Tutti abbiamo un film d’infanzia preferito e sono certa che nove volte su dieci si tratti di un film d’animazione. I classici Disney, Pixar e Dreamworks hanno riempito le nostre giornate con le loro storie avventurose e colorate, magari erano proprio i nostri genitori a metterci davanti al televisore per farci stare buoni almeno qualche ora. Forse, grazie a questo collegamento mentale che compiamo implicitamente, è per questo che associamo in automatico un cartone animato a un pubblico infantile, tendenzialmente con un’educazione basilare data la giovane età e che, di conseguenza, non potrà certamente comunicare dei temi troppo complessi o filosofici. Eppure, sfido ogni genitore a dire apertamente che Alla ricerca di Nemo non abbia suscitato in loro delle riflessioni sulla relazione con i propri figli e sull’iperprotettività. Ciò che risuona in noi non è la modalità in cui una storia viene raccontata, ma i valori che comunica: sono questi i veri motori della narrazione. Di conseguenza, un lungometraggio animato è perfettamente in grado di esplorare delle situazioni universali e il medium con cui esse vengono raccontate non dovrebbe pregiudicarne la visione a spettatori che si sentono ormai “troppo cresciuti per i cartoni”. Dunque, ecco cinque storie che ritengo meritino più attenzione, sia come eccellenti esempi di animazione di qualità, che narrazioni di grandi valori universali.
1) La mia vita da Zucchina
di Claude Barras (2016, Svizzera, Francia), drammatico, disponibile su Prime Video.
“Zucchina” è il soprannome di Icare, un bambino di 10 anni che viene portato in un istituto per bambini abbandonati dopo la morte della madre . La sua storia non è l’unica struggente, difatti tutti i suoi amici hanno (purtroppo) già dovuto affrontare delle esperienze difficili, nonostante la giovane età. Grazie alla loro ingenuità e voglia di spensieratezza, il film in stop-motion di Barras affronta con grande delicatezza e profondità dei temi difficili, come la sessualità, l’abuso, la dipendenza e le malattie mentali. La mia vita da Zucchina parla del difficile equilibrio tra speranza e dramma, passando spesso per la commozione e la visione innocente del mondo attraverso gli occhi di un bambino.
2) Persepolis
di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud (2007, Francia, USA), drammatico, disponibile su YouTube.
Tratto dall’omonima graphic novel (che consiglio fortemente), Persepolis segue la crescita di Marjane, una bambina iraniana energica e curiosa nella Teheran degli anni ‘70. Con l’instaurazione della Repubblica Islamica arriva anche l’obbligo del velo e, per forza di cose, Marjane si sente sempre più in contrasto con le nuove politiche. A causa della guerra contro l’Iraq, i genitori la spediranno a studiare a Vienna a 14 anni, dove vivrà una nuova tormentata rivoluzione: quella dell’adolescenza.
Satrapi è riuscita a trasformare la sua vita tormentata in un racconto ricco di ironia, ma anche di momenti dolorosi, ad esempio, lo sbalzo repentino nella condizione femminile tra l’Iran e un’Europa che però fatica ad accettare il diverso. Il lungometraggio ha ricevuto 15 minuti di standing ovation al Festival di Cannes del 2007, vincendo anche il Premio della giuria. Persepolis è uno di quei film che non si può dimenticare.
3) I racconti di Parvana – The Breadwinner
di Nora Twomey (2017, Canada, Irlanda), drammatico, disponibile su Netflix.
Noto anche come Sotto il burqa (il titolo del libro di Deborah Ellis da cui è tratto), il film ruota attorno a due racconti paralleli: la vita di Parvana, un’undicenne afghana che si taglia i capelli e si traveste da ragazzo per cercare e salvare il padre imprigionato dai talebani, e la favola che lei racconta man mano alle persone che le stanno intorno. Come una Sheherazade, l’atto del racconto spesso la salva o la conforta in momenti difficili, i quali purtroppo non sembrano finire mai. Sullo sfondo di Kabul, I racconti di Parvana intreccia una narrazione sui temi dei diritti dell’infanzia, emancipazione femminile e regimi estremisti. “Come i bambini di Vittorio De Sica, Parvana ci guarda. Guarda il mondo dritto negli occhi tenendo testa all’oscurantismo talebano col potere delle storie antiche, insensibili agli assalti del tempo presente” (Marzia Gandolfi, MyMovies).
4) I Mitchell contro le macchine
di Michael Rianda e Jeff Rowe (2021, USA), avventura comedy, disponibile su Netflix.
Cosa potrà mai andare storto in una lunga gita in macchina con la tua famiglia per accompagnarti al tuo futuro college? In realtà, tutto! Katie Mitchell vorrebbe solo realizzare il suo sogno di andare alla scuola di cinema nonostante le reticenze del padre, più materialista e con i piedi per terra. Tutto normale, se non fosse per l’improvvisa rivolta degli apparecchi tecnologici di tutto il mondo, che minacciano di assoggettare gli esseri umani e instaurare un loro regime. In pieno stile road trip movie, i Mitchell dovranno affrontare la rivoluzione delle macchine e tentare di sconfiggerla, tutto pur di far arrivare Katie sana e salva al college. Con ottimo tempismo comico e un’animazione che a volte ricalca volutamente le reaction delle GIF che spesso circolano sui social, I Mitchell è un film da commentare con tutta la famiglia, genitori, fratelli e cane compreso.
5) Nausicaä della valle del vento
di Hayao Miyazaki (1984, Giappone), sci-fi drammatico, disponibile su Netflix.
Non potevo non menzionare uno dei miei film preferiti (e in mia opinione, più sottovalutati) dello Studio Ghibli. Nausicaä è una fiaba distopica sull’industrializzazione e la rivincita della natura, ambientata in una Terra alternativa in cui l’avanzamento industriale ha ridotto a deserto la maggior parte del mondo. In esso, una gigantesca foresta di funghi popolata da spaventosi insetti enormi, denominata il Mar Marcio, minaccia l’ulteriore espansione umana. Nausicaä invece abita nella Valle del Vento, oasi rimasta finora incontaminata, e si ostina a visitare quotidianamente il Mar Marcio in cerca di un’autentica comprensione di questo strano fenomeno naturale. A sua insaputa, però, una grande potenza industriale sta lavorando per ottenere il controllo totale del mondo, minacciando la pace della Valle e il già precario equilibrio con gli ohm, mastodontici insetti resistenti come carri armati, che vegliano sulla flora e fauna. Nausicaä è una perfetta metafora della costante tensione tra scienza e natura, che dimostra la necessità di difendere il nostro ecosistema per la salvaguardia di tutti.
Insomma, che si tratti di temi attuali, anche di un certo spessore come l’ambientalismo o la discriminazione, oppure “semplice” humor e situazioni così assurde da essere comiche, un film ben fatto riesce sempre a trasmettere il suo messaggio e questo certamente non esclude quelli animati. Ce n’è per tutti i gusti: in ogni Paese, l’animazione assume caratteristiche differenti sia esteticamente che narrativamente, quindi le possibilità sono infinite (basti pensare agli anime giapponesi e a quanto si discostino dall’animazione tradizionale occidentale resa mainstream dai grandi studios americani). E ricordate:
“Animation is a medium, not a genre.” (Guillermo del Toro)
Vittoria Tosatto
Nata a Vimercate nel 2001 e cresciuta nei meandri della Brianza, frequento il corso di Lingue, Comunicazione e Media all’Università Cattolica di Milano, e ancora mi chiedo perchè ho scelto la vita da pendolare. Le mie “guilty pleasures” sono i musical, le aste e i libri che finiscono male. Assieme a Alessandro Orlandi gestisco la sezione di scrittura articoli, e spesso mi troverete a scrivere pezzi su letteratura, donne sconosciute della storia, e la cultura pop.
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