Nati dall’unione e dalla convergenza di personalità differenti ma complementari, i Tamango sono un gruppo giovane e autonomo sotto tutti gli aspetti. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con loro in occasione dell’uscita del loro nuovo singolo, Baby Moon.
Vagando per le varie piattaforme di streaming musicale, capita di imbattersi in artisti emergenti che, sebbene apparentemente interessanti, si rivelano fin da subito deludenti. Contraddistinti da suoni già sentiti, arrangiamenti banali e scarsa riconoscibilità, una serie di pezzi estremamente simili tra loro riempie gli ascolti di chi desidera conoscere realtà nuove e particolari, inducendo moltǝ ad abbandonare la ricerca. Partendo da un simile contesto, i Tamango emergono come un caso del tutto differente per caratteristiche e attitudine: isola sicura e del tutto indipendente, la band piemontese si presenta come esempio virtuoso di un progetto musicale underground. Fondato da tre compagni del liceo della provincia torinese, il gruppo ha avuto il suo esordio ufficiale nel 2020 con la pubblicazione dei singoli Malmesso, Quellocale e Piedi nudi, passando poi per il bellissimo EP1 COME FOSSERO CAREZZE, uscito a maggio 2021. Contraddistinti da sonorità dal sapore rétro accompagnate da elementi più contemporanei, i Tamango si dimostrano un esperimento piuttosto riconoscibile.
- Marcello
- Alberto
- Federico
Le peculiarità del gruppo si possono intuire già a partire dall’organico: ventenni, studenti universitari e musicisti per passione, Marcello, Alberto e Federico compongono la formazione principale della band, sostenuta poi da una cerchia di strumentisti che dà un importante contributo al sound che li contraddistingue – importante, in questo senso, l’apporto fornito dagli archi e dai fiati all’interno dei pezzi del primo EP, il già citato COME FOSSERO CAREZZE. I ragazzi rendono evidente fin da subito il carattere collettivo del progetto Tamango, che coinvolge altri individui, fino a creare una comunità che procede in una direzione condivisa: attraverso il riferimento a varie influenze e ispirazioni, infatti, il gruppo riesce ad amalgamare strumenti e suoni del tutto differenti all’interno di un’identità musicale ben precisa che pare coniugare la tradizione con la novità. Inevitabile, del resto, il riferimento ad elementi differenti tra di loro, dato che gli stessi componenti raccontano di provenire da background profondamente diversi. Se, da una parte, Alberto e Federico affermano di essere influenzati dall’esperienza nel jazz, nel rock e nel blues, dall’altra Marcello sottolinea il proprio riferimento al cantautorato. Segnati non solo dalla pratica di strumentisti e cantanti, ma anche dai rispettivi ascolti, i componenti della band e del progetto mettono a disposizione i rispettivi talenti e le proprie capacità, dando vita ad una musica priva di genere ed etichette, capace di stupire ed emozionare.
Baby Moon, il nuovo singolo dei Tamango in uscita su tutte le piattaforme il 18 marzo, pare sintetizzare alla perfezione la ricerca della band: dando credito alla precisa volontà di non darsi limiti di alcun tipo, il gruppo ha dato vita ad un arrangiamento particolare che mescola strumenti analogici e sperimentazioni elettroniche. Il risultato è un brano dinamico e fresco, pronto a lasciare a bocca aperta gli ascoltatori che ricercano una fusione tra sonorità tradizionali e innovazione (dalla quale i ragazzi paiono i primi ad essere esaltati); una piccola perla, insomma, pronta, magari – come spera Alberto – ad essere riscoperta da chi, un domani, torni a rivangare nell’eterno passato della musica. Infatti, l’auspicio è quello di lasciare qualcosa nella testa e nel cuore di chi ascolta, anche attraverso la scrittura e la creazione di un immaginario in cui sia possibile rispecchiarsi. A questo proposito, è Marcello, autore dei testi delle canzoni, a spiegare come la costruzione della narrazione avvenga spesso a partire da esperienze reali, rielaborate, però, attraverso il riferimento all’immaginazione. Ne nascono avvincenti storie (come quella di ispirazione gangster raccontata nella bellissima “LUCCIOLA”), ma anche brani più intimi come Baby Moon, che riesce ad arrivare in maniera soave e piacevole all’ascoltatore, donando un senso di comfort e piacevolezza, che pare isolare l’esperienza musicale dalla vita di tutti i giorni.
È proprio questa la forza di una realtà come quella dei Tamango ed è la band stessa a raccontarmi di come la musica sia divenuta, col tempo, un porto sicuro in cui rifugiarsi per ritagliarsi sia uno spazio personale, ma anche un’occasione di condivisione: un piccolo grande universo racchiuso nello spazio tra le note, dunque, che si espande ben oltre la musica. A testimoniarlo è Manfredi, “quarto elemento” e manager del gruppo, che rappresenta “l’altra faccia” del progetto, grazie alla quale sono nate e si sono sviluppate ricerche parallele. Oltre a una particolare attenzione al fattore estetico, che passa attraverso la realizzazione di videoclip e fotografie, un ruolo di primaria importanza è riservato alla componente live, elemento di grande rilevanza soprattutto per un gruppo di ragazzi che fa dell’utilizzo di strumenti analogici un tratto distintivo della propria identità musicale.
Al di sotto delle apparenze, si agita, quindi, un vero e proprio tumulto di aspirazioni e idee (tra le altre, la progettazione e la realizzazione di una linea di abbigliamento aperta dalla release di alcune magliette), che sfrutta l’incontro tra menti e visioni differenti per creare un equilibrio perfetto: non più distinti come soggetti indipendenti, coloro che collaborano al progetto si uniscono a formare – come dicono i ragazzi – “un vero e proprio movimento”. Nonostante la fetta di pubblico relativamente ristretta, tuttavia, la band riesce a conquistare e tenersi stretti gli ascoltatori grazie all’ampiezza e alla poliedricità del progetto, nato pochi anni fa a partire da un piccolo gruppo di amici e divenuto ora una realtà concreta: sulla base di questo, è possibile – come mi dicono – costruire la speranza di un futuro sempre più legato alla musica, dove ogni piccolo elemento dev’essere, però, curato con attenzione e passione, proprio come piccoli mattoni che vanno a comporre un muro solido e forte.
Ciò che principalmente emerge dalla musica dei Tamango – e ancor più dall’incontro diretto con le persone che fanno parte di questa realtà – è la voglia di mettersi in gioco e contribuire in prima persona alla realizzazione di un qualcosa di nuovo e totalmente autonomo: la band ha deciso, infatti, di continuare la propria maturazione artistica senza sottoporsi ad alcuna etichetta discografica, ribadendo la propria completa autosufficienza. A stupire e a suscitare ammirazione è, inoltre, la percezione dell’esistenza di un’unione, un “sinolo” – come lo chiama Marcello – capace non tanto di superare le distinzioni tra gli individui, quanto di far risaltare le diverse caratteristiche dei singoli elementi, in quanto è solo dall’unione di elementi profondamente diversi tra loro che può nascere qualcosa di nuovo e sorprendente.
Non si potrebbe dire altrimenti, del resto, per un gruppo di ragazzi riunito sotto il nome di un cocktail tipico di Torino e Baby Moon pare essere l’occasione di ribadire un percorso iniziato solo da qualche anno, ma che fa ben sperare per il futuro. Non resta, dunque, che sedersi, prendersi una pausa dal “mondo fuori da queste pareti” – come recita uno dei versi del pezzo – e scoprire una realtà del tutto nuova, fatta di parti diseguali dal sapore contrastante, ma unite a formare uno squisito mix.
Se siete curiosi di scoprire di più sulla band, li trovate su Instagram (@tamangox3) e sul loro sito internet (https://tamangox3.it/)
Note
- Acronimo di Extended Play, il termine EP descrive un progetto musicale composto da più brani, di durata genericamente inferiore a quella di un album.

di Matteo Capra
Nato a Concorezzo (andate pure a cercare su Google, vi giuro che esiste) nel 2002 e mai davvero cresciuto, mi divido tra mille interessi diversi senza mai saper scegliere. 24 ore al giorno con le cuffie nelle orecchie, salgo e scendo dal mio skateboard mentre scrivo poesie e cerco l’opera cinematografica definitiva. Mi diverto a fare l’esteta; colleziono qualsiasi oggetto o ricordo in cui io possa riconoscermi, vantandomi di possedere qualsiasi disco o libro che si possa ritenere “vecchio”. Emotivo al 200%, con la mia scrittura cerco di fissare la bellezza che trovo intorno a me. Ah, nel tempo libero studio Scienze Umanistiche per la comunicazione alla Statale di Milano.
[…] sconfinato mare di possibilità.Questo e molto altro nell’ultimo EP [1]1 dei Tamango, realtà che avevamo già incontrato in occasione dell’uscita del loro precedente singolo, Baby […]