« Ma te, che obiettivo te sei dato? »
Se anche voi sul calendario avevate cerchiato in rosso il 17 novembre (magari aggiungendo “Netflix” col pennarello), l’attesa è allora giunta al termine. Dopo le interviste in cui sembrava essere solo un’idea abbozzata, un film al cinema (La profezia dell’armadillo, 2017, adattamento dell’omonima graphic novel) e tanti, tanti, ma proprio tanti disegnetti (così chiama i suoi lavori), è finalmente uscita per Netflix Strappare lungo i bordi, la prima serie di Zerocalcare. Forte del successo dei corti animati di Rebibbia Quarantine, con cui lo scorso anno ha raccontato la quarantena nei primi mesi della pandemia, il fumettista romano approda ora in cabina di regia: è proprio lui a scrivere, dirigere e doppiare (rigorosamente in romanesco) le storie e i personaggi che appaiono nel corso della serie. Unica eccezione alla regola è Valerio Mastandrea, che quattro anni dopo torna a dare voce all’armadillica coscienza del protagonista e ai suoi consigli anti-accolli, più o meno ortodossi.
«È dai tempi degli Antichi Greci che l’uomo si domanda se è meglio conoscere l’ignoto, col rischio che sia un accollo, o rimane’ nell’ignoranza, dove nessuno te caca il cazzo.»
A costruire la trama sono gli accolli, cioè gli impegni di tutti i giorni, con annessi imprevisti dalle conseguenze comiche. Quando, però, gli accolli hanno a che fare con qualcosa di serio, magari scomodo, è facile confinarli in un angolo e rimandare il confronto. Eppure, ci sono questioni che non è possibile dimenticare del tutto, anzi, si rifanno avanti e pretendono di essere affrontate, non importa se non si è pronti.
Un titolo, non un programma
«E allora noi andavamo lenti, perché pensavamo che la vita funzionasse così: che bastava strappare lungo i bordi piano piano, seguire la linea tratteggiata di ciò a cui eravamo destinati, e tutto avrebbe preso la forma che doveva avere.»
La vita, quella strada dove i cartelli segnano più spesso le distanze percorse invece dei chilometri che mancano all’arrivo. Zerocalcare la immagina come una sagoma tratteggiata a matita su un foglio di carta, dove ogni lineetta rappresenta una tappa, piccola o grande che sia, verso il futuro. Ma come si raggiunge, il futuro? Seguendo i trattini, strappando il foglio quando serve, nella speranza di ottenere la forma che vogliamo, o almeno quella che dovrebbe corrispondere alle aspettative nostre e degli altri. Non è detto, infatti, che le due sagome coincidano, e non si può dare per scontato che ci sia un piano B, una reazione che risolva questa discrepanza. Zerocalcare, anzi, entra in crisi:
«[…] strappavo senza guarda’, perché c’avevo il terrore che, se abbassavo l’occhi, vedevo che invece me stavo allontana’ dalla guida, che stavo a strappa’ tutto a cazzo e che quel foglio stava a diventa’ sempre più un casino.»
Basta poco per deviare dalla linea tratteggiata e ritrovarci con un pezzo di carta in cui a stento ci riconosciamo. A volte non è tanto colpa nostra, quanto delle famigerate “cause di forza maggiore”; ma, a prescindere da esse, il pezzo di carta appartiene a noi, senza eccezioni. È a noi, quindi, che spetta la responsabilità di scegliere cosa farne, se prendere gomma e matita e cambiare il tratteggio, o infischiarcene e strappare, e non necessariamente secondo un istinto autodistruttivo: forse si tratta soltanto di seguire la nostra natura.
«[…] io non lo so se questa è ancora ‘na battaglia, oppure se ormai è andata così, ch’avemo scoperto che se campa pure co’ ‘ste forme frastagliate […] però se potemo comunque strigne intorno al fuoco e ricordasse che alla fine tutti i pezzi de carta so’ buoni pe’ scaldasse. E certe volte quel fuoco te basta. E altre volte no.»
Quelli de Rebibbia
Uno dei punti di forza del mondo di Zerocalcare sono i suoi personaggi ricorrenti: gli amici (sia del passato che del presente), i genitori, il vicino del piano di sotto; ognuno di loro partecipa alle sue avventure in quel di Rebibbia, offrendo talvolta uno spunto di riflessione. In “Strappare lungo i bordi” sono Sarah e Secco, gli amici di sempre, a ricoprire in maniera efficace il ruolo di comprimari (e non meri personaggi secondari) insieme all’Armadillo. Sarah sogna di diventare insegnante, obiettivo per il quale lavora sodo e, nel frattempo, si destreggia sulla corda tesa che è il precariato; al contrario, Secco (il cui nome rimane un mistero) di obiettivi a lungo termine non ne ha, e si mantiene giocando a poker online da tempo immemore. Due amici che, a primo acchito, sembrerebbero opporsi, essendo le rispettive personificazioni della Ragione e dell’Istinto (o del Gelato, per sdrammatizzare!); invece funzionano, sia quando intervengono singolarmente che insieme. Se Sarah è l’amica del dialogo, delle osservazioni profonde e decisive, Secco, invece, è il compagno di scorribande da cui non ci si aspetterebbe mai un rimprovero, finché non succede e dice esattamente quello che pensa. Lo scopo di entrambi è riportare il protagonista alla realtà prima che il meccanismo di fantasie, paranoie e conclusioni affrettate, le pippe mentali insomma, abbia la meglio.
«Oh, ma la smetti? Hai rotto er cazzo! Stai a fa’ come facevi da piccolo che te senti ‘sto cazzo e pensi che c’hai il potere de vita e de morte sulle persone intorno a te […] e i sensi de colpa ce li stai a mette’ te perché sei egomaniaco e te servono per sentirti protagonista de un film che non è tuo.»
Così, Sarah dimostra che gli amici non sono quelli che ci assecondano indipendentemente da tutto, anzi: i veri amici non hanno paura di dire le cose come stanno, anche a costo di ferirci se necessario. Il che non è una scusa per darsi addosso appena se ne presenta l’occasione, casomai un motivo per riflettere sul valore dell’onestà in un legame importante e spesso dato per scontato come lo è l’amicizia.
L’Armadillo
«Mo’ va bene tutto, ma manco a raccontasse le cazzate così, eh!»
Che aspetto avrebbe la vostra coscienza, se ne avesse uno? Quella di Zerocalcare è un armadillo gigante dal carattere pessimista, ma schietto e sincero: l’Armadillo non si risparmia, quando viene chiamato in causa, e assolve egregiamente al proprio dovere.
«Tu lo sai perché stai a continua’ a parla’ ossessivamente de ‘sto freddo, sì? […] Calcare, io per lavoro mio, da coscienza, devo verificare che sai perché stai continuando a parla’ de ‘sto freddo, poi potemo fa’ come ce pare, potemo pure fa’ finta de niente […] [ma] Lo devi di’.»
L’Armadillo accompagna il protagonista nel labirinto intricato della vita quotidiana, dispensando memorabili perle di saggezza alle quali Zerocalcare non sempre riesce a rispondere senza prima mettersi in discussione. La coscienza non è, tuttavia, una bussola infallibile a cui demandare le responsabilità più ardue, in una sorta di rimpallo tra testa e cuore: anche l’Armadillo può restare senza parole, perdendosi in mille elucubrazioni mentali pur di non guardare in faccia la realtà. A questo punto Zerocalcare può continuare ad assecondarsi e fuggire, oppure tornare indietro ed essere onesto con se stesso.
Tirando le somme
Se avete già letto qualche libro di Zerocalcare, guardando “Strappare lungo i bordi” ritroverete qualcosa di familiare, nel modo di raccontare e nelle tematiche affrontate, ma per nulla stantio o superficiale. Per quanto riguarda la storia che funge da filo conduttore della serie, è impossibile non ripensare a La profezia dell’armadillo, il fumetto d’esordio del 2011. Difficile parlare di un nuovo adattamento, forse è più corretto considerare Strappare lungo i bordi come una versione più matura della storia, una sorta di reboot con la consapevolezza di dieci anni dopo.
Se, invece, conoscete questo fumettista solo di nome, potete cominciare con questa serie, che aggiunge qualcosa di nuovo alle sue storie. È un po’ come fare più volte il giro del mondo: Zerocalcare parte dallo stesso punto, ma prende sempre una direzione diversa e, di conseguenza, quello che mostra non è mai uguale a se stesso.
“Strappare lungo i bordi” racconta con disarmante sincerità i timori, le insicurezze e i rimpianti in cui tutti possiamo riconoscerci senza sforzo. Dopotutto, esiste davvero qualcuno che non ha mai strappato oltre la linea tratteggiata?
Elenco puntato dei commenti a caldo durante la visione:
- Apparizioni di Lady Cocca
Fin dall’inizio, Zerocalcare ha sempre raffigurato sua madre con le fattezze di Lady Cocca, la gallinella del film Robin Hood della Disney. Io personalmente l’adoro, forse per suo candore da boomer che non si stupisce di nulla e ha la soluzione a tutti i problemi. Per me la prossima serie, se ci sarà, può essere uno spin-off basato su di lei.
- Ogni riferimento a fatti o persone reali è puramente…azzeccato
Ci sono talmente tanti “riferimenti puramente casuali” alla mia vita sentimentale che potrei piangere. Sono sicura che questo pensiero l’abbiano avuto tutti, magari in episodi diversi, ma tutti.
[NdR: due lacrimucce sono davvero partite]
- “Andamo a pija’ er gelato?”
Secco e mio fratello potevano essere la stessa persona, il che è semplicemente terrificante. Detto ciò, trovo che il suo personaggio sia stato un pochino sacrificato nella serie, per capirlo a tutto tondo bisognerebbe leggere i fumetti. Per capirlo quando parla, invece, servono effettivamente i sottotitoli: non credo che sia un problema di dialetto, perché nel doppiaggio degli altri personaggi Zerocalcare scandisce abbastanza bene le parole, venendo incontro a quella parte di pubblico non avvezza al romanesco. La parlata biascicata è voluta per riportare il più fedelmente possibile quella del vero Secco, lo dice lo stesso Zerocalcare introducendo il personaggio.
- “Io te raggiungo col coso… come se chiama… sì col coso… te raggiungo corcazzo”
C’è un motivo se questa battuta sta spopolando nei meme.
- Quello.
Eh, sì. Quello. Mi inchino a chi ha pensato a questo colpo di scena, perché per tutto il tempo ho pensato che fosse un taglio al budget, e invece…
[…] o in live-action vedono la partecipazione di case produttrici straniere, come nel felice caso di Strappare lungo i bordi. Ecco a voi le trasposizioni di dieci tra i titoli più conosciuti del nostro panorama […]
[…] nemmeno dopo la stretta di Netflix sulla condivisione degli account. Esattamente 569 giorni dopo Strappare lungo i bordi, venerdì 9 giugno è uscita Questo mondo non mi renderà cattivo, la seconda serie animata di e […]