La città di Hebron/al-Khalil sta diventando quella che tanti hanno definito una “ghost town”, una città fantasma. Ciononostante, nel 2017 la città vecchia di Hebron è stata inserita dall’UNESCO nella lista dei patrimoni mondiali secondo la Convenzione sul patrimonio dell’umanità del 1972. Secondo i criteri dell’UNESCO, un luogo viene designato come patrimonio dell’umanità se dimostra di avere un significato culturale, storico, scientifico o di altro tipo. Inoltre, i Patrimoni mondiali appartengono a tutti i popoli del mondo, indipendentemente da dove si trovino1. Peccato, però, che per moltissimi cittadini palestinesi la loro stessa città sia inaccessibile e invivibile.
Hebron/al-Khalil si trova in Cisgiordania, una trentina di chilometri a sud di Gerusalemme: in questa città vivono più di 200.000 persone. La storia di questa città è antichissima: secondo gli archeologi la data di fondazione del primo insediamento risale al IV millennio a.C. ed è il luogo che ospita la “Tomba dei Patriarchi”, luogo sacro a musulmani, ebrei e cristiani. Durante il ‘900 fece parte del mandato britannico in Palestina e ad oggi fa parte della Cisgiordania, una delle due aree (insieme alla striscia di Gaza) che compongono lo Stato di Palestina. Nel 1994, Baruch Goldstein, un membro della Lega di Difesa Ebraica2 ed ex militare, entrò nella Moschea di Ibrahim a Hebron e uccise 29 musulmani in preghiera e ne ferì oltre cento. Tre anni dopo, a seguito del massacro, la città fu divisa in due settori: H2, circa il 20% del territorio, fu posto sotto il controllo di Israele, mentre H1 sotto l’Autorità Nazionale Palestinese. All’interno di H2, dove risiedono circa 30.000 palestinesi e 800 coloni israeliani, si trova anche la città vecchia.
Il processo di colonizzazione della Cisgiordania iniziò dopo la guerra dei sei giorni (1967), quando Israele riuscì a conquistare il Sinai, la Cisgiordania, la striscia di Gaza e le alture del Golan. Nel tempo, i coloni continuarono a insediarsi in Cisgiordania e nel 2005 si contavano più di 20 insediamenti solo nella regione di Hebron. I coloni israeliani giustificano il loro insediamento attraverso il racconto biblico: le terre in cui si stabiliscono sarebbero state occupate dagli ebrei in antichità. I coloni, i quali spesso girano armati, sono supportati direttamente o indirettamente dallo Stato di Israele. I palestinesi di Hebron sono sottoposti a uno stretto regime di permessi e controlli per accedere ai servizi e alle abitazioni che si trovano in territorio israeliano3. Nel 1968, nella periferia di Hebron, nacque l’insediamento illegale di Kiryat Arba, il quale contava più di 7.000 abitanti nel 2019.
Hebron è una delle città più militarizzate e sorvegliate dalle Israeli Defense Forces (IDF) della Cisgiordania. In città sono stati costruiti diversi checkpoints per dividere i quartieri e in questo modo si è reso la città un vero e proprio regime di apartheid. Spesso i palestinesi non possono girare per determinate strade o viene loro vietato l’accesso a determinati settori. Dall’inizio del conflitto a Gaza a ottobre 2023, Israele ha intensificato l’occupazione militare in Cisgiordania: ci sono molti più controlli sui palestinesi e la loro libertà di movimento è stata limitata ancora di più rispetto a quanto già lo fosse. In un recente articolo del Washington Post, si racconta come dei ventidue checkpoints della città ne siano rimasti aperti solamente tre. Inoltre, del filo spinato è stato installato in diverse parti della città, rendendo impossibile ad alcune persone entrare e uscire normalmente da casa e vedere i propri famigliari e amici. Secondo la Palestinian Prisoners Society, dal 7 ottobre 2023, a Hebron, ci sono stati circa 1.400 arresti: più di qualsiasi altro luogo in Cisgiordania. Negli insediamenti dei coloni di Hebron vive anche Itamar Ben-Gvir, il ministro per la Sicurezza nazionale da dicembre 2022. Il colone e ministro è noto per distribuire armi agli eventi pubblici per la difesa degli ebrei ed ha sostenuto che la sicurezza dei coloni sia di maggiore importanza della libertà di movimento dei palestinesi che vivono nelle città occupate4.
La costruzione delle colonie israeliane in Cisgiordania ha conosciuto un forte incremento dal 1977, quando il Likud, partito di destra israeliano, vinse le elezioni. Da ormai quasi cinquanta anni, la politica di insediamento israeliano viene utilizzata dal governo come uno strumento per dividere la cittadinanza araba palestinese e limitare l’emergere di un’identità collettiva, favorendo così un regime di apartheid. Nel 2019, il numero dei coloni era di quasi 630.000 (di cui circa 217.000 solo a Gerusalemme Est)5. Netanyahu, il primo ministro di Israele da ormai circa venticinque anni, ha approvato a giugno dell’anno scorso dei piani di costruzione di nuove colonie: più di 5.000 nuove case verranno costruite negli insediamenti in Cisgiordania. Un’organizzazione anti-colonie, Peace Now, ha denunciato di come il governo di Netanyahu abbia acconsentito a più di tredicimila unità abitative solamente nel 20236. Netanyahu sta portando avanti con ferocia le politiche dei suoi predecessori del Likud. Anche nel rapporto del 2022 del Servizio europeo per l’azione esterna (responsabile degli affari esteri dell’UE) viene sottolineato come tra il 2021 e il 2022 ci sia stato un incremento di circa il 30% delle unità abitative dei coloni.
Seppur la maggior parte degli esperti di diritto internazionale ritengono che tali insediamenti violino la Quarta Convenzione di Ginevra (e in particolare l’articolo 49, che vieta il trasferimento forzato della popolazione nei territori occupati), il governo israeliano continua a finanziare i coloni e a implementare misure restrittive nei confronti dei palestinesi. A Hebron, dal 1977, quasi duemila negozi sono stati chiusi e i palestinesi che vivevano da secoli nella città storica (ricordiamo, Patrimonio mondiale) sono stati costretti a sposarsi in altre zone della città, se non addirittura a cambiare città. Secondo l’UNESCO, i siti considerati Patrimonio mondiale “sono destinati alla conservazione pratica per i posteri”7. Viste le politiche del governo israeliano verso la popolazione palestinese di Hebron, c’è il rischio che “i posteri” non possano godere della città. O meglio, i posteri palestinesi.
I coloni, infatti, si sentono giustificati non solo dalle loro ideologie ma dal governo stesso a occupare i territori e a ricorrere alla violenza. L’8 febbraio, dei coloni israeliani hanno attaccato dei pastori palestinesi nella comunità di Sadet a-Tha’leh, vicino a Hebron. Da ottobre ci sono stati quasi seicento attacchi da parte dei coloni verso la popolazione palestinese8; secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA), sono stati uccisi undici palestinesi fino a metà gennaio. Le continue politiche di apartheid del governo e di violenza da parte dei coloni hanno portato al trasferimento (forzato) di circa 1.208 palestinesi, di cui quasi 600 bambini. A Hebron hanno chiuso circa duemila negozi a causa degli insediamenti dei coloni e delle conseguenti politiche di discriminazione, e per questo motivo la città viene spesso considerata una ghost town. I palestinesi che vivono e lavorano nel centro storico di Hebron si sono visti costretti a installare griglie di metallo sopra i viali dei loro negozi per proteggersi dalle pietre e dalla pattumiera che viene lanciata dai coloni che vivono nelle case9.
A oggi, la maggior parte dei palestinesi evitano il centro storico e sono costretti a ricollocarsi in altre zone della città. Hebron è stata inserita anche nella lista dei Patrimoni mondiali in pericolo. Dovrebbe essere paradossale che una città storica e sacra a tre religioni sia considerata come un bene prezioso dell’umanità e allo stesso tempo viva un regime di segregazione e di sostituzione della popolazione. La città storica di Hebron sta perdendo le qualità che la rendono un Patrimonio mondiale attraverso l’esclusione della popolazione palestinese e l’insediamento dei coloni israeliani. Il rischio che la città venga abbandonata e la sua identità snaturata è ormai già realtà.
Note
- World Heritage | UNESCO
- La Lega di Difesa Ebraica (Jewish Defense League) viene considerata dall’FBI come un gruppo terrorista e un’organizzazione ebraica violenta ed estremista.
- https://www.vox.com/2018/11/20/18080052/israel-settlements-west-bank
- In Israeli-occupied Hebron, Palestinians describe living in ‘a prison’ – The Washington Post
- Israeli settlement | History, Map, & Facts | Britannica
- Israel OK’s plans for thousands of new settlement homes, defying White House calls for restraint | AP News
- World Heritage Day 2022 – Geneva Environment Network
- Settler violence: Israel’s ethnic cleansing plan for the West Bank
- In Hebron, a case study in Israeli apartheid
di Bianca Beretta
Nata a Milano nella torrida estate del 2003 e cresciuta a cubotti della Stockmar e bilinguismo. Ora studio International Politics, Law and Economics all’Università degli Studi di Milano. Ho iniziato a scrivere sul diario segreto alle elementari e ora mi occupo di attualità e (geo)politica. Tra un articolo e l’altro scatto foto e ogni tanto mi ricordo di andare a canottaggio.