Dopo un anno le statuette tornano a colpire! Sembra passato poco dall’edizione 2022 degli Oscar, dallo schiaffo di Will Smith a Chris Rock e la vittoria come miglior film di Coda. Come ogni buona tradizione, siamo ancora qui a parlarne, a pronosticarne polemiche e vittorie. Dopo ben cinque anni, torna Jimmy Kimmel, uno dei volti più importanti della televisione americana, a prendere le redine della serata, che nella notte del 12 marzo si terrà come sempre al Dolby Theatre di Los Angeles.
L’incombente edizione è pronta ad accendere le luci per la prima volta dopo la pandemia, un periodo in cui il cinema sembra veramente in lenta ripresa. Come da alcuni anni a questa parte, l’Academy ha deciso di puntare più sulla spinta popolare del box office nel scegliere i suoi candidati: svettano su tutti Avatar: La via dell’acqua (la pellicola di James Cameron, divenuta in pochi mesi il terzo film con l’incasso più alto di sempre), Top Gun: Maverick di Joseph Kosinski (la vera sorpresa della scorsa stagione cinematografica, capace di portare a casa un miliardo e mezzo di dollari) ed Everything Everywhere All at Once dei Daniels (l’underdog di questa edizione e papabile vincitrice finale, film che trasporta lo spettatore in un viaggio multiversale senza precedenti). Tra il marasma di blockbusters troviamo anche The Batman di Matt Reeves e il recente nuovo capitolo MCU Black Panther: Wakanda Forever.
Nell’area più classica, quella dei film d’autore e delle opere sociali, storiche e biografiche, l’Academy ha scelto un gruppo molto eterogeneo: Gli spiriti dell’isola di Martin McDonagh, commedia nera surreale ambientata su un’isola irlandese all’inizio del secolo scorso; Tár di Todd Field (la gargantuesca – data la durata eterna – storia della direttrice d’orchestra Tár, tra sogno e realismo); Elvis di Baz Luhrmann, nascita, ascesa e caduta del re del rock and roll, Elvis Presley; The Fabelmans di Steven Spielberg (l’opera più intima del regista statunitense, dove conosciamo meglio la sua infanzia e adolescenza , piena di aspirazioni e traumi); e Triangle of Sadness di Robert Östlund, dissacrante presa in giro del capitalismo in salsa Lost mista a Titanic. Altre pellicole di forte interesse sono Women Talking di Sarah Polley, film tutto al femminile incentrato sulla lotta alla violenza di genere, The Whale di Darren Aronofsky con Brendan Fraser che veste i panni di un uomo obeso in cerca di riconciliazione con la figlia negli ultimi attimi della sua vita, e Babylon di Damien Chazelle, controverso film di ben 3 ore che ruota attorno alla vita di vari personaggi della Hollywood degli anni ‘20, durante il passaggio dal muto al sonoro.
La grande sorpresa di questa edizione, insieme ai film dei Daniels sovra citato, è Niente di nuovo sul fronte occidentale di Edward Berger, film tedesco, terzo adattamento dell’omonimo libro di Erich Maria Remarque del 1928: protagonista è la Prima Guerra Mondiale, in tutta la sua disumanità e degenerazione.
Per quanto riguarda il nostro Paese, non ne siamo usciti male. Difatti, nella sezione Miglior Cortometraggio troviamo Le Pupille di Alice Rohrwacher, prodotto da Alfonso Cuarón e reperibile su Disney+.
Per lǝ lettorǝ che volessero recuperare tutti questi titoli e anche quelli che non ho citato (l’articolo sarebbe altrimenti troppo lungo), le vie sono sostanzialmente due: approfittare di questi giorni in cui tante sale proiettano alcuni dei film in lizza, oppure farne incetta nelle piattaforme streaming.
Andrò ora a pronosticare sei delle principali candidature. L’anno scorso non andò benissimo, ma contiamo che quest’anno le nostre previsioni possano essere più accurate.
Miglior attore non protagonista
Sembra scritto nelle stelle che quest’anno la statuetta vada a Ke Huy Quan per Everything Everywhere All at Once, dove interpreta Waymond Wang, il marito della protagonista Evelyn. Gli altri quattro dovranno dovranno accontentarsi di una bella nomination. In ordine sparso troviamo Brian Tyree Henry (Causeway), Judd Hirsch (The Fabelmans) e Barry Keoghan e Brendan Gleeson, entrambi per Gli spiriti dell’isola, film, quest’ultimo, a mio avviso fenomenale.
Miglior attrice non protagonista
Storica sarà la probabile vittoria di Angela Bassett, prima a vincere la statuetta per un film Marvel (Black Panther: Wakanda Forever). Nonostante le bravissime Hong Chau (The Whale) e Kerry Condon (Gli spiriti dell’isola) e le energiche Jamie Lee Curtis e Stephanie Hsu (entrambe in Everything Everywhere All at Once), Bassett porterà a casa l’ambito premio.
Miglior Regista
Gara aperta a grandi colpi di scena è quella per la regia. Togliendo Todd Field (Tàr) e Robert Östlund (Triangle of Sadness), la sfida è a tre (considerando i Daniels come un unico regista). Spielberg (The Fabelmans), McDonagh (Gli spiriti dell’isola) e i Daniels (Everything Everywhere all at once): il primo un colosso dell’industria, un pezzo della storia della settima arte che potrebbe suggellare un’intera vita con un premio (vinto anche nel 1994 con Schindler’s List); il secondo, autore eccezionale, vincitore dell’Oscar al miglior corto nel 2006, meritevole di una vittoria per consacrare definitivamente la sua carriera; infine, i debuttanti Daniels, che potrebbero entrare nella storia con una vittoria clamorosa e inaspettata. Sembra però che il buon vecchio Steven sia in vantaggio su gli altri contendenti e, con non pochi dubbi, anche noi diamo fiducia all’autore de Lo Squalo.
Miglior attore
Altro pronostico non scontato è quello per il miglior attore. Come per la miglior regia, anche qui si palesa come una sfida a tre: Austin Butler (trasformatosi completamente in Elvis), Brendan Fraser (The Whale) e Colin Farrell (Gli spiriti dell’isola). Seppur personalmente darei il premio ai Farrell per la sua prova magistrale, Fraser sembra ad un passo dalla rinascita di una carriera che si era persa nei meandri oscuri della depressione. Da menzionare tra gli altri candidati anche le prove di Bill Nighy (Living) e Paul Mescal (Aftersun).
Miglior attrice
In questo caso abbiamo un 1 vs 1: Cate Blanchett (Tár) vs Michelle Yeoh (Everything Everything All at Once). Andrea Riseborough (To Leslie), Ana De Armas (Blonde, di cui trovate un articolo sul nostro sito, scritto dalla brava Vittoria Tosatto) e Michelle Williams (The Fabelmans) saranno probabilmente doppiate da Blanchett e Yeoh. Blanchett sembra la vera favorita, ma in questo caso gettiamo il cuore oltre l’ostacolo e puntiamo sulla vittoria di Michelle Yeoh.
Miglior Film
Dulcis in fundo: siamo alla categoria cardine e più ambita degli Oscar. Ben dieci le opere scelte dall’Academy, ma solo una salirà sul palco a prendere il premio. Tanto si è scritto e detto, ma l’indecisione nasce, ancora una volta, tra tre film: The Fabelmans, Everything Everywhere All at Once e Gli spiriti dell’isola. Se il primo e il terzo sarebbero veramente meritevoli (personalmente più il terzo) di trionfare, l’aria tira verso un colpo di scena, quindi, prendendomi la responsabilità storica, pronostico il film dei Daniels come il grande vincitore dell’edizione.
Come feci un anno fa, vi ringrazio per essere statǝ qui con me nella sempre divertente attività del pronostico.
Preparate salatini, pop corn e Coca Cola: le statuette tornano alla ribalta!
di Marcello Monti
Studente all’Università di Bologna, romagnolo di nascita, da anni coltivo le mie passioni (letteratura e cinema in primis). Dal 2016 faccio parte di una radio bolognese dove dal 2019 presento un programma dedicato alla letteratura indipendente. Tra un film, un libro e (ahimè!) un esame scrivo per L’Eclisse.
Cari lettori vi aspetto tra le righe!
[…] Come ogni tradizione che si rispetti, eccomi nuovamente qua a parlare della serata degli Oscar. Quella del 10 marzo è stata la 96esima edizione del premio cinematografico più glamour del mondo, ma anche il più discusso e polemico. Quest’ultima serata però, a differenza delle ultime, si conclude quasi con nessuna controversia. […]