Tamango, viaggiare su rotte non percorse
Viaggiare su rotte ancora non tracciate, esplorare nuove sensazioni, perdersi e infine ritrovare la propria strada in uno sconfinato mare di possibilità.
Questo e molto altro nell’ultimo EP [1]1 dei Tamango, realtà che avevamo già incontrato in occasione dell’uscita del loro precedente singolo, Baby moon.
Più che un prodotto musicale, infatti, Sirene e Pirati si presenta come un progetto artistico in senso ampio: superando la definizione di “band”, il giovane gruppo della scena torinese ha rinnovato la propria fisionomia, dedicandosi ad una serie di discipline che – seppur strettamente dipendenti dal nucleo originale – hanno contribuito alla creazione di quella che, a tutti gli effetti, è un’opera d’arte totale.
La prima e più importante novità che riguarda il progetto Tamango è la definizione di “collettivo”, termine presente sin dai titoli di testa del bellissimo cortometraggio che ha accompagnato l’uscita dei tre nuovi brani. Scegliendo di utilizzare questo termine, si è compiuto un passo importante verso un ampliamento non irrilevante della realtà e delle intenzioni del gruppo, ora giunto ad annoverare un grande numero di partecipanti appartenenti ad una vasta gamma di aree di competenza. Alla scrittura e all’esecuzione dei brani musicali si è affiancata tutta una serie di attività complementari, tra le quali la realizzazione di video. Quindi, se già in passato il gruppo aveva dimostrato di sapersi affidare a dei videomaker di alto livello con risultati eccellenti (ricordiamo il videoclip del brano Maladie d’amour), la creazione del collettivo ha portato ad una collaborazione più ampia che ha permesso un ulteriore salto di qualità, che ha portato all’elaborazione del complesso corto pubblicato su Youtube.
La forza del progetto Tamango, che già affondava le sue radici in una collaborazione tra individui profondamente differenti ma capaci di combinarsi dando vita a nuova bellezza, si ritrova nella forza di un intento comunicativo capace di richiamare a sé persone e mentalità diverse, ma profondamente compatibili e capaci di mettersi in gioco a favore degli altri, con l’unico obiettivo di contribuire a raccontare una storia. Infatti, se l’input principale arriva dal nucleo centrale della band formata da Marcello, Federico e Alberto, le capacità di tutti coloro che hanno contribuito al progetto sono state le vere fondamenta su cui il video ha potuto man mano svilupparsi, grazie soprattutto alla capacità di ognuno di spendersi al massimo, mettendo da parte ambizioni e interessi personali per curare ogni dettaglio con passione.
Il risultato è perfettamente illustrato nella splendida storia raccontata dal cortometraggio. Ambientata sull’isola di Levanzo, in Sicilia, e sul mare che la circonda, la vicenda ci accompagna nell’ascolto dei tre nuovi brani: Oh!, Rosso così e Nura, uniti a formare un insieme sorprendentemente fluido e coeso. Se sul versante dei suoni si segue la linea aperta da Baby Moon, caratterizzata da una forte commistione tra strumenti analogici ed elementi elettronici, i testi sono il vero punto focale del nuovo EP[1]. Infatti, vista l’intenzione di creare un vero e proprio quadro narrativo attorno alle canzoni, i versi si dipanano come pagine di un vecchio libro che raccontano dell’incontro tra un pirata e una sirena, sfuggenti protagonisti di una storia d’amore ricca di stravolgimenti. Dopo i toni sensuali e ballabili di Oh! e l’eterno tema del lamento d’amore, elaborato in Rosso Così, si assiste ad un ribaltamento, con il bellissimo canto della sirena che apre ad una nuova prospettiva sui ruoli dei personaggi. È il brano conclusivo, Nura, a presentare a chi guarda e ascolta la domanda ultima riguardo la dinamica del rapporto e, in ultima analisi, la stessa natura umana.
Sebbene confinata nei limiti di un mondo fantastico, contraddittorio e idealizzato, la vicenda di Sirene e Pirati mette in scena dinamiche in cui ognuno di noi si può ritrovare, facendo uso di una lunga serie di riferimenti letterari provenienti da una lunga tradizione culturale. In questo senso, le riprese del cortometraggio svolgono un ruolo essenziale nel dare corpo a questa fantasia, rendendola al tempo stesso perfettamente comprensibile e magnificamente intrisa di un senso di mistero. La troupe è stata infatti capace di cogliere la bellezza dell’isola e della sua realtà fino al più minuscolo dettaglio, rendendola un meraviglioso palcoscenico per una narrazione che deve molto al rapporto con il contesto a cui è legata. Il mare e il piccolo paese, anch’essi protagonisti, prendono vita attraverso una serie di riprese di altissima qualità e di grande originalità, che segnano un passo importante verso una rinnovata concezione del videoclip musicale, che si distacca dal semplice accompagnamento alla canzone per diventare opera d’arte a sé stante. L’inquadratura finale, vero e proprio “cuore pulsante” della narrazione, segna il termine di una narrazione che si risolve in una poesia dal finale aperto e arbitrariamente interpretabile; quel che resta è, invece, la traccia del lavoro di un insieme di persone, indissolubilmente legate tra loro e al progetto al quale hanno dedicato anima e corpo.
Ciò che emerge dalla visione del corto e soprattutto dalle testimonianze contenute nel documentario 1, disponibile dal 2 Febbraio su YouTube, è, infatti, l’enorme sforzo collettivo che ha permesso la realizzazione di un’opera di tale entità. La mezz’ora di girato racconta infatti il processo creativo che ha dato vita a Sirene e Pirati in maniera esaustiva, riuscendo a far percepire la forza di un gruppo che si spende per superare le difficoltà. Dal primo all’ultimo componente del gruppo, senza alcuna distinzione gerarchica e senza nessun riconoscimento personale al quale mirare, Tamango si muove passo dopo passo su strade non ancora percorse, cercando la propria direzione verso un obiettivo a cui dedicare tutte le proprie energie. Le difficoltà certo non mancano e sono gli stessi componenti a raccontare della difficoltà materiale di girare un video in un contesto “ostile” e pieno di insidie come quello di Levanzo.
Manfredi, manager del collettivo, lo definisce “un posto che non farebbe stare serena una produzione” a causa, ad esempio, delle condizioni variabili del mare che hanno ostacolato le riprese. Quel che stupisce, però, è come le difficoltà e i cambiamenti possano contribuire a creare una realtà così sfaccettata e polivalente, portando talvolta a svolte inaspettate. Un esempio è lo stesso EP [1], nato dalla scissione in tre parti di un solo brano, a cui è stata data la libertà di esprimersi più liberamente tramite l’ampliamento del minutaggio.
L’elemento che colpisce e continua a caratterizzare il progetto Tamango, in ultima analisi, è la forte identità che lega ognuno dei partecipanti al progetto in maniera indissolubile, dimostrando come la forza del collettivo risieda nella sua componente umana, capace di unirsi attorno ad un’intenzione comune. Il progetto ritrova poi la propria natura collettiva anche nelle esibizioni dal vivo, colme di una forza trascinante capace di coinvolgere ed emozionare. Proprio questo weekend (4 Febbraio) la band suonerà al festival CBCR, organizzato da Rockit presso il Circolo Arci Bellezza di Milano; l’evento, che ha l’intenzione di mostrare al pubblico alcuni tra i talenti più interessanti della realtà musicale indipendente italiana, promette di essere l’ennesima occasione di incontro con una realtà che ha tanto da offrire a chiunque voglia salire a bordo.
Perché in fondo, mentre si naviga in un mare di possibilità, lontani dalle rotte già tracciate, nulla vale più della ciurma.
- Acronimo di Extended Play, il termine EP descrive un progetto musicale composto da più brani, di durata genericamente inferiore a quella di un album.