I lettori più avventurosi, quelli che amano perder tempo camminando per le biblioteche e per le librerie, notano subito quando un libro è “fuori posto”, quando in un settore dedicato ad una determinata categoria di testi se ne trova uno dall’aspetto inconsueto.
E chi si orienta tra gli scaffali per collane o anche solo per apparenza esterna dei libri (come i classici con il loro aspetto minimalista, magari con un dipinto in copertina; i libri in lingua straniera, con il loro formato più piccolo e i colori sgargianti; gli Adelphi, i Mondadori, o i manuali con i loro formati biblici) adocchierebbe subito questo Veronica e il Diavolo, di Fernanda Alfieri, ricercatrice presso l’Università di Bologna, pubblicato questo marzo 2021 per Einaudi nella collana “Frontiere”.
Lo noterebbe perché, nonostante lo si trovi (almeno nel mio caso) nella sezione Storia, non ha le più ampie dimensioni della collana “Einaudi Storia”, né il colore grigio della Piccola Biblioteca Einaudi. È un libro inusuale, che imita nel formato i notissimi “Supercoralli”, mantenendone l’aspetto generale, ma che, invece delle consuete copertine minimal, sceglie un nero intenso che avvolge tutto il volume, e una ragazza che sembra stia per cadere dal letto, con i capelli sciolti che quasi toccano il pavimento: è l’Incubo di Johann Füssli, ma con lo sfondo rimosso. Il buio pesto attornia questo corpo stravolto, che ha come sola compagnia il titolo, in rosso, e un sottotitolo che parla quanto basta per attrarre chi passa e nota quel nero intenso: Storia di un esorcismo a Roma.
È vero: i libri, proverbialmente, non vanno giudicati dalla copertina, ma è impossibile non rimanere attratti da un design e da un titolo fatti come si deve, che ci intrappolano dentro ad un mondo davvero particolare.
Roma, anno 1834: due gesuiti ricevono l’incarico di compiere un esorcismo su una giovane donna.
Roma, anno 20XX: una studiosa incappa nel resoconto della loro Esorcisazione, nell’Archivio Romano della Compagnia di Gesù. Inizia così a ricercare, a ritrovare, a rimestare nei magazzini e sotto la polvere delle biblioteche di mezza Europa per ricostruire la vita, l’esperienza e il contesto in cui muovono i loro passi i protagonisti di questa vicenda misteriosa, in cui si intrecciano il vecchio credo e la nuova medicina, la fede nel potere del demonio e la neonata scienza della pazzia. In una Roma dove convivono un papa re e il ricordo vivissimo della Rivoluzione Francese, con il Risorgimento già con un piede sulla soglia, lo scontro tra passato e futuro si concretizza nelle figure degli esorcisti, uomini di Chiesa, che però hanno viaggiato per tutta l’Europa e anche oltre, fino al Nuovo Mondo degli Stati Uniti d’America. Una donna, Veronica Hamerani, con i segni inequivocabili della possessione; un esorcismo a cielo aperto, pieno di curiosi, in una famiglia la cui ascesa e recente tracollo sono da soli testimoni della vitalità di un periodo a cui i libri di storia non rendono affatto giustizia.
Il vero lavoro dell’autrice, più che raccontarci come si svolgesse un esorcismo a quei tempi, è inserire l’evento in una realtà a cui dare corpo e spessore: aggiungendo via via i pezzi, assemblando insieme da mille fonti diverse le vite e le esperienze di tutti i protagonisti – anche inserendo fonti che aiutino a contestualizzare i luoghi in cui si muovono, o visitandoli di persona. Ciò che il lettore attento coglie, oltre al dipinto, sono le pennellate: il fine lavoro d’archivio, la ricerca, l’amore per i testi manoscritti e per ciò che possono dirci persino nella grafia dei loro autori. Comunque, anche chi non apprezza questi dettagli può godersi il quadro, notando la doppia dimensione di una Roma che è insieme metropoli e borgo, dove si incontrano il cosmopolitismo della capitale e la familiarità del rione, oppure l’estrema arretratezza della medicina in un mondo che già conosceva la Rivoluzione Industriale.
Ancora, la vicenda personale di uomini che vivono esperienze così moderne e così antiche al tempo stesso, come Padre Massa, che dopo la laurea in legge a Bologna (ed esperienze studentesche non così dissimili da quelle attuali) passa a insegnare in un villaggio sconosciuto sui Pirenei, per poi tornare a Roma.
Infine, il ruolo dell’indemoniata, Veronica: donna in un mondo di maschi, oggetto di studio, di analisi, di valutazione e, soprattutto, di pregiudizio. Il corpo della donna, come l’autrice illustra, aveva a quel tempo una “natura patologica”, ed era considerato propenso per disposizione naturale alla malattia, in particolare all’isteria. I mali di Veronica, comunque giudicati – pazzia o possessione – vengono analizzati sempre in questa ottica di connaturata debolezza del sesso femminile, che nonostante la sua inferiorità rimane tentatore e pericolosissimo per gli uomini.
In questo libro, roseto estremamente curato, ci si può però imbattere in qualche spina. Gioverebbe di una maggiore organicità: pur guidato dalle vicende dell’esorcismo, il lettore può facilmente perdersi fra le mille diramazioni, le aggiunte, le note di colore, le precisazioni, e benché molte di esse siano relegate nelle note, in fondo al volume, talvolta si ha la sensazione di star perdendo il filo del discorso.
Ovviamente, il libro richiede sicuramente un certo impegno intellettuale, oltre a qualche conoscenza pregressa; insomma, pur non essendo un trattato, un lettore disattento o sprovveduto potrebbe facilmente ritrovarsi in una dimensione a lui ignota. (E infatti, dopo la lettura, risulta assolutamente idonea la collocazione nella sezione “Storia” della libreria, bazzicata solitamente da chi è disposto a questo impegno ulteriore).
Nel complesso, però, ci si sente a proprio agio nel mondo di Veronica ed il diavolo, si cammina nelle sue strade, si vedono i suoi protagonisti, se ne possono toccare i sai ed odorare le barbe. I singoli capitoli procedono scorrevoli, e non mancano descrizioni e narrazioni appassionanti e coinvolgenti. Il giudizio, dunque, non può che essere positivo: e la fattura di Veronica passa su di noi, che rimaniamo stregati dalle atmosfere delle pagine in cui vive.
di Adriano Zonta
Per L’Eclisse faccio il correttore di bozze, seguendo un solo criterio: nessun articolo deve mai tornare come è arrivato. Riservo le battute più divertenti e le precisazioni più puntigliose per gli autori più simpatici, che si sottopongono di buon grado al supplizio del mio giudizio. Oltre all’inserimento di virgole non necessarie, mi piace anche la letteratura, la storia, l’arte, la musica, l’economia e la buona tavola. Soffro di Assenteismo e Sindrome del Ritardatario, morbi estremamente invalidanti.
Nel tempo libero studio Scienze Politiche all’Università di Pavia.