che la perfezione del padre è solamente una sua illusione e che suo padre è pieno di difetti, ma nonostante questo non riesce a fare a meno di fare un paragone tra gli uomini che incontra e Valerio. Infatti, non è la realtà a creare dei modelli, ma la fantasia. Agli occhi di Valerio, Adele è rimasta ancora una bambina e non riesce a credere che la figlia parli con lui delle sue scelte sessuali. Adele confessa al padre di essersi innamorata di un uomo sposato e con due figli. La ragazza prova a lasciare l’uomo, ma questo si mette a piangere. L’uomo perde vigore agli occhi di Adele, che inizia a vedere in lui la copia indebolita e insicura del padre. Tuttavia, è troppo tardi, perché Adele è incinta ma non vuole farlo sapere al suo amante.
Quando Adele se ne va, Valerio si interroga sui suoi errori e ripensa al rapporto che lui aveva con suo padre. Ripensa ai piccoli silenzi che si sono instaurati tra lui e la sua famiglia: infatti, mentre parlavano, i figli parlavano da soli, senza aspettarsi alcuna risposta, questo a causa del rapporto che lo scrittore ha con i due ragazzi, una relazione basata sul silenzio.
Nei fatti, quello di cui viene accusato Valerio Primic è di essere stato un padre modello, creando uno standard ingombrante da imitare per il figlio difficile da ritrovare in altri uomini per la figlia. Paradossalmente il suo errore è quello di essere stato troppo protettivo con i suoi figli. Il protagonista riflette su come il dialogo tra lui e il padre fosse completamente assente, così come il loro rapporto, ma nonostante questo, lui non lo ritiene responsabile dei suoi fallimenti. Al contrario, i figli non fanno altro che giudicarlo. Anche Bettina, sua fedele consigliera, lo accusa di essere diventato come suo padre e di pensare a portare solo i soldi a casa senza preoccuparsi della sua famiglia. Nonostante queste accuse, il protagonista non riesce a sentirsi in colpa per aver fatto stare economicamente bene la sua famiglia.
Villa Primic viene venduta, e l’ultima stanza ad essere svuotata è lo studio di Valerio. Prima di abbandonare definitivamente la loro casa, Massimiliano e Adele entrano un’ultima volta nella stanza del padre. Massimiliano sembra aver finalmente realizzato il suo sogno grazie ai soldi della vendita della casa; appare un ragazzo finalmente realizzato e felice: ha investito i ricavi ricevuti nell’acquisto di un teatro. Racconta al padre di essersi innamorato di un suo socio, un attore che ha trovato la fama in seguito alla pubblicità di una pasta dentifricia. Anche in questo caso, la conversazione è a senso unico: infatti le parole dello scrittore non vengono ascoltate. A permettergli di realizzare questa impresa con successo è proprio il cognome: Massimiliano è conosciuto nell’ambiente per essere il figlio di Valerio Primic. Proprio quel cognome, tanto difficile da portare, si rivela essenziale per la sua carriera futura. Nel raccontare i dettagli di questo nuovo progetto, Massimiliano afferma:
la cosa più bella, papà, è che mi sei venuto in mente tu, ma mi sei venuto in mente in un modo che mi ha sconvolto. Ho pensato, anche tu come me hai fatto della tua passione, lo scrivere, un lavoro. Quindi ho sentito in un certo senso di assomigliarti felicemente e da tutta questa situazione tu ne sei uscito completamente rivalutato ai miei occhi.
Finalmente Massimiliano riesce a sentirsi realizzato e si scopre per la prima volta simile a suo padre. Lo ringrazia perché si rende conto che suo padre ha sempre avuto fiducia in lui, anche se lui non se ne era mai accorto. Inoltre è solo grazie al padre e alla vendita della sua villa se è riuscito a realizzare il suo sogno. Quel padre così odiato diventa in questo modo un complice, un amico, non più un’immagine da combattere. Prima di lasciare per sempre lo studio del padre Massimiliano afferma:
sai papà, sono contento che l’ultima chiacchierata che ci facciamo qui possa concludersi con un sorriso.
Fa parte dell’affare stabilito tra Massimiliano e i suoi soci anche Adele, la quale dovrà lavorare nel teatro.
Adele entra nello studio del padre e gli confessa di essersi innamorata di un uomo, lo stesso uomo di cui innamorato Massimiliano, ma né lei, né lui lo sanno. Adele ha deciso di fargli credere che il figlio che aspetta è suo. Valerio chiede aiuto a Bettina per risolvere la faccenda, perché proprio adesso che i suoi figli sono a un passo dalla felicità, tutto sta per essere rovinato a causa di un uomo. Bettina è consapevole che né lui, né lei possono fare nulla. È in questa occasione, alla fine del film, che lo spettatore scopre che Valerio Primic è morto anni prima, così come Bettina, e che i figli andavano nel suo studio solo per sentire la sua presenza. Il protagonista comprende perché i figli non rispondevano mai alle sue domande.
Quel silenzio grande, di cui parla Bettina, è un silenzio che non può essere colmato. Il silenzio grande di Alessandro Gassman racconta la storia di un padre che ha continuato ad essere vicino ai suoi figli, nonostante questi non potessero sentirlo. Per Massimiliano e Adele, il padre rappresenta una colonna portante della loro vita anche da morto, una figura da imitare, qualcuno a cui rivolgersi nei momenti di sconforto, qualcuno con cui prendersela nei momenti bui. Quando Valerio chiede a Bettina perché gli abbia nascosto la sua morte per tutto questo tempo, la donna risponde:
Perché loro quando venivano qua, vi sentivano. Chissà come, chissà perché, vi sentivano.
Il film mostra la storia di un marito, ma soprattutto di un padre, che continua a stare accanto alla propria famiglia, oltre lo spazio e il tempo; racconta il rapporto indissolubile che lega Massimiliano e Adele al padre, un rapporto che supera anche la morte. L’assenza del padre, infatti, ha rappresentato una presenza costante per i due figli, che continuano a parlarci e a considerarlo come fosse ancora vivo, cercando di imitarlo, ma soprattutto di non deluderlo mai. Nonostante le numerose accuse che i due ragazzi rivolgono al padre, è sempre a lui che si rivolgono quando sono in difficoltà. Il film mostra come, nonostante gli alti e bassi e le difficoltà, un padre resti sempre un padre.
di Marta Tucci
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