Educazione e pace: da Montessori alle filosofie orientali
Cos’è la pace? È qualcosa di assoluto ed interiore o di esteriore e forse irraggiungibile, come la Pace nel Mondo? È la pace semplicemente l’assenza di guerre? Oppure è uno stato dell’essere?
Parlare di pace non è facile, molto alto è il rischio di incorrere in inutili retoriche o di strumentalizzare un’idea che invece dovrebbe restare intatta nei secoli, un assioma integro e sgombero da logiche di potere, un postulato fisso e immutabile da tramandare attraverso la memoria ancestrale.
Purtroppo, però, così non è, e questo ha fatto sì che ancora oggi, pur definendoci società civile, assistiamo impotenti ad una emorragia di violenza, che troppo spesso colpisce anche i bambini. Che essere umani siamo se non riusciamo a proteggere la nostra specie, i nostri figli, che sono il nostro futuro?
Maria Montessori aveva dato delle risposte molto precise a questa domanda e ha sviluppato un’interessante linea di pensiero pacifista. Sono una grande ammiratrice di Montessori: educatrice, pedagogista, filosofa, medico, neuropsichiatra infantile e scienziata italiana che ha lasciato segni indelebili di sorprendente progressismo e di encomiabile attività concreta.

Il convegno internazionale Educazione e Pace, svoltosi a Brescia il 3 ottobre 2015, fa parte di una serie di iniziative culturali proposte dall’associazione Montessori Brescia per contribuire alla valorizzazione e diffusione del pensiero e del metodo pedagogico di Maria Montessori. Durante il convegno si è affrontato l’importante tema del forte legame che unisce l’educazione alla costruzione di un mondo di pace. Il pensiero pacifista di Maria Montessori si fonda infatti sul principio di trasformare l’educazione in un’arma di pace. Un metodo scientifico che può rappresentare una strada maestra per gli educatori alla pace di oggi, un pensiero filosofico e pedagogico da promuovere nel mondo e da cui prendere il via per costruire un progetto condiviso di intervento. Durante il convegno si è raccontato il pensiero di Montessori a proposito del valore dell’amore e della comunicazione affettivo-emotiva, e si è percorsa la straordinaria presenza montessoriana nelle culture orientali che notoriamente rappresentano la culla della pace, del dialogo e dell’interiorità. Ma non solo. Si è anche dimostrato con dati oggettivi che un approccio all’infanzia rispettoso e responsabile possono portare a risultati significativi anche in contesti ambientali estremamente violenti e difficili.
Maria Montessori aveva identificato nella pace il perno della questione educativa e sociale, e proposto quindi un metodo pedagogico in grado di ottenerla mettendo al centro del lavoro educativo il bambino. In questo modo, intendeva dare spazio al puerocentrismo in una società ancora spiccatamente adultocentrica.
La sua filosofia della pace ha origini nella prima metà del secolo scorso, ma oggi non ha perso niente del suo valore. Montessori ha messo in luce che i bambini sono universali nel loro sviluppo, sono liberi, senza pregiudizi, pieni d’amore e con grandi capacità cognitive . Ha anche messo in evidenza come troppo spesso non si consideri che, per arrivare ai diritti dell’adulto, bisogna passare attraverso l’infanzia. Montessori riteneva, infatti, che solo con una riforma educativa si sarebbe potuta creare una società pacifica: soltanto un bambino fisicamente e mentalmente sano diventerà un adulto non violento. Per iniziare una sana ricostruzione psichica degli uomini, bisogna dunque rifarsi al bambino: bisogna riconoscere in lui non il figlio, non la creatura su cui si concentrano le nostre responsabilità; bisogna studiarlo non come creatura dipendente, ma come un essere indipendente che va considerato per sé stesso.
Di sicuro il pensiero di pace di Maria Montessori non risolverà tutti i problemi politici, economici e finanziari che causano i conflitti, ma forse può dare un contributo significativo alla costruzione di un mondo di pace. Come? Attraverso la formazione di personalità pacifiche. Le realtà educative ispirate al metodo Montessori sono improntate al rispetto e alla collaborazione, in grado di aiutare i bambini a sviluppare le proprie potenzialità in un ambiente scevro dalla concorrenza e da una competizione malsana, da quella paura dell’insuccesso che li paralizza. Montessori può aiutarci a proteggere i bambini da quel senso di frustrazione e di impotenza che provano dinanzi ad un mondo che percepiscono come distante e complicato, un mondo impossibile da cambiare.
E invece cambiare si può: la realtà si può modificare, il futuro si può reinventare, è ancora possibile imboccare la strada di un’evoluzione più spirituale, più umana e quindi più pacifica. Ma per farlo dobbiamo ricominciare dai bambini, che mostrano una grandezza d’animo che noi non riusciamo più a cogliere. Insegniamo ai bambini la storia come un’infinita sequenza di guerre e di massacri, di vincitori e di vinti, e la raccontiamo quasi sempre dal punto di vista dei conquistatori. Maria Montessori, così come Gandhi e Don Milani, aveva detto: parliamo di pace ai nostri bambini, introduciamo una cultura della pace già dalla tenera età. Dipende da noi educarli a un mondo migliore e solo se i nostri semi formativi saranno in grado di offrire frutti positivi, il mondo potrà cambiare in meglio.
«Il nostro principale interesse deve consistere nell’educare l’umanità per orientarla verso destini comuni. Occorre tornare indietro, rifarsi al bambino, perché in lui risiede l’origine e la chiave degli enigmi dell’umanità. Il bambino è ricco di poteri, di sensibilità, di istinti costruttivi che ancora non sono stati considerati né utilizzati.»
Lynn Lawrence, Maria Montessori: Educazione e pace. Convegno internazionale, 3 ottobre 2015, Il leone verde, 2016, p. 65.
Il bambino diventa l’attore e l’adulto il facilitatore.
È necessario un grande coraggio, ma non il coraggio di esibirsi che è vanagloria, piuttosto quello di continuare a fare ciò che in coscienza ci sembra giusto e doveroso perseguire con impegno, insieme agli altri, rivendicando il valore della pace. Un impegno che va prefisso nell’ambito di iniziative volte alla formazione di un’autentica cultura di pace da impartire a ogni età, nell’ottica di una formazione permanente che deve prendere mosse sin dalla più tenera età. Abbiamo bisogno di una cultura e di un impegno che si occupino della formazione alla pace per rimontare la china: vivere e testimoniare l’impegno per la pace significa difenderla e volerla, nel rispetto rigoroso e non derogabile delle altrui libertà. Quindi occorre essere, in egual misura nei comportamenti e negli insegnamenti, dei testimoni di coerente attenzione agli atteggiamenti di pazienza, di ascolto, di offerta e di occasioni di crescita.
Secondo me, il messaggio di Maria Montessori è chiarissimo: siamo noi, gli adulti, che esercitiamo influenze negative e repressive sui bambini. E pertanto occorre riflettere sul nostro ruolo nell’educazione. La nostra responsabilità non è di creare un mondo pacifico, ma di costruire un mondo in cui i bambini trovino ciò di cui hanno bisogno. Dopodiché loro creeranno sicuramente un mondo più pacifico, cambieranno il loro comportamento. E noi avremo creato l’opportunità di un’azione-reazione all’interno della società grazie a un lavoro mirato al cambiamento comportamentale e all’attenzione all’ambiente.
Tuttavia, non bastano i buoni sentimenti per costruire la pace: occorre anche lavorare con razionalità, pensando con cura ai dettagli di quello che si fa. Per un bambino abituato all’auto-educazione in un contesto ordinato e rigoroso, come è quello montessoriano, la pace diventa un’esigenza interiore e questo è un motore molto più potente del desiderio della pace nel mondo, espresso dalle miss dei concorsi di bellezza o dai politici nelle loro retoriche. Dalla proposta di Montessori emerge l’idea di un’educazione alla pace attraverso le discipline: più che andare a parlare ai bambini direttamente di pace, dovremmo educarli alle virtù necessarie per costruirla attraverso attività disciplinari. Linguaggi universali come la matematica e la musica potrebbero svolgere un ruolo primario, in questo: la difficile estrazione della radice cubica mette di fronte alle stesse difficoltà bambini di culture anche molto diverse, sottolineando il fatto che, quando c’è un problema da risolvere, quello che unisce gli esseri umani è molto più importante di quello che li divide.
Alla base del Metodo vi è un cambiamento di paradigma che sprona il bambino e l’adolescente a creare individualmente la propria traiettoria in un percorso di azione e responsabilizzazione. Tutto questo non può avvenire senza la ricerca del senso e la necessità di un equilibrio, a cui si associa improrogabilmente una solida crescita affettivo-emotiva. La pace diviene così il motore principale di una creatività sempre nuova, plasmando i prerequisiti indispensabili affinché il dialogo costruttivo e paziente possa prevalere sulla violenza e sulla volontà di supremazia.
Cambia così il metodo stesso su cui si basano gli interventi per lo sviluppo cognitivo e psicologico: da un approccio puramente ricettivo e nozionistico si passa a uno prasseologico e creativo, ispirato alla contemplazione della bellezza del creato e delle creature. Perché la non violenza non vuol dire solo non usare le botte o le armi, essere non violenti significa innanzitutto aver compreso l’interconnessione di tutte le cose, aver interiorizzato l’idea che siamo parte di una società per coesione dove ognuno di noi ha un suo ruolo e non è un essere indipendente, ma al contrario dipende dall’universo intero.
«In questo modo, ogni bambino potrà dare un contributo significativo non solo alla propria famiglia, ma anche alla comunità di appartenenza, alla società in cui vive, e infine potrà contribuire come cittadino nella grande nazione dell’Umanità.»
Lynn Lawrence, Maria Montessori: Educazione e pace. Convegno internazionale, 3 ottobre 2015, Il leone verde, 2016, p. 61.
Riguardo l’Unità e la sua importanza per la creazione della pace, riguardo l’essere tutti un solo organismo, possiamo valutare che ciò che Montessori probabilmente ci suggerisce è di considerare il bambino come individuo capace di diventare un cittadino del mondo. Dobbiamo aiutare i bambini a creare una connessione intima con il mondo ricco, vario e avvincente in cui vivono. In questo modo, sviluppando una connessione personale e profonda con quest’ultimo e con i loro compagni umani, potranno trovare il loro percorso individuale e collettivo nel mondo.
Io credo che l’educazione Montessori possa effettivamente avere un ruolo nell’aiutare i bambini a diventare cittadini del mondo. Per fare un esempio concreto, le classi montessoriane sono classi di età mista, nelle quali il bambino constata che è possibile contribuire al suo benessere e, simultaneamente, a quello del gruppo intero. Il gruppo ha un’identità culturale che aiuta a definire ciò che io sono, mi dà la possibilità di partecipare nel limite delle mie capacità. I bambini creano così il tessuto sociale che porta spontaneamente a ciò che la dottoressa Montessori chiama “società per coesione” o “cittadini del mondo responsabili”.
«Tutti nasciamo con la tendenza all’etica, l’empatia e il comportamento sociale. L’empatia sta alla base della convivenza tra gli uomini: credo fortemente che lo sviluppo umano affondi le sue radici nella cooperazione e non nella competizione. Dobbiamo perciò imparare tutti che l’umanità è una sola famiglia. Fisicamente, mentalmente e a livello affettivo, siamo fratelli e sorelle.»
Ela Eckert, Maria Montessori: Educazione e pace. Convegno internazionale, 3 ottobre 2015, Il leone verde, 2016, pp. 72 e 76.
Ogni elemento è interdipendente, ogni individuo è parte, senza alcuna fatica, di un’unica grande coreografia.
La dottoressa Montessori concettualizza l’educazione cosmica, volta al raggiungimento dell’unitarietà, in India. Nell’ottobre del 1939 parte per il Paese orientale ed è lì che elabora l’educazione cosmica, volta a insegnare al bambino il suo posto nell’universo e la relazione tra la vita e la terra, in cui anche l’uomo ha il suo ruolo.
Quando Montessori arriva in India, comprende che l’istruzione non era il problema principale, e così fecero anche i governanti del Paese. Nonostante ciò, si capì presto che vi era bisogno di dare priorità anche all’educazione, dal momento che prendersi cura del benessere fisico non era sufficiente. Occorreva anche supportare lo sviluppo intellettuale ed emozionale dei bambini.
«In India il metodo Montessori è fiorito nelle sue forme pure come in quelle adattate. Lo ha fatto in un periodo di tempo maggiore rispetto a ogni altra regione del mondo e nella maniera più continuativa possibile. Ha girovagato, è fluito e si è fuso con i 7000 anni di cultura del Paese fino a entrare nel cuore di migliaia di indiani.»
Rama Reddy, Maria Montessori: Educazione e pace. Convegno internazionale, 3 ottobre 2015, Il leone verde, 2016, p. 46.

Nel 1931 Montessori e Gandhi s’incontrarono per la prima volta a Londra. Nasce tra loro una reciproca ammirazione e affinità di ideali. Gandhi mise per iscritto le novità del metodo rivoluzionario rivolgendosi ai ragazzi e alle ragazze che stavano presso il suo monastero. Egli osservò che i bambini non sentivano in alcuna maniera il peso dell’apprendimento mentre imparavano lavorando, poiché nel programma scolastico veniva dato poco spazio all’apprendimento mnemonico. L’elemento che più gli piacque del metodo era il fatto che ai bambini venissero insegnati il rispetto del silenzio e la concentrazione.
Un seguace di Gandhi, Gijubhai Badheka, era profondamente preoccupato dell’uso della punizione come mezzo di disciplina per i bambini e trovò così in Montessori la libertà e la gentilezza di metodo che stava cercando. Fu però l’interesse particolare di Montessori alla crescita spirituale del bambino che gli diede ispirazione.
Ma com’è possibile che il metodo Montessori, proveniente dal lontano Occidente, fosse accolto a braccia aperte in terre così distanti? “L’infanzia mi ha mostrato che tutta l’umanità è una sola”, disse la dottoressa Montessori. I bambini in Italia, in India, Iran o Indonesia sono tutti uguali. E un metodo che riconosca e serva l’universalità del bambino e dell’umanità supera qualsiasi confine geografico.
Non a caso, il Metodo montessoriano non si sposò perfettamente solo con la cultura indiana, ma anche con quella tibetana e buddista. Fin dal 1959, dopo l’occupazione cinese del Tibet, la principale preoccupazione del Dalai Lama (maestro supremo del buddhismo tibetano) era di istruire i numerosi bambini orfani e indigenti. La sorella Jetsun Pema assunse il controllo di ciò che era stato avviato e fece del TCV (Tibetan Children’s Villages) ciò che è oggi: il centro di educazione più grande di tutta la comunità in esilio in India. Si dedicò ai bambini tibetani e alla loro educazione olistica, principalmente un’istruzione tibetana, arricchita però da elementi più moderni: un’educazione alla pace e alla non violenza. Insieme agli obiettivi e capacità intellettuali, era ritenuto essenziale fornire un’educazione che desse particolare importanza alla mente quanto al cuore, in modo tale che i bambini non fossero soltanto individui istruiti, ma anche colmi della potenziale bontà umana.
La signora Jetsun Pema si adoperò per organizzare un sistema educativo adeguato ai bambini di età prescolare e trovò che il sistema montessoriano fosse il più appropriato, sia relativamente alla cultura che all’età dei bambini. Da quel momento, il metodo Montessori si consolidò sempre più, senza lasciare spazio ad alcun ripensamento sulla sua adozione.
«Il motivo del successo del sistema Montessori presso la nostra comunità è dovuto ai valori tibetani tradizionali e ai principi buddisti, i quali furono e sono pensieri e idee chiave nella filosofia di Maria Montessori.»
Tsewang Yeshi, Maria Montessori: Educazione e pace. Convegno internazionale, 3 ottobre 2015, Il leone verde, 2016, p.31.

La pedagogia montessoriana, il cui fondamento è costituito dal puerocentrismo, dall’indipendenza del bambino, dalla precisione e dal contatto con la natura, si è dimostrata perfettamente in linea con le filosofie orientali, altrettanto orientante all’olismo e alla pace. Il Metodo montessoriano si è rivelato, e continua a rivelarsi, una proposta educativa estremamente positiva, dimostratasi efficace nella creazione di identità pazienti, disposte all’ascolto e pacifiche.
Ma soprattutto ci ha lasciato in eredità un pensiero meraviglioso, che scoperchia il potenziale di trasformazione delle scuole e il modo in cui queste possano funzionare da catalizzatore nella prevenzione di sanguinosi conflitti e, ancora, come riescano a diventare zone di pace, stabilità e di riforme istituzionali nonostante le intricate e persistenti guerre.
«La guerra purtroppo può portare l’istruzione fuori dalle scuole. Inoltre, possiamo comprendere che le scuole non riescono sempre a tenere la politica fuori dall’istruzione. Nonostante ciò, le scuole possono cominciare a togliere la guerra dall’istruzione. L’istruzione, con un po’ di tempo, può permetterci di sfidare e mettere a dura prova le logiche di guerra.»
David Connolly, Maria Montessori: Educazione e pace. Convegno internazionale, 3 ottobre 2015, Il leone verde, 2016, p. 111.
Solo e soltanto nell’educazione risiede l’embrione di un mondo di pace.
In chiusura, desidero rivolgere il mio ricordo alla dottoressa Maria Montessori ed esprimere la mia gratitudine per la sua eccezionale filosofia e pedagogia per i bambini del mondo. Con tutta evidenza, anche lei aveva difficoltà con il concetto di pace: sapeva che una pace assoluta è un’utopia e di non poter certamente offrire una soluzione definitiva. Tuttavia, riponeva ugualmente una fiducia illimitata nei poteri dei bambini e riteneva che solo attraverso l’educazione si potesse costruire un mondo migliore.
Concludo con il messaggio di Gandhi verso Maria Montessori del 1943:
«Hai giustamente detto che se vogliamo veramente portare in terra una sostanziosa pace, dobbiamo cominciare dai bambini. Poiché se essi cresceranno nella loro naturale innocenza non avremo lotte, crisi vane e stolte, ma procederemo d’amore in amore, di pace in pace, finché tutto il mondo non sarà penetrato di quell’amore e di quella pace ai quali consciamente o inconsciamente il mondo anela.»
Tsewang Yeshi, Maria Montessori: Educazione e pace. Convegno internazionale, 3 ottobre 2015, Il leone verde, 2016, p. 31.
di Marta Gatti
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