Kissinger
Un mese fa, il 29 novembre 2023, è morto nella sua casa a Kent, Connecticut (USA) Henry Kissinger. In un messaggio di condoglianze, tra i molti, il presidente Vladimir Putin lo ha descritto come “un diplomatico eccezionale, un uomo di Stato saggio e lungimirante che per molti decenni ha goduto in tutto il mondo di un’autorità meritata”. Da molti viene considerato il Segretario di stato post Seconda guerra mondiale con maggior potere e influenza sulla politica estera statunitense. Indubbiamente di potere ne ha avuto parecchio, come lo ha usato è ciò che proverò a spiegare in questo articolo.
Heinz Alfred Kissinger nacque nel 1923 a Fürth, Germania, all’interno di una famiglia tedesca ebraica e di estrazione piccolo borghese. Insieme alla sua famiglia, nel 1938, fuggì a causa delle persecuzioni antisemite prima a Londra e poi arrivò a Washington Heights, New York City.. Dopo l’esperienza della guerra, si iscrisse e si laureò ad Harvard conseguendo un Ph.D. con una tesi di dottorato intitolata Peace, Legitimacy and the Equilibrium (A Study of the Statesmanship of Castlereagh and Metternich). Da qui iniziò la sua carriera accademica come professore universitario.
Durante gli anni ad Harvard iniziò a svolgere consulenza per diversi organi federali, tra cui il National Security Council, l’organo che consiglia il Presidente in materia di politica estera e sicurezza nazionale. Il primo presidente con cui lavorò fu Dwight D. Eisenhower, grazie ai loro legami con l’imprenditore e politico Nelson Rockefeller. Sotto la presidenza di Kennedy, Kissinger non riuscì a inserirsi come avrebbe voluto all’interno degli organi federali: la sua realpolitik diventerà rilevante prima con Johnson e poi – soprattutto – con Nixon.
Nel 1963 venne assassinato Kennedy e Lyndon B. Johnson divenne Presidente. È proprio in questi anni che Kissinger iniziò a ricevere numerosi incarichi speciali, tra i quali diversi viaggi in Vietnam con obiettivo principale quello di verificare i rapporti della CIA. Sotto la presidenza Johnson, il numero dei consiglieri militari in Vietnam aumentò fino a raggiungere il numero di 500.000 soldati nel 19691. Con la vittoria presidenziale di Nixon, Kissinger fu nominato Assistente del Presidente per la Sicurezza nazionale. Entrambi si professavano pragmatici ed erano amanti del potere: quello che questo duo ha poi prodotto è drammatico.
Henry Kissinger considerava la Guerra in Vietnam “war for peace”2: un ossimoro che ha causato la morte di 58.000 soldati americani e più di 3 milioni di vietnamiti (tra Nord e Sud). A guerra conclusa, gli Stati Uniti avevano sganciato circa otto milioni di bombe. Però sì, una guerra per la pace. Tra le varie operazioni da lui ideate, vi fu il bombardamento a tappeto della Cambogia tra il 1969 e il 1970: fu accusato – tra le altre cose – di aver violato il diritto internazionale per l’autorizzazione di una guerra non dichiarata su uno stato che si professava neutrale durante gli anni della Guerra Fredda. Il suo obiettivo (e del governo statunitense) era quello di eliminare le forze del Fronte di Liberazione Nazionale, comuniste, che si pensava si trovassero lungo il confine con la Cambogia. L’Operation Menu – divisa in tre fasi Breakfast, Lunch e Dinner – è costata la vita a circa 50.000 civili: d’altronde fu proprio Kissinger stesso a dire ai militare di “colpire qualunque cosa voli o qualsiasi cosa si muova”3. Quando Nixon diventò presidente uno dei principali obiettivi della sua agenda era quello della cosiddetta Vietnamizzazione: un progressivo disimpegno da parte degli USA nella guerra in Vietnam che stava durando dal 1955. La guerra gravava sia politicamente che economicamente sugli Stati Uniti e il malcontento cresceva. L’obiettivo degli Stati Uniti era a questo punto concludere la guerra nel modo più dignitoso possibile, per non apparire deboli sia in casa che davanti agli occhi degli alleati. Gli Stati Uniti avevano avuto diverse opportunità – nei venti lunghissimi anni di guerra – di terminare il massacro del popolo vietnamita sicuramente prima del 1975. All’Armistizio di Parigi si arrivò solamente nel 1973: gli Stati Uniti abbandonarono il Vietnam del Sud e il Paese fu riunito. Nonostante le violenze e barbarie portate avanti dagli Stati Uniti, nel 1973, Kissinger vinse il Premio Nobel per la Pace insieme a Lê Ðức Thọ, il capo della commissione organizzativa del Partito Comunista vietnamita per la collaborazione, che portò all’armistizio. Lê Ðức Thọ però rifiutò il premio asserendo che in Vietnam la guerra non fosse ancora finita.
Nel 1973, diede il meglio di sé in termini di politica estera. Infatti, l’11 settembre ci fu il colpo di stato in Cile da parte del generale Augusto Pinochet, che governò fino al 1990. Nel 1970 fu eletto democraticamente Salvador Allende, considerato dagli Stati Uniti e da Kissinger una minaccia comunista per i propri interessi in Sud America. Nonostante il signor Kissinger ha sempre sostenuto di essere estraneo ai fatti legati al golpe e all’instaurazione della dittatura di Pinochet. Nel 2001 però fu accusato di aver ordinato l’omicidio del generale Renè Schneider (comandante in capo che rifiutò gli “aiuti” della CIA per il golpe) e ricevette un mandato di comparizione davanti alla magistratura francese: avrebbe dovuto testimoniare sulla sparizione di cinque cittadini francesi durante i giorni del golpe cileno. Kissinger, pur professandosi sempre estraneo ai fatti del golpe, scappò dalla Francia la sera stessa del mandato. Inoltre, nel 2004, grazie ad alcuni tabulati telefonici declassificati, fu davanti agli occhi di tutti come avesse sempre sostenuto che gli Stati Uniti avrebbero dovuto aiutare i militari cileni a portare a termine il golpe. Pur professandosi innocente rispetto ai crimini condotti da Augusto Pinochet nei quasi 20 anni di governo, Kissinger affermò “non vedo perché dovremmo restare a guardare un Paese diventare comunista a causa dell’irresponsabilità della sua gente” e che “le questioni sono troppo importanti perché gli elettori cileni possano decidere da soli”.
Il 1973 fu sempre l’anno della breve – ma intensa – guerra dello Yom Kippur tra Israele ed Egitto e Siria. La shuttle diplomacy di Kissinger viene considerata fondamentale per gli Accordi di Camp David del 1978. Furono molti in questi anni i viaggi del Segretario di Stato nell’area mediorientale per cercare di porre le basi per il riappacificamento tra Israele – fondamentale alleato USA in Medio Oriente – e l’Egitto.
Già nel dicembre 1971, prima ancora di diventare Segretario di Stato, Kissinger aveva gestito insieme a Nixon anche la situazione in Pakistan. Gli Stati Uniti sostennero il Pakistan nella guerra indo-pakistana, nata a seguito della guerra di liberazione bengalese. I bengalesi, infatti, si erano ribellati a seguito delle continue discriminazioni da parte del governo centrale pakistano nella regione dell’Est Pakistan, dove risiedevano. Nixon continuò a ignorare le richieste, da parte delle ambasciate statunitensi in Pakistan, di interruzione della guerra e del sostegno verso il governo centrale a causa della guerra genocida perpetrata verso i bengalesi. Il Presidente, insieme alla sua schiera di consiglieri tra cui il principale era Kissinger, decise di inviare diverse armi al governo pakistano, tra cui anche dieci cacciabombardieri che arrivavano dalla Giordania illegalmente. Il bilancio delle vittime dell’ennesima guerra sostenuta politicamente ed economicamente da Kissinger fu di 300.000 persone e 10 milioni di rifugiati bengalesi in India.
Gli anni della presidenza di Nixon e di Kissinger a Segretario di Stato sono stati gli anni della cosiddetta détente, la ricerca di un equilibrio di potere nel bipolarismo della Guerra Fredda. Sono infatti gli anni della shuttle diplomacy, anni in cui Kissinger viaggia per il mondo al fine di incontrarsi con i vari capi di stato o ministri di diversi Paesi per cercare di normalizzare i rapporti con gli Stati Uniti. La realpolitik e la mediazione di Kissinger portarono, tra le varie cose, agli accordi SALT I, ovvero il primo degli Strategic Armaments Limitation Talks nel 1972. Per la prima volta gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica avevano trovato un accordo sul congelamento – in pieno stile détente – del numero di missili antimissile (Abm) e di missili intercontinentali a lunga gittata (Icbm). Questi furono anche gli anni degli Accordi di Helsinki, i quali essenzialmente costituirono la base per la nascita dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) e sancirono principi importanti come l’inviolabilità delle frontiere e il rispetto dei diritti umani.
Kissinger fu abile non solo a distendere i rapporti con l’URSS ma anche – e soprattutto – con la Repubblica Popolare Cinese. Nel 1971, il diplomatico statunitense si recò due volte in Cina segretamente per preparare il grande viaggio del Presidente Nixon a Pechino del 1972, il quale avrebbe dovuto normalizzare le relazioni tra i due Paesi. La diplomazia di Kissinger rispetto alla Cina viene chiamata ping-pong diplomacy: questo perché un giocatore statunitense di pong pong, durante un torneo in Giappone, strinse amicizia con un altro giocatore cinese. Il 2 giugno 1971, attraverso un messaggio dell’ambasciatore americano in Pakistan, Kissinger ricevette l’invito a Beijing per preparare una visita di Nixon in Cina. Il 21 Febbraio 1972, Richard Nixon fu il primo Presidente statunitense a recarsi nella Repubblica Popolare Cinese. Questo evento, probabilmente, può essere considerato uno dei momenti più significativi della presidenza Nixon e della dottrina della détente. Qualche mese dopo, nel maggio del 1972, Dobrynin (l’ambasciatore dell’Unione Sovietica negli Stati Uniti) chiamò Kissinger per invitare Nixon a recarsi in Russia per incontrare Brezhnev. Il Segretario di Stato Henry Kissinger disse “avere due potenze comuniste in competizione per avere buoni rapporti con noi poteva solo giovare alla causa della pace” e che ciò fosse “l’essenza della diplomazia triangolare”.
Henry Kissinger rimase come Segretario di Stato fino al 1977. Una dei suoi ultimi coinvolgimenti fu nel 1975, per quanto riguardò l’invasione del Timor Est. A quel tempo era ancora una colonia portoghese. Il 18 novembre 1975, le forze filo-comuniste del Paese dichiarano l’indipendenza dal Portogallo. Nel mese di dicembre, l’Indonesia – supportata da Paesi occidentali tra i quali gli Stati Uniti – invase su vasta scala l’isola nel Pacifico. Durante l’occupazione indonesiana, durata più di vent’anni, furono uccise (o morirono di fame) più di 100.000 persone. Nel 2001, grazie a documenti declassificati dal National Security Archive, fu scoperto che sia il Presidente Ford che Kissinger sapevano del piano l’invasione indonesiana con mesi di anticipo e che l’uso di armi americane nel Paese avrebbe significato la violazione delle leggi statunitensi: tutto ciò non li fermò dal supportare l’invasione.
Nel 1981 divenne presidente Ronald Reagan e nel luglio del 1983 Kissinger fu nominato a capo di una commissione nazionale sull’America Centrale, la quale aveva come obiettivo studiare gli interessi degli Stati Uniti nella regione4. In questi anni si concluse la vita politica attiva di Kissinger: rimase come consulente governativo, scrisse diversi libri e fondò anche una società di consulenza.
Tra i diversi mandati di comparizione che ricevette nella sua vita è doveroso ricordare quello emesso dal giudice argentino Rodolfo Corral nel 2001 riguardo ai fatti relativi all’Operazione Condor, probabilmente una delle operazioni più sporche degli Stati Uniti, la quale alimentò l’instauramento e il protrarsi delle dittature di destra in Sud America.
Una delle ultime apparizioni politiche – nel senso stretto del termine – di Henry Kissinger fu quando Donald Trump lo andò a visitare durante la sua campagna elettorale nel 2016 con la speranza che la sua immagine associata a quella dell’ex Segretario di Stato potesse aumentare le sue probabilità di vittoria. Non possiamo dire che andò diversamente. Inoltre, una volta diventato Presidente, Trump utilizzò i contatti di Kissinger come via d’accesso alla leadership cinese.
Il take away di questo breve – ma intenso – riassunto dei momenti principali della vita politica di Kissinger vuole essere quello di rivedere con occhi critici cosa venga raccontato degli Stati Uniti durante la Guerra Fredda,ma soprattutto vuole mostrare chi, tra i molti, si celava dietro diverse decisioni in materia di politica estera e di “esportazione della democrazia” statunitense. In un articolo del New York Times, David Sanger scrive che “stranamente, un uomo cacciato dal suo paese da ragazzo dall’ascesa dei nazisti non sembrava turbato dalle violazioni dei diritti umani da parte dei governi in Africa, America Latina, Indonesia e altrove. I nastri dello Studio Ovale di Nixon mostravano che Kissinger era più interessato a mantenere gli alleati nel campo anticomunista che a come trattavano il proprio popolo”5. Questa era l’essenza della visione politica di Kissinger e le conseguenze delle sue decisioni le continuiamo a pagare ancora oggi.
Note
- https://www.britannica.com/event/Vietnam-War
- https://www.nytimes.com/2023/11/29/us/henry-kissinger-dead.html
- Ibidem
- https://www.reaganlibrary.gov/archives/speech/executive-order-12433-national-bipartisan-commission-central-america
- https://www.nytimes.com/2023/11/29/us/henry-kissinger-dead.html
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