Storia di un viaggio sempre in corso
Non ho mai avvertito l’esigenza di affiancare un oggetto o un’idea precisa all’Esistenza. Non tanto perché io non creda nell’utilità di paragonare l’insensata successione di istanti che ci vedono protagonistə a un qualcosa di concreto; credo esattamente nell’opposto. Mi sono sempre sentito troppo diverso, troppo sfaccettato per riuscire a trovare una singola lente attraverso cui osservare e comprendere la mia vita. La mia fortuna è stata invece quella di trovarmi direttamente tra le mani, senza nemmeno poterlo comprendere, quell’oggetto misterioso che per tanto tempo non avevo voluto nemmeno cercare.
“Cassini Don’t Come Home”; solo una serie di segni, che diventano lettere e poi parole, arrivando infine a comporre una frase. Allo stesso tempo, però, è il Tutto. Esprime un concetto che risulta difficilissimo sintetizzare; è uno di quei casi in cui l’interpretazione soggettiva finisce per superare l’intento comunicativo della persona che ha scelto quelle parole per veicolare un’idea. Nascosta tra le voci secondarie di una delle mie canzoni preferite in assoluto, 909 di Eden, questa frase è stata per me come una Rivelazione. Vi si nasconde la spiegazione che non ho mai saputo di stare cercando, di cui non ho mai capito di aver bisogno. Dentro a questa espressione si cela una Forza che mi spinge a volerne raccontare la storia. È una storia ricercata e compresa, ma anche inventata e attentamente architettata; il suo fascino è magnetico, la sua ispirazione è illuminante.
Cassini-Huygens è il nome dato ad una sonda interplanetaria lanciata nel 1997 con lo scopo di studiare Saturno e le sue lune.
L’esplorazione spaziale ha sempre suscitato in me una curiosità e una brama di sapere difficile da spiegare. Osservare la nostra realtà sapendo che la Terra è solo una piccola parte di un sistema regolato da leggi impossibili da comprendere a pieno permette di vedere il Tutto da una prospettiva in cui la Logica umana perde ogni senso. Mentre il Me stesso bambino cresceva e iniziava a scoprire tutto ciò che lo circondava, mosso da un’inesauribile curiosità che tutt’oggi spero di conservare intatta, la sonda viaggiava verso la sua Meta.
Quanto conta la Meta, in un Viaggio?
Esistono spostamenti fisici e ideali rispetto ai quali l’obiettivo, lo scopo pratico – e unico –del percorso è quasi Tutto. Io però non sono mai stato bravo a capire dove andare, da che parte serviva volgere lo sguardo. Amavo e quasi ricercavo le distrazioni, aiutato e incoraggiato da tutte quelle figure che mi hanno sempre spinto a cercare la mia strada senza badare troppo alle direzioni prefigurate. E così sono giunto fino ad ora, fino alle mie dita che battono sulla tastiera, mentre i miei occhi si focalizzano su un colore al di là dello schermo e le mie orecchie sono prese in ostaggio da un suono di cui vorrebbero capire la direzione. Il mio IO ama la musica ma anche l’arte, i miei piedi si perdono in una foresta poco tempo dopo aver esplorato una caotica città, la mia mano sfiora prima l’acqua e poi il foglio che sta per diventare disegno che sta per diventare opera. IO sono Tutto. Tutto Fluisce.
Il Flow (o esperienza ottimale) è definito come uno stato di coscienza nel quale l’individuo percepisce di essere globalmente “immerso” nell’attività che sta svolgendo. Questo concetto, introdotto nel 1975 dallo psicologo Mihály Csíkszentmihályi, è oggi alla base di numerose teorie di psicologia sociale e ambientale.
Il mio IO cerca questo. Perché limitarsi ad essere una parte del Tutto, quando posso essere Tutto? Non esiste migliore sensazione dell’essere completamente coinvolti dal momento concreto e simultaneamente totalmente inconsci della totalità di ciò che decidiamo di lasciare Fuori. Fuori è quello che non mi interessa, ma non per sempre! Se non provo ad incontrare le parti del Fuori, il mio Tutto sarà solo Tanto. Mentre Fluisco, cerco di immagazzinare ogni singolo istante, ogni frazione di secondo che mi separa dallo Sconosciuto che mi attende.
È forse questa la Meta? Il mio scopo è cercare di rendere lo Sconosciuto parte del mio Tutto?
La curiosità diventa ossessione; la ricerca diventa rincorsa. Tante direzioni che mi impongo, tante piccole Mete a cui voglio aspirare, per completare il mio Tutto.
Poi, qualcosa crolla.
Le due parti della sonda Cassini-Huygens hanno terminato il loro viaggio separatamente: nel 2005 il modulo Huygens è atterrato su Titano (una delle lune di Saturno), da dove ha trasmesso immagini per 90 minuti. Il modulo Cassini ha proseguito la sua missione fino al 2017, quando – dopo una serie di passaggi fra Saturno e i suoi anelli – è stato dirottato verso l’atmosfera superiore del pianeta, finendo per distruggersi.
L’ultima testimonianza concreta della missione di Cassini è una foto della superficie di Saturno, meraviglioso testamento dell’incontro fatale con lo Sconosciuto. Cosa resta della Meta, una volta che l’abbiamo raggiunta? Rimane la consapevolezza degli ostacoli superati, permangono i ricordi del Viaggio che ci ha portatə fin lì; se però abbiamo percorso tutta quella strada solo per vederci ricompensatə da un qualcosa di materiale o da una morale che dia un Senso al Tutto, rimarremo delusə. A poco più di vent’anni non posso dire di aver costruito delle aspettative su cosa esista dopo la Morte; voglio però che la mia Esistenza, il Viaggio concreto che costruisco giorno dopo giorno con i miei passi – reali e metaforici – trovi un Senso già nel presente. In fondo si tratta sempre di essere curioso; se vivo ORA, ORA desidero cercare il Senso del Tutto.
CASSINI_DONT_COME_HOME – Cassini non tornerà a casa, ed è giusto che sia così! Cassini siamo tuttə noi, persə in un’Esistenza che pare non trovare un Senso quando non è rapportata alla presenza di una Meta a cui aspirare. La difficilissima verità è che nessunə potrà mai tornare indietro e ripercorrere lo stesso Viaggio facendo fruttare l’esperienza accumulata. Impossibile andare oltre all’infinita oscurità della fine, laddove ogni ipotesi è una speranza positiva che cela un semplice esercizio del pensiero.
L’universo, per come lo conosciamo, è in espansione. Il tessuto spazio-temporale risente tutt’ora della forza residua proveniente dall’esplosione del Big Bang, avvenuto 14 miliardi di anni fa; ciò fa sì che la massa dell’universo rimanga in uno stato di accelerazione. Il Tutto si espande; non saremo mai in grado di conoscerlo e assimilarlo nella sua immensità. Qual è la Soluzione? Arrendersi. Arrendersi al Tutto, lasciare che esso ci pervada ed entri dentro di noi.
IO sono il Tutto. Tutto è dentro di me. Solo con questa consapevolezza troviamo il nostro Senso. Ovunque andremo, Chiunque incontreremo, troveremo parti di noi. Ci vedremo dall’esterno, con i nostri pregi e i nostri difetti che impareremo a conoscere, apprezzare, disprezzare, comprendere.
Mentre la canzone volge al termine,
e Gli ultimi suoni lasciano il segno
un altro Tutto vi è passato attraverso;
fate strada
al suo viaggio verso il prossimo IO.
I disegni che accompagnano l’articolo sono miei.
Le illustrazioni nella gallery sono tratte da una zine che ho realizzato a partire dallo stesso concetto che ha ispirato questo articolo.
di Matteo Capra
Nato a Concorezzo (andate pure a cercare su Google, vi giuro che esiste) nel 2002 e mai davvero cresciuto, mi divido tra mille interessi diversi senza mai saper scegliere. 24 ore al giorno con le cuffie nelle orecchie, salgo e scendo dal mio skateboard mentre scrivo poesie e cerco l’opera cinematografica definitiva. Mi diverto a fare l’esteta; colleziono qualsiasi oggetto o ricordo in cui io possa riconoscermi, vantandomi di possedere qualsiasi disco o libro che si possa ritenere “vecchio”. Emotivo al 200%, con la mia scrittura cerco di fissare la bellezza che trovo intorno a me. Ah, nel tempo libero studio Scienze Umanistiche per la Comunicazione alla Statale di Milano.