Non potevamo perdercelo per niente al mondo, nemmeno dopo la stretta di Netflix sulla condivisione degli account. Esattamente 569 giorni dopo Strappare lungo i bordi, venerdì 9 giugno è uscita Questo mondo non mi renderà cattivo, la seconda serie animata di e con Zerocalcare.
Anche stavolta vengono mantenute la struttura da sei episodi tra i 20 e 30 minuti, le animazioni della DogHead Animation e la coproduzione tra questa, la Movimenti Production e la Bao Publishing, casa editrice del fumettista. Tornano Valerio Mastandrea, nei panni dell’Armadillo, e il cantautore romano Giancane alla sigla; inoltre, rivediamo gli amici di sempre, Sarah e Secco, e l’oramai celeberrimo “Annamo a pijà ‘l gelato?” – ci sono anche le bombe carta! Per quanto riguarda le voci dei personaggi, viene riproposta l’alternanza tra Zerocalcare e i diversi doppiatori, un artificio che già in Strappare lungo i bordi permetteva di distinguere la focalizzazione del racconto, che passa dal punto di vista interno del protagonista a quello esterno dello spettatore.
Attenzione, però, non si tratta di un sequel, né dell’adattamento di uno dei suoi libri: questa storia è originale, anche se i temi affrontati non sono nuovi per il fumettista.
Se Euridice ce l’ha fatta da sola
La prima novità della serie è l’arrivo, anzi, il ritorno nel quartiere di Cesare, un amico di vecchia data sparito dalla circolazione da una decina d’anni. È, per Zerocalcare, l’occasione di riflettere sull’enorme evoluzione che la sua vita ha attraversato da quando ha fatto fortuna nel mondo dei fumetti: “è diventato famoso” per dirla fuori dai denti. Chi lo segue da qualche anno, infatti, sa che il rapporto dell’autore romano con la notorietà è abbastanza tormentato, nel tentativo di conciliare le conseguenze (anche economiche) di quest’ultima con il senso di appartenenza ad un quartiere fatto di persone comuni, non certo di ricconi in stile Roma nord.
La difficoltà nel conciliare questi due lati della sua vita vive una nuova crisi quando Zero rivede Cesare e scopre il motivo della sua lunga assenza, che non è dovuta a una carriera sfavillante, bensì a un vissuto piuttosto complesso. Come un’Euridice che nessun Orfeo è andato a riprendere, vediamo come Cesare sia riemerso dal proprio inferno personale, riaffacciandosi però in una società piena di pregiudizi e avara di seconde occasioni o colpi di fortuna come quello (presunto immeritato) di Zerocalcare. Il confronto tra passato e presente è un rospo duro da digerire.
Storie di tutti i giorni
La seconda novità è legata all’attualità, più precisamente al tema dell’immigrazione: una trentina di rifugiati di varie nazionalità vive nel costante rimpallo da una municipalità romana all’altra; nessuno li vuole mantenere o vedere, in quanto rovinerebbero il prestigio del quartiere. Una sera, Zero e Secco scoprono che alcuni manifesti xenofobi sono stati affissi nella zona e li strappano, dando inizio ai fatti della serie.
Zerocalcare traccia in maniera nitida (e non tratteggiata) i legami che legano razzismo, economia e precariato, tre elementi che formano il cocktail esplosivo e decisamente esasperante che ha caratterizzato l’Italia negli ultimi quindici anni, influenzando le scelte politiche dell’elettorato, perlomeno di quello realmente attivo. Senza grossi paroloni, l’autore descrive la dilagante mancanza di umanità di cui molti si lamentano, salvo poi restare indifferenti: non è umano trattare come pacchi postali delle persone, accusarle di voler soppiantare una cultura preesistente o semplicemente “rubare il lavoro”, così come non è umano sfruttare tempo, sogni ed energie di chi vorrebbe fare qualcosa di concreto nella propria vita ma si ritrova ad arrancare, tirocinio dopo tirocinio, in mancanza di reali prospettive. Zerocalcare torna a battere sul dente che duole in modo convincente e onesto, ma non si abbandona a facili populismi, anzi: riesce a mostrare persino il lato oscuro di chi è stato incattivito dal mondo e ciò che è in grado di fare quando tocca il fondo del barile. Valori come coerenza e sincerità sono lussi che non tutti possono permettersi.
Se Strappare lungo i bordi aveva introdotto alcune tematiche (rimaste, però, in secondo piano rispetto al nodo narrativo principale), Questo mondo non mi renderà cattivo le approfondisce con una naturalezza disarmante che scorre sicura, diventando a tutti gli effetti un racconto corale. Non era semplice bissare il successo della prima serie con un prodotto che ne mantenesse il livello qualitativo, con una trama oltretutto originale – quindi non a prova di pubblico; né era scontato riuscire a intrattenere, anche colpire gli spettatori, con argomenti magari scomodi o noiosi. Questa serie non è una sorpresa, ma una graditissima conferma del talento di chi l’ha ideata e, per correttezza, di tutto il comparto tecnico che ci ha lavorato. Chapeau!

Come l’altra volta, vi riproponiamo un elenco puntato dei commenti durante la visione (stavolta un po’ meno a caldo):
- Mi aspetto molti meme su Secco
È diventato il mio preferito dopo Lady Cocca. L’epistassi di Münchausen? Chef’s kiss.
- Appare l’ennesima scritta/menzione sullo “scoparsi i cani”
Zero, ma la zoofilia per te cosa rappresenta? Perché non c’è libro, vignetta o serie tua in cui questa cosa non compaia.
- Polemica sul romanesco
Un anno e mezzo fa qualcuno si è lamentato della (non) dizione di Zerocalcare, a cui evidentemente non è andata giù. Carino, ma personalmente credo che non fosse necessario dedicare tutto ‘sto minutaggio alla questione. Magari avrei fatto più attenzione a dire ‘nòcciolo’ e non ‘nocciòlo’ in un certo momento della quarta puntata…
- Citazioni elevatissime
Come Esplorando il corpo umano, Peaky Blinders, Don Matteo, Quentin Tarantino – sono troppi da elencare, ma non troppi per noi che abbiamo passato pomeriggi interi davanti alla tv e adesso facciamo binge-watching sulle piattaforme. I boomer sono fissati con le tette, noi con gli easter egg.
- Pentimenti capelluti
Ma veramente il giovane Calcare ha portato quella cresta per due anni? Ma sei scemo?
- Diritto alla casa/diritto al lavoro/non ce l’abbiamo noi/non ce l’avranno loro
Non si può spoilerare granché, ma si capisce quale ideologia politica rappresenti questo striscione che, a un certo punto, compare nella serie… Ho riso a crepapelle quando un personaggio ha inneggiato al duce, con un “Duce!” troppo comico, e probabilmente gli avrei riso pure in faccia, rischiando di perderla fisicamente. Mi sono sbellicata anche all’idea di mostrare una controparte di Secco, ma nello schieramento nazista.
Ge-nia-le.
- Prima di concludere la serie
Si può dire che interrogare Zerocalcare (personaggio, in questo caso) sia un azzardo? Perché poi ci mette tre ore a raccontare tutto. Io fossi nelle guardie starei… in guardia (scappa via).
- Le musiche
A parte Spirits degli Strumbellas, nell’ultimissima puntata (son gusti), le canzoni sono proprio belle. Menzione speciale per i Ricchi e Poveri, in un momento epico.
- Camei
Ci ho messo un po’, ma alla fine Silvio Orlando che doppia uno dei poliziotti l’ho riconosciuto.
- L’Armadillo
Qua ha dato il peggio di sé, in quanto coscienza, e il meglio a livello comico. Che gli vogliamo dire, è mitico.