Credo di essere una persona molto prona a sviluppare dipendenze di qualsiasi tipo. Forse è una questione genetica. La mia dipendenza più grande? Sicuramente le sigarette sono un fumatore forte, che riesce senza problemi a finire un pacchetto in una serata. Le sigarette sono una droga? Sì, se si considera l’elevatissimo rischio di dipendenza che crea la nicotina. Ma sono anche un prodotto legalizzato, esattamente come l’alcol, quindi le escluderò dai miei ragionamenti.
Fino a circa un anno e mezzo fa, non avevo mai preso niente. Certo, l’erba piace un po’ a tutti, l’ho sempre fumata anche io e sempre in compagnia di altre persone. Prendendo fra le dita la canna, però, ho sempre saputo che non avevo davanti la mia droga, quella rischiosa, che avrebbe potuto portare a una dipendenza reale. L’erba è sempre stata presente nella mia vita, dai primi anni del liceo in poi, e continua ad esserlo. Oltre a quella, non mi si è mai presentata l’occasione di avere altre sostanze fra le mani, ma dentro di me ho sempre saputo che, prima o poi, ci sarei arrivato. Alla fine, se eliminiamo l’educazione che giustamente a tutti viene fornita a scuola riguardo i rischi delle sostanze stupefacenti, quello della droga è un mondo affascinante. Almeno per me lo era, e ne ho sempre subito il fascino.
A 19 anni ho iniziato a frequentare le discoteche di Milano. Per me era una novità, prima non ci ero mai andato se non in rarissime occasioni. Non vorrei essere banale nel fare il collegamento fra discoteche e droga, perché ci sono troppe variabili in gioco, ma in linea generale sento di poter affermare che nelle discoteche in cui andavo (e vado tutt’ora) la droga è sempre presente. In alcune è più nascosta, in altre viene consumata davanti agli occhi di tutti; alcune hanno una policy ferrea a riguardo, altre sono permissive e chiudono un occhio, a volte entrambi. Ovviamente discoteca che vai, droga che trovi: ogni posto ha la sua sostanza preferita e le motivazioni sono piuttosto ovvie. Più un club è costoso o dichiaratamente “elitario”, più sarà costosa la droga che si consuma al suo interno. Tuttavia, è importante fare una distinzione anche su altri fattori, come la musica, l’ambiente generale e il mood che contraddistingue questa discoteca.
I primi anni nella scena clubbing milanese sono volati sotto i miei occhi. La droga era ben presente nel mio circolo sociale, anche fra i miei amici più stretti, ma non ho ceduto veramente fino a settembre del 2021. Due anni di pandemia e di chiusura forzata di tutti quei luoghi il cui obiettivo è stipare il maggior numero possibile di persone nella stessa stanza hanno giocato a mio favore. Infatti, la prima volta che ho preso qualcosa non ero in una discoteca, ma ad un rave in Parco Lambro. Anche qui si potrebbe fare un collegamento “improprio” fra rave e droga, ma si scadrebbe nel banale; addirittura, potrebbe sembrare mia intenzione far diventare questo articolo una presa di posizione a sostegno del recente decreto anti-rave voluto dall’attuale governo.
All’epoca, la mia conoscenza del grandissimo e svariato mondo delle droghe era pari a zero: non avevo nessuna nozione in merito a quantità, effetti, rischi o costo. Nella mia testa esisteva solo una vaga idea delle droghe che mi facevano paura e di quelle che non mi spaventavano. Il caso ha voluto che per il mio “battesimo della droga” ci fosse una di quelle sostanze che mi faceva più paura: la ketamina. Non so perché mi spaventasse più delle altre; forse perché sapevo che si trattasse di un anestetico per cavalli e l’idea di prendere farmaci equini non mi entusiasmava particolarmente. Mi fu offerta e la presi senza pensarci molto. L’effetto fu piacevole, blando per via di una quantità irrisoria, e alla fine per me fu una bella serata.
Avevo rotto il ghiaccio, per di più con una sostanza che idealmente mi metteva molta ansia. Dopo cosa c’è stato? Quella che ancora oggi è la droga preferita mia e di tutti i miei amici e amiche: l’MD, o MDMA, o Ecstasy, la droga delle feste. In realtà, è anche quella che mi ha fatto stare più male di tutte. La prima volta fu un disastro. Mi avevano consigliato “quando prendi l’MD non stare mai da solo, stai con gli altri, parlaci, esprimiti”. Io, furbissimo, ovviamente non ho seguito questo saggio consiglio e me ne sono andato per i fatti miei appena ho percepito elementi disturbanti nell’ambiente che mi circondava. Come risultato ho ottenuto solo una tristezza incredibile, un fortissimo senso di esclusione, tutto mentale, da parte delle persone che stavano con me in quel momento e la certezza di non essere voluto da nessuno.
Nonostante questa esperienza poco piacevole e numerose esperienze simili successive, l’MD rimane la mia droga preferita. Ricordo ancora con grande affetto certe serate passate in MD, serate trascorse a ballare, a fumare, ma soprattutto serate in cui spesso ho trovato il coraggio di dire cose che da sobrio non avrei mai detto. L’MD in quei casi ha aiutato me e le persone intorno a me a creare legami più profondi. Spesso, quando sono sotto il suo effetto, mi trovo a rifiutare apertamente la compagnia degli amici sobri, che vedo a volte come estranei e un po’ spaventosi. Quando sono in MD mi piace stare con altre persone in MD perchè sento vicinanza nei loro confronti, certe persone mi piacciono più di altre, per motivi totalmente arbitrari e a me sconosciuti; ho i miei compagni preferiti per queste cose, le persone che mi tranquillizzano solo con la loro presenza, ma ciò non è in alcun modo legato al rapporto reale che esiste con loro.
Occasionalmente mi piace anche la cocaina, ma in quantità modeste; niente supera l’euforia e la pace interiore che mi regala l’MD. La cocaina è bella, forse troppo. Anni fa, un ragazzo che vedevo spesso in serata, ma di cui non ero amico, mi disse “prova quello che ti pare, fatti quello che ti pare, ma la coca mai, perchè la coca è troppo bella, te la rischi”. La cocaina piace un po’ a tutti, il rischio di dipendenza è altissimo e sono felice di averla confinata quasi come “ultima scelta”.
A questo punto, potrebbe sembrare che io stia facendo una sorta di elogio delle sostanze stupefacenti e stia invitando il mio pubblico a drogarsi: chiaramente non è così. Io stesso vorrei non farlo, forse vorrei non aver mai preso niente, non sapere come sto bene quando sono fatto. Cerco di darmi molti limiti sulle quantità e sulle circostanze e ritengo di essere abbastanza responsabile in quello che faccio. Spesso ne parlo con la mia psicologa, che concorda con me riguardo quanto la situazione sia sotto controllo per me e le persone che frequento; a volte mi dà degli esercizi, mi chiede di fare una serata in discoteca senza prendere niente. Ogni tanto lo faccio senza problemi, altre volte è molto difficile resistere alla tentazione, soprattutto avendola sempre a disposizione. I miei limiti sono sempre spaziali e temporali: non prendo l’MD più di una volta al mese e cerco sempre di selezionare le occasioni in cui prenderlo, la compagnia e la serata adeguata.
Non so ancora spiegare perché io abbia preso e prenda tutt’ora, occasionalmente, queste sostanze, come del resto non posso spiegare perché qualsiasi persona le assuma. La droga esiste e in certi ambienti è difficilissimo non entrarci in contatto. Fa paura ad alcuni, ma altri, me compreso, ne rimangono sempre attratti, nonostante tutte le controindicazioni possibili. Mi drogherò ancora in futuro? Sicuramente sì. Sì, perché in fondo mi piace, anche se proprio questo fatto mi fa sentire in colpa. A volte mi dico “basta, dopo questa serata non prendo più niente”, perché a volte è bellissimo, ma a volte anche l’MD fa schifo, ti fa stare malissimo, e semplicemente forse non ne vale la pena. Ho molta paura di non riuscire a tenere sotto controllo questa cosa, di esagerare, di usare cose più pericolose, ma spero di non farlo. In fondo è una scelta mia, no?
Illustrazioni di Maria Traversa
L’autorə di quest’articolo preferisce rimanere anonimə.
“L’altra faccia della Luna” è la nuova rubrica de L’Eclisse, una rubrica personale, in cui vogliamo mettere a nudo le ansie e la vita quotidiana di noi giovani.