Buongiorno lettorә,
Sono state due settimane di gravi sfide a livello emotivo, sono molto stanca e non ho tempo per riposare. Novembre è sempre un mese terribile a Milano, tutta quella pioggia è davvero troppo per me; ogni anno cerco allora di scappare in montagna per godermi la prima neve. Una volta arrivata lì, però, mi tocca sempre mettere a posto casa con la Fausta, che è totalmente incapace ⎼ devo starle a spiegare come lavare ogni singolo completo di La Perla. Se solo potessi portarmi dietro la Carmen… Ma no, quella deve rimanere a casa dal marito. Confido che divorzierà anche lei, prima o poi ci arriviamo tutte ⎼ e grazie a Dio, aggiungerei.
Nel caldo del mio camino, mi sono messa ad ascoltare le due release più attese del mese: 30 di Adele e Red (Taylor’s Version) di Taylor Swift.
Mi aspettavo molto da Adele: dopo 19, 21 e 25, già classici moderni, e dopo sei anni di assoluto silenzio il livello doveva essere alto. Spiace constatare che queste aspettative sono state in gran parte disattese. Se con il singolo Easy on Me il tono dell’album era stato allineato alle sonorità già esplorate, in 30 troviamo dei tentativi di uscire dalla sua comfort zone ricercando sonorità nuove ⎼ tentativo fallito: pare di essere in un disco di LP. I testi non sono male ⎼ non che Adele sia mai stata una cantautrice evocativa e rivoluzionaria ⎼ ma non li metterei sullo stesso piano di quelli degli album precedenti. Il vero punto di forza dell’album è, come al solito, la sua voce: questo è unico motivo per cui potrei riascoltarlo ⎼ e per canzoni come Love is a Game e To be Loved, senza dubbio le migliori dell’album. Devo anche ammettere che My Little Love è un pezzo speciale: l’emozione e l’amore di madre che sorreggono questa canzone sono davvero toccanti ⎼ andava un po’ tagliata, ma nulla di troppo grave.
Con Red (Taylor’s Version) la bionda, invece, continua il suo progetto di fatturare anche l’aria che respiriamo rilasciando i re-recording dei suoi precedenti album ⎼ per ragioni che se non sapete dovete svegliarvi e iniziare a vivere nel presente. Con due ore e undici minuti (trenta canzoni totali), Red (TV) si impone come un vero e proprio viaggio ⎼ o meglio, una traversata transatlantica ⎼ durante il quale troverete alcuni dei pezzi che hanno fatto la storia del pop. I re-recording sono piacevoli e direi per la maggior parte ben fatti ⎼ in alcuni la parte strumentale si impone decisamente troppo sulla voce di Taylor ⎼ ma direi che vale di pena di fermaci sulle canzoni From The Vault. Le canzoni inedite ⎼ concepite originariamente come parte del progetto, ma poi scartate ⎼ completano l’universo che è Red e ne aggiungono sfaccettature che non prima conoscevamo. Solo due eccezioni: Message in a Bottle, che c’entra con l’album come c’entrerei io con il mercato del pesce ⎼ ma rimane un po’ orecchiabile; e Run, sulla quale non mi esprimerò, perché certe cose da una bocca raffinata come la mia non possono uscire ⎼ quando quella lì smetterà di fare la carità a Ed Sheeran sarà davvero troppo tardi. Un consiglio amorevole: Red è un progetto estremamente composito, esattamente a metà tra la Taylor pop e quella country ⎼ non a caso l’album che lo segue è 1989 ⎼, perciò ascoltate con mente aperta e dategli tempo.
Insieme alla versione da dieci minuti di All Too Well, la bionda ci ha lasciato anche uno short film, nel quale hanno recitato Sadie Sink e Dylan O’Brien nei panni di una giovane Taylor e di un giovane Jake Gyllenhall ⎼ la cui storia d’amore è raccontata nella canzone. Sono rimasta impressionata dal god complex della bionda ⎼ del quale però sono molto grata ⎼ e completamente distrutta emotivamente dalla visione ⎼ mi ha ricordato la mia storia con il Valerio, uno dei più grandi errori dei miei vent’anni.
Un kiss,
La Mystica
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