Attenzione: quest’articolo contiene spoiler!
Pensate di vivere una crisi esistenziale? Volete passare le vostre giornate rimboccat* nel letto a piangere? Oppure volete vedere Andrew Scott nei panni di un prete sexy che dice parolacce e non sa come parlare ai bambini? Ho in mente la serie perfetta da consigliarvi!
Fleabag (2016-2019), frutto del talento della sceneggiatrice britannica Phoebe Waller-Bridge, è l’adattamento televisivo dell’omonimo monologo teatrale messo in scena per la prima volta da Waller-Bridge stessa all’Edinburgh Fringe Festival nel 2013. Il suo successo è talmente smisurato sia tra il pubblico che tra la critica che su Rotten Tomatoes ha raggiunto una valutazione del 100%.
La protagonista è Fleabag (“sacco di pulci”, come la chiama il pubblico perché nessuno si rivolge a lei per nome: infatti, nella serie spesso viene chiamata “you” o “darling”), una donna londinese sulla trentina che sta attraversando un periodo di profonda solitudine dovuta ai lutti per la perdita della madre e della sua migliore amica, all’imminente bancarotta della sua caffetteria e al rapporto disfunzionale con la sua famiglia. La risposta a questo tragico periodo della sua vita è il sesso occasionale, il quale però non rappresenta uno strumento di empowerment, anzi, è un ulteriore innesco di insicurezza e depressione. Non a caso, è cruciale la peculiare (ma molto efficace) rottura della quarta parete, attraverso la quale la protagonista non cerca compassione, bensì complicità con il pubblico con sguardi, battute spesso dark e riflessioni più o meno digressive in qualsiasi momento per far pesare meno la sua solitudine.
“This is a love story”.
Con questa frase, pronunciata in un bagno dalle luci soffuse di un raffinato ristorante londinese, si apre la seconda e ultima stagione di Fleabag, trasmessa da BBC Three (in coproduzione con Amazon Prime Video) tra marzo e aprile 2019. Apparentemente, questa storia d’amore riguarderebbe la protagonista (sempre Waller-Bridge) e l’Hot Priest (“prete sexy”), interpretato da un sublime Andrew Scott. Non a caso, la narrazione della stagione si concentra su questa storyline. In realtà, Waller-Bridge ha depistato magistralmente tutt* noi perché questa non è il vero centro dell’ormai iconica serie – anche se sarebbe sbagliato negare il suo ruolo. L’amore in questione concerne il rapporto ingarbugliato con Claire (Sian Clifford), la sorella maggiore che nella prima stagione viene descritta in maniera cinica e brutale come “uptight and beautiful and probably anorexic” (“severa e splendida e probabilmente anoressica”).
Claire, personaggio centralissimo della serie, è considerata il classico prototipo della donna in carriera e maniaca del controllo. Lei è la persona sulla quale tutta la famiglia fa affidamento, colei che usa disperatamente il controllo come modo di affrontare le difficoltà perché non le è concesso sbagliare o cambiare. Un esempio evidente di ciò, presente nella prima stagione, riguarda la sua perplessità nell’accettare la promozione in Finlandia, a cui ambiva da sempre, per non lasciare suo marito e il suo figliastro a Londra.
Visto che la narrazione è veicolata da Fleabag stessa, sembra che la protagonista sia la sola a dover affrontare i suoi traumi, in particolare la perdita della madre a causa di un tumore al seno. Nei fatti, sia lei che Claire stanno attraversando un periodo immensamente tragico e doloroso, che però viene gestito da entrambe in maniere completamente diverse. Se Fleabag cerca di deviare dal suo dolore attraverso il sesso, la sorella maggiore ricorre al controllo ossessivo di qualsiasi aspetto della sua vita, persino il più futile. Basti pensare alle relazioni romantico-sessuali disfunzionali della protagonista o al fatto che Claire abbia organizzato nei minimi dettagli una festa a sorpresa per il suo compleanno (sì, car* lettor*, avete letto bene, ndr).
I diversi approcci al trauma creano una distanza sempre maggiore tra le due sorelle. Per questo motivo, si scontrano costantemente e sminuiscono il modo di vivere dell’altra. Ciononostante, Fleabag e Claire sono due facce della stessa medaglia che, sotto sotto, si completano alla perfezione e che si vogliono bene (a modo tutto loro, naturalmente). Allo stesso tempo, invidiano segretamente alcune qualità l’una dell’altra: la protagonista ammira la perfezione e l’ordine – anche se puramente di facciata – di Claire, mentre quest’ultima apprezza la libertà e la simpatia di Fleabag.
La gestione immatura della libertà da parte di Fleabag costituisce tuttavia un modello irreplicabile per Claire: l’adozione di un comportamento del genere significherebbe non essere più in grado di controllare minuziosamente la propria vita, né di esibire la presunta perfezione che la contraddistingue. È esattamente per questo motivo che decide riluttantemente di non divorziare da Martin, il suo viscido marito alcolista, nonostante lui abbia cercato di baciare Fleabag alla festa a sorpresa e sebbene Claire sia consapevole delle menzogne dell’uomo riguardo alle dinamiche di quella sera. Infatti, Martin aveva replicato che era stata la sorella minore a baciarlo.
Si può ritrovare un ulteriore esempio del rapporto spinoso tra le due sorelle in questa scena della seconda stagione. Dopo un evento aziendale, Claire esprime un’opinione sprezzante su come Fleabag vive la sua vita, per poi affermare che la sorella minore la fa sentire un fallimento nonostante il suo enorme successo lavorativo, simboleggiato dalle dimensioni notevoli del suo ufficio:
[…]
Because you’re fine! You’ll always be fine. You’ll always be interesting with your quirky cafe and your dead best friend.
You just make me feel like I failed.
[…]
Perché tu stai bene! Stai sempre bene. Sei sempre interessante con la tua eccentrica caffetteria e la tua migliore amica morta.
Tu mi fai sentire un fallimento.
La scena traboccante di tensione si conclude con Claire che sbotta: “We’re not friends. We are sisters. Find your own friends” (“Noi non siamo amiche. Siamo sorelle. Fatti le tue amicizie”). Quest’affermazione, sintomo della complessità dei rapporti tra le due sorelle, risulta falsa per un semplice motivo: nel corso delle due stagioni, Claire si affida costantemente a Fleabag nei momenti di crisi.
L’esempio più eclatante di ciò è la famosissima scena del caschetto asimmetrico: Claire chiama Fleabag in lacrime perché, dopo aver tagliato i capelli, “sembr[a] una matita” (“I look like a pencil”). In seguito ad un’accesa discussione con le sorelle, il parrucchiere fa vedere la foto del taglio che Claire aveva richiesto e che corrispondeva perfettamente alla sua acconciatura. Metaforicamente, la scena rappresenta la sua paura di vivere liberamente come la sorella minore. Infatti, si dispera per aver scelto liberamente un taglio di capelli più sbarazzino, meno serioso.
È proprio in questa scena che Fleabag confessa a Claire il suo interesse romantico per il sacerdote che avrebbe officiato il matrimonio del padre e della loro madrina narcisista (interpretata da una superba Olivia Colman). Infatti, i due instaurano una relazione profonda e intensa basata sull’incontro di due solitudini molto diverse: quella della protagonista è caratterizzata dai suoi traumi, mentre quella del prete dalla sua fede e dal conseguente obbligo di celibato in quanto cattolico. Inoltre, l’importanza dell’Hot Priest nella serie è data dal fatto che è l’unico a notare esplicitamente la rottura della quarta parete da parte di Fleabag, escamotage volto ad evitare la vulnerabilità nel rapportarsi con le altre persone. Tuttavia, la loro relazione è destinata a finire: il prete sceglie di non rinunciare al sacerdozio e alla fede per stare con lei. La seconda stagione di Fleabag è diventata immediatamente virale su TikTok proprio per questo rapporto, su cui gli innumerevoli edit si concentrano. Un momento particolarmente amato è rappresentato dall’addio struggente che i due si dicono alla fine della serie:
All’inizio, un qualunque utente di TikTok potrebbe essere invogliato a vedere la serie solamente per il sex appeal di Scott e per la struggente storia d’amore (per cui verserà innumerevoli lacrime, ndr). In realtà, potrà immediatamente constatare che Fleabag non è l’ennesima storia d’amore “romantico”: nonostante la grande alchimia tra i due, il sacerdote non è l’anima gemella di Fleabag, bensì colui che le permette di evolvere e di capire che la cosa più difficile dell’amore è rendersi conto di poter essere davvero amat*.
Fleabag non è l’unica a capirlo: anche Claire se ne rende conto. La sorella maggiore realizza infatti che è impossibile avere tutto sotto controllo ed essere felice allo stesso tempo. Perciò, alla fine della seconda stagione opta per il divorzio da Martin, per la fine della relazione che può effettivamente controllare. Tuttavia, non sceglie di correre in aeroporto per dichiarare il suo amore a Klare (omofonia casuale? Io non credo, ndr), un collega finlandese presente all’evento aziendale citato in precedenza.
Infine, da una frase di Claire diretta a Fleabag noi spettatrici e spettatori capiamo la chiave di volta di tutta la serie: “The only person I’d run through an airport for is you” (“L’unica persona per cui attraverserei un aeroporto correndo sei tu”, tdr). Questa è la disarmante dichiarazione d’amore che esplica il “This is a love story” che ha aperto la seconda stagione. L’amore tra sorelle sapientemente narrato da Waller-Bridge resisterà alla prova del tempo. Claire e Fleabag non manderebbero all’aria il loro rapporto per nessun motivo, nemmeno per il troppo dolore, l’estrema complessità o le loro personalità polarmente opposte. Nonostante il caos, hanno accolto il profondo amore che le lega, quel tipo d’amore che ti spinge a correre per tutto un aeroporto e che ti fa consolare a urla tua sorella in un parco dicendole che il suo nuovo taglio di capelli non la fa sembrare una matita – anche se è effettivamente così.
Il 19 dicembre scorso abbiamo tenuto una live su Fleabag: per approfondimenti, teorie e un po’ di sano commento trash, potete recuperarla qui!
Per saperne di più:
- https://www.wired.it/play/televisione/2017/02/08/fleabag-e-la-prossima-serie-tv-che-non-potete-perdere/
- https://thevision.com/intrattenimento/fleabag-serie-commedie/
- https://www.hallofseries.com/fleabag/fleabag-ma-sono-claire/
- https://www.hallofseries.com/fleabag/fleabag-rapporto-sorelle/
- https://www.michigandaily.com/tv/its-time-to-talk-about-love-stories-and-why-fleabag-tells-a-story-of-sisterhood-not-romance/
- https://www.michigandaily.com/tv/sisterhood-on-screen-the-built-in-soulmates-of-film-and-tv/
- https://www.filminquiry.com/sisterhood-fleabag/?expand_article=1
- https://www.salon.com/2019/09/21/let-us-praise-claire-the-true-hero-of-fleabag/
- https://www.nytimes.com/2019/05/15/arts/television/fleabag-amazon-season-1-recap.html
- https://www.theguardian.com/tv-and-radio/2019/apr/08/farewell-fleabag-the-most-electrifying-devastating-tv-in-years
- https://www.vox.com/culture/2019/5/22/18634838/fleabag-season-2-review-amazon-phoebe-waller-bridge
Gioele Sotgiu
Sangue sardo e cuore meneghino-teutonico, sono nato a Sassari nel 2001 ma vivo a Milano dal 2021 con una parentesi in Germania nell’inverno 2022/2023. Laureatomi nell’estate 2023 in Lingue e Relazioni Internazionali in Cattolica, sono passato a Politiche Europee ed Internazionali per non piangere davanti al lessico per gli esami di tedesco – lingua a cui sono profondamente affezionato, davvero.
Mi piacciono la musica pop, le lingue straniere, la politica internazionale, la sociolinguistica, la comicità sagace (Virginia Raffaele è tra le mie preferite) e la cucina di mio padre.
Se non sono a una mostra, a un concerto oppure in università, potete trovarmi a cena fuori in Porta Genova, in macchina con le mie amiche cantando a squarciagola “Mai Più” di Elodie o su un volo per Alghero.
PS: se sentite pronunciare un “oh mio dio” dal forte accento spagnolo, probabilmente sono io, non Belén Rodríguez o Virginia Raffaele